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( Cesare Pavese )

 

 

« #33coincidenze »

erri (io so scrivere solo cosė)

Post n°37 pubblicato il 25 Ottobre 2012 da raissadub

Ho fatto viaggi, io, ho trovato parole, spesso, in un uomo di cui conosco la storia a menadito, un uomo che potrebbe essere figlio di una non terra; parole le sue, che avrei voluto pensare io, che avrei voluto aver scritto io. Erri rappresenta la febbre degli anni '70, una febbre che ho avuto anche io, postuma, e che, al contrario, è implosa dentro, prima, ed uniformata al resto, poi. Con frasi e costruzioni semplici apre e dipana l'universo del lessico con quelle mani da operaio, da muratore della sua vita.
Leggo molto, io, ma molto di più cerco nella vita di chi scrive, di chi si esprime, il motivo ultimo che ha causato l'atto, le parole, la tela dipinta. Non è uno sprovveduto, non è un intellettuale da scrivania e tv, non è un laureato alla Bocconi, non è un laureato. Mi colpisce il suo desiderio di andare oltre, di costruire parallelismi e iperbole con la sua vita, che è tanto materiale, che è storia. Lo seguo da anni, la sua esperienza e la mia di lui mi portano a onorargli una particolare attenzione didattica che ha favorito l'orecchio alle sue parole, tessuto grigio e tappeto per approcciare ad altro materiale conoscitivo.
Mi aspetto da lui sempre quella parola saggia che faccio accomodare di volta in volta al mio proprio conto. Come un nonno che raccontando la sua storia ti insegna cos'è il pericolo e cosa la paura, dove nasce il coraggio e dove finisce la vita, la quale, spesso, finisce nelle mani. E io le sue le ho fotografate, le ho strette, le ho benedette.
Le parole, che sono patrimonio mondiale, che sono di tutti e di nessuno, che prese in prestito o regalate, che possono tagliare fino all'osso lasciandoti sgocciolare fino all'ultima disperazione, che dalla gola si riversano nello stomaco, che proclamano, che fanno prevaricare, che si prestano ad un arto, la mano, quando ti fanno un favore. Che stimolano.
 
Parafrasando una nota canzone, quello che non abbiamo, è di farla franca. Nessuno esce vincitore dal conto della storia, i famosi posteri ci perseguiteranno lasciandoci una etichetta che peserà, per certo, sulla politica, sulla finanza, sulle pubblicità. Quello che intendo è che nessuno si è dimenticato dei romani, o di Napoleone, di Hitler, e ancora più indietro, del cavallo di Troia. Nessuno dimenticherà cosa è Lampedusa. Le contraddizioni della nostra condizione di italiani, figli di altrettanti figli di nessuno che abbandonarono la bella terra per una prospettiva migliore e che molto spesso trovarono una condizione migliore. Formulo questo pensiero tutte le volte che sento parlare di immigrati, diritti agli immigrati, trattamento agli immigrati. Gente che rende popolosa la nostra terra, che crede ancora nella famiglia e che non ha smesso di mettere al mondo figli pur non trovandosi in condizioni migliorate.
 
Credere, o meglio "sentire", non nell'accezione di ascoltare. E' questo quello che sento,  il vento.
Erri è un uomo senza fede ma che ama la lettura dei testi sacri. Nella sua ultima battuta utilizza la preghiera: benedetto il viaggio che vi porta, affinchè vi affranchi dal dolore dal quale fuggite e vi premi per il coraggio che cresce in voi; benedetto il mare rosso che vi lascia uscire, affinchè non vi ingoi come cerchi nell'acqua che non sanno nuotare, affinchè il vostro viaggio sia armonia con la natura affinchè non si frapponga tra voi e la salvezza; benedetto l'onore che ci fate bussando alla finestra, affinchè si restaurino i principi della fratellanza delle genti e degli ordini sociali, affinchè chi può tenda una mano, offra un caffè; affinchè si stabilisca che non ha colpa chi decide di vivere e ci onora ancora della sua presenza su questo pianeta.

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Commenti al Post:
esperiMente
esperiMente il 25/10/12 alle 22:21 via WEB
Potrebbe essere una risposta al mio post!
 
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