Post n°78 pubblicato il 27 Settembre 2009 da effegent
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Post n°77 pubblicato il 26 Settembre 2009 da effegent
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Post n°76 pubblicato il 24 Settembre 2009 da effegent
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Post n°75 pubblicato il 05 Settembre 2009 da effegent
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Post n°74 pubblicato il 05 Settembre 2009 da effegent
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Post n°73 pubblicato il 26 Luglio 2009 da effegent
Per raccontar Milano è bene partire dal basso, dai marciapiedi, più che dalle alte vette, il primato sociale e civile dato una volta per scontato o la capitale morale andata in frantumi come un vaso di terraglia. I marciapiedi, dunque, quasi tutti rotti, rappezzati, simili a mantelli di Arlecchino, tra crepe, buchi e strisce d'asfalto, coi cordoli di antica pietra gettati via, lo sporco della città che s'infiltra tra le fessure e i sassi malamente mescolati alla sterpaglia. Nessuno controlla più quel che fanno i posatori. Questo non succede in periferia, a Baggio, a Cernusco sul Naviglio, a Cinisello, dove forse le cose vanno un po' meglio, ma nel centro colto della città, di fianco alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, per esempio, dove già di prima mattina i cinesi e i giapponesi si mettono in coda per vedere il Cenacolo di Leonardo e poi vanno a comprare i souvenir dal cartolaio di via Ruffini, davanti alla scuola che ha appena compiuto cent'anni di età. L'unica voce di umano buonsenso pare quella dell'arcivescovo Dionigi Tettamanzi. Nel Novecento, orribile secolo di conflitti e di violenza, tra la Shoah e la bomba atomica, è successo di tutto e il primo decennio del nuovo secolo non sembra portatore di giustizia e libertà. A Milano i momenti di fervore, dopo la Seconda guerra mondiale, furono probabilmente tre: la ricostruzione, anche se già segnata dagli interessi speculativi; gli anni del centrosinistra quando Milano fu motore di proposta e di ricerca; subito dopo la strage di piazza Fontana, nel 1969, che vide la città affratellata nella tragedia. Nel tempo del terrorismo punteggiato dai funerali delle povere vittime, Alessandrini, Calabresi, Galli, Tobagi, tra gli altri, Milano tiene. Poi tutto si sfalda. Dalla «Milano da bere» degli anni craxiani, gran finzione di un lucente mondo corrotto, al ciclone di «Mani pulite». La città, nel 1992, si sente vendicata. L'immagine dei rappresentanti di tutti i partiti politici seduti intorno allo stesso tavolo a dividersi le mazzette della corruzione secondo il proprio peso politico resta negli occhi e nella mente. L'indignazione, però, dura poco. I sodali dei corrotti hanno la meglio malgrado la grande ruberia scoperchiata. Vengono dimenticati alla svelta gli imprenditori, i politici, gli amministratori, gli affaristi in gran quantità, in fila per confessare i loro peccati e avere qualche sconto di pena, davanti alle porte degli uffici della Procura della Repubblica. I magistrati, applauditi fino a poco prima, diventano i carnefici, giustizialisti senza cuore e senza cervello. Quel che accadde allora pesa ancora oggi. Ci fu infatti, da parte della comunità, il rifiuto di discutere e di discutersi per tentar di capire le ragioni di quel che era successo. Il problema non era soltanto giudiziario, riguardava la struttura dell'intera società, la cultura diffusa, i comportamenti, il merito e il demerito, i criteri di selezione della classe dirigente, questioni irrisolte ed essenziali. Tutto era accaduto in una città dove la morale collettiva aveva profonde radici, dove, fin dai tempi dell'imperatrice Maria Teresa, fiorì una buona amministrazione, dove il socialismo primonovecentesco aveva dato vita a modelli comunitari d'avanguardia, le scuole d'arti e di mestieri, la società Umanitaria, le case popolari nel centro della città, i quartieri operai ben costruiti — il villaggio Falck — le associazioni di mutuo soccorso, tutto quanto poteva rendere meno greve la vita degli umili manzoniani. E oggi? È mutato l'assetto sociale, in pochi anni si è passati dalla durezza del mondo contadino alle costrizioni dell'industria manifatturiera al terziario fino alla generazione di Google, quella che scrive x invece di per e 6 invece di sei. In un tempo non lontano l'incontro politico, civile, soprattutto umano, tra una classe imprenditrice capace, che ha avuto fede in se stessa, senza dimenticare del tutto il prossimo, e una classe operaia di alto livello professionale ha impedito, mescolando culture e esperienze, che nascessero fascismi e razzismi. Ora gli imprenditori si sono assottigliati trasformandosi in finanzieri e in immobiliaristi, gli operai sono calati di molto, le grandi fabbriche non esistono quasi più così com'erano fino agli anni Ottanta. E, quel che forse più conta, sono scomparsi anche i luoghi di aggregazione, le sezioni sindacali e quelle dei partiti di massa, dentro e fuori le aziende, e anche gli oratori delle parrocchie hanno una minore forza di attrazione. Un buco nero. La società si è impoverita, gli uomini e le donne sono più soli, la tv, così manchevole, ha la funzione di una specie di scuola dell'obbligo. L'Expo 2015 è diventato a Milano quasi un miraggio, la soluzione per tutti i mali, la panacea. Ma i più dei cittadini sanno vagamente di che cosa si tratta — l'alimentazione — anche se hanno seguito le penose polemiche per la conquista delle poltrone, durate un anno, che fanno persino rimpiangere la Prima Repubblica e il famoso manuale Cencelli. Si è capito anche che l'imperativo categorico, quasi un'ossessione, è costruire, la manna moltiplicatrice di soldi. Per chi non si sa, visto che i portoni delle case sono pieni di cartelli, «vendesi», «affittasi», e non pochi, soprattutto giovani, in questi anni se ne sono andati a vivere fuori città dove i prezzi sono più clementi. Un editto li obbligherà a tornare? E a nessuno viene in mente di consultare i magistrati della Direzione antimafia, profondi conoscitori della 'ndrangheta calabrese, una tra le aziende leader della città, in attesa di saltare su appalti e subappalti dell'edilizia, vista la sua liquidità senza fondo? (I nuovi capi sono i figli acculturati dei mafiosi di Africo, di Platì, di San Luca di trent'anni fa). È mancato, da parte dell'amministrazione comunale, infinitamente distante non solo per quanto riguarda l'Expo, un coinvolgimento con l'intera comunità, una gestione più aperta, più democratica, più disponibile, meno gelida e più umana di una città una volta ironica, affettuosa e ora incattivita, nevrotizzata. È inutile l'ottimismo di maniera. Non è preferibile dir le cose come stanno cercando di far funzionare meglio quel meccano complesso che è oggi una grande città? Corriere della Sera - Corrado Stajano |
Post n°72 pubblicato il 04 Luglio 2009 da effegent
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Post n°71 pubblicato il 18 Giugno 2009 da effegent
La distruzione delle foreste tropicali produce un quinto delle emissioni di gas serra a livello globale. Più dell’intero settore dei trasporti in tutto il mondo. Il principale motore della deforestazione dell’Amazzonia è l’allevamento bovino e il prodotto più redditizio che ne deriva, la pelle. |
Post n°68 pubblicato il 30 Maggio 2009 da effegent
A un mese e mezzo dal terremoto che ha devastato la provincia de L’Aquila, la situazione è tesa, drammatica e irrisolta. Questa lettera è stata scritta da Andrea Gattinoni, un attore che si trovava a L’Aquila per presentare un film. Le parole sono dirette a sua moglie ma rappresentano un’efficace testimonianza per tutti quelli che a L’Aquila non ci sono ancora stati. HO VISTO L’AQUILA: lettera a mia moglie scritta ieri notte Ho parlato con i ragazzi, tutti trentenni da fitta al cuore. Chi ha perso la fidanzata, chi i genitori, chi il vicino di casa. Francesca, stanno malissimo. Sono riusciti ad ottenere solo ieri che quelli della protezione civile non potessero piombargli nelle tende all’improvviso, anche nel cuore della notte, per CONTROLLARE. Gli anziani stanno impazzendo. Hanno vietato internet nelle tendopoli perché dicono che non gli serve. Gli hanno vietato persino di distribuire volantini nei campi, con la scusa che nel testo di quello che avevano scritto c’era la parola ‘cazzeggio’. A venti chilometri dall’Aquila il tom tom è oscurato. La città è completamente militarizzata. Sono schiacciati da tutto, nelle tendopoli ogni giorno dilagano episodi di follia e di violenza inauditi, ieri hanno accoltellato uno. Nel frattempo tutte le zone e i boschi sopra la città sono sempre più gremiti di militari, che controllano ogni albero e ogni roccia in previsione del G8. Ti rendi conto di cosa succederà a questa gente quando quei pezzi di ***** arriveranno coi loro elicotteri e le loro auto blindate? Lì???? Per entrare in ciascuna delle tendopoli bisogna subire una serie di perquisizioni umilianti, un terzo grado sconcertante, manco fossero delinquenti, anche solo per poter salutare un amico o un parente. Non hanno niente, gli serve tutto. (Hanno) rifiutato ogni aiuto internazionale e loro hanno bisogno anche solo di tute, di scarpe da ginnastica. Per far fare la messa a Ratzinger, il governo ha speso duecentomila euro per trasportare una chiesa di legno da Cinecittà a L’Aquila. Poi c’è il tempo che non passa mai, gli anziani che impazziscono. Le tendopoli sono imbottite di droga. I militari hanno fatto entrare qualunque cosa, eroina, ecstasy, cannabis, tutto. E’ come se avessero voluto isolarli da tutto e da tutti, e preferiscano lasciarli a stordirsi di qualunque cosa, l’importante è che all’esterno non trapeli nulla. Berlusconi si è presentato, GIURO, con il banchetto della Presidenza del Consiglio. Il ragazzo che me l’ha raccontato mi ha detto che sembrava un venditore di pentole. Qua i media dicono che lì va tutto benissimo. Quel ragazzo che mi ha raccontato le cose che ti ho detto, insieme ad altri ragazzi adulti, a qualche anziano, mi ha detto che "quello che il Governo sta facendo sulla loro pelle è un gigantesco banco di prova per vedere come si fa a tenere prigioniera l’intera popolazione di una città, senza che al di fuori possa trapelare niente". Mi ha anche spiegato che la lotta più grande per tutti lì è proprio non impazzire. In tutto questo ci sono i lutti, le case che non ci sono più, il lavoro che non c’è più, tutto perduto. Prima di mangiare in quel posto abbiamo fatto a piedi più di tre chilometri in cerca di un ristorante, ma erano tutti già chiusi perché i proprietari devono rientrare nelle tendopoli per la sera. C’era un silenzio terrificante, sembrava una città di zombie in un film di zombie. E poi quest’umanità all’improvviso di cuori palpitanti e di persone non dignitose, di più, che ti ringraziano piangendo per essere andato lì. Ci voglio tornare. Con quella luna gigantesca che mi guardava nella notte in fondo alla strada quando siamo partiti e io pensavo a te e a quanto avrei voluto buttarmi al tuo collo per dirti che non ti lascerò mai, mai, mai. Dentro al ristoro privato (una specie di rosticceria) in cui abbiamo mangiato, mentre ci preparavano la roba e ci facevano lo scontrino e fuori c’erano i tavoli nel vento della sera, un commesso dietro al bancone ha porto un arrosticino a Michele, dicendogli ‘Assaggi, assaggi’. Michele gli ha detto di no, che li stavamo già comprando insieme alle altre cose, ma quello ha insistito finché Michele non l’ha preso, e quello gli ha detto sorridendogli: "Non bisogna perdere le buone abitudini". Domani scriverò cose su internet a proposito di questo, la gente deve sapere. Anzi metto in rete questa mia lettera per te. Andrea Gattinoni, 11 maggio notte. fonte: http://nautilusmagazine.blogspot.com/2009/05/prove-tecniche-di-regime.html |
Post n°67 pubblicato il 17 Maggio 2009 da effegent
Chet Baker fu uno degli interpreti più rilevanti dello stile “cool jazz” e - per il suo stile di vita al limite e per la bellissima presenza fisica - fu da alcuni ribatezzato “il James Dean del jazz”. Il suo ingresso nella Storia del jazz è fatto risalire al suo assolo nella registrazione dello standard “My Funny Valentine” insieme al quartetto di Jerry Mulligan, mentre la consacrazione è probabilmente il riconoscimento come “strumentista dell’anno” - nel 1954, sbaragliano concorrenti come Miles Davis e Dizzy Gillespie - nell’annuale sondaggio della rivista Down Beat. Vittima di una grave dipendenza dall’eroina, nel 1966 durante una rissa Baker ebbe i denti davanti spaccati da uno spacciatore - menomazione gravissima per un trombettista. Scomparso dalle scene, fu riconosciuto da un fan mentre lavorava come garzone in una pompa di benzina, e dal fan medesimo finanziato per una totale ricostruzione dell’arcata dentale... Questo alimentò ancor di più la leggenda di Baker, che di lì a poco tornò a esibirsi, sfatando il luogo comune secondo cui è impossibile per un trombettista suonare con la dentiera. Morirà il 13 maggio del 1988, cadendo da una finestra del Prins Hendrik Hotel di Amsterdam, quasi certamente sotto l'effetto di droghe. |
Post n°64 pubblicato il 01 Maggio 2009 da effegent
10 8 2004 Ceneri di Manuela Cacciotto, 10 8 2004 Ceneri, opera prima di Manuela Cacciotto, è un romanzo sul ricordo. Una donna, unico personaggio senza nome della storia, rivisita attraverso la scrittura il suo difficile e tormentato rapporto con la sorella Eleonora. Ripartendo dai giorni dell’adolescenza ricostruisce la storia della sua famiglia, borghese e legata alle apparenze, e della sua vita, ribelle e solitaria, fino ad arrivare al punto di non ritorno che il destino le ha riservato e verso il quale tutto il romanzo tende.Il romanzo alterna il presente di alcolici e nebbia a Pavia della protagonista con due spazi del passato: quello della quiete “dell’isola” natia, senza nome anch’essa e per certi versi mitica, dominata da un silenzio che culla e ammala allo stesso tempo, e quello di una Lombardia carica di aspettative per una sorella (Eleonora) e di solitudine e vagabondaggi per l’altra (Voce narrante). |
Post n°63 pubblicato il 28 Aprile 2009 da effegent
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Post n°62 pubblicato il 26 Aprile 2009 da effegent
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Post n°61 pubblicato il 22 Aprile 2009 da effegent
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Post n°60 pubblicato il 22 Aprile 2009 da effegent
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Post n°58 pubblicato il 20 Aprile 2009 da effegent
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Post n°57 pubblicato il 20 Aprile 2009 da effegent
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Post n°55 pubblicato il 14 Aprile 2009 da effegent
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Post n°54 pubblicato il 11 Aprile 2009 da effegent
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Post n°52 pubblicato il 11 Aprile 2009 da effegent
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![Elisa Isoardi, conduttrice Rai, rivela:](http://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2015/01/27/154331859-8b84fbbc-68ed-40d4-a035-b02ea5814038.jpg)
L'ex miss Cinema e il segretario del Carroccio si conoscono dal 2009, ma hanno iniziato a frequentarsi appena tornati entrambi single (lei è stata legata all'imprenditore Canio Mazzaro, ex di Daniela Santanchè e di Rita Rusic): "Sull'educazione sentimentale io cado", ha detto la Isoardi a Chi, ma "sono concentratissima sul lavoro". E mentre "molte mie colleghe, da Veronica Maya a Caterina Balivo sono già sposate e con figli, io non ho fretta anche se in amore mi ritengo una passionale e vivo tutto sino in fondo".
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IL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO
A cavallo tra Calabria e Basilicatasi estende il Parco Nazionale del Pollino, il più esteso d'Italia con isuoi 192.565 chilometri. Nel suo territorio sono comprese fortezzemedioevali, reperti greci e paesini in cui sopravvive "l'arbeshe", unatradizione culturale e linguistica italo-albanese. E sulle vettepotrete incontrare l'aquila reale, il lupo appenninico e il caprioloautoctono...
Il parco presenta ambienti naturali profondamente diversi traloro. A est e a ovest è bagnato dal mare. Mentre tra le vette sicontano le più alte dell'Appennino meridionale, come il Dolcedorme(2267 metri) e il Monte Pollino (2248 m). Sui rocciosi pendii di questecime si inerpica il pino loricato, l'emblema del parco. Il loricato ha una storia molto antica, che risale finoall'ultima glaciazione. Il suo territorio prediletto è la nuda rocciadelle zone più impervie, dove il forte vento, l'aspro gelo e i fulminimodellano il suo tronco nella crescita...
(da: www.montagna.org/node/4660)
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