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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
Messaggi del 04/09/2011
Per un bacin d'amor, cosa non darei “..un flusso continuo di trasformazioni. Forse così ricreo ciò che avviene nella nostra mente quando si segue il fluire delle immagini che essa produce, più o meno inconsciamente, all'ascolto di un brano musicale, di un mantra o di una poesia. Non saprei dire se il risultato è semplicemente un supporto all'ascolto o un viaggio immaginifico lungo le parole oppure un altro tentativo di fermare visivamente il senso della poesia” ..ma alora gh'avevi vint'ann Tacca l'orchestra a sonà on polveron Ha scritto un liro di poesie "Io non scrivo poesie, le immagino soltanto." «Io non scrivo poesie, le immagino soltanto perché mi piace pensarle innanzitutto come quadri che si muovono. Immagini virtuali in animazione». «Mi piace» – continua a scrivere la poetessa – «coniugare parole e immagini in un flusso visivo continuo, come a riprodurre quello stato di rapimento che si prova se chiudiamo gli occhi ascoltando un brano musicale, un mantra o una poesia». Questo “scioglimento pittorico in pixel” (MeltingPixels), tecnica basata sulla modifica progressiva dei singoli pixel che compongono ogni fotogramma-quadro, consente che dalla tecnica pura, dalla materialità visiva, si possa passare ad una lirica pura, ad un sentimento sensoriale, (del cuore, della vita), senza particolari strappi. Un tema che non è banalmente fatto di amori, bensì intessuto di una trama che potremmo definire “corporea”, un appello esplicito alla «fica» (La ferita, così la chiama la poetessa), che non è la chiave di lettura del mondo secondo l’ottica maschile o courbettiana, ma l’elemento di un corpo ragionante in cui passano emozione e ragione, libertà e schiavitù, ma soprattutto dolori, immensi dolori, molto profondi, lancinanti, che scuciono la femminilità della donna e stabiliscono il segnale di un fronte interno che la abita. La vagina è intesa non come elemento attrattivo ma pensante, luogo fisico di un’identità specifica da cui la donna-poetessa non esprime la sua forza ma la sua fragilità: BELLISSIMA!
è la moltitudine che si fa Io, che si fa pellicola collettiva su cui riflettere la nostra identità, la nostra natura: «E sciogliendo sagome L’essenza dell’opera sta in questa figurazione liquida, che sfugge alla roccia della materia delle congetture e s’incunea con metodo dentro fessure, spazi, crepe, incrinature di una collettività che vive in frantumi, spezzata e lacerata. Sulla punta della sedia Sulla punta della sedia |
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SAINKTO NAMTCHYLAK
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-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
-Tabucchi- Racconti con figure
-David F. Wallace- Tutto e di piu
-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici
Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
Quel bisogno del cuore
che vinca il buio.
Un'aura fresca che muove.
In un abito che aderisce
quel lungo respiro
e scuote.
(Nues)