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Siamo i figli di mezzo della storia, senza scopo né posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita

 

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Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da tylerdurden_977
Foto di tylerdurden_977

Oggi va cosi...voglio rimanere spento...
e lasciare che tutto, là fuori, continui senza di me...
chiudo la porta...spengo il fottuto cellulare...
spengo la luce e accendo l'i pod...
oggi non ci sono...per nessuno...

dedicato a Te...

Broken Promise

(With Michael Stipe of REM)

We'll rise above this
We'll cry about this
As we live and learn
A broken promise
I was not honest
Now I watch as tables turn
And you're singing

I'll wait my turn to tear inside you
Watch you burn
I'll wait my turn
I'll wait my turn

I'll cry about this and hide my cuckold eyes
As you come off all concerned
I'll find no solace in your poor apology
In your regret that sounds absurd
Keep singing

I'll wait my turn to tear inside you
Watch you burn
I'll wait my turn to terrorize you
Watch you burn
I'll wait my turn
I'll wait my turn

A promise is a promise
A promise is a promise

I'll wait my turn to tear inside you
Watch you burn
I'll wait my turn
I'll wait my turn

A broken promise
You were not honest
I'll bide my time
I'll wait my turn

 
 
 

Luna di città d'agosto

Post n°4 pubblicato il 20 Febbraio 2007 da tylerdurden_977
Foto di tylerdurden_977

Tornai a Bologna sempre più frequentemente…
I nostri incontri si fecero sempre più ravvicinati…come se non avessimo tempo né spazio al di fuori di noi…tutto sembrava dissolversi confusamente, lasciando il posto alla sete di conoscersi…smania di incontrarsi…voglia di raccontarsi…
Mi accompagnò nei locali di una Bologna che di giorno in giorno assumeva un nuovo colore…
non era più la città vittima della strage alla stazione…non era la Bologna sconvolta e malata della Uno Bianca…non era + la città violenta che avevo conosciuto negli anni dell’università…
ogni angolo sembrava celare una nuova identità…e si presentava ai miei occhi con nuovi confini…nuove sembianze…
non dimenticherò tanto facilmente quei portici che fecero da silenziosi spettatori allo sfiorarsi delle nostre anime…mai scorderò quelle macchine parcheggiate disordinatamente ai bordi delle strade fra le edicole serrate e le panchine occupate dal balordo di turno…le storiche facoltà di via Zamboni vuote…le luci artificiali dei lampioni riflettersi distrattamente sui muri color mattone…
è difficile rendere il senso di libertà che si può provare camminando per le strade di una città che dorme…tenendo per mano qualcuno di speciale…e vedere il cielo, fra quei palazzi, albeggiare…
mi sentivo vivo…vivo come non mai…sentivo i polmoni riempirsi d’aria nuova…e lo stomaco spaccarsi per far nascere nuove sensazioni…
Notte dopo notte mi parlava di lei…delle sue sconfitte…di suo padre che non l’aveva mai voluta…del suo essere sempre stata indipendente, malgrado tutto e tutti…della sua paura di provare qualcosa di grande…della sua voglia di evadere per lasciarsi andare…la voglia di viaggiare e di lasciarsi alle spalle un passato troppo scomodo per i suoi occhi di ventenne…dell’esigenza di cambiare ed imprimere una svolta al proprio destino…
Ci salutavamo all’entrata del suo palazzo…quel portone a vetri ogni volta si chiudeva fra di noi lasciando trasparire le nostre immagini confondersi…dissolversi piano piano…
ed io non riuscivo a far altro che sedermi sul muretto del suo porticato per riprendere fiato…e maledire lo scorrere del tempo…
una notte mi sussurrò all’orecchio di seguirla dentro casa…
non esitai…
attraversai in silenzio il suo atrio e la porta della sua camera si chiuse dietro di noi…
in un attimo tutto attorno scomparve...nulla aveva più senso...c'eravamo solo io e lei...
facemmo dolcemente all’amore…le nostre anime finalmente potevano toccarsi…scambiarsi di posto…senza dover rendere conto a niente e nessuno…
ricordo solo che si addormentò fra le mie braccia…ed io passai minuti lunghi una vita, tremando…senza un vero motivo…cercando di carpire tutto di lei…osservando la luce filtrare dalle persiane sgranate e delicatamente appoggiarsi sui suoi vestiti…sulle sue foto…su quel segnale stradale attaccato sopra la finestra…sui suoi libri…sul frenetico movimento delle bolle della sua lampada a cera…
ogni oggetto mi parlava di lei…e fantasticavo immaginando le sue giornate passate seduta in quella stanza ad osservare il mondo attorno a lei…
la luce si faceva sempre + forte…la città si sarebbe risvegliata di lì a poco riportando tutto nella normalità…di un’anonima fottuta ordinaria amministrazione…
mi vestii silenziosamente e le scrissi un biglietto…poche incerte parole su di un anonimo post-it…
uscii di casa più in fretta possibile…per non perdere nulla di quei momenti…per conservarli al sicuro…con me…lontano da quel mattino che incombeva portando via con sé quella notte così speciale…
tanto da riuscire a far male…
ancora oggi…

 
 
 

Gwen...ed io...

Post n°3 pubblicato il 14 Febbraio 2007 da tylerdurden_977
Foto di tylerdurden_977

Ho conosciuto C. quasi per sbaglio…nel modo probabilmente più stupido che mi potesse capitare…
O meglio…nella maniera più insolita ed inaspettata…
È successo tutto così in fretta…un normalissimo nickname…Gwen…ancora lo ricordo dopo tutti questi anni…
Ricordo ancora la rabbia e la malinconia di quei giorni…forse l’unico denominatore comune che da sempre maledettamente mi accompagnava e che periodicamente, mio malgrado, ritorna a galla…come se lo portassi legato inscindibilmente al polso…
Ricordo la noia…l’abbandono di quegli attimi…passati maledicendo il mio essere così indipendente ma al tempo stesso così solo…
Parlai con lei la prima volta in una notte torrida d’estate…insonne me ne stavo nella mia camera d’appartamento…con la finestra aperta…pochi rumori dal mondo là fuori…nessun odore…nessun segnale di svolta…nessuna muta all’orizzonte…
“Come mai sveglio a quest’ora Freccia?”
Le mie dita, avide di cambiamento, fecero il resto…e dopo tutto questo tempo ancora non so se maledire o ricordare dolcemente quella notte…
Un numero di telefono…ecco quanto mi restava di quelle ore spese di fronte al monitor…lo stesso che ancora oggi mi vede mestamente protagonista…
Non gli diedi peso…credendo fosse una sequenza numerica destinata a riempire silenziosamente la rubrica del mio cellulare…
Andai al mare con gli amici di sempre…cercando un po’ di svago…
Mi addormentai stancamente sul lettino per non dover più pensare…mi risvegliai infastidito da una coccinella sul petto…
Ancora oggi penso sia stato un segno del destino…sembra davvero che qualcuno si sia fatto gioco di me in quel momento…spettatore di un evento preventivato e stabilito da tempo…guidato sapientemente dalle mani di chi tutto può e di chi tutto regola…dall’alto…
Di lì a poco una telefonata…una voce tanto sconosciuta quanto suadente…”Freccia…non mi importa nemmeno come ti chiami davvero…stasera perché non ti fai trovare davanti al Nettuno, a Bologna…conosci vero? In fondo stanotte mi hai detto che studiavi in città…Io passerò di lì facendo finta di nulla…ti osserverò e se troverò in te qualcosa di interessante beh, vedremo che fare…che ne dici?”
Non sapevo che dire…la sua domanda, le sue parole decise...mi presero alla sprovvista…presi fiato e risposi indeciso…”Ci sarò…a stasera allora”…
Mi sentivo un emerito idiota…avevo appena accettato un appuntamento al buio…io che stavo deviando qualsiasi impegno…io che sviavo ogni possibile opportunità perché sentivo l’intimo bisogno di fare una volta per tutte pace prima con me stesso, poi col mondo intero…
Avevo bisogno di ordine…di tranquillità…di chiarezza…di certezze…
Mi precipitai a casa…una doccia veloce…indossai fiero i miei inseparabili Levi’s rotti e la maglia nera di Helmut Lang…spinsi l’acceleratore per correre, ignaro, incontro a quello che sarebbe diventato il mio destino per i futuri 3 anni…
Attesi il suo arrivo nervosamente…guardando attentamente ogni persona, ogni volto che mi passava a fianco… cercando di scovare i suoi occhi fra la gente…occhi che non conoscevo ma che sentivo addosso…
Fanculo a quei punkabbestia che mi sono passati a fianco…fanculo agli extracomunitari con le rose in mano…fanculo alle auto…fanculo a tutti quelli che non sanno che cazzo ci stanno a fare davanti ad una statua immobili…fanculo a questa città d’estate…fanculo a me che non so dove sbattere la testa…
Stavo per andarmene…schifato dall’irrazionalità del mio comportamento, ingenuo e privo di alcun senso…quando sentii di nuovo quella voce…”Freccia, che nick cazzuto che hai…possibile sia davvero tu?”
Era la prima volta che la vedevo…e fu per me un pugno allo stomaco…C. era davanti a me, indossava un semplicissimo vestitino di jeans ed un paio di scarpe nere…col tacco…i capelli sciolti, leggermente mossi su quelle spalle scoperte e ben definite…ricordo i suoi occhi sorridenti…ricordo le sue labbra parlare di lei…e di quanto aspettasse qualcosa o qualcuno che le cambiasse quei giorni spesi nell’ordinaria amministrazione.
Incrociai i suoi occhi per la prima volta una sera d’estate…in una Bologna quasi surreale…piena di gente che frettolosamente camminava sul selciato umido della piazza…spettatori distratti di un incontro degno d’essere vissuto…
Passammo ore ed ore a parlare di noi…delle nostre stupide vite…delle nostre innumerevoli sconfitte…delle nostre speranze…della voglia di cambiare…di girare pagina e dare finalmente una svolta…
Le nostre mani si sfiorarono più volte…un saluto ed infine un tenero bacio…
Tornai a casa sapendo d’aver appena donato una piccola parte del mio cuore ad una sconosciuta…un frammento che mai mi sarà restituito…

 
 
 

Pure morning...

Post n°2 pubblicato il 10 Febbraio 2007 da tylerdurden_977
Foto di tylerdurden_977

Suona la sveglia, allungo il braccio sul mio letto, così vuoto e freddo stamattina.
Appoggio la mano sul pulsante dello snooze della mia Oregon,. Che suono del cazzo che emette quell’oggetto, mi infastidisce…inesorabile ogni giorno mi riporta alla realtà e mi ricorda di quanto debba correre per ritagliarmi un po’ di tempo. Fanculo alle lancette…
Mi alzo con gli occhi semichiusi e cammino scalzo fino alla cucina.
Apro il frigor bombato Smeg anni ‘50…prendo un po’ di latte e mi riempio il bicchiere…
Mi guardo attorno…non la sento più mia questa casa…
Accendo lo stereo, prendo l’ultimo cd dei Placebo, alzando il volume fino a quando non dovrò più sentire la voce della mia coscienza…so già che prima o poi emergerà violentandomi la mente…
Lei non c’è…convivo da circa un anno con C…lei oggi non ci sarà e nemmeno tornerà nel weekend…
È tornata un po’ dai suoi, a 100 km da qui...presto partirà per Barcellona, una città che abbiamo amato e condiviso, per inseguire i suoi sogni di interprete e traduttore…io continuerò a inseguire il sogno della mia laurea…sulla soglia dei 30…qui…non posso permettermi di mollare tutto ancora una volta…
Non lo faccio perché voglio mi cambi la vita…un pezzo di carta non ha le potenzialità per farlo, lo faccio perché sono testardo, perché mi sono re-iscritto 3 anni fa dopo aver mollato tutto…lo faccio perché io so cosa vuol dire fare i turni in un impianto chimico, lavorare di notte, e nei tempi morti cercare di trovare un po’ di concentrazione e studiare, mentre tutto attorno dorme…lo faccio perché per la prima volta nella mia vita vedo un traguardo in quello che sto facendo.
Troppe volte ho lasciato dietro di me dei muri costruiti a metà…sono fatto così…non sono in grado di portare fino in fondo i miei progetti, sentimentali o concreti che siano...mi sono chiesto tante volte perché…perché devo portarmi dentro quell’inquietudine che non mi permette di arrivare fino in fondo ai miei progetti…
Colpa di un carattere troppo orgoglioso forse…od il mio essere estremamente impulsivo ed egoista, anche nei rapporti umani…ho fatto collezione di donne…ho giocato a volte coi sentimenti…ho allontanato amici che probabilmente vedevano in me un compagno di vita in questi anni…
Ma non sono fatto per queste cose…non so fare…non mi riesce…ho bisogno oggi come anni fa, di assentarmi, di stare solo, di ragionare sulla mia vita, di poter combattere quel conflitto intestino che a volte sembra spaccarmi lo stomaco…
E quel male che mi porto dentro mi sta forse portando a distruggere anche questo rapporto…non lo so se è colpa mia…dovrei fermarla forse…non lasciarla andare…
Urlarle con tutto il fiato che mi porto dentro che ho bisogno di lei…che mi ha fatto stare bene…che mi ha fatto dimenticare, per la prima volta, quello che ero…che conosco i suoi lineamenti perfettamente…che potrei disegnarli sull’acqua 1000 volte…che mi piaceva addormentarmi osservando il suo respiro…
Che stupido che sono…so già che non lo farò mai…che le ali, proprio a lei, non posso tarparle…
Magari lontano da me troverà finalmente la sua dimensione…ed in fondo cosa c’è di più bello che poter inseguire i propri sogni…
Io purtroppo ho smesso presto di farlo…a volte la vita gioca brutti scherzi e smetti di sognare…capisci subito la fragilità delle persone e che forse qui siamo davvero solo di passaggio…
C. merita di prendere il volo…C. merita una vita migliore…C. deve viaggiare, magari portandosi dietro qualche mio piccolo ricordo…perché dei ricordi non ci si libera mai…c’è sempre qualcosa che ti lega al passato e ti riempie di quella malinconia che ti costringe a piangere in silenzio…seduto, appoggiato al muro del tuo salotto…con le mani fra i capelli…
Oggi sarà un giorno senza lei…e domani non sarà diverso…
Proverò ad abituarmi…per tutelare me stesso…ed il mio cuore…che non so più decifrare…che non so più tradurre…io che più di altri ne avrei bisogno…

 
 
 

Il nuovo giorno...

Post n°1 pubblicato il 08 Febbraio 2007 da tylerdurden_977
Foto di tylerdurden_977

Mi sarebbe piaciuto cominciare il tutto con una breve, sintetica descrizione di chi sono...
Poche parole accatastate in un ordine fin troppo preciso per definire una personalità dai tratti, alle volte, così complessi…ma pur sempre definiti…
Sono passati diversi minuti nell’intento di riempire un foglio elettronico, al fine di disegnare una personalità che dovrebbe caratterizzarmi e che dovrei essere in grado di recitare a memoria…eppure le dita sono immobili…senza vita sui tasti scuri del mio portatile…
Non è poi così semplice provare a descriversi…
Aspiro una sigaretta...
Non ho mai avuto tempo e voglia di leggere Freud…eppure ho sempre egoisticamente pensato di poter sapere fino in fondo, in qualsiasi momento ce ne fosse stato il bisogno, chi sono…poi passano gli anni, ti avvicini ai trenta con la consapevolezza di dover prima o poi tirare delle somme…fare un bilancio della propria esistenza …
Ma non passa giorno in cui tu non ti accorga che ci sono cose di te che non sapevi…che mai ti saresti immaginato di poter possedere o minimamente essere in grado di mostrare…
Ed il risultato della tua analisi inevitabilmente muta…falsando i dati…mescolando le carte…
Dicono siano le contingenze della vita a cambiarti.
Io penso invece che una matrice di fondo ci sia…sempre…latente e sorda…fino a quando non trova spazio per emergere…ed un giorno venire a galla ed aprirti gli occhi…per capire davvero chi sei…fino in fondo…
E finalmente ritrovarti in grado di ritagliare con decisione, lo spazio, nella società, che ti spetta…
Io sono stanco di attendere…le sale d’aspetto delle stazioni non mi sono mai piaciute…l’attesa non sempre paga…troppe persone indugiano una vita sedute, stanche ed assonnate, con la paura costante di chiudere gli occhi ed addormentarsi…per poi destarsi e scoprire amaramente che il loro treno è andato perduto…
Io voglio esserci…devo esserci quando passerà…
Ma sono testardo ed ho deciso di andargli incontro…
Mi incammino…oggi…con calma ma con decisione…
Il mio intento sarà quello di intraprendere un viaggio attento e, per quanto sia possibile spassionato ed oggettivo dentro me stesso…analizzando le maschere, reali o semiserie, che giorno dopo giorno sarò costretto ad indossare tra la gente…
per poter poi arrivare al traguardo dei 30 con qualcosa di serio, in mano, da valorizzare o semplicemente da raccontare…ma con la consapevolezza inestimabile di sapere, una volta per tutte, chi sono…

 
 
 
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Un blog di: tylerdurden_977
Data di creazione: 07/02/2007
 

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