Se hai commesso uno stupro e ti fai castrare, avrai uno sconto di pena. Detta così, sembrerebbe una versione rivisitata della legge del taglione. Invece, è un emendamento proposto dalla Lega Nord al cosiddetto decreto ronde. A presentarlo in Aula, uan donna, Carolina Lussana: «La proposta di modifica – spiega – prevede che la castrazione chimica possa essere chiesta su base volontaria e ovviamente potrà essere reversibile. Se l'interessato si presterà a questo tipo di trattamento potrà ottenere benefici carcerari».
L'opposizione quasi non ci crede: «O si tratta provocazioni, che dimostrerebbero l'irrispettoso uso del Parlamento da parte della maggioranza, oppure dobbiamo preoccuparci seriamente perchè si vuole tornare ad un barbaro giustizialismo che fa leva sull'emotività popolare, ma che non risolve le problematiche». A parlare è la capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, secondo la quale «si tratta comunque di una proposta sbagliata, con effetti non sicuri e durevoli dal punto di vista scientifico, che non può in ogni caso essere introdotta attraverso un emendamento ad un decreto legge in quanto incide sulla libertà personali e sul diritto alla salute. Inoltre – aggiunge – si tratta di una norma che non garantisce le donne perchè non prevede nessun tipo di osservazione specialistica e programmi di effettivo recupero della personalità dei condannati per violenza sessuale».
Il Pd lancia un appello al presidente della Camera Gianfranco Fini affinché dichiari «inammissibili» questi «barbari emendamenti». Le proposte della Lega infatti sono due: nel primo si prevede che la castrazione chimica venga inserito in un programma di recupero psicoterapeutico realizzato dalle Asl e disposto nei confronti del condannato per un tempo non inferiore ai due anni, «quando abbia scontato la pena o questa è altrimenti estinta, previa valutazione da parte del giudice della pericolosità sociale e della personalità del reo, nonchè dei suoi rapporti con la vittima del reato». Nell'altro si distingue tra la castrazione chimica totale, quella da effettuare durante la detenzione e quella in alternativa al regime detentivo. Per quanto riguarda la prima, è quella di cui sopra. Durante la detenzione, invece, si prevede anche che, una volta effettuato su richiesta del condannato, il tribunale di sorveglianza dovrà tenerne conto «ai fini dell'eventuale applicazione delle misure alternative nel corso della detenzione». Se invece la castrazione chimica verrà usata in alternativa al regime detentivo si prevede che se il condannato accetterà di sottoporsi alla «cura» il magistrato potrà disporre la sospensione condizionale della pena o misure alternative al regime detentivo. Infine, si specifica che il giudice potrà rimettere in carcere il condannato qualora si renda conto che questo ha interrotto il trattamento, o «mantiene un comportamento incompatibile con la corretta esecuzione» o quando accerta «che la persona non ha collaborato alla definizione o ne ha rifiutato l'esecuzione».
Inviato da: robby1265
il 31/12/2012 alle 10:12
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il 25/03/2012 alle 22:09
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il 08/01/2011 alle 11:36
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il 29/03/2010 alle 09:02
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il 05/03/2010 alle 12:10