Creato da lalla1205 il 16/06/2009

laura sberna

spazio alla scrittura

 

 

Una mano sul cuore.

Post n°37 pubblicato il 21 Luglio 2009 da lalla1205
 

amore_blog

 

“La tragedia dell’amore è che può non esser corrisposto”.

Ripeto queste parole dentro me come un mantra,

camminando sotto i portici del centro.

Sento un pugno nello stomaco per ogni coppia

abbracciata che mi capita di vedere.

Quando sono triste non sopporto chi è felice…

e pure questo mi fa star male:

“Che razza di persona sei?”  Mi dico.

Poi non mi rispondo, so già che la risposta

non mi piacerebbe.

Ho già tanto dolore, perché aggiungerne dell’altro?

 

Un ragazzo mi urta: gli urlo in faccia tutta la mia rabbia.

Mi guarda stupito.

Non sa che, per me, in quel momento,

lui rappresenta tutti gli uomini che mi hanno ferita.

Risento le parole bugiarde dell’inganno.

Rivivo sguardi cupi e ostili.

Riprovo la vergogna dell’esser derisa:

tutto quell’amore dato a chi non sa che farsene.

Eppure io li ho amati… quelle canaglie!

Sì, canaglie.

La rabbia mi monta dentro.

Penso che amore fa rima con dolore, che è solo illusione

che ti far star male…e ti lasci svuotata

dei tuoi sogni e delle tue magie.

Mi porto una mano al cuore:

non voglio esser così, come mi sento ora.

“Batti, batti.” dico dentro me.

“Fammi sentire che son viva, anche se ferita,

 delusa, triste.

Fammi sentire che sei ancora pieno d’amore

e che io saprò usarti senza i fantasmi del passato,

le tristezze del presente

e le paure per il futuro”.

Mi calmo.

Ora  imbocco la salita del Castello:

camminare mi fa bene.

Penso alla salita che dovrò affrontare

per uscire dal mio dolore.

Non sarà così bella come questa che sto percorrendo.

Sarà più importante.

Sicuramente più difficile.

Ma necessaria.

 

Dall’alto vedo la calma piatta della città dopo il tramonto.

 

Tutto mi pare più chiaro.

 

E finalmente il ritmo del mio cuore

è anche il ritmo della vita.

 

 

 

 

 
 
 

Dal 5 al 12 luglio...

Post n°34 pubblicato il 30 Giugno 2009 da lalla1205
 

Chiuso_per_ferie

 
 
 

per tutti gli ospiti del mio blog...

Post n°31 pubblicato il 24 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

CAFFE

 
 
 

Magie del cervello.

Post n°28 pubblicato il 23 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

Magie del cervello

 
 
 

Aggiornamenti marini...

Post n°27 pubblicato il 22 Giugno 2009 da lalla1205
 
Tag: HUMOR

 

 

conchiglia

 
 
 

Bambine moderne...

Post n°26 pubblicato il 22 Giugno 2009 da lalla1205
 
Tag: HUMOR

 

bambine

 
 
 

CONFESSIONI DI UN NOTEBOOK

Post n°24 pubblicato il 22 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

notebook 1

 

Me ne stavo così bene io, nella mia bella e lucida confezione rossa a scritte bianche!

Quarto scaffale,vista panoramica, assistevo, divertito, all’acquisto dei miei compari PC dei piani inferiori:

poveretti, chissà in che mani sarebbero finiti!

Io ero un fiero notebook, due gigabyte di ram, centoventi di disco fisso, scheda audio e video da far paura, un’invidiabile ed elegante estetica: ero bello, e non mi andava proprio di far parte di quell’accozzaglia di offerte speciali che si vendevano come il pane ad improbabili ed improvvisati informatici.

Mi sentivo al sicuro, pensavo che in quell’ipermercato così modesto, nessuno mi avrebbe mai acquistato!

 

Mi sbagliavo.

 

Prelevato da due mani grasse e pelose di un commesso che,

in bilico su una scala, sbuffava come un mantice, mi sono ritrovato dentro uno stupido carrello fra confezioni di vino rosso, birre scure, grappe di vinacce e un gambo di sedano:

mio Dio, già dalla spesa capisco che sono finito nei guai!

Dopo un lungo e penoso viaggio, chiuso in un lercio baule di una scarcassata familiare blu, mi ritrovo appoggiato, solo soletto,

su una scrivania color mogano.

Non sto poi così male…

 

Ho parlato troppo presto!

 

Con veemenza mi collegano alla presa, dita sudaticce disturbano i miei tasti e si muovono, maldestre, fra le lettere:

ma questo qui, lo sa l’italiano?

Invoca santi e madonne perché non riesce ad usare il touchpad come si deve, e con rabbia, urla:

“Dove diavolo ha il mouse questo coso?”

 

Il mouse?

Io, fiero notebook, con vicino quello stupido stupido topo elettronico?

Mai e poi mai!

 

Oddio, adesso mi inserisce un CD ROM, la solita rude “gentilezza”,

e punta due inespressivi occhi bovini sul mio bellissimo schermo a cristalli liquidi.

Si avvia un giochino con dei suoni infernali, così sciocco, ma così sciocco, che mi sembra adatto ad un bimbo di cinque anni…

solo che lui, il mio “padrone”, ne avrà almeno cinquanta!

 

Per tutti i pixel…sono finito in mano ad un…ad un…

ad un bambinone!

Quegli adulti mai cresciuti nel cervello che si credono grandi

solo per una questione di centimetri e di chili, e, magari,

perché si possono comprare un notebook bello come me!

Capirà mai le mie molteplici funzioni?

Tutte le mie risorse al servizio di un incapace che, ne sono certo, mi rovinerà nel giro di poco tempo!

 

Non lo posso sopportare!

 

Ero un fiero notebook con vista panoramica, avvolto nei caldi confort della mia splendida e lucida confezione rossa, ed ora mi sento come un insulso giocattolo in mano ad un buzzurro che non mi sa nemmeno apprezzare e mi tratta come un semplice videogioco.

Sono sempre stato orgoglioso, non ho mai avuto bisogno di niente e di nessuno, ma ora, ora sono così giù che solo una cosa potrebbe consolarmi davvero:

un tenero, tenero abbraccio della mia scheda madre!

 

 

 

 

 

 
 
 

METAFORA DI PRESENTAZIONE

Post n°23 pubblicato il 21 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

arcobaleno

Un giorno Mi presento bussò alla porta di Verità e le chiese:

“Come posso sapere chi sono?”

Verità rispose sicura:

“Guarda dentro di te e lo saprai.”

 

“Perbacco! - pensò Mi presento – E’ un lavoro complicato,

due occhi non mi basteranno!”

 

Allora prese in prestito gli occhi dei suoi genitori:

occhi grandi, amabili, pieni di tenerezza e si vide come una bambina fortunata che giocava spesso all’aria aperta come un maschiaccio, su e giù con la sua bici, nonostante mangiasse poco e di malavoglia.

 

Ad altri occhi non seppe dire di no, perché, per lei, erano molto importanti: erano gli occhi di suo figlio.

Limpidi, vivaci, ma attraversati, a volte, da un guizzo d’inquietudine.

Mi presento si sentì turbata, le immagini erano un po’ sfocate, forse lei aveva paura di guardarle.

Le venne in aiuto Amore e, subito, la visione si delineò chiara e si vide come una mamma affettuosa e attenta, un po’ insicura perché, non sempre, sapeva cosa fosse meglio per lui.

 

Mentre indugiava su queste immagini e pensava da quali altri occhi potesse attingere conoscenza di sé, Verità le suggerì delicatamente:

“Non sottrarti allo sguardo dei tuoi occhi”

Mi presento si mise persino gli occhiali per vederci meglio.

In passato aveva già preso degli abbagli e, spesso, non aveva visto cose che pure erano davanti a lei.

Ora si era fatta più attenta e sapeva che la luce bianca, pur sembrando unica, era formata da più colori, e fu così che iniziò a vedersi verde come tutte le speranze di vita piena per sé e per tutte le persone care che lei teneva strette nel suo cuore.

Violetto, come il suo vivo ed irrinunciabile desiderio di una misteriosa ed appagante spiritualità.

Rosso, come il sangue di una sua dolorosissima ferita.

Giallo sole, come il calore di cui aveva bisogno per riprendersi da un lungo freddo.

E, ancora, arancione, come il frutto maturo, bello da guardare e succoso da gustare, che lei desiderava essere.

Blu, come un grande cielo terso in cui poter spaziare a tutto campo.

Ed infine rosa, come tutte le emozioni che, ancora intensamente, lei, voleva provare.

 

“Hei tu – sentì da una nuova voce Mi presento

sono Desiderio, un dono di Verità, cosa vuoi per te?”

 

Mi presento ci pensò  su e poi, sicura, rispose:

“Vorrei Fiducia, Accettazione, Coraggio e Amore,

per far crescere la migliore me stessa.”

 

 

 

 

 
 
 

SOLILOQUIO IN RIMA

Post n°22 pubblicato il 21 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

pantera rosa

 

Quando vado fuor di testa

io mi sento come in festa,

tutto quanto posso fare

col mio solo immaginare.

 

Apro ricche casseforti

suono tutti i pianoforti,

mangio piano un buon panino

mi concedo un riposino.

 

Se poi sogno di  viaggiare

non mi devo scoraggiare,

se al risveglio turbolento

io mi sento lo scontento.

 

Posso andare su Saturno

con un bel gufo notturno,

assaggiar la luna piena

dare un calcio ad una iena.

 

Trattenere poi il respiro

e baciare un bel tapiro,

azzannare un elefante

acchiappare un lestofante.

 

Se poi voglio esagerare

basta solo di sognare

una vita bella assai

senza pianti, senza guai!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Imprevisti vacanzieri...

Post n°21 pubblicato il 21 Giugno 2009 da lalla1205
 
Tag: HUMOR

 

 

mare

 
 
 

EFFETTO MUSEO

Post n°20 pubblicato il 20 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

 

LUMACA

 

 

Quel giorno, pur non essendo domenica, il museo delle auto d’epoca era pieno.

Eleganti uomini occhialuti scrutavano le auto in ogni loro dettaglio.

Come ispirati, alcuni, ne accarezzavano persino le lucide carrozzerie con tocchi delicati e leggeri: una grande soddisfazione si leggeva distintamente nei loro occhi.

Fra i visitatori, poche donne, tutte rigorosamente ignorate dai loro uomini e, con dipinta sul volto, la cocente delusione di non esser oggetto del desiderio quanto quelle stupide ed inanimate auto.

Solo un annoiato e paffuto guardiano le osservava malizioso, contento di posare, finalmente, il suo sguardo su un bel paio di gambe anziché su quelle solite e, per lui, insopportabili auto.

Incastrata, fra gli ingranaggi del motore che un rosso cofano aperto esponeva ai visitatori più esigenti, stava, apparentemente beata, una strana ed originale lumaca.

Capitata lì, non si sa come, da molto tempo, soggiornava indisturbata, nel museo.

I primi tempi eran stati duri:continuava a domandarsi dove mai fosse finita tutta l’erbetta verde sulla quale strisciava lenta, felice di sentire quel freschino sotto la pancia.

E quanta nostalgia del sole, del profumo dei fiori…

 

Perché la natura era sparita? Cos’eran tutte quelle superfici strane e quegli odori pungenti e nauseabondi che confondevano il suo olfatto?  

Ricorrendo a quel sorprendente istinto d’adattamento di cui ogni essere vivente è provvisto, aveva presto imparato ad assimilare,     a mo’ di cibo, tutto ciò che veniva usato per tenere linde e splendenti quei begli esemplari d’auto d’epoca.

Il suo dna si era ormai alterato.

Pure lei stentava a riconoscersi con quelle due antenne che, nel tempo, erano finite per assomigliare a due grandi e luminosi fari cromati!

E che dire del guscio? Si era ammorbidito ed allungato formando una perfetta ed aerodinamica capote. Non riusciva nemmeno più a strisciare: si spostava, velocemente, su quattro ruote,con lucidi cerchi in lega, che le erano spuntate ai lati del suo corpo.

A volte, urtava contro qualcosa, perché faticava ad abituarsi a quegli specchietti retrovisori di cui non riusciva a spiegarsi l’utilità. Erano tante, ormai, le cose che non capiva di sé…

per esempio il fumo, o quello strano rombo che sentiva nel respirare e che lei non riusciva a governare in nessun modo.

Di colpo, si sentì sollevare a mezz’aria:

mille occhi stupiti eran puntati su di lei .

L’assordante vociare le fece intuire che qualcosa, di lì in poi, sarebbe cambiato…

Non si sbagliava: da quel giorno lei, la “lumacAUTO”, diventò la vera attrazione del museo, strombettando e rombando felice per l’inaspettata e conquistata popolarità!




 

 

 

 
 
 

Spiegazioni imbarazzanti...

Post n°19 pubblicato il 20 Giugno 2009 da lalla1205
 
Tag: HUMOR

 

SPIEGAZIONI

 
 
 

Genitori e figli

Post n°17 pubblicato il 20 Giugno 2009 da lalla1205
 
Tag: HUMOR

 

 

humor

 
 
 

CHIAROSCURO

Post n°15 pubblicato il 19 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

barbone

 

 

Piazza Duomo era ormai diventata la sua casa.

Uscito, di buon mattino, dal dormitorio in cui passava tutte le sue agitate notti, si sistemava, con le sue povere cose, appoggiato alla grande colonna marmorea dell’antico porticato.

Un sottovaso di plastica verde serviva a raccogliere le offerte di quei passanti che, vedendolo, s’impietosivano.

Vicino a lui, acciambellato in un cartone della Coop che sembrava aver superato mille battaglie, un timido cagnolino color cognac, dormiva beato sollevando ritmicamente la pancia.

Barba lunga, capelli arruffati grigi, pantaloni sformati di velluto blu e un grezzo maglione azzurro, azzurro come i suoi occhi rassegnati e stanchi.

Chi avrebbe mai immaginato che lui, sì proprio lui, era stato uno stimato chirurgo del Policlinico di Milano?

Le sue mani, ora ruvide e sporche, con estrema precisione avevano maneggiato scintillanti bisturi e portato a termine operazioni complesse…tranne una: ancora oggi non si capacitava dell’errore che aveva fatto e non riusciva a perdonarsi di aver ammazzato un uomo che si era fidato di lui e della sua perizia.

Da solo si era condannato a quella vita di stenti: gli sembrava la giusta punizione per la sua colpa.

A chi gli lasciava una moneta diceva sempre:

“Tanta salute a lei e ai suoi cari”

Il sorriso che riceveva come risposta, lo sollevava per un attimo dal peso dei ricordi, ma subito ripiombava nella sua cupa malinconia con il solito ritornello ossessivo nella testa:

“E’ morto…è morto…”

Allora, per calmarsi, accarezzava piano il suo Jack, ne sentiva pulsare il cuore sotto le dita affusolate e, intenerito, si godeva il suo sguardo affettuoso.

Solo da lui non si sentiva giudicato ed era una sensazione bellissima!

Da tanto aveva rinunciato a radersi per evitare di guardarsi allo specchio: nei suoi occhi leggeva solo rimprovero e disperazione

e non riusciva a sopportarlo.

Amava quel cane, non era solo per la compagnia, Jack gli dava molto di più. Con lui vicino si sentiva protetto come in famiglia.

Affrontare gli sguardi della gente, all’inizio, era stato difficile,   più difficile ancora, accettare l’elemosina.

Un senso di vergogna si impossessava di lui, ma bisognava sopportarlo, e sopportarlo in silenzio, perché se l’era meritato.

Lui era vivo…quell’altro…morto.

 

Ma era vita la sua?

 

Se lo domandava, stranamente, da qualche giorno, prima non gli era mai capitato, e questo lo inquietava.

Non voleva sottrarsi alla pena che si era inflitto, ma sentiva che, qualcosa, iniziava a sgretolare questa sua decisione.

 “Dottor Corti…i suoi occhi…è il dottor Corti vero?”

Lui annuì, stupito di esser stato riconosciuto.

“Lei salvò questo mio figlio – disse la donna indicando

una zazzera bionda -  io non sono più riuscita a ringraziarla…

ma non è mai troppo tardi!”

E, spontaneamente, lo abbracciò.

Stretto in quella dolce morsa, sentì di nuovo nella testa tutte le sue ossessioni: “Io vivo, lui morto, non merito perdono, non merito niente… io vivo… lui morto.”

Si liberò rabbiosamente da quell’abbraccio, non voleva abbandonarsi a quella nuova chance, si sentiva ancora indegno, sporco. Ma poi la mano quasi furtiva del bambino afferrò la sua stringendola forte forte.

Ed ogni cosa ritornò possibile.

 

 
 
 

Un po' di humor

Post n°14 pubblicato il 19 Giugno 2009 da lalla1205
 
Tag: HUMOR

Ridere è per me importante quanto scrivere!

Per questo nel mio blog troveranno spazio anche battute umoristiche, celebri e non, vignette, e tutto ciò che riuscirà a strapparmi un delicato sorriso o una sonora risata, sperando di suscitarne anche nei miei ospiti!

Considero questo tag

(un po' di linguaggio tenico dà tono)  

la sezione umoristica del mio blog: i lavori sono in corso...

 

amore

 

 

 
 
 

NEI PENSIERI DI UNA MADRE

Post n°13 pubblicato il 18 Giugno 2009 da lalla1205
 

pic155934 

Pensavo che mi sarei per sempre sentita figlia

dei miei genitori, ma poi sei nato tu.

Di colpo, mi sono ritrovata dall’altra parte della barricata:

mamma nelle emozioni, madre nelle responsabilità.

Sono entrata, un po’ frastornata, in un nuovo mondo, nel quale tutto era diverso da prima: il corpo un po’ così, gli orari, il sonno,

i pensieri, le gioie, le preoccupazioni, ma, soprattutto, c’eri tu,

che dipendevi da me e da tuo padre, in tutto e per tutto.

Felici e confusi per questo nuovo ruolo, cercavamo di dominare, come potevamo, quell’onda di grande emozione

intrisa da un certo timore:

 

ce l’avremmo fatta ad esser dei bravi genitori?

 

Quand’eri dentro me, tutto sembrava facile:

rassicuranti manuali proponevano mille soluzioni;

trasmissioni tranquillizzanti rispondevano ad ogni perché;

servizi giornalistici fornivano l’ABC del perfetto genitore.

Che semplice il mondo della teoria: azzera pure la stanchezza.

Già, perché, tuo padre ed io, abituati ai carezzevoli ritmi di coppia, improvvisamente, ci siamo sentiti come catapultati in una specie

di frullatore, che tutto triturava indistintamente:

gioia, commozione, tenerezza, ma anche stanchezza,

confusione, tensione.

E, alla fine, non si capiva bene che cosa ne usciva.

“Hai dormito stanotte?” chiedevo, sbadigliando, a tuo papà.

“ Boh, forse…non lo so! Ma è già mattino?” rispondeva lui guardandomi stralunato e con i capelli in piedi.

Per alcuni mesi, sognare di dormire, era già un lusso!

Per fortuna, ti sei poi dato una regolata da solo e ci hai riempito

di soddisfazioni fino alla fatidica soglia dell’adolescenza:

la porta della tua camera era spesso chiusa; il volume dello stereo alto; i tuoi occhi perennemente nascosti da una frangia ogni giorno più lunga; le tue risposte sempre più simili a grugniti.

Il tempo delle coccole e dei cartoni lasciava il posto al tempo delle dispute, delle richieste esagerate, dei “decido io ormai son grande” e, per fortuna, anche a simpatici momenti di tregua in cui, farci una risata tutti insieme, era davvero bello!

Ricordo che i peli che non crescevano folti come volevi, sono stati per un po’ il tuo chiodo fisso. Non perdevi occasione per scrutarti attentamente braccia e gambe, ed era davvero divertente osservare la tua aria sconsolata che diventava poi preoccupata, non appena il tuo sguardo finiva nelle mutande che ti scostavi con il pollice della mano destra. Chissà quando li avrai avuti come desideravi:

vederti nudo era sempre meno probabile ed il bagno, un tempo sempre aperto, diventava un bunker inaccessibile non appena tu  entravi. Dai peli sei poi passato ai capelli: ogni giorno provavi improbabili acconciature che tenevi su a colpi di lacca, gel

e cerchietto nero.

“Ma i cerchietti, non son roba da femmina?” si interrogava stupito tuo padre. Tu lo fulminavi con lo sguardo e ti aggiustavi gli ultimi capelli ribelli con l’aria di chi pensa:

”Ma questo qui, in che mondo vive?”

Fra me e me dicevo:

”Meno male che non ci ha ancora chiesto l’orecchino…”

I primi anni di scuola superiore sono stati un mezzo macello.

Studiare sembrava l’ultimo dei tuoi pensieri. Prima c’erano gli amici, il calcio, le amiche, le fidanzatine, la play-station, il computer, la musica, i capi firmati…e chissà che altro!

Come mamma ho patito molto, di questo periodo, l’astinenza

dalle tue coccole, dai tuoi abbracci e il tuo disimpegno

nello studio.

Tuo padre, invece, mal sopportava quell’esser percepito come rompiscatole ogni volta che ti si limitava in qualcosa.

In questo io ero più forte.

Come genitori ci sostenevamo a vicenda dicendoci a mo’ di libro:

“È l’adolescenza, passerà, è una tappa obbligata e sana

della crescita…”

Tuttavia l’ombra del dubbio attraversava spesso i nostri pensieri, ed insinuava il timore che tu potessi cacciarti in qualche guaio.

Quando cominciasti a puzzare di fumo, liquidasti il nostro discorsetto sui pericoli delle sigarette con un rassicurante sorriso unito a queste parole:

“Ho quasi 18 anni, sono forte come un toro, di cosa vi preoccupate!”

Ti sentivi invincibile ed immortale nella tua giovanile incoscienza:

né fumo, né motorino, né alcool, né altro, sembravan rappresentare per te un pericolo.

“Beata gioventù!” sospirava tuo padre con gli occhi al cielo.

“Speriamo in bene…” pensavo io mentre ti affidavo a Dio, alla Madonna e all’intera gerarchia degli angeli e degli arcangeli!

In quel periodo ho disturbato parecchio le Sfere Celesti, divertendomi ad immaginare le possibili reazioni alle mie richieste.

“Ancora questa, ma non se ne può più! Con tutto il daffare che c’è, non possiamo sempre occuparci di suo figlio…davvero ci vuole una pazienza da santi con lei!” Pensavo brontolasse Dio.

Ma una pazienza da santi serviva anche con te, soprattutto negli estenuanti accordi per l’ora del rientro, che da serale era passata a notturna e da notturna era passata, a volte, a mattiniera.

In quelle notti, papà ed io, cercavamo di sdrammatizzare la nostra ansia raccontandoci cose divertenti e tranquillizzanti. Poi io me ne uscivo con un “ma sì, siamo stati giovani anche noi…”al che papà, cambiava espressione, si metteva una mano sulla fronte e diceva:

“Non farmici pensare, io ne ho combinate di ogni!”

Ridevamo, ma di un riso nervoso, e spegnevamo la luce sperando di spegnere anche i pensieri e di dormire. Il consolante rumore della chiave nella serratura metteva fine ai nostri tormenti e, finalmente, il letto non sembrava più un letto di spine, ma il morbido giaciglio per il meritato e giusto riposo.

C’erano momenti in cui tutte le tensioni eran lontane:

fra un piatto di spaghetti pomodoro e basilico, ed una croccante cotoletta di pollo, ci raccontavi aneddoti divertenti dei tuoi allenamenti di calcio, l’unico argomento di cui sembravi aver voglia di parlarci davvero. Le tue imitazioni del mister arrabbiato erano esiliranti, come la sua parlata con l’erre moscia.

Alla fine parlavamo tutti così e ridevamo come matti!

Ripenso a tutto questo mentre ti aiuto a preparare le valigie:

cambierai città per frequentare l’università.

Simulo una finta calma, ma so già quanto mi mancherai.

Guardo con tenerezza quel po’ di barba sulle guance che ostenti con orgoglio, ed invidio la tua sicurezza ed il tuo entusiasmo nell’affrontare questa nuova esperienza.

Sei sempre meno figlio e sempre più uomo.

Un’improvvisa nostalgia di te bambino mista a tristezza mi coglie all’improvviso…

ma io lascerò che tu veda solo il mio amore per te.

 

 

 

 

 

 

 
 
 

COME ACQUA

Post n°11 pubblicato il 18 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

acqua

 

Rientro a casa carica dei sacchetti della spesa e ho già una mezza idea sulla cena da preparare, ma prima ho davvero bisogno di una capatina in bagno: accidenti, è occupato.

Sento lo scroscio della doccia e mio figlio che canta a squarciagola

la sua canzone preferita.

Ricaccio subito indietro quel brivido gelido che avverto lungo

la schiena ed, istintivamente, mi copro le orecchie:

ma quelle parole rimbombano ancora nella mia testa.

So già che non funziona, ma lo faccio ugualmente,

senza sapere bene il perché.

“È tutto passato… convinciti che è tutto passato”-

mi dico mentalmente, scostando con la mano sinistra, quel ciuffo ribelle più nero della mia pelle nera.

Poi, come un sibilo, mi esce un rabbioso:

Mai che si facesse un bagno, eppure la vasca c’è!”

Appoggio la spesa sul tavolo, al buio della mia camera tolgo

i vestiti della giornata per infilarmi la mia comoda tuta di ciniglia beige: finalmente non ho più l’obbligo di esser sexy e bella,

il servizio fotografico riprenderà domani.

Ora voglio esser solo Amina, la madre di Amir.

Mentre preparo un’insalata mista, mi sento circondata

da due lunghe braccia, coperte da un accappatoio blu.

L’abbraccio energico ed affettuoso di mio figlio, mi sembra

il meritato premio per questa giornata così faticosa.

“Tesoro, devo correre in bagno, non è che trovo la solita rivoluzione, vero?”

Mi guarda e ride beato, con l’aria di chi sa che, comunque,

la passerà liscia.

 

“Dai, tira fuori più grinta, fai uscire la pantera che è in te, ammicca di più con quelle labbra, su, forza…”

Lavoro per una piccola agenzia di cataloghi per intimo, ed ogni giorno devo sorbirmi questo tipo di sollecitazioni, per non parlare degli sguardi morbosi di tutta quella gente che, per un motivo

o per l’altro, si trova a passare per lo studio.

Sono l’unica fotomodella di colore in mezzo a tante bianche che,

in presenza di altri mi mostrano simpatia, ma, a tu per tu, non perdono occasione per sminuirmi.

“Guarda che non sei Naomi”, “Sei troppo nera per questo mondo di bianchi”, “Lavati, che puzzi ancora di foresta!” sono solo alcune delle “carezze” che mi riservano a denti stretti e col sorriso sulle labbra luccicanti di gloss.

Ma gli uomini ti sanno ferire ancora di più.

Io lo so bene.

Avevo solo 17 anni, posavo già per foto pubblicitarie,

e quel giorno il servizio era stato lungo ed estenuante.

Si era fatto davvero tardi, eravamo rimasti in pochi.

“Una doccia calda e poi filo a casa!” pensavo, massaggiandomi

il collo irrigidito e stanco. Sotto l’acqua quasi bollente, cercavo

di far scivolar via tutta la stanchezza, inebriandomi del delicato profumo della schiuma-sapone.

All’improvviso, un foulard mi bendò gli occhi:

sentii il doppio nodo dietro la nuca e, subito dopo, due mani grandi che mi afferravano i seni. Spinta contro la parete della doccia, avvertivo sui miei glutei la pressione forte di un corpo maschile e, nell’orecchio destro, una voce deformata che pronunciava

ogni sorta di oscenità.

Urlai, ma una mano di quell’uomo si staccò dal mio seno per premermi con forza sulla bocca.

“Non c’è più nessuno” – diceva – sei solo una sporca negra, ma sei bella, maledettamente bella – continuava ansimando, muovendosi più velocemente.

Ero coperta di brividi, schiacciata da quell’omone che sentivo pesante come un macigno dietro di me. La testa mi scoppiava.

Un dolore intenso, improvviso, mi fece perdere tutte le forze. Credo d’esser svenuta, perché, quando riaprì gli occhi sotto

il foulard nero, capii che nella doccia ero di nuovo sola.

Mi tolsi la benda, lentamente, come fossi in trance, ogni movimento mi procurava dolore.

Sopra di me, lo scroscio della doccia ancora aperta.

 

Quanto tempo è passato?

Non poco, ma non abbastanza per guarire.

 

Certo ho imparato a mentire bene, nessuno si accorge

del mio dolore, tutti vedon la mia bellezza, ma anche

la mia pelle nera, e non necessariamente in quest’ordine…

Nessuno si è mai preso il disturbo di conoscermi davvero.

A chi mai interessa sapere cosa penso, cosa sogno, di cosa

ho paura. Se mi è costato lasciare presto il mio paese,

allontanarmi dai miei ed abitare con tre semisconosciute,

povere quanto me, nere come me.

Anche l’amore mi ha truffata: il padre di Amir mi ha illusa,

si è preso quel che ha voluto e poi se n’è andato.

Amir però è solo mio: una cosa bella è capitata pure a me!

Certo, crescerlo in solitudine è stato difficile, il facile, del resto,

non l’ ho mai conosciuto.

Ho capito subito che la mia strada sarebbe stata in salita.

Ma non avrei mai pensato di subire quel che ho subito.

Non ho più fatto la doccia da allora:

dolorose associazioni mentali me lo impediscono.

Eppure, l’acqua è spesso nei miei pensieri.

Ogni volta che capisco di esser vista più come un colore

che come una persona, penso alla sua trasparenza,

alla sua caratteristica di scivolar via e di ripulire tutto quanto.

 

Qualcuno è mai riuscito a ferire l’acqua?

 

La lama non la taglia,

il pugno non l’ammacca,

la pallottola non la uccide,

il fuoco non la brucia,

le parole non la turbano.

 

Ecco, io vorrei esser così:

imperturbabile come acqua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

LA MIA BIOGRAFIA

Post n°9 pubblicato il 18 Giugno 2009 da lalla1205
 

 

Prima mi hanno attratto i libri… poi la scrittura.

Non appena terminavo di leggerne uno,

la sensazione che provavo era sempre la stessa:

voglia di scrivere e ancora scrivere.

Penna e blocco sono sempre stati amici miei,

generosi come solo i veri amici sanno essere:

 

hanno accolto ogni mio pensiero, ogni mia fantasia,  

ogni mia emozione ed ogni mio dolore,

in qualsiasi momento, del giorno e della notte.

Scrivere mi fa sentire libera e felice:

la scrittura, per me, è la magia più bella. 

 

Pubblicazioni: 

 

Il mio primo libro:

"Racconti bonsai"edizioni Sabinae, settembre 2009

in libreria e on line   www.edizionisabinae.com    www.ibs.it, www.deastore.com,

Il mio secondo libro:

"Controvento"    ilmiolibro.it    luglio 2011

 on line  http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=625785

 

 

“Atmosfere in Valle Spluga” su rivista letteraria

 “Il club degli autori”, Aprile 2008, anno 17, n° 177 – 178

 

 179- 180, pag. 127, e sul sito www.club.it  link:

 

http://www.club.it/autori/premiati/laura.sberna/racconto.html

Il racconto fa parte dell’Antologia del Premio letterario

 “La montagna Valle Spluga 2007"

 

“Cascate” è pubblicato on line sul forum del corso

 “Scrivere” della De Agostini,

scelto per la sezione “i fiori dal forum”,

 

 col nik lalla12. Link di riferimento:

 

http://www.scrivere.deagostini.it/frontend/contenuti.asp?CAT_ID=25&CONT_ID=16&page=4

 

 

Confessioni di un notebook” è pubblicato sull’antologia

 per il corso “Scrivere”, allegata ai fascicoli n° 54 e 56,

realizzata dalla scuola Holden e dalla De Agostini,

col nik lalla12.

Link di riferimento

http://www.scrivereinmovimento.org/ftopict-671.html

 

Chiaroscuro” è pubblicato su siti specializzati / blog

http://www.scrivereinmovimento.org/ftopict-2423.html

 

 

“A pesca di ricordi e di emozioni” è pubblicato

sul volume “Letterando Berbenno 2009”

edito dalla Biblioteca Comunale di Berbenno (Bg).

 

La poesia in dialetto bresciano “La ùs”

 

è pubblicata sull’antologia del Decennale

 per il Premio di Poesia

 

“La Leonessa Città di Brescia” con il patrocinio

 

del Ministero dell’Istruzione, dell'Università
e della Ricerca con l'adesione del Presidente

della Repubblica

 

Concorsi.                     

Terza classificata al Concorso Internazionale

 “ VIII Edizione Premio Letterario

 

 Internazionale La montagna Valle Spluga 2007”

 

con il racconto  “Atmosfere in Valle Spluga”.  

 

Terza classificata al Festival 2009

 “Alexandria Scriptori Festival” 

 “Scrivi ad alta voce” indetto da A.S.I.MOV

 

 col racconto “Chiaroscuro”.

                    

Terza classificata al Concorso Nazionale di scrittura

 “Letterando Berbenno”, con il patrocinio

 della Regione Lombardia,

 con il racconto “A pesca di ricordi e di emozioni”.

 

Segnalazione di merito al Concorso Letterario

 

 indetto dal Comune di Nave ( BS), II edizione 2008,

“Parlano i sensi” con il racconto “Come acqua”.

 

Premiata con la poesia in dialetto bresciano “La ùs”

al Concorso  “La leonessa Città di Brescia” 2009,

decennale del Premio di Poesia indetto dal Comune

 

 di Brescia, con l’adesione del Signor

 

Presidente della Repubblica,

del Ministero della Giustizia, del Ministero dell’Istruzione,

dell’Università e della Ricerca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

BEN ARRIVATI!

Post n°1 pubblicato il 17 Giugno 2009 da lalla1205
 
Foto di lalla1205

Il mio personale benvenuto  a chi capiterà da queste parti. 

Tutti son ben accetti, amici, conoscenti ma anche estranei:

spesso l'estraneo è l'amico/a che ancora non conosci!

Ho fiducia nella condivisione fra le persone ed è per questo che apro il mio Blog. Lasciate pure i vostri commenti, anche riferiti ai singoli racconti, positivi o negativi: saranno molto graditi e  aiuteranno a conoscerci meglio.

Uscire dai propri confini permette di arrichirci, è come seminare in un campo che certo porterà frutti.

Amo scrivere, mi fa sentire felice.

Qui darò spazio ai miei scritti ( inserirò solo racconti brevi, di poche cartelle, per ovvie ragioni) alle mie idee, ai miei desideri,

alle mie foto (cliccate in alto su "foto") sperando di ricevere da voi pareri, consigli, ispirazione, amicizia...

ma anche un semplice saluto.

Vi aspetto! 

cliccando su "tutti i tags" in alto a destra vengono visualizzate le categorie dei messaggi:

messagio di benvenuto, la mia biografia, i miei scritti, racconti bonsai (il mio primo libro), humor, insolito.

 
 
 
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