Stultifera Navis

Non sono ubriaco, ma diversamente sobrio

 


Vado alla ricerca della felicità naturale e possibile
sapendo che la felicità non è una meta,
ma un modo di viaggiare

 

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« La Rocca delle CaminateQuando ti "fregano" la caserma »

Come si cambia

Post n°535 pubblicato il 25 Febbraio 2017 da hieronimusb

"Signori passeggeri è il vostro comandante Amore che vi parla per annunciarvi che la vostra relazione è finita ed abbiamo iniziato la discesa verso la separazione effettiva dove ognuno di voi prenderà la sua strada. Vi ringraziamo per averviaggiato con noi e ci auguriamo di avervi presto di nuovo a bordo"

Si, lo so, non rende l'idea, può apparire ironico, o sarcastico a seconda dei punti di vista, ma è quanto sta succedendo ed è successo ad una relazione che non ha mai davvero avuto il coraggio di decollare.
Non è stata una doccia fredda, questo rapporto puzzava di morto già da tempo, ma trovarsi qui con il tutto detto, ha sempre il sapore del fallimento

Non è la prima volta...

Quante volte deve fallire un uomo
affinchè smetta di considerarsi tale

Potrebbe essere l'ennesimo verso di una nota canzone, e come tutti i versi di quella canzone la risposta non può che soffiare nel vento.

Quanti fallimenti personali può collezionare un uomo perchè nella sua stima personale, che è poi l'unica che veramente conta, lui si senta così sfiduciato da non tentare ancora, da considerarsi arrivato al gradino più basso, da ritenere che ormai nulla valga la pena di riporre ulteriore fiducia ed ulteriori risorse, attribuendo a se stesso o alle dinamiche di una vita che lo ha sempre visto perdente, una ineluttabilità contro la quale è inutile ormai andare?

E' difficile, è estremamente difficile da definire.

In primo luogo cosa è un fallimento? E la sensazione di aver gettato in un'impresa tutte le proprie risorse, tutto ciò che si aveva senza in definitiva ottenere il risultato sperato e , mancando quello, perdere tutto al punto da non avere più nulla da investire in una nuova impresa.
Usare un paragone economico può essere utile a comprendere i meccanismi che operano applicandoli poi anche in definitiva ai sentimenti.

Una storia d'amore finita male, una storia in cui, oggettivamente ci si è spesi oltre noi stessi per ottenere un nulla può essere considerata un fallimento personale?
Sicuramente si, è anzi il fallimento più cocente che ci sia perchè di fatto pare impedire ogni ulteriore tentativo. "Se non ci sono riuscito questa volta in cui sono andato addirittura oltre me stesso, come può accadere di riuscirci ancora?"

E' ovvio che esistono fallimenti differenti, è differente quello di chi si ipoteca la casa da quello che perde i suoi risparmi, a quello che ancora ha puntato su un cavallo che non ha vinto ed in definitiva ha perso solo i soldi di una scommessa che pareva sicura.

Quale di questi può obbligare la persona ad impedirsi di tentare ancora? Ognuno vive il proprio fallimento in base alle proprie possibilità, alle proprie energie, alle proprie capacità di fare, ed ognuno saprà reagire a questi fallimenti in base a ciò che è alla forza che sente di avere dentro, alla capacità di rigenerazione del capitale di rischio.

Perchè occorre tempo tra una storia d'amore intensa ed un'altra che si spera di vivere con la stessa intensità? Il tempo  serve a ripristinare un capitale iniziale di rischio, da giocare nuovamente.
Ognuno di noi ha sempre una specie di stipendio emotivo che contribuisce a creare il capitale di emozioni e sentimenti che mettiamo in gioco.

Questo capitale può andare in parte a risanare i vecchi debiti, almeno per un periodo di tempo sarà così, ma poi, si tornerà ad accumulare e ad aver voglia di giocare e di rischiare, perchè tutto sommato la vita non è altro che una grande scommessa e vince solo chi rischia, chi si lega ai titoli di stato non rischia quasi nulla, ma ottiene sempre molto poco.

Eppure, a pensarci bene, è proprio in questa capacità di rischiare ancora, nella consapevolezza di una vita per cui vale la pena spendersi che troviamo la forza più grande, la stima maggiore in noi stessi.

Nei miei momenti bui mi ripeto sempre, "sono una pecora nera", e questo è un motivo di orgoglio che mi da forza e rabbia di lottare ancora
 
Ed allora la domanda iniziale è proprio e ancora la stessa... quanti ce ne vorranno perchè un uomo si senta così deluso da smettere di tentare ancora?

 
 
 
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Un blog di: hieronimusb
Data di creazione: 10/12/2008
 

UANDEO (E SE) MORIRÒ

Quando , (e se), un giorno morirò
non voglio un prete che mi parli di un dio in cui non credo
o di paradisi che non mi interessano,
di inferni che non ho meritato
e se un purgatoriò ci deve essere
non sarà diverso dal mondo in cui ho vissuto

quando , (e se), un giorno morirò,
non voglio tombe costruite come casa
nè che si estirpino  fiori
se il senso della vita deve essere
nel tornare da dove son venuto
sarà l'utero della terra la mia ultima casa

Quando, (e se) morirò
sarà perchè ho vissuto
in un lungo istante senza tempo
raccolto come seme che diventa albero e poi frutto
come il fiume che corre e corre per tornare al mare
senza pensare neppure un momento
che questa vita possa finire

Se e quando morirò,
sarà perchè ho cercato nell'ultimo viaggio
la chiave segreta del tutto

 Alex

 
 

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