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Un blog creato da adry_ac il 14/07/2006

..LE ALI AI PIEDI:-)

la mia grande valigia di sogni...

 
 

CIAO A TUTTI!!..BACI..

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Ciao a tutti!!!!sono Adriana....allora cosa aspettate a visitare il mio blog???!!!...         vi giuro  m'impegnerò davvero per esprimere al meglio me stessa, per illustrarvi i miei sogni e renderli leggibili e e piacevoli in modo da far alzare i piedi da terra anche a voi e risvegliarvi sopra ad una morbida nuvoletta...spero di sentirvi presto!!

la vostra adry*

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voglia di tenerezza...

 

DAREI PIù DI TUTTO QUEL CHE HO

Vieni qui che voglio stringerti
E sussurrarti che non finirà
Credimi io voglio viverti
Ed ogni giorno tuo sarà anche il mio

Grazie per questo rumore di passi intorno a me
Per queste nuove certezze per quel che fai per come sei

Darei di più di tutto quel che ho
Per abbracciarti ancora un altro po'
Ti vorrei stringere il respiro su di me su di me
Darei di più di tutto quel che ho
Per tutto il bello che nemmeno so
Di te

Grazie per le cose piccole
Che mi circondano finche sei qui
Mi bastano indizi fragili
Che mi ricordano che tu ci sei

Grazie se quando ti voglio e non parlo tu lo sai già
Grazie per quel tuo profumo che avvolge e che di buono sa

Darei di più di tutto quel che ho
Per abbracciarti ancora un altro po'
Perché stringendoti sul petto sono te e tu sei me
Fa che il silenzio non ci trovi mai
Che io ti senta quando non ci sei
Che alzando gli occhi ogni momento trovi te

Sono te e tu sei me

Darei di più di tutto quel che ho
Per tutto il bello che nemmeno so
Di te

Vieni qui adesso stringimi
Volevo dirtelo
È tutto qui

-NEK-

per giacomo...ti amo amore....ecco la nostra canzone...

 

 

« Messaggio #132vado a scuola...ciao!!!! »

a me ha fatto morire dal ridere...

Post n°133 pubblicato il 13 Settembre 2006 da adry_ac

..spero diverta tantissimo anche a voi...

grazie all'autore per avermelo ceduto!!!adry*

LE MUTANDINE COI GATTINI ROSA

Successe tutto in una domenica di fine settembre, quando, approfittando degli ultimi caldi dell’estate, io e mia moglie Adriana, decidemmo di andare a Camogli, in Liguria, per trascorrere una bella giornata al mare. Purtroppo, durante il viaggio, un incidente stradale dalle parti di Serravalle, ci bloccò a metà strada.
Mentre ci trovavamo in coda, indecisi sul da farsi, Adriana iniziò a comportarsi in maniera insopportabile, addossandomi la colpa del week end sfumato e, alle mie giuste proteste, m’ignorò completamente, mettendosi ad ascoltare la musica con le cuffiette. Era un atteggiamento indisponente ed infantile che m’irritò moltissimo.  La coda intanto non si sbloccava, così alla prima uscita dell’autostrada, facemmo dietrofront e tornammo di corsa a Milano.
Adriana nel frattempo, si era placidamente addormentata abbandonandosi in chissà quali sogni. Sulla via di ritorno la mia irritazione non si attenuò, anzi,   fu proprio nel viaggio di ritorno  che pensai a come “vendicarmi”.
Quando si risvegliò eravamo già nei parcheggi sotterranei dei grandi magazzini “la Rinascente”.
“Che? Ma dove siamo? Che cosa facciamo qui?” disse sollevando lo schienale.
“ Siamo nel parcheggio della Rinascente. Ho pensato che, prima di tornare a casa,  potevamo fare un salto qui …” dissi mentre mi guardavo attorno in cerca di un posto libero.
“Ahh...ma non ci occorre nulla...e poi chissà quanta gente che c’è oggi.”  
“Sì tesoro,  è vero...però, dato che oggi sei stata così adorabile, ho pensato che forse ti meritavi un regalino”
“Un regalo? E cosa?” disse sospettosa ma sicuramente all'oscuro di quello che l’aspettava.
“Voglio regalarti qualcosa di speciale” dissi misterioso.
Queste parole avrebbero dovuto metterla in allarme, ma lei, per nulla preoccupata, sistemò l’iPod nella borsa e si preparò ad uscire.
Trovato il parcheggio, scendemmo dalla macchina e ci dirigemmo verso gli ascensori che portavano ai piani alti del grande magazzino. Come tutte le domeniche, la Rinascente era affollatissima.  Ad ogni piano l’ascensore apriva le porte permettendo così ai clienti di accedere ai vari reparti. Al secondo piano, quello dell’intimo femminile, Adriana, convinta che quello fosse il reparto dove volessi comprarle il regalo, face per scendere, ma io la tenni un braccio: “No, non qui”.
Adriana mi guardò con aria interrogativa: “Credevo volessi regalarmi qualcosa di speciale da mettermi questa sera” mi disse vagamente delusa. In effetti, ignara su quello che l’aspettava, si era immaginata della lingerie sexy per una serata romantica.
L’ascensore continuò la sua corsa verso gli ultimi piani  della Rinascente. Al penultimo c’era il reparto abbigliamento o-14 anni. Quando le porte si aprirono, la presi sotto braccio e la trascinai con me.
“Perché proprio qui?” mi chiese sorpresa.
“Perché è qui che troverò qualcosa d’adatto a te” le risposi con un sorriso.
“Ma è il piano dell’abbigliamento per bambini…come puoi pensare di regalarmi qualcosa del genere?”
“Beh, visto il tuo comportamento di questa mattina, credo proprio che questo sia il reparto giusto” poi, visto che era sempre più perplessa, le rivelai di colpo tutte le mie intenzioni: “Sappi bene che questa sera, al ritorno a casa,   ho proprio intenzione di sculacciarti a dovere, e poiché  le sculacciate di solito si danno alle bambine viziate è qui che sceglierò il tuo regalo”.
Le mie parole, così inaspettate,  la sconvolsero a tal punto che divenne rossa fino alla radice dei capelli.
Cominciai a gironzolare tra  la merce esposta in cerca di qualcosa che potesse fare al caso mio. Adriana, sconcertata, mi seguiva in silenzio. Finalmente trovai quello che cercavo. In uno scaffale c’erano una serie di gonnelline scozzesi a pieghe.  Erano cortissime. Perfetto, pensai,  addosso ad una donna adulta e bene in carne, come mia moglie, avrebbe coperto ben poco. Gliela mostrai: “Ecco quello che ti regalo: una bella gonnellina a pieghe stile “college”! Adriana era stupefatta.
Trovata la gonna, avevo bisogno di qualcos’altro per completare l’opera. Mi guardai attorno fino a che trovai   un cesto con  moltissime mutandine per bambine.  Ce n’erano di tutti i tipi, quasi tutte con disegnini buffi: orsetti, cuoricini, paperotte, stelline ecc. Era quel genere di mutandine che qualsiasi bambina con più di 10 anni si farebbe uccidere piuttosto che mettersele. Proprio quello che cercavo!  Scelsi  un bel paio di mutandine bianche con dei gattini rosa che ben si abbinavano alla gonnellina fucsia a pieghe.
“Ma sono ridicole” disse Adriana turbata “sono mutandine da bambina! Non penserai mica di farmele mettere?!”
 “Io invece credo che andranno benissimo, anzi, sai che dico…andiamo alla cassa e poi fili subito a mettertele… assieme alla gonnellina, naturalmente!”
 “Ma sei pazzo?! Quella gonna è  così corta! Magari dopo… a casa” disse, sperando di convincermi.
”E no, dolcezza…forse non hai ancora capito: oggi   sei stata insopportabile e quindi ti tocca una punizione.  Quando arriviamo a casa è chiaro che te le suono, ma per adesso, queste cosucce che ti sembrano tanto ridicole te le prendi e te le vai a mettere subito!”
“Ma…dai …hai ragione, sono stata una stronza…ma adesso…come puoi farmi una cosa del genere?! D’accordo, appena arriviamo a casa mi vesto come vuoi…ma qui no…non puoi ridicolizzarmi così…ti prego.”
Adriana cominciava davvero a preoccuparsi, ma io ero ben determinato,  e, dopo aver aggiunto alla spesa, pure un paio di calzettoni bianchi, pagai il conto poi le misi in mano il sacchetto e le indicai il camerino dove cambiarsi “Non farmi aspettare molto o peggiorerai la tua situazione.”
“No, no, no…aspetta...aspetta…” mi disse con tono supplichevole “ accetto tutto,  ma a casa… qui no…ti prego.”
“Accetti tutto?! Ah ah ah…” mi misi a ridere, ma poi, di colpo, mi feci più serio: “Ascoltami bene Adriana, che tu accetti o no tu non cambia nulla. Questa sera sarai sculacciata e lo sai bene, ma la tua punizione inizia adesso, con questi vestiti. Quindi prendi questa roba e fila di corsa a cambiarti, e ti consiglio di fare in fretta perché se continui con questi capricci, non ci metto un secondo a scoprirti il sedere e a sculacciarti qui, di fronte a tutti!” Detto questo,   le indicai la direzione dei camerini.
“No…no…ti prego…” s’impuntò per l’ultima volta, ma il mio perentorio “Fila!” le fece capire che non scherzavo.
Mentre era impegnata a cambiarsi, pensai che mancava un’ultima cosa. Non fu molto difficile trovarla, dato che in quel reparto ce n’erano di tutti i tipi e colori. Ovviamente scelsi quello che mi sembrava più buffo e adatto alla situazione: un bel succhiotto per bebè con l’impugnatura a forma di farfallina. Pagai  quest’ultimo acquisto alla cassa e me lo infilai in tasca. Questo ciucio sarebbe stato la ciliegina sulla torta!
Ci volle un sacco di tempo prima che Adriana si decidesse ad uscire dai camerini. Quando però la vidi venire verso di me capì perfettamente perché ci avesse messo così tanto. La gonnellina era cortissima e addosso a lei riusciva a malapena a coprirle l’inguine, mentre vista da dietro, l’effetto era ancor più impressionante, dato che il sedere rotondo di Adriana, la teneva sollevata al punto da lasciar intravedere buona parte delle mutandine. I calzettoni bianchi al ginocchio completavano l’opera.
“Come puoi umiliarmi così?” mi sibilò sottovoce.
 “Non mi sembra poi così grave. Qui dentro ho visto ragazze con minigonne ben più corte” dissi mentendo spudoratamente.
“Ma hai visto dietro?! Mi si vedono perfino le mutande! Quasi non volevo uscire. Dai andiamo a casa” disse tirandomi verso gli ascensori.
“Ehi, ehi , ehi…calma. Ci andiamo subito, però prima voglio bere un caffè”.
“Noo! Non posso girare qui dentro conciata così; almeno dammi le chiavi che ti aspetto in macchina”.
“Nemmeno per sogno. Guarda che anche questo fa parte della tua punizione… quindi smettila…o devo iniziare a sculacciarti qui? Sai, con quelle mutandine che ti spuntano, mi sta già venendo una certa voglia!” Il tono determinato di queste parole,   le fece capire che non scherzavo e le tolse ogni volontà residua di reagire.
Entrammo di nuovo nell’ascensore e ci dirigemmo all’ultimo piano della Rinascente , al bar-ristorante. Come sempre, di domenica, quello era il reparto più affollato! Adriana cercò immediatamente un tavolino libero per potersi  nascondere, ma per sua sfortuna, erano già tutti occupati. “Non siamo fortunati”  dissi sorridendo “ dobbiamo consumare il caffè al banco.”
 Ci mettemmo in coda per lo scontrino. Con la coda dell’occhio, notai,  che molti uomini la stavano fissando, alcuni addirittura in maniera ostentata. Effettivamente così vestita Adriana era sfacciatamente provocante e in molti non si facevano riguardo nel tenerle gli occhi incollati al sedere e a darsi di gomito. Certo, nessuno si immaginava che tutto questo era un gioco erotico tra un marito e sua moglie.
Bevemmo il caffè  e tornammo rapidamente agli ascensori. Ero eccitatissimo: vedere Adriana in quella situazione di forte imbarazzo, mi aveva eccitato tantissimo.
In pochi minuti arrivammo alla macchina e, usciti dal parcheggio, ci dirigemmo verso casa.  Durante il breve tragitto verso casa non dicemmo una sola parola. Io ero molto eccitato e – ne sono convinto -  cominciava ad esserlo anche lei. Sapevo da sempre che le nostre sensibilità erotiche s’integravano perfettamente.
Parcheggiai la macchina sotto casa; il portiere di domenica non lavorava e potemmo così arrivare all’ascensore senza che nessuno ci vedesse.
Entrammo nel nostro appartamento che erano quasi le otto di sera. Avevo ben chiaro su come sviluppare quel “gioco”, ma non volevo essere precipitoso e desideravo assaporare ogni piccolo momento. Per prima cosa accesi lo stereo; il suono degli sculaccioni avrebbe potuto allarmare i vicini e non volevo  trovarmi con la polizia sulla porta di casa  per l’idiozia di una qualche bigottona all'oscuro delle delizie del sadomasochismo. Misi il “Bolero” di Ravel...perfetto per il crescendo di emozioni che ci apprestavamo a vivere.
Adriana, intanto, era rimasta al centro della sala, con  lo sguardo basso, aspettando l’evolversi della situazione. Vederla così vestita, e con quell’aria impaurita sembrava davvero una mocciosa sorpresa dopo una marachella. Il quadretto era prefetto, mancavano solo alcuni dettagli: “Adesso vai in bagno, ti lavi la faccia e ti levi tutto il trucco. Poi voglio che ti leghi i capelli con un elastico” .
“Ti prego…ti prego…” balbettò lei sottovoce in pieno marasma emozionale. Senza pietà l’afferrai per un orecchio e con l’altra mano le sferrai due sonori sculaccioni accompagnandola al bagno: “Via tutto il trucco.. SMACCK….ti leghi i capelli….SMACCK…e poi te ne torni qui, da brava,  a ricevere il resto… SMACCK…”
Mentre era nel bagno a prepararsi mi versai una birra. Cominciavo anche ad aver fame,  ma l’importante, adesso, era di soddisfare un appetito ben più forte.
Finalmente uscì; era proprio come la volevo. Con il viso pulito, senza trucco, i capelli raccolti in una lunga coda di cavallo. Adesso, la gonnellina e le mutandine a fantasia, ben si adattavano alla sua figurina. Se le avessero scattato una foto per pubblicarla su una rivista per soli uomini non ci sarebbe stato bisogno di nessuna didascalia: era l’immagine perfetta della donna da sculacciare! “Vieni qua” le dissi “Cosa pensi di meritare?”
Adriana si avvicinò a piccoli passi tenendo la testa bassa. “E allora? Ti ho fatto una domanda, rispondimi? Come credi che si meriti una marmocchia indolente e villana? Rispondi!!” “Credo…credo che…che debba essere …sculacciata.” Le parole le uscivano a fatica a causa della forte tensione emotiva che stava coinvolgendo anche lei. “Già… hai proprio ragione, deve essere sculacciata per bene ed è proprio quello che farò. Adesso ti abbasserò quelle sciocche mutandine e te le suonerò così a lungo che non potrai sederti per una settimana!” “Noo…ti prego…scusami..no..non sculacciarmi..” La povera Adriana, benchè fosse ormai coinvolta nel gioco erotico, si rifiutava di accettare quell’umiliazione.
 L'afferrai per un braccio e me la tirai di traverso sulle ginocchia. La gonna cortissima non nascondeva nulla e il rotondo sedere, coperto dalle buffe mutandine, era già bello pronto per ricevere la lezione.  
“ E così …SMACCK….SMACCK…oggi avevi la luna storta…SMACCK…SMACCK….vero?”
“Owww…..owww…..ti pre..go…owww…oww….nooo per favore…”
Continuai a sculacciarla a lungo senza levarle le mutandine. Volevo scaldarglielo per davvero quel sederino impertinente, e non risparmiai né la forza dei colpi né i commenti salaci che davano risalto all’umiliazione.
“Viziata…SMACCK…SMACCK…testona…SMACCK SMACCK…lunatica…SMACCK…SMACCK…te l’aggiusto io il caratterino…SMACCK…SMACCK…viola te lo faccio diventare…SMACCK…SMACCK.”
Picchiavo su quel bersaglio invitante e ad ogni colpo facevo uscire dalla sua bocca ogni sorta di supplica: “ Owww…che malee…owww….fermati…owww…scusamiii….owww…bastaaa….mi bruciaaa”.
Dopo una trentina di colpi afferrai l’elastico delle mutandine e gliele abbassai fino alle ginocchia. Il sedere era già di un bel color rosso ciliegia. Ripresi a sculacciarla, questa volta sul sedere nudo. Adesso doveva sentirli proprio bene perché, oltre che a supplicare, si dimenava come un’anguilla ad ogni colpo. “Oooowww….noooo….fermatiii….ooowww…..dio miooo noooo….owwww….fermatiiii….bruciaaaa”.
Bruciava, eccome se bruciava; tanto che dopo un paio di dozzine di colpi dovetti fermarmi perché anche la mano scottava.  Ammirai il “lavoro” che avevo fatto. Incredibile: non so se per il colore o perché si era effettivamente gonfiato, ma pareva che il sedere di Adriana avesse quasi raddoppiato il volume! Era abbastanza. La sollevai in piedi e subito lei cercò di portarsi le mani sul didietro arrossato per darsi sollievo;  ma non glielo permisi. L’afferrai di nuovo per un orecchio, e  la condussi in un angolo della stanza. “Faccia contro il muro e mani sulla testa…SMACCK…subito” dovetti darle un ulteriore sculaccione perché ubbidisse. Incrociò le mani sulla testa mentre da dietro le rimboccai la gonnellina aiutandomi con un paio di spille da balia. In questo modo  il sedere era così in bella mostra. Le mutandine erano, ovviamente, abbassate alle caviglie.
Feci un paio di passi indietro e la guardai: era perfetta, mancava una sola cosa per dare un tocco d’artista a quest’piacevole quadretto. Presi dalla tasca della giacca il succhiotto rosa che avevo comprato e  glielo misi in bocca : “Adesso te ne stai 20 minuti qui all’angolo senza muoverti e per consolarti del popò che scotta potrai succhiarti questo ciucio. Capito?”
Fece di sì con la testa, mentre cominciava a succhiare il ciucio
La lasciai così sistemata, all’angolo della stanza, e andai in cucina. Ero eccitatissimo ma volevo prendermela comoda. Sapevo che questi minuti finali del castigo erano quelli più importanti e non volevo guastarli. Volevo che rimanesse lì all’angolo a succhiare il ciucio per tutto il tempo. E infine, avremmo fatto l’amore e sarebbe stato bellissimo.   La guardai dalla cucina, mentre faccia al muro, succhiava il suo ciucio; era la mia adorabile mogliettina. Aprì il frigo e misi del pollo gia preparato nel forno. Regolai il timer in modo che fosse pronto tra un’ora. Dopo aver fatto l’amore ci assale sempre una fame terribile.
...io l' adry di questo blog, e capitemi bene, non la protagonista di questa divertente storiella mi sarei davvero INCAZZATA,cmq sto ancora ridendo...rido perchè non sono il soggetto...ma mi sa che la vera Adriana...non sarà troppo contenta...:-))))))
tratto dal blog opss.splinder.com/archive/2004-11

 
 
 
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