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Il post più corto

Post n°23 pubblicato il 20 Ottobre 2007 da threecharlie
 

Sarà banale, forse, ma potrebbe anche non esserlo, per cui buon compleanno Concy

 
 
 

Strana sensazione

Post n°22 pubblicato il 20 Ottobre 2007 da threecharlie
 

Strana sensazione; passeggiavo nel tratto di fiera cittadina per andare a fare un po' di spesa nel supermercato a due passi da casa. Sembrava tutto distante, lontanissimo, io ed i miei passi, non c'era altro che quello, io ed i miei passi che uno dopo l'altro mi portavano sempre più vicino al luogo dove potermi rifornire la dispensa, almeno per un po'.
Stessa strada, all'incontrario, stessa confusione, più o meno le stesse facce, chiaramente diverse, ma comunque gente, nessuno di riconoscibile veramente, eppure nel ritorno c'erano tutti, chi con il cellulare in mano che chiedeva al figlio dov'era la nonna e gli diceva bravoper aver fatto la doccia, i bambini che si rincorrevano attorno ad un palo (ma allora non tutti si divertono solamente davanti alla playstation), una coppietta che guardava gli amici avvicinarsi al banco degli insaccati di cinghiale e che diceva "no poverini, poveri cinghialetti" guardando i trofei appesi alla struttura. In teoria nulla di speciale, nulla di diverso da prima...
Chissà perché le cose cambiano in soli 20 minuti, cambiassero anche gli amori in così breve tempo cambierebbe tutta la storia della tua vita...

 
 
 

Periodi chiaroscuri

Post n°21 pubblicato il 14 Ottobre 2007 da threecharlie
 
Foto di threecharlie

Non è una novità; alle volte sparisco per giorni, alle volte per mesi. Un motivo solo non c'è mai, dato che non c'è mai un motivo solo per sorridere o crocefiggersi. Non sono nemmeno convinto di esservi veramente mancato perché, se sparisci, ci vuole una buona dose di pazienza, amicizia o addirittura amore per sopportare queste tue sparizioni. Il miglior metodo per gestirle è un bel "ma va a quel paese" o un altrettanto buon "ma chi ti credi di essere". Volete veramente un po' di cronaca? Ok, cercherò di essere essenziale. In questi mesi ho lavorato badando più alla necessità di raggranellare denaro, non tanto per me quanto per la banca a cui li debbo restituire, con l'incoscienza di chi non si rende conto di superare i propri limiti fisici. Così dopo questa strana sensazione di non avere energie e cercare di recuperarle solamente dormendo il più possibile alla prima magagnina il mio corpo mi ha presentato il conto di tanta ingratitudine. Come spesso accade non sono molto bravo né a prevenire né tanto meno a curare, non riesco a guardarmi in terza persona fisicamente e... patatrac. Tra reale malattia, complicazioni, sfighe aggiunte, un mese a casa, a vanificare anche il mese in cui ho dato più che me stesso alla causa "annulla il debito bancario". Vi risparmio il mio solito caos sentimentale, dove sto combattendo una guerra con me stesso per togliere strati di cemento armato nei rapporti con un'altra donna, quelli intensi dico, però tutto questo mi ha dato finalmente lo spunto per cominciare a scrivere quello che dovrebbe essere il mio primo reale progetto di racconto breve, o se ce la faccio, un romanzo breve.
Non vi ho mai fatto partecipi delle mie creazioni "artistiche", un po' perché ho abbondato nella mia prima parte della mia vita sul web, un po' perché mi è stato insegnato il valore di certe cose, ossia che non sempre è il caso di mettere parti di te stesso, delle tue emozioni, dei tuoi ricordi, alla stregua di chiunque. Sono situazioni che mantengono un valore solamente se non sono buttate lì, spero dio spiegarmi, così quando scrivo qualche nuova poesia, o credo di avere una buona idea per scrivere un incipit, un paragrafo, un capitolo, una nuova situazione, ho un fidato gruppo di ascolto, forse troppo buono, che pazientemente (non è vero, sono sempre attente) ascoltano o leggono quello che ho scritto e mi danno un giudizio. Giuro che alle volte mi è capitato di pensare di postare qualcosa anche qui, ma ci sono persone che continuano a sconsigliarmelo perché di squali in rete ce ne sono tanti, pronti ad appropriarsi di tue idee e di scriverci un testo er una canzone, o uno spunto in ul libro. A parte il possibile danno economico, anche se io non sono certo in grado di avere dei contatti seri con qualche casa editrice, mi si ricorda quanto potrebbe essere spiacevole vedere i propri concetti scritti e/o interpretati da qualcuno che ha un nome editorialmente parlando. A questo punto, se a qualcuno incuriosisse la cosa, potreste sempre provare a richiedermi quello che ho scritto personalmente, chissà che anche voi non entriate a far parte viva di quel gruppo di ascolto e di revisione delle bozze.
Per ora ringrazio tutti della solita costanza nella lettura, ringrazio nuovamente le persone che ho incontrato nella vita, alcune delle quali sono presenti ancora (altre perse, altre ancora sono fuggito io) perché è da queste esperienze cha attingo nello scrivere, nelle interazioni che ho ed ho avuto con loro. Sappiate che semmai riuscirò a pubblicare qualcosa, voi tutte che avete incrociato la mia via avete un posto in quello che scrivo, perché avete un posto nella memoria ed uno più o meno importante nel mio cuore (vi prego di interpretare positivamente quel più o meno importante).
Postilla; si può voler bene a più persone, ma questo impegna tempo e risorse al limite del prosciugamento. Alle volte bisogna fare delle scelte di priorità per non rischiare di trascurare le persone a cui vuoi dedicare tutto il tempo che meritano, o in caso di una possibile relazione sentimentale, tutto il tempo che merita.

Alle prossime news; ciao a tutti.



 

 
 
 

La costellazione dei Gemelli

Post n°20 pubblicato il 18 Giugno 2007 da threecharlie
 

Dopo una pausa di qualche mese m’è venuta voglia di tornare sull’argomento costellazioni, per parlarvi dei Gemelli, questo per omaggiare un’amica, pazza come non mai, che ha recentemente compiuto gli anni (auguri). Essendo nata in questo periodo dell’anno, il sole ai tempi dell’antica Grecia si trovava a transitare in quella porzione del cielo mentre ora, a causa del fenomeno della precessione degli equinozi, non esiste più alcuna corrispondenza sulla volta celeste fra la costellazione astronomica dei Gemelli ed il relativo segno zodiacale; è in questo lembo di cielo gli astronomi greci hanno ‘visto’ il mito di Castore e Polluce. Come spiegato nel post precedente dedicato alla costellazione dei Pesci, le posizioni delle stelle venivano attribuite alle leggende tramandate oralmente nei tempi antichi, e facilitavano gli spostamenti in assenza di strumentazioni che necessitavano una tecnologia che era ancora da divenire. Per tornare all’argomento di questo thread, chi erano i gemelli citati? Come spesso accade, dei miti greci ci sono pervenute diverse versioni, ma quella che vi propongo è quella che è più pertinente all’argomento trattato.
Tutto comincia da Leda, figlia di Testio e moglie di Tindaro, Re di Sparta; il “solito marpione” di Zeus innamoratosi di lei, da Re degli Dei qual’era decise di trasformarsi in un cigno e di concupirla in quelle sembianze. Ora, soprassedendo alle stranezze in gusti sessuali degli antichi greci., ed ammettendo che la povera Leda si sia concessa solo perché riconobbe in quel cigno il sommo Dio dell’Olimpo, la stessa partorì due uova dalle quali si schiusero due coppie di gemelli, Polluce ed Elena (sì quella famosa Elena di Troia) figli di Zeus, immortali per discendenza divina, e Castore e Clitennestra figli naturali del Re Tindaro e perciò mortali. Una diversa versione vuole che dall’uovo fossero nati invece Castore e Polluce al contrario delle due sorelle, tant’è che sono ricordati come i Dìoscuri (figli di Zeus), ma non spiegherebbe il motivo della dualità a cui arriviamo tra qualche riga. Ai nostri personaggi non basterebbero le loro imprese terrene ad assegnare il loro posto nel mito, pur essendo Castore straordinariamente abile nel domare e guidare i cavalli e Polluce il miglior pugilatore di Sparta. La versione più vicina alle nostre soap opera vuole i due protagonisti innamorati delle promesse spose dei cugini, figli appunto del fratello di re Tindaro, Afareo, a sua volta padre di due gemelli: Idas e Linceo, che scoprirono il rapimento delle ragazze da parte dei primi due. Dopo un inseguimento si arrivò all’inevitabile duello in cui Polluce uccise Linceo mentre Castore venne ferito mortalmente da Idas. Nel vedere la disperazione del figlio ferito ma superstite (ricordiamolo, era immortale) e l’insolenza di Idas nel volerlo attaccare, l’ira di Zeus si scatenò incenerendolo con una delle sue folgori, quindi quando l’attenzione di Polluce era tesa al fratello morente implorò il Re dell’Olimpo di far morire anche lui o di donare l’immortalità anche a Castore. Zeus decise allora di farli vivere entrambi, assieme sì, ma metà del tempo tra gli dei nell’Olimpo e il seguente negli inferi. Nel tempo, come premio del loro intenso amore fraterno gli dei portarono entrambi nel cielo nella costellazione ove sono rappresentati abbracciati.
E veniamo alla parte astronomica; la costellazione non è facilmente identificabile, specie dalle città, perché le stelle che la compongono, tranne l’alpha e la beta, sono di luminosità piuttosto modesta e solo Alehna, la stella gamma, riesce ad essere vista con un cielo particolarmente scuro e terso. Tuttavia essendo vicina al Toro e ad Orione, costellazioni molto note e facili da identificare, si riesce a determinarne la posizione anche grazie al colore delle due stelle principali; si trova infatti in alto a sinistra rispetto a Betelgeuse, la stella rossa di Orione.
Ancora una volta è curioso scoprire che nella invenzione del mito si ritrovi nella realtà una caratteristica che è propria degli appartenenti a questo segno zodiacale, ovvero la molteplicità dal loro carattere e personalità. Difatti la stella Alpha , Castore appunto, è un sistema sestuplo in cui sono legate gravitazionalmente tre coppie di stelle binarie e ha anche la strana caratteristica di non essere globalmente più brillante della “gemella” pur avendo il primo posto assegnato in base alla nomenclatura di Bayer, sistema che usa le lettere dell’alfabeto greco per identificare la più luminosa dalla alpha via via a scalare. Questo porterebbe pensare che negli ultimi secoli ci sia stato un cambiamento delle caratteristiche fisiche in una delle due componenti, più facilmente in Polluce (beta geminorum), ma non è supportato da dati certi e quindi potrebbe essere solamente un banale (ma strano) errore di attribuzione.
Gli oggetti astronomici che vi si possono osservare sono M35, un ammasso aperto di quinta magnitudine, posto a 2.800 anni luce dalla Terra, il prospetticamente vicino NGC 2158, un bel ammasso globulare, che nella foto qui a sinistra potete vedere in basso a destra rispetto all'ammasso aperto, ed NGC 2392, una bellissima nebulosa planetaria, posta a circa 5000 anni luce, chiamata nebulosa Eskimo perché nelle prime foto sembrava una faccia di un esquimese incappucciato.

Spero di non essere stato eccessivamente pesante e vi invito a ripassare nuovamente sul mio blog per un nuovo argomento.

Grazie a tutti.


 
 
 

Appaio dunque sono?

Post n°19 pubblicato il 09 Giugno 2007 da threecharlie
 

Questo thread lo debbo ad una bella ragazza con cui ho chattato brevemente ed a cui ho guardato il profilo, una volta tanto un profilo con foto autentiche (in senso ampio). Mi sono lasciato andare ad un giudizio estetico mandandole un messaggio dichiarando che era"un gran bel naso... particolare ma molto carino. Guai a te se pensi di modificarlo con la chirurgia estetica //lol ciao!". Carinamente e in maniera un po' scherzosa mi ha risposto "nn prendermi in giro....ke c'hai il mio naso ke nn va? uffa a me piace.... ;). Finisco la mia botta e risposta con un bel: "Ed è giusto che a te piaccia! Anche se io avessi usato del sarcasmo, e ti assicuro che non è così, la cosa fondamentale a cui sempre bisognerebbe attenersi è un sano egoismo ed un sano narcisismo. Sano perché non deve essere minato da eccessi che possono risultare sgradevoli al prossimo e ridicoli per se stessi, con lo consapevolezza di sapere quali sono i propri limiti ma anche la forza per cercare di combatterli od aggirarli se non ci piacciono. L'aspetto fisico è il nostro biglietto da visita, e pur comprendendo chi non sentendosi a proprio agio ricorre alla chirurgia plastica per riappacificarsi con se stessi, se riusciamo ad accettarsi prima e volersi bene poi sono convinto che rifletteremo una dote che ultimamente pare sia sempre più rara; l'equilibrio.
Devo ringraziare questa ragazza assai graziosa per parlare di una situazione in cui spesso mi imbatto con le ragazze giovani, le quali temono alle volte l'immagine che danno di loro stesse più di quello che hanno dentro, tanto che alle volte quando ti interessi a quello che dicono e pensano ti guardano con un'aria tra il perplesso e il molto compiaciuto. A chi non piacciono i complimenti direte tutti? Certo, i complimenti sono gradevoli, alle volte, quando siamo in cerca di certezze, anche necessari per trovare un equilibrio (ahimè esterno) ma mi sembra sconvolgente che ci siano delle belle ragazze che si trovano a non capire un apprezzamento cortese non finalizzato, abituate purtroppo all'approccio classico da maschietto becero: sei carina; me la dai? No? Pazienza, la chiedo alla tua amica!
Concludo con una cosa piuttosto scontata (ma forse non così tanto): ragazze, cercate sempre di coltivare con la stessa passione il vostro aspetto interiore oltre a quello esteriore perché non esistete solo se apparite; non voglio essere così ipocrita da dire che l'aspetto fisico non è importante, perché se uno è brutto per scelta di madre natura non è che poi ci può fare molto, ma i canoni di bellezza sono piuttosto ampi e non ricadono solo nel detto un po' banalotto ma altrettanto vero che "non è bello quel che è bello ma è bello quel che piace". Io conosco donne che vengono definite con qualche chilo in più che hanno tanta di quella femminilità addosso che una miss Italia potrebbe non averne altrettanta, e sono belle in senso pieno! Amica mia, tu che sei stata l'ispiratrice di questa mia riflessione, non sentirti chiamata in causa in quanto mi sono permesso di prendere a prestito la tua giovane età (rispetto alla mia) e la tua voglia di amare il tuo naso (che continuo a ritenere un bel naso) per intavolarne una discussione.

Grazie ancora per la pazienza

 
 
 

Absit iniura verbis

Post n°18 pubblicato il 08 Giugno 2007 da threecharlie
 

Mi permetto di "rubare" una discussione intrapresa in un forum che frequento perché partecipandovi mi sono accorto che ho mutato nel tempo alcune mie convinzioni. In fondo un aforisma di James Russel Lowell dice "solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione", mentre Charles De Gaulle sentenziò che "solo gli imbecilli non si sbagliano mai. Ma arriviamo al soggetto del thread: Absit iniura verbis, ovvero "non ci sia intenzione di offendere nelle parole".
Sembrerebbe un ottimo modo per dire serenamente ciò che pensiamo.
Ma non è facile evitare di offendere con le parole... chi pensiamo meriti quelle parole; possiamo pronunciarle anche con serenità, ma se è una verità scomoda farà molto più male detta serenamente che con rabbia.
Eppure bisognerebbe ricordare che, per evitare di tranciare giudizi personali spesso non richiesti e non adeguatamente motivati,
possiamo dire ciò che pensiamo chiaramente ma sempre tenendo conto della sensibilità altrui, sempre siamo in grado di percepirla. Su questo punto si potrebbe anche fare una riflessione sull'ipocrisia, ovvero sul fatto di non dire quel che "serve" per uno scopo apparentemente più nobile (ma quanto?). E' anche interessante scoprire dov'è il confine tra le due cose; dove finisce il tatto e dove comincia invece l'ipocrisia?
Caratterialmente c'è stato un periodo in cui ero convinto che se uno è un imbecille era mio dovere informarlo per evitare che passasse il resto della sua vita pensando di essere addirittura intelligente; beh ora sono convinto che questo sia scorretto perché invece di ergermi a giudice e giuria nei confronti di chi non eccede in qualità cerebrali, in sensibilità, in analisi ed autoanalisi è molto più semplice evitare di abusare della sua e della mia pazienza evitando di rapportarmici
In realtà non mi stanno antipatici, solamente che non riesco ad avere un dialogo, e se il loro livello di socialità si riduce a parlarti a luoghi comuni, lasciandolo nel suo habitat di luoghi comuni vivrà felice e sereno.

Citando il proverbio cinese, se lo stolto non ha la capacità intellettuale di guardare la luna indicata dal saggio, che guardi il dito e viva felice. Ma se lo stesso invece mi "violenta"con la sua pochezza sostenendo in maniera goffa e grossolana che sono io quello a non saper vivere, argomentandola poi a luoghi comuni? Bisogna allora fare nella vita di tutti i giorni quello che incominciano ad abituarci in chat, ovvero mettere un bel Ignora Utente sul nostro prossimo non gradito? Non si comincerebbero allora a creare delle caste chiuse andando in antitesi con il concetto di intelligenza che ha un suo sinonimo in "apertura mentale"?

Sarei curioso di sapere quello che ne pensate, anche in relazione a quello che leggete in stanza o nei nblog, oltre che a quello naturalmente che si vive nella nostra quotidianità.

Grazie


 
 
 

Diamond music

Post n°17 pubblicato il 29 Maggio 2007 da threecharlie
 

Oggi è un giorno dove ho voglia di farmi avvolgere dalla musica, dove ho voglia di sentirmela addosso come una doccia d’acqua tiepida, dove riesca ad essere ancore una volta una estensione di me stesso, dove trovare soddisfazione a trasmetterle gesti inusuali e scomposti, dove scimmiottare maldestramente l’uso di un violino inesistente, lavorando di dita e di archetto tra l’indifferenza apparente di chi mi è affiancato ad un semaforo. Chissà perché oggi, e non ieri… saranno le nuvole che nel cielo si rincorrono, grigio su grigio, velocemente accordate ai miei pensieri, alla mia voglia di carpirne la bellezza estetica, alla mia voglia di trovare in loro un equilibrio ancora più equilibrato… chissà…
Karl Jenkins, Diamond Music, Palladio I movimento, allegretto.
Detto così non vi dirà forse molto, ma se lo associate alla pubblicità dei diamanti De Beers e alla frase “un diamante è per sempre” capirete qual è la musica che mi accompagna in questo mio delirio emozionale. E’ stata una sorpresa scoprire che questo compositore non fosse un a me sconosciuto genio barocco, o che la stessa fosse un’opera meno conosciuta del prete rosso, al secolo Antonio Vivaldi, ed invece è un contemporaneo. Lo si può notare già nel secondo movimento (largo) dove le sonorità sono un misto tra una ricerca di inconsuete scale armoniche, inusuali appunto nel ‘700. E’ il genere di musica che mi incuriosisce, che non posso fare a meno di studiare, scomporre dentro la mia mente, e limitatamente alle mie conoscenze tecniche cercare di comprendere. E così diventa una colonna sonora ideale della mia giornata, la quale scorre in una apparente normalità, non diversa dalla precedente se non per l’apporto di preziose sfumature dovute a persone con cui mi rapporto, seppur a distanza, e che costantemente nutrono la mia voglia di conoscenza e condivisione.
Tutto questo grigio su grigio di nuvole lente e veloci, tutto questo verde su verde di foglie d’albero mosse costantemente dal vento; cedri, pini, larici, pioppi, che nel mio immaginario danzano sulle note della musica che in macchina viene diffusa con prepotenza e con dolcezza…
Mi viene da urlare “che bello” come ho già fatto qualche decina di minuti fa, non proprio in mezzo al traffico, e qui nel posteggio taxi della stazione ferroviaria me lo godo come acqua fresca d’estate urlandolo sì, ma dentro me… che bello…
E prendendo a prestito una frase dal Novecento di Alessandro Baricco, a me sembra che sia questa la felicità…

 
 
 

Quando le parole scorrono e se ne vanno via...

Post n°16 pubblicato il 15 Aprile 2007 da threecharlie
 

Come si può riuscire a scrivere dell'incapacità di scrivere? La sensazione che ho da qualche tempo a questa parte è che le parole mi scorrono davanti agli occhi senza avere la capacità di afferrrarle. Quel che mi circonda, specie nlel'esplosione di primavera che vedo in questo periodo, mi appare presente ma non ispirante: quello che mi manca è avere un'ispirazione, un qualcosa di veramente intimo da raccontare.
Fino a che questo mi mancherà non credo di riuscire a scrivere alcunchè, perché sarebbe come una pietanza a cui manca il profumo.
Scusate quindi se mi lascio "desiderare" ancora un po'.

Un abbarccio.

 
 
 

Un pensiero errante

Post n°15 pubblicato il 12 Febbraio 2007 da threecharlie
 

E’ un po’ che non scrivo nulla nel blog, un po’ è perché ho passato un periodo dove tanti piccoli episodi hanno fatto riaffiorare malinconie e tristezze. Se per le prime sono riuscito con gli anni a trovare un metodo per gestirle, le seconde quando si accumulano sono difficili da scacciare, non se si riuniscono tutte assieme. Allora è anche più difficile separarsene, perché ad una parte di me le malinconie piacciono, non chiedetemene il perché dato che non esiste una spiegazione logica.
Avrei voluto fare un post per la perdita di una delle mie gatte, Rosy, dove ancora mi chiedo quanta responsabilità io abbia nella sua dipartita; c’è chi mi ha detto che non potevo fare molto comunque, che quando arriva la tua ora, tu sia essere umano o gatto, non puoi fare molto se non aspettare più serenamente possibile. Come sempre il tempo rimargina le ferite, e la mancanza dei primi momenti lascia spazio ad un ricordo sempre più sereno, lontano dalle recriminazioni, dalle altrui responsabilità, le quali poi non cambiano il risultato; Rosy non c’è più se non nei ricordi.
Ma come abbiamo potuto sperimentare tutti, prima o dopo, dopo i periodi bui tornano quelli luminosi, alle volte anche assolati, così che come una serie di coincidenze negative mi hanno portato tristezza, una nuova serie di coincidenze positive mi hanno riportato quella serenità che tanto ho chiamato nel mio precedente thread. E come sempre sono le piccole cose che te la fanno riconquistare, poiché dentro di me conservo sia l’ombra sia la capacità di darle contorni belli e positivi, e queste piccole cose continuano ad essere la percezione dei particolari che fanno da cornice, colore e contorno a tutte le cose che ci circondano. Anche nei rapporti umani ogni tanto tornano con gli interessi quello che ho seminato negli anni e questo è un periodo in cui ho apprezzato attestati di stima e simpatia da persone sperse nei meandri del web e non solo.
Uno di questi mi ha inaspettatamente proposto di rendere più concreta una delle mie passioni, ovvero il canto; dopo essere stato tante volte dalla parte del microfono ora sto dalla parte della console, invidiando solo un po’chi si mette in lista per cantare nel locale dove faccio karaoke, dato che debbo pensare innanzitutto al loro divertimento, più che al mio. La soddisfazione di cercare ed ottimizzare una base musicale per poterli far divertire è uno dei motivi per cui sto poco o nulla in chat, oltre a scrivere poco qui. In realtà devo fare l’appunto che ultimamente mi diverto sempre meno a leggere in stanza litigi assurdi, e se anche potevo “sopportare” la tendenza a chiudersi nei pvt, questi alterchi poveri di contenuti e motivazioni valide mi fanno cercare valide alternative per passare in relax il tempo casalingo. Ho ricominciato a frequentare le stanze blu, dove almeno la frequenza dei litigi è molto più bassa e dove ogni tanto riappare un “fantasma” dei tempi in cui mi sono avvicinato alla chat. L’ultimo della serie è stato, con mia grande sorpresa, un ex moderatore, certo cdL, il cui nick è un acronimo divertente del suo vecchio nome da battaglia. Lui ha deciso tempo fa di impalmare una ex moderatrice, così da far nascere qualche mese fa un potenziale supermoderatore geneticamente predisposto; vedremo negli anni se tale eventualità prenderà forma o e la caratteristica genetica salterà una generazione.
Per ora finisco qui, salutando chi viene ancora a sbirciare quello che scrivo o meglio che NON scrivo (vero psi-for?).

 
 
 

E se volessi esser solo?

Post n°14 pubblicato il 20 Dicembre 2006 da threecharlie
 

immagine Nella vita di ognuno di noi ci sono dei percorsi, delle strade da percorrere, degli incroci a cui avvicinarsi per poi necessariamente dover soffermarsi a prendere una decisione sulla strada da intraprendere. Quando siamo fortunati ci troviamo davanti ad un bivio, e per quanto sia già impegnativo scegliere se girare a destra o a sinistra, si tratta di una scelta che poco ha a che fare con la complessità in cui ci si trova ad affrontare in altre fasi della vita. Alle volte invidio la risolutezza di chi prende le decisioni senza tornare indietro, mai, in maniera definitiva, netta, irreversibile, ma se questa è spinta da un dolore, da una situazione di disagio ben presente, è una soluzione necessaria, come quando bisogna togliersi una parte del nostro corpo impazzita, per evitare che faccia impazzire tutto ciò che vi è vicino. Ma io raramente ragiono in questi termini, e piuttosto di dare un taglio netto chiudendo a chiave in un cassetto qualcosa che mi impedisce di star bene preferisco tenermi addosso tutte quelle piccole e grandi malinconie che comunque non fanno di me una persona negativa, solo, alle volte, una persona profondamente triste. Questo non mi impedisce di vivere, di contrastare questo mio essere con tutto ciò che mi circonda di bello, esteticamente bello, interiormente bello, fisicamente bello; mi piace esplorare in senso fisico le cose e le persone, mi piace esplorare l’essenza delle cose e delle persone, andare alla ricerca del significato delle cose e delle persone. Non mi accontento, al massimo rimando ad altro momento, ma non mi accontento di posarmi semplicemente su qualcosa o qualcuno. Io devo capire, devo studiare, devo entrare in quell’essenza, che sia essa un monumento, un oggetto artistico, una persona, una parte della natura; e per me poi non esiste una catalogazione chiara, una differenziazione netta, così che una persona diventa affetto, e studio, e passione, e curiosità, qualcosa che sia fruibile sia dall’esterno che dall’interno. Ogni volta che si conosce qualcuno, che si impara qualcosa, è come arrivare ad un incrocio, e più si prosegue nella vita e più mi trovo in un dedalo di strade, tutte interessanti, tutte meritevoli, alcune più, alcune meno, alcune molto molto molto interessanti, acui non voglio, non posso, non devo rinunciare.
Come posso allora ritrovarmi a voler solo solitudine? E questo quando la mia voglia di condivisione e di intimità è così forte? Sarà che non ho voglia di soffrire... Io odio soffrire…

Eppure è nella solitudine che trovo il modo di ricaricarmi, ho solo bisogno di un po’ di tempo, per poi ritornare ad essere una persona che si porta addosso gioia e tristezza facendoli coesistere senza rivalità.

 
 
 
 
 

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