Parole messe lì...

L'abbraccio del professore.

A volte succedono cose strane. Più che strane, imprevedibili e impensabili.
Rewind.
Anno scolastico 1979. Terza superiore al classico. Sezione F. Si apre la porta ed entra il nuovo professore di lettere. Alto, dinoccolato, capelli lunghi e barba incolta. In bocca un toscano e in mano una copia dell'Unità. Si ferma accanto alla cattedra e pianta i suoi occhi nei quarantotto occhi che lo stavano guardando.
"Buongiorno. Sono il vostro nuovo professore di lettere. Mi chiamo Fausto B. e sono comunista con spiccate simpatie anarchiche. Qualcuno ha dei problemi per questo?"
Silenzio totale.
Si siede, accende il toscano, apre il giornale e comincia a leggere. Trascorrono i dieci minuti più irreali della mia carriera di studente. In aula non volava una mosca e ci scambiavamo occhiate interrogative. Improvvisamente, smette di leggere, spegne il sigaro e dice:
"Bene...si comincia. E scordatevi Manzoni...io non lo sopporto."
Un boato accolse quest'ultima frase.
Oggi l'ho rivisto...sempre alto ma un po' più curvo...sulla settantina, capelli bianchi e solito toscano fra le labbra.
"Professore.....è lei?"
"Ciao. Sei un mio studente? Mi devi scusare, ma non ricordo..."
"Non si preoccupi professore...come sta?"
"Insomma...si tira avanti....eri al classico?"
"Si. Terza F. Ero quello che lei rimproverava sempre, perchè diceva che nei temi partivo bene e poi, parole sue, andavo a finire dove cazzo mi pareva..."
"Eh eh eh...oggi non lo farei più. E' bello divagare....sennò fai come i treni, che hanno la strada segnata. Invece è bello partire e non sapere dove si andrà a finire. Il problema è che molti, hanno paura ad uscire dal solco...è un grosso problema, credimi."
"Le credo. Ed ora cosa fa di bello?"
"Mi godo la pensione, i miei nipoti e sono sempre comunista. Avevi dubbi?"
"Neanche mezzo."
"Ti spiace se ti abbraccio? Non lo so....mi ha fatto piacere che tu mi abbia fermato. E' bello quando qualcuno si ricorda di te. Ti fa quasi sentire importante."
"E allora abbracciamoci professore, che fa piacere anche a me."
Ho sentito quella stretta che avrebbe voluto essere forte, ma che invece il tempo ha reso meno potente. Ho sentito la pelle della sua guancia ruvida poggiarsi sulla mia ed ho sentito la commozione salirmi fino in gola. Ho fatto appena in tempo a ricacciarla giù prima che mi vedesse. E quando è salito sulla corriera e mi ha salutato con la mano, mi sono pentito di essermi vergognato. Credo che gli avrebbe fatto piacere.