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Post n°105 pubblicato il 30 Dicembre 2016 da storie

Per me vale come promemoria in questo periodo di orizzonti sismici.

Politicamente mi sento un disperso, le certezze mie progressiste erano dapprima naufragate sotto le ipocrisie di una agonizzante sinistra, poi avevano trovato conforto nel Movimento che si organizzava dal basso, in rete, con prospettive di rivoluzione culturale.

Oggi mi accendo a corrente alterna alla luce di quelle vaghe prospettive ancora impregnate di virtuosismi e di buona volontà. Troppo poco per sperare in un sovvertimento delle coscienze illuminate, una nuova ribalta di artisti-intellettuali-politici che battino il sentiero di una rinascita nel segno dell'Europa dei nuovi popoli.

Mi sembra che dappertutto ci si affanni a trovare soluzioni contingenti - nel migliore dei casi - o a costruire il proprio successo personale, in nome talvolta di un più alto interesse. Ipocrisia anche questa, e delle peggiori.

Riconosco che vi sono persone che lavorano nell'ombra e portano alla comunità piccoli segnali di ottimismo, persone spesso segnate da carichi e impegni pressanti che poco spazio dedicano a teorie politiche e ad affabulazioni più o meno colte. 

L'inclusione, una volta sovrana, ora temuta, allontanata, lascia spazio ai cerchi magici, una falsa soluzione alla paura delle infiltrazioni sovversive. E così la teoria che fosse la consapevolezza del singolo cittadino a edificare mattone su mattone una nuova casa comune - tramite l'inclusione in circoli via via più ampi ispirati da uno spirito di condivisione, del rendersi edotti tramite i migliori saperi - si è fatta invece sempre più labile, oramai quasi inconsistente.

Vox populi affermerebbe che in Italia chi si dedichi alla politica lo faccia per tornaconto personale, o perché ha tempo da perdere. Io il mio tempo da perdere l'ho dedicato a un progetto che è stato abortito, lasciato deperire tra urla di dolore, perché le urla si sentivano per chi aveva orecchie.

Ora sarebbe tempo di raccogliere i cocci e pazientemente riattaccare quel che rimane di buono. Il tempo non è un gambero, dicevano in un musical, ma non è neppure un becchino: non si possono sotterrare le buone idee.

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