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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran)
Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)
Messaggi del 15/10/2011
Metto anche questo cartoncino di Davide allora Avere un corpo significa anche com-prenderne i limiti, accettarne la finitudine spaziale e temporale. La nozione di corpo implica l’assunzione di una “frontiera concreta” che le relazioni ordinarie non trasgrediscano. Ma chi lo dice? Questo si dice, si crede ma qua invece non c'è piu un confine tra un dentro e un fuori. Tutto si oltrepassa e spaventa. D’altra parte, assumere il corpo proprio e le sue possibilità di porsi in relazione col mondo richiede anche un certo grado di “permeabilità”, di disponibilità allo scambio, al “negozio”. E qui c'è, mi viene comunicato attraverso un'esperienza di sconfinamento, di un'oltre il confine, come espeirienza di una fine possibile, che però dilaga e allaga ma non annega, non ancora. Vivere il proprio corpo significa accettare i propri confini dicono, eppure l'esperienza sensoriale sconferma. Il proprio corpo si ribalta, si pone sotto-sopra e senti il mondo al rovescio pur riconoscendo lo spazio dell’altro hai terrore del tuo. L'ho detta?
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Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)
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