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Un blog creato da simurgh2 il 29/04/2010

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"In un mondo senza malinconia gli usignoli si metterebbero a ruttare"
(E. Cioran) 

 

Non so se quello che faccio possa chiamarsi "scrivere". Piu che altro confeziono dei brani che possano servirmi a riempire dei buchi (H. Murakami)

 

Messaggi del 06/01/2012

dentro una calza

Post n°376 pubblicato il 06 Gennaio 2012 da simurgh2
 

Wagner - Sigfrido


(Sigfrido scopre Brunilde)


Dapprima esitante, Brunilde è poi vinta dall'amore di Sigfrido, e rinuncia al mondo degli dei. Insieme, i due cantano l'amore lucente e la morte ridente (leuchtende Liebe, lachender tod!)

"Quando ascolto troppo Wagner mi viene da invadere la Polonia"
(Woody Allen)

Così, mi veniva da immaginare come riempire una calza della befana:

Ti metterei
un cuore di rondine
tre noci e una castagna
tre sassi e una piccola fionda
una pagina strappata da un libro di poesie di Rilke
la corda della chitarra di Nick Drake
che gli è saltata durante un concerto
mentre suonava Shoot me down
e poi una scheggia della spada di Sigfrido
vene d'argento silenziose che scorrono il tuo buio
un sasso scagliato
una coppia di geki dalla corona brillante
una brace che ancora mi arde nel cuore
il guizzo a pelo d'acqua di un branzino
un sestante
un piccolo pugnale
Insomma cose così
e poi riempire ogni spazio dentro la calza
con la sabbia dell'isola di PItcaim
quella dove si stabilirono gli ammutinati del Bounty 

 
 
 

La parrucchiera di Dresda (Patricio Pron)

Post n°375 pubblicato il 06 Gennaio 2012 da simurgh2
 

 

Ci sono storie cosi, senza storia. Fatte di scarti minimi, un pensiero, una sensazione, un sentimento fugace. Storie che sollecitano l'osservazione di sè, una sensibilità al dettaglio. Un'esercizio di stile minimalista che, personalmente mi invischia. Come fare un disegno che ne colga un'essenza, una rappresentazione situazionale, un'emozione. La solitudine, in questo caso. Questo racconto è una sorta di riduzione di uno di Patricio Pron. "Il taglio di capelli". (1)

(Illustrazione di Manuele Fior)(2)

La parrucchiera di Dresda 

Le ciocche di capelli neri cadevano sulla mantellina soffici come amputazioni di nuvole nel cielo del sud. In quella germania gelida a cui non si abituava, taglairsi i capelli le pareva forma d'integrazione. Che potesse sentirsi meno sola e lontana da casa. Casa a cui non sarebbe piu tornata. Sua madre, tra l'altro, non le avrebbe mai permesso di tagliarsi la sua bella chioma fluente e nera. 
La prima volta che era entrata da quella parrucchiera non c'era nessuno, come oggi. Aveva un aggeggio sulla porta che suonava quando qualcuno entrava. Già questo l'aveva un po intimorita. E poi l'aveva guardata storta la parrucchiera bionda, dicendole che lei tagliava capelli solo ai maschi. La ragazza aveva insistito educatamente e la parrucchiera fu mossa da una sorta di compassione. D'altronde li voleva corti, da maschio. Voleva darsi un segno simbolico di cambiamento. E poi, i suoi erano neri. Questo aumentava in lei il senso di stridimento, di attrito, quel sentirsi esclusa pensando potessero essere visti con fastidio. Questo pensava la ragazza. In quel posto erano, ovviamente, tutti biondi.
Ora ci andava quasi ogni mese a sfoltirli. Ci andava con soggezione. La parrucchiera le metteva la mantellina senza neanche salutarla.  Lei ammirava le sue mani veloci e sicure che le ronzavano attorno alla testa come api operose. Questo la incantava. Erano mani piccole e agili. Le davano un senso di sicurezza e protezione, quasi paterno. Era tutto cosi diverso, aveva pensato la ragazza quando decise di andare dalla parrucchiera, che doveva pur dare un segno a quel cambiamento. Per lei era come una prova, un rito che sanciva un traghettamento, un transito. Pensava cosi di sentirsi poi piu forte e sicura. Pensava addirittura di tingerseli un giorno, di farsi bionda. La parrucchiera non era tedesca, era polacca. Con lei avrà scambiato in tutto cinque parole ma lo aveva saputo da quella che gliel'aveva consigliata. Qualcuno passò davanti alla vetrina e la ragazza si girò istintivamente. La parrucchiera avverti il movimento e le caddero le forbici sulla mantellina. - Mi spiace - disse la ragazza. - Mi scusi lei - rispose meccanicamente la parrucchiera, riprendendo le forbici dalla mantellina e tirando via i capelli dalle lame con i denti a punta. Riprese a tagliarli senza dire niente. La ragazza avvertiva il torpore che le produceva quel suono ipnotico delle forbici e il movimento delle mani della parrucchiera bionda. 
- La curiosità uccise il gatto. - disse  tra sè e sè la ragazza, come a volersi giustificare per il movimento maldestro che aveva compiuto con la testa. La parrucchiera smise di tagliare, lasciando le forbici sospese in aria. - E' un proverbio che si dice dalle mie parti...l'ha mai sentito? - continuò la ragazza. - No. - disse la parrucchiera. - Cosa vuol dire? - chiese alla ragazza. La ragazza parve riflettere. - Che il gatto è curioso, penso. - Non ci aveva mai pensato a cosa volesse dire. -  Allora la parrucchiera gli chiese: - Allora chi è curioso muore? - La ragazza non sapeva cosa risponderle. Le disse che - la curiosità ti fa fare cose rischiose - disse.
La parrucchiera rimase in silenzio, come la trovasse banale, e riprese a tagliare.
Proprio per questo alla ragazza piaceva la parrucchiera, per questa spiccia serietà, senza troppe confidenze. Come la prima volta, quando gli aveva detto che tagliava solo agli uomini, ecco, perentoria, inflessibile, quasi orgogliosa, caparbia è la parola giusta. La ragazza lo riteneva tipicamente slavo quel modo, pensò. Glieli stava tagliando sulla nuca e, alla ragazza piaceva quando sentiva le sue dita infilarsi tra i capelli. Chiudeva gli occhi. Pensò che avrebbe dovuto aspettare un altro mese prima di tornare. Si vergognò di questo pensiero. Non era mica una sua amica, si disse. Eppure le sembrava la persona che sentiva piu vicina, almeno li, in germania.

(continua) 

 
 
 
 

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-J. Franzen- Zona disagio-
-Jennifer Egan- Il tempo è un bastardo
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-Ingo Shulze-Zeus e altre storie semplici 

 

Chi viaggia odia l'estate. L'estate appartiene al turista. Il viaggiatore viaggia da solo e non lo fa per tornare contento. Lui viaggia perchè è di mestiere. Ha scelto il mestiere di vento. (Mercanti di Liquore)

 
 
 
 

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