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tra sbuffi e sbalzi di vento

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Post N° 147

Post n°147 pubblicato il 17 Luglio 2006 da sughrue
 

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Non so chi sei.
Ti prego di credermi.
Non c’è modo di convincerti che questo è uno dei loro trucchi, ma non mi importa.
Io sono io, e non so chi sei tu, ma ti amo.
Ho una matita, piccola, che non hanno trovato.
Sono una donna. Me la sono nascosta dentro.
Forse non potrò più scrivere, e questa è una lunga lettera sulla mia vita.
È l’unica autobiografia che mai scriverò e, Dio mio, la sto scrivendo sulla carta igienica.

Sono nata a Nottingham, nel 1957, e pioveva sempre.
Passai l’esame di ammissione e andai al classico femminile. Volevo fare l’attrice.
Conobbi la mia prima ragazza a scuola.
Si chiamava Sara.
Aveva quattordici anni e io quindici, ma eravamo tutte e due nella classe di Miss Watson.
I suoi polsi. Quanto erano belli i suoi polsi.
Sedevo nell’aula di biologia e fissavo il feto di coniglio nel barattolo, mentre Mr. Hird diceva che era una fase adolescenziale che la gente superava…
Sara la superò. Io no.
Nel 1976 smisi di fingere e portai a casa una ragazza di nome Christine per farle conoscere i miei.
Una settimana dopo andai a Londra, e mi iscrissi all’Accademia.
Mia madre diceva che le avevo spezzato il cuore…
Ma era importante la mia integrità.
È tanto da egoisti?
Si vende per così poco, ma è tutto ciò che ci resta qui dentro.
È il nostro ultimo centimetro…
... ma in quel centimetro, siamo liberi.

Londra: ero felice a Londra.
Nel 1981 ebbi la parte di Dandini nella Cenerentola. Il mio primo lavoro di repertorio.
Il mondo era strano e attivo e intenso, con pubblici invisibili dietro i riflettori roventi e quel fascino che ti toglie il fiato.
Era eccitante e solitario. La sera andavo al gateways o in un altro club, ma ero riservata e non facevo subito conoscenza.
Frequentai quell’ambiente, ma non mi ci sono mai sentita a mio agio.
Tante di loro volevano essere gay. Era la loro vita, la loro ambizione, il loro unico argomento. E io volevo altro.
Il lavoro andò meglio. Ebbi piccoli ruoli cinematografici, poi ruoli più grossi.
Nel 1986 fui la protagonista di “Le pianure di sale”. Conquistò molti premi, ma non il pubblico.
Conobbi Ruth lavorando su quel film. Ci amavamo.
Vivevamo insieme, e il giorno di San Valentino mi mandava le rose e, Dio mio, quante cose avevamo.
Furono i tre anni migliori della mia vita.
Nel 1988 ci fu la guerra… e dopo la guerra non ci furono più rose. Per nessuno.
Nel 1992, dopo il cambio al governo, iniziarono a fare retate di gay.
Presero Ruth mentre era in cerca di cibo.
Perché hanno tanta paura di noi? La bruciarono con le sigarette e la costrinsero a fare il mio nome.
Lei firmò una dichiarazione in cui diceva che l’avevo sedotta.
Non gliene feci una colpa. Dio. L’amavo.
Non gliene feci una colpa. Ma lei si. Si uccise in cella.
Non poteva vivere dopo avermi tradita, dopo aver rinunciato a quell’ultimo centimetro. Oh, Ruth.
Sono venuti a prendermi.
Mi hanno detto che tutti i miei film sarebbero stati bruciati.
Mi hanno rasato a zero.
Poi hanno spinto la mia testa in un water e hanno fatto battute sulle lesbiche.
Mi hanno portato qui e mi hano dato dei farmaci. Non sento più la lingua. Non riesco a parlare.
L’altra omosessuale, Rita, è morta due settimane fa. Immagino che morirò presto.
Strano che la mia vita debba finire in un posto tanto terribile, ma per tre anni ho ricevuto rose e non ho chiesto scusa a nessuno.
Morirò qui.
Morirà ogni centimetro di me… tranne uno.
Uno.
È piccolo ed è fragile ed è l’unica cosa al mondo che valga la pena di avere.
Non dobbiamo mai perderlo, o venderlo, o darlo via.
Non dobbiamo mai permettere che ce lo tolgano.
Non so chi sei, né se sei uomo o donna.
Forse non ti vedrò mai.
Non ti abbraccerò, né piangerò con te, né mi ubriacherò mai con te.
Ma ti amo.
Spero che tu scappi da qui.
Spero che il mondo cambi e che le cose migliorino.
E che un giorno la gente abbia di nuovo le rose.
Vorrei baciarti.


Valerie

V per Vendetta - Alan Moore, David Lloyd

 
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