è passato un anno da quando presi quel bus. era un momento di pensieri frivoli, cioè non proprio frivoli, innamorati ma non frivoli, solo un pò più leggeri degli attuali. è passato un anno e non dimentico il sapore nuovo e ghiacciato della montagna, e non dimentico un volto incappucciato e nascosto agli occhi indiscreti. non dimentico quella pulce nera e non dimentico la musica in quella cucina gelida. non dimentico la prima notte e le mie lacrime. lacrime infinite, inconcepibili. lacrime non tue. lacrime mie, che adesso per fortuna non ci sono più. ma sai è passato un anno e non dimentico, non dimentico nulla. nè le lacrime, nè la gioia di una scoperta. la scoperta di una magia che pensavo impossibile. e non dimentico la lontananza dell'oggi, come la lontananza dalla leggerezza. non la dimentico, ma la combatto assieme a te. che come un derivato (che è complementare, ma indipendente) agisci a distanza. sarà la teoria della relatività e quel retorico tappeto per saltellare che tiene assieme anche l'illogico. è passato un anno e ringrazio le cause prime di quella partenza, le ringrazio perchè m'hanno dato altre possibilità, infinite possibilità per la prima volta non ipocrite. per la prima volta chiare come l'alba di vasco. per la prima volta mie. e tue.
e non dimentico, chè non è storia scritta dai vincitori ma dai vinti, che inermi e spavaldi continuano a lottare.
è passato un anno dolce amore. un anno di tempeste e porti inesistenti. un anno di gradini duri e puri. un anno.