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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi del 01/10/2011

Scrittori da pianura e da bar

Post n°313 pubblicato il 01 Ottobre 2011 da simurgh2

Ci son posti che non trovi neanche piu ma che, una volta, in campagna consideravano i pozzi come che fossero botole. Cioè una sorta di passaggio oltre la crosta della pianura, che ti mette in contatto con profondità che hanno del magico nella testa della gente. Tante storie venivano raccontate sui pozzi.Che non è una cosa che stà la, ferma voglio dire, come si crede se si va oltre l'apparenza c'è dell'altro.  L'acqua del pozzo sente molto la luna. Chi abitava in posti dove c'erano dei pozzi dicono che di notte la si sentiva calare o salire come la marea. Che si sentono dei cigolii o dei respiri quando l'acqua torna a calare e sono piu lamentosi negli ultimi quarti. Per cosa credete si chiudessero i pozzi di notte con le assi che oscuravano tutto?

Dico io, perchè non di giorno che erano un pericolo per i bambini allora? Dicono che l'acqua dei pozzi faceva un umido di notte, verso l'alba che disturbava il sonno di tutti. Dicono anche che il pozzo, se vuole comanda i sogni e li fa bbelli o brutti secondo il suo capriccio, ma non so quanto di vero ci sia. Poi ho sentito che nell'acqua dei pozzi trovavi dei messaggi dentro le bottiglie, come i naufraghi, come se l'acqua del pozzo fosse quella del mare. Come mai? Ma dicono che è frequente trovare nei pozzi lettere minatorie, preghiere e suppliche, lettere d'amore, scarabocchi con delle facce o pezzetti di stoffa, dei capelli presi dal pettine e tutto messo dentro queste bottiglie per chissà quali intercessioni strampalate.Come mai? Dicono anche che da questi pozzi in pianura si sentivano spesso, provenire da dentro, lamenti, voci confuse ma c'è anche chi si sentiva chiamare per nome. E' difficile da credere ma dicono anche che le voci sono come le bottiglie. Non si capiscono le une e neanche le altre.

 

Questa gente qua, considerata un pò stramba, che si da convegno nei bar o nelle osterie o nelle cucine di qualcuno per aprire una bottiglia e tagliare del salame, non la trovi piu e pian piano va scomparendo. Ecco per me, questi qua sono una ricchezza del territorio, lungo i fiumi delle pianure. Una confraternita segreta costretta a vivere raminga ai margini della comunità delle genti. Non hanno piu voce. Quando non c'erano i telefilm e la gente stava a parlare, per passare il tempo, sentire storie e ragionare, questi qua erano degli imbonitori del fantastico, della mitologia minore della pianura, dei personaggi eccentrici e strampalati e delle loro avventure. Io li vedo questi qua ancora il giro, li conosco e riconosco e vanno per strade, perlustrano, si fermano a guardare. Di tipi cosi ce ne sono anche in città ma non è la stessa cosa di quelli di fuori.
Uno di loro, che gli piace girare con l'Apecar, che va per i ruderi e le case abbandonate a tirar su roba, se ne trova, dice che una volta la sua testa ronzava sempre, che dentro aveva mugugni e filastrocche, che di giorno o di notte per lui era sempre in una specie di dormiveglia, che aveva queste cantilene e le storie che sentiva poi a lui piaceva ripetersele in testa fin che queste storie si confondevano. Questi qua fanno delle loro ricerche e poi ne parlano tra loro, delle osservazioni che gli vengono da fare, del cosa provano a guardare e del come quel guardare guidi i pensieri a dei ragionamenti inventivi che si legano alle loro percezioni sul mondo, la vita, le cose e sulle loro apparenze. Difficile che trovi delle donne prese in mezzo a questi discorsi. Si voglio dire che mi sembra piu una prerogativa da uomini con del tempo da perdere. Perdere tempo, dicono loro, è la cosa migliore, ad averne, ti fa vivere meglio.

 Tipo, parlano di questioni di geografia perchè, andando in giro a caso a perlustrare, cercano anche di orientarsi. Sulla piana non è che vedi oltre, allora magari dicono di guardare se vedono campanili e che quelli li orientano. Non è la questione del passaggio dalla sfera al piano ma c'è la questione dei confini che sembra loro che ci sia qualcuno che quei confini li sposti avanti indietro in alto o in basso. Allora è come sentire che c'è un zig zag e che quel zig zag sia dato dalla gente che va in giro e che mentre commina o si ferma a pensare si tira dietro la linea della frontiera, che probabilmente è come un  elastico lungo molti

chilometri che si ingarbuglia alle gambe e ha una escursione sul piano che è imprevedibile. Ci vorrebbero dei confini dettati dai canali, dai fiumi, da quei bei fossi con l'acqua, che cosi si avrebbero dei confini che ondeggiano, come è in effetti nella realtà, se vai in giro per la piana infinita, e allora li vedresti spostarsi alla deriva. Allora in testa hanno questa specie di Atlante geografico, che se si formano delle correnti dentro l'atlante, dopo succede che l'inchiostro si spande e si sfilaccia come le nuvole quando c'è il vento. E se noi ci stampiamo nell'acqua delle parole, dei colori per indicare le montagne o i prati dove pascolano le tribu degli abitanti, se noi ci stampiamo un tratteggio o una velatura a retino per indicare le valli nebbiose, con dei circoletti per i nidi delle madonne, pian piano, per via della natura dell'acqua, tutto questo fitto di segni si diluisce e forma delle ombre o delle striature o un arcobaleno che brilla e si guarda con grande diletto.
*  Le foto sono di personaggi che si ritrovano al Bar "Le bricole"
* La foto in alto è il riflesso della luna in un pozzo scattata sullo schermo del pc
durante la visione del documentario "Scrittori da pianura e da bar" dove ho presoil resto che ho scritto

 

"Le storie stanno dentro di noi, aspettano il momento giusto per venire fuori. Quando hai fame lo sai, quando devi scrivere lo sai, qualcosa dentro te lo dice."
(Murakami)

 

 
 
 
 

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