Cavalieri Templari
"Non nobis Domini, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam"
“Se il fine è giusto non può essere sbagliata la lotta”
"M' interessa poco essere giudicato da quelli che chiamano bene il male e male il bene,
che fanno tenebre della luce e luce delle tenebre"
“E’ grande chi, colpito dalla sventura, non perde neanche un poco la sapienza, non meno grande è chi, baciato dalla fortuna, non se ne lascia illudere. Ma è più facile trovare chi ha saputo conservare la sapienza nella sfortuna, che chi non la perse nella buona sorte"
Amare il corpo
a causa dell’anima,
l’anima a causa di Dio,
ma Dio per sé stesso
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Post n°14 pubblicato il 07 Novembre 2010 da jacquesdemolay1118
La Prima Crociata fu macchiata da gravi atti di violenza da parte dei crociati, lontani dagli ideali della cavalleria (come oggi viene percepita) e, soprattutto, da quelli cristiani. In effetti le parole di Urbano a Clermont furono ascoltate alla lettera da molti masnadieri d'occidente, in parte mossi da una voglia di riscatto terreno e spirituale, e più spesso da un desiderio di conquista e di saccheggio. Per ciò furono molti i briganti che partirono per la Terrasanta. Si noti che fino a quel momento, la cavalleria era ben lungi da essere accostata a principi di giustizia "cristiana". Un esempio della ferocia dimostrata nella Prima Crociata è stato proprio l'eccidio compiuto dai crociati nella Conquista di Gerusalemme, quando entrati nella città massacrarono l'intera popolazione (composta da 40.000 a 70.000 persone). Un cronista cristiano dell'epoca descrive con queste parole gli accadimenti del luglio 1099: "I nostri li inseguivano dappresso, uccidendoli a forza di fendenti, sino al tempio di Salomone, dove fecero un tal massacro da sguazzare nel sangue sino alle caviglie... le strade erano coperte di mucchi di teste, mani e piedi mozzati, e ovunque bisognava aprirsi un varco tra cavalli morti e cadaveri umani." Solo il governatore di Gerusalemme, Iftiqar ad-Daura sarebbe stato risparmiato dalla furia dei crociati. Il poco ordine dimostrato da queste milizie, la loro condotta e la difficoltà nella organizzazione dell'esercito, spinse alla creazione di ordini militari su base monastica (cavalieri cristiani), in pratica dei veri e propri monaci (con relativo ordine) addestrati alla guerra "santa". Questi monaci furono destinati alla stabile difesa dei luoghi santi e di quanti vi abitavano. Probabilmente l'idea di fondare una struttura cavalleresca organizzata, di carattere religioso-militare, è da attribuire a San Bernardo da Chiaravalle, il quale tradusse l'idea in azione concreta con la decisione e l'impeto che gli erano consueti. Nacquero allora diversi ordini. In particolare: * i Cavalieri Ospitalieri (poi di San Giovanni, di Rodi e di Malta): sostanzialmente monaci (benedettini) divenuti cavalieri cristiani (detti anche cavalieri giovanniti). La loro base era l'ospedale di San Giovanni in Gerusalemme; * i Cavalieri Templari: cavalieri cristianizzati da San Bernardo (cistercensi). La loro base era nella moschea di Al-Aqsa presso il Tempio di Salomone in Gerusalemme; * i Cavalieri Teutonici: Nobili Cavalieri Tedeschi. Papa Celestino diede loro la regola monastica di Sant'Agostino; * i Cavalieri del Santo Sepolcro: organizzati da Goffredo di Buglione, dovevano obbedienza al Patriarca di Gerusalemme e seguivano la regola di Sant'Agostino. La loro sede era situata presso la Basilica del Santo Sepolcro in Gerusalemme; Tutti questi cavalieri vennero chiamati Cavalieri Gerosolimitani. |
Post n°13 pubblicato il 07 Novembre 2010 da jacquesdemolay1118
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Post n°12 pubblicato il 20 Gennaio 2010 da jacquesdemolay1118
Il fallimento della Seconda Crociata preluse al ricostituirsi dell'egemonia musulmana nella regione mediorientale, a cui il successore di Zengi, Nur ad-Din (Norandino), annetté nel 1169 l'Egitto, grazie alle vittorie ottenute da Saladino. Quando, cinque anni dopo, questi successe a Nur ad-Din, il suo regno si estendeva dal deserto libico alla valle del Tigri, circondando su tre fronti i regni crociati superstiti. Dichiarata la guerra santa, nel 1187 Saladino invase il Regno di Gerusalemme, sconfiggendo l'esercito latino in Galilea in una cruenta battaglia ad Hattin, vicino al lago di Tiberiade, nella quale rimasero uccisi tutti i templari e gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Gerusalemme si arrese in ottobre, lasciando in mano ai crociati la sola città di Tiro, in Libano. Baldovino IV, il "Re lebbroso" di Gerusalemme, venne incoronato all'età di tredici anni, il 15 luglio del 1174. Questo personaggio fu uno dei più ammirevoli dell'epopea Crociata, per il coraggio, la lealtà e la saggezza dimostrate, nonostante le grandi sofferenze a causa della sua malattia. Nel tentativo di arrestare l'avanzata di Saladino verso la Siria, i crociati di Baldovino IV, comandati da Rinaldo di Chatillon (gia Principe di Antiochia, dal 1153 al 1160) insieme ai Templari, intercettarono l'armata di Saladino nei pressi di Ascalona. Le forze congiunte cristiane ammontavano a circa 500 cavalieri di Baldovino, 80 Cavalieri Templari e poche migliaia di unità di fanteria, mentre Saladino poteva contare su 26.000 uomini. Saladino si spostò verso Ramla e la conquisto. Sottovalutando l'armata cristiana, permise al suo esercito di diffondersi a raggio lungo una vasta area. Lo scontro avvenne a Montgisard, nei pressi di Ramla, nel novembre del 1177, cogliendolo del tutto di sorpresa Saladino. La Battaglia di Montgisard fu una sciagura per Saladino, che perse buona parte del suo esercito. L'epica vittoria (ricordata come la Battaglia di Montgisard) sulle sovrastanti forze musulmane, per Baldvino frutto dell'aiuto divino, dette respiro al Re di Gerusalemme, seguì un (breve) periodo di pace. Nell'estate del 1180, Baldovino IV diede sua sorella Sibilla in sposa a Guido di Lusignano. Si trattava del secondo matrimonio di Sibilla, vedova di Guglielmo di Monferrato e gia madre di Baldovino V, il futuro Re di Gerusalemme. Nel 1182, Baldovino IV, ormai cieco e incapace di camminare, nominò Guido reggente del Regno. Guido era appoggiato apertamente dai Templari. Nel 1183, durante i festeggiamenti al Krak di Moab per il matrimonio dell'altra sorella di Baldovino, Isabella, Saladino mise sotto assedio il castello. Guido riuscì a spezzare l'assedio, ma Giudo si rifiutò di combattere. Per questo Baldovino IV depose Guido dalla reggenza. Successivamente Baldovino tentò, senza successo, di far annullare il matrimonio fra Sibilla e Guido. In disgrazia, egli si ritirò con sua moglie Sibilla ad Ascalona. Nello stesso anno Baldovino IV nominò suo successore il nipote, filgio di Sibilla, Baldovino di Monferrato, all'età di cinque anni. Nel 1185 Baldovino IV muore a Gerusalemme. Baldovino V rimase Re di Gerusalemme per un solo anno, a soli otto anni, nel 1186 muore anche lui. Grazie al sostegno dei Templari e l'appoggio di Sibilla, Guido di Lusignano fu eletto Re Consorte di Gerusalemme, per via matrimoniale. Guido di Lusignano, circondatosi di consiglieri inetti ed imprudenti, portò il regno crociato alla disfatta di Hattin del 1187. Il 29 ottobre 1187 papa Gregorio VIII bandì la terza Crociata, suscitando ancora una volta un diffuso entusiasmo e ottenendo l'adesione di tre potenti sovrani europei: l'imperatore Federico I Barbarossa, il re francese Filippo II Augusto e quello inglese Riccardo I Cuor di Leone. Nonostante avessero raccolto il più grande degli eserciti formatisi a partire dal 1095, i tre sovrani non riportarono grandi successi. Federico morì in Cilicia guadando un fiume e buona parte del suo esercito fece ritorno in Germania recando con sé le sue spoglie. Filippo e Riccardo liberarono dal dominio di Saladino alcune città sul Mediterraneo, ma non riuscirono a conquistare Gerusalemme. Stabilita una tregua con Saladino, nell'ottobre 1192 il Regno latino, anche se meno esteso di prima e sensibilmente più debole sul piano militare ed economico, venne ricostituito. Durò ancora un secolo. Saladino morì nel 1193, poco dopo aver firmato il trattato di pace con Riccardo, stroncato da un attacco di febbre a Damasco, mentre si stava recando in pellegrinaggio a La Mecca. |
Post n°11 pubblicato il 26 Dicembre 2009 da jacquesdemolay1118
Alla Seconda Crociata (1147-1149), bandita da Eugenio III, partecipano re Luigi VII e l'imperatore Corrado III. L'esito fu negativo Le vittorie della Prima Crociata erano state favorite dall'isolamento e dalla relativa debolezza dei musulmani, che tuttavia si riorganizzarono per tentare l'immediata riconquista del Medio Oriente sotto la guida di Imad ad-Din Zengi, governatore di Mosul (Siria settentrionale). La prima grande vittoria dei musulmani fu la presa di Edessa nel 1144; l'evento indusse il papa Eugenio III a bandire la Seconda Crociata nel 1145. La spedizione germanica si pose frettolosamente in viaggio senza attendere la colonna dei Franchi. Nel passaggio per i territori di Bisanzio, i crociati si abbandonarono a rezzie e violenze di ogni tipo. Tanto scempio convinse l'imperatore Comneno ad optare per una possibile alleanza con i Turchi. Neanche la spedizione Franca ebbe fortuna, nel gennaio del 1148 l'esercito fu rovinosamente attaccato dai Turchi, sulle montagne del Cadmos (odierno Homaz). L'immane disastro fu contenuto grazie all'intervento dei Templari che, sotto la guida di Everardo di Barre, alzarono una linea di difesa, consentendo l'arretrtamento dell'esercito francese, e il riordiono della milizia in fuga. I francesi, ebbero così modo di riprendersi dall'imboscata, riuscendo ad arrivare ad Antiochia. Dopo il ricongiungimento con ciò che rimaneva dell'esercito di Corrado ad Acri, si decise di tentare la conquista di Damasco. Il giudizio di Bernardo, per questa fallimentare spedizione, fu pesante: "maledetti i nostri principi! Nella Terra del Signore non hanno fatto nulla di buono; nelle loro terre, dove sono rientrati in gran fretta, dimostrano una cattiveria inimmaginabile!" La rovinosa spedizione Crociata giovò a Norandino, che dopo la difesa di Damasco, riconquistò Edessa. Nel 1149 si scontrò con l'esercito di Raimondo di Antiochia, giunto per soccorrere alcuni castelli crociati rimasti isolati dopo le conquiste di Norandino. Nel 1153 Bernardo di Chiaravalle morì.Si concluse così una fase importante nella storia della cristianità e delle Crociate. Il fallimento della Seconda Crociata preluse al ricostituirsi dell'egemonia musulmana nella regione mediorientale, a cui il successore di Zengi, Nur ad-Din (Norandino), annetté nel 1169 l'Egitto, grazie alle vittorie ottenute da Saladino. Quando, cinque anni dopo, questi successe a Nur ad-Din, il suo regno si estendeva dal deserto libico alla valle del Tigri, circondando su tre fronti i regni crociati superstiti. Dichiarata la guerra santa, nel 1187 Saladino invase il Regno di Gerusalemme, sconfiggendo l'esercito latino in Galilea in una cruenta battaglia ad Hattin, vicino al lago di Tiberiade, nella quale rimasero uccisi tutti i templari e gli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Gerusalemme si arrese in ottobre, lasciando in mano ai crociati la sola città di Tiro, in Libano. Baldovino IV, il "Re lebbroso" di Gerusalemme, venne incoronato all'età di tredici anni, il 15 luglio del 1174. Questo personaggio fu uno dei più ammirevoli dell'epopea Crociata, per il coraggio, la lealtà e la saggezza dimostrate, nonostante le grandi sofferenze a causa della sua malattia. Nel tentativo di arrestare l'avanzata di Saladino verso la Siria, i crociati di Baldovino IV, comandati da Rinaldo di Chatillon (gia Principe di Antiochia, dal 1153 al 1160) insieme ai Templari, intercettarono l'armata di Saladino nei pressi di Ascalona. Le forze congiunte cristiane ammontavano a circa 500 cavalieri di Baldovino, 80 Cavalieri Templari e poche migliaia di unità di fanteria, mentre Saladino poteva contare su 26.000 uomini. Saladino si spostò verso Ramla e la conquisto. Sottovalutando l'armata cristiana, permise al suo esercito di diffondersi a raggio lungo una vasta area. Lo scontro avvenne a Montgisard, nei pressi di Ramla, nel novembre del 1177, cogliendolo del tutto di sorpresa Saladino. La Battaglia di Montgisard fu una sciagura per Saladino, che perse buona parte del suo esercito. L'epica vittoria (ricordata come la Battaglia di Montgisard) sulle sovrastanti forze musulmane, per Baldvino frutto dell'aiuto divino, dette respiro al Re di Gerusalemme, seguì un (breve) periodo di pace. Nell'estate del 1180, Baldovino IV diede sua sorella Sibilla in sposa a Guido di Lusignano. Si trattava del secondo matrimonio di Sibilla, vedova di Guglielmo di Monferrato e gia madre di Baldovino V, il futuro Re di Gerusalemme. Nel 1182, Baldovino IV, ormai cieco e incapace di camminare, nominò Guido reggente del Regno. Guido era appoggiato apertamente dai Templari. |
Post n°10 pubblicato il 19 Dicembre 2009 da jacquesdemolay1118
E' possibile che con il sole ormai alto nel cielo, nella confusione della battaglia, complici anche l'estrema varietà di genti che caratterizzavano l'armata cristiana facendone, in effetti, una realtà molto eterogenea, gli stemmi e le insegne di qualche cavaliere fossero confusi e riconosciuti come quelli di San Michele e San Giorgio o d'altri santi, o ancora come quelli di angelici guerrieri. D'altra parte in circostanze analoghe, in occasione cioè di scontri vittoriosi, molti tra le fila dei crociati ebbero l'impressione di essere affiancati da combattenti celesti, o come nel caso della presa di Gerusalemme nel luglio 1099, dai loro compagni caduti in battaglia. Viste le difficoltà di gestire la marcia e reperire viveri per l'esercito, tra le cui fila è bene ricordare, vi è un grandissimo numero di pellegrini non combattenti, i comandanti crociati prendono la decisione di dividere l'armata in due tronconi che viaggeranno a distanza di un giorno di cammino. All'alba del 1° luglio, in prossimità di Dorileo (l'odierna Eskishehir), l'esercito turco di Kilij Arslan attacca l'accampamento del contingente d'avanguardia composto dai normanni del meridione d'Italia guidati da Boemondo e da quelli francesi agli ordini del duca Roberto, oltre ai cavalieri del conte di Fiandra, del conte Stefano di Blois e di un reparto bizantino. Disponendo al centro i pellegrini disarmati, con le donne incaricate di rifornire d'acqua i soldati, Boemondo organizza la difesa e invia messaggeri al secondo esercito; la tattica dei turchi è comunque insidiosa per i cavalieri occidentali, abituati ad affrontare il nemico con cariche travolgenti. Diversamente da loro, questi avversari rifiutano lo scontro diretto, combattono impegnando veloci arcieri a cavallo che dopo aver scoccato le loro frecce si ritirano per far rapidamente posto ad altri. Verso la fine della mattinata, quando ormai le forze e le speranze dei crociati cominciano a venir meno, improvvisamente la pianura è scossa dalla carica del secondo contingente crociato: lanciati al galoppo sopraggiungono per primi Goffredo di Buglione e Ugo di Vermandois, fratello del re di Francia, seguiti dal conte di Tolosa con il resto dell'esercito, e il loro arrivo modifica lo scenario della battaglia. Non è difficile immaginare come questa vittoria rafforzasse tra i pellegrini ed i cavalieri cristiani la convinzione che la loro impresa fosse sotto la protezione divina e che quest'ultima si manifestasse concretamente attraverso l'impegno armato di angelici guerrieri. Di un nuovo intervento di celesti rinforzi, i crociati ebbero modo di approfittare durante la battaglia che pose fine all'assedio di Antiochia, nel giugno dell'anno successivo; tenuto conto delle condizioni nelle quali versava l'intera armata cristiana, spossata al pari dei pellegrini da mesi di stenti e privazioni e considerato il gran numero di cavalieri costretti a combattere appiedati o al più a dorso di umili animali da soma causa la grande moria di cavalli, la vittoria apparve quasi miracolosa, in armonia con la forte carica mistica che aveva caratterizzato la permanenza ad Antiochia. Sono oramai svariati mesi che tra i crociati circolano voci riguardo ai sogni e le visioni che interessano uno strano personaggio, tale Pietro Bartolomeo, noto per la sua condotta ed i modi non proprio esemplari. In una delle sue apparizioni l'apostolo Andrea gli avrebbe rivelato il luogo dove è sepolta la Sacra lancia, usata dal centurione romano per trafiggere il costato di Gesù dopo la crocifissione. Vistasi riconoscere dopo questo ritrovamento l'attendibilità delle sue dichiarazioni, Pietro Bartolomeo continua a riferire di visioni ed apparizioni delle quali è oggetto, molte delle quali incoraggiano l'impresa dei crociati e che, invitandoli a penitenze e mortificazioni, ne garantiscono il buon esito. Nonostante le pessime condizioni dell'esercito e l'apparente posizione di svantaggio, grazie alla strategia di Boemondo che ha assunto per l'occasione il comando delle operazioni, i crociati riportano una schiacciante vittoria, mettendo in rotta le milizie turche. Un'ottantina d'anni dopo la battaglia di Antiochia, una nuova circostanza apparentemente disperata per i crociati, vede ancora l'intervento di schiere celesti in soccorso delle loro forze. Baldovino, informato delle mosse del Saladino e radunati 500 cavalieri, raggiunge rapidamente Ascalona che teme essere il primo obiettivo da difendere, riuscendo a precedere l'esercito avversario. Ma le intenzioni di Saldino si rivelano presto altre: lasciato un piccolo contingente a proseguire l'assedio e tenere di fatto prigioniero il giovane re, si rimette in marcia risalendo verso l'interno, in direzione di Gerusalemme. Quando il giovane Baldovino legge l'indecisione e l'incertezza negli occhi dei suoi cavalieri che esitano ad attaccare, consapevole che è in gioco la vita del regno smonta da cavallo e, in ginocchio con il viso nella sabbia, prega piangendo. L'emozione che suscita la scena scuote gli animi dei cavalieri che dopo aver giurato di non sottrarsi allo scontro, si schierano in posizione di battaglia e con la Vera Croce in prima fila portata dal vescovo di Betlemme, lanciano la loro carica travolgente contro l'ignaro Saladino e il suo esercito. Non conosciamo le sensazioni di Saladino all'apparire dei crociati, ne se anch'egli al pari dei cavalieri cristiani abbia l'impressione che San Giorgio combatta al loro fianco; gli uomini di Baldovino al termine della battaglia, pur riconoscendo il valore individuale di alcuni, distintisi dagli altri per coraggio e abilità, confessano di aver avuto la certezza che il Santo cavaliere guidasse la loro carica vittoriosa. A distanza di pochi anni, Gerusalemme venne persa dai cristiani dopo la disfatta dei corni di Hattin, dove i crociati subirono una pesante sconfitta ad opera dello stesso Saladino: nonostante il valore e lo slancio dimostrati in battaglia, nessun intervento di angeli guerrieri soccorse i cavalieri di Terra Santa, così come durante l'assedio e la caduta di San Giovanni d'Acri, altro episodio epico della storia delle Crociate che vide cavalieri e fanti battersi strenuamente contro un avversario impari. Il 7 ottobre 1571 al largo delle coste di Lepanto, la flotta cristiana della Lega Santa e quella turca agli ordini di Alì Pascià forte di 222 galee e 90.000 uomini, si scontrarono dando vita ad una straordinaria battaglia navale. |
Miti come agnelli
nella quiete della casa
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