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tra sbuffi e sbalzi di vento

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Post N° 120

Post n°120 pubblicato il 04 Novembre 2005 da sughrue
 


Sweetlisa

.

.

Sweetlisa era il nick di una giovane ragazza di Roma conosciuta in chat qualche anno fa.

Iniziai la conversazione chiedendole di farmi chattare con il padre perché avevo intenzione di chiederla in sposa.
La mia era naturalmente una provocazione.
Il classico amo lanciato con l’intento di “pescare” una risposta.
E all’amo come esca avevo agganciato un pizzico di follia così da insaporire, mi auguravo, il gusto di un contatto che voleva distinguersi da quello stantio e prevedibile dei consueti approcci.

Accolsi con una risata di piacevole sorpresa il messaggio suo che chiariva come l’uomo di casa fosse la mamma e di conseguenza i miei pruriti matrimoniali avrei dovuto confessarli a lei.

Fui contento di scoprire che anche a Sweetlisa piaceva tingere le parole di ironico umorismo.

Mi raccontò del suo ex-ragazzo e della tristezza provata la sera precedente nell’averlo incontrato in un locale e nell’essere stata ignorata.
Come se tutto il tempo trascorso assieme fosse evaporato repentinamente e il profumo dei ricordi più dolci avesse smarrito la sua anima di delicate essenze e all’olfatto e alla mente giungesse ormai solo un’impalpabile scia di momenti dai contorni sfumati.

Ascoltai del suo lavoro in un’agenzia immobiliare e dell’interesse per la pallavolo e il nuoto.
Mi descrisse il suo carattere forte e deciso simile a quello dalla madre ma anche allegro ed espansivo come testimoniavano i suoi aneddoti di scorribande con gli amici per i locali alternativi di Roma.

Mi feci l’idea di una ragazza in gamba.

Poi di discorso in discorso giunse a confidarmi che la mattina seguente avrebbe avuto una visita da fare in ospedale.
Una visita che la riguardava in prima persona.
Da qualche tempo aveva infatti scoperto di essere affetta da una rara malattia genetica che la costringeva a controlli periodici.
Stava per iniziare una cura messa a punto in Francia.
L’unica speranza di poter contrastare il progredire di una malattia che altrimenti l’avrebbe condotta alla morte nel giro di un anno.

“Sei scappato?” mi disse a causa della mia esitazione nel rispondere vittima del disorientamento provocato dalla sua rivelazione.

“Ci sono” scrissi alfine nella finestra della chat “Ci sono”.

Non ricordo bene cos’altro aggiunsi allora.
A pensarci non so bene cosa direi oggi se si ripresentasse una situazione del genere.
Ricordo solo che decidemmo di scambiarci l’e-mail e ci demmo appuntamento in chat per la notte successiva.

Sweetlisa mi lasciò osservando che il nick che avevo scelto “Iceman” poco mi rappresentava per ciò che aveva capito di me attraverso quello che le avevo raccontato e il modo come lo avevo esposto.

Ci augurammo una buona notte. [segue]

 
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