AREA PERSONALE
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Post n°10 pubblicato il 05 Ottobre 2008 da umindaparer
A te che sei l’unica al mondo
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Post n°9 pubblicato il 05 Ottobre 2008 da umindaparer
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Post n°8 pubblicato il 05 Ottobre 2008 da umindaparer
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Post n°7 pubblicato il 23 Marzo 2008 da umindaparer
La prima volta che ho sentito parlare delle 3P fu oltre trent’anni fa; fu uno psichiatra di estrazione comunista che parlando mi disse che un ottimo modo di avere dei punti di riferimento era di prendere in considerazione le 3 P: Patria, Padre, Papa. Successivamente le 3 P le ho viste stampate sulle maglie di giovani di estrema destra e poi su striscioni di manifestazioni cattoliche. Le tre P sono semplicemente i vecchi princìpi che una volta mio padre mi insegnava; allora per un adolescente la parola princìpi non aveva un significato importante ed il semplice fatto che tali dettami venissero da tuo padre era un motivo già sufficiente per rifiutarli a priori, successivamente la vita ti porta a considerare i valori effettivi in cui credere. La televisione, i giornali, la musica ecc forniscono una quantità incredibile di informazioni ed opinioni ad ogni ora del giorno; pensiamo ai bambini che ogni giorno ascoltano una verità e subito dopo un’altra, magari contraria, senza possibilità di colloquio ( sono costretti a decidere quale verità fin da piccoli con il rischio di perdere la capacità di giudizio). Le informazioni sono troppe ed il tempo è poco per poter selezionare quali contenuti vanno trattenuti e quali scartati a priori. Per questo motivo è necessario costruire un filtro che sia costituito da princìpi dai quali scostarsi il meno possibile; la Chiesa ha perso tale funzione negli ultimi decenni e le secolarizzazione ha permesso a tutto ed al contrario di tutto di esistere, di esprimersi, di affermare il proprio valore. In un film di qualche anno fa “ L’uomo della pioggia” nella scena finale il protagonista dà una definizione di morale che ho fatto mia: la morale è come una riga nella sabbia che all’inizio è nitida e permette di distinguere facilmente il bene dal male, può capitare di oltrepassare la linea ma se all’inizio è chiaro il confine col tempo se si passa frequentemente da una parte all’altra ad un certo punto la riga diventa irriconoscibile ed uno non sa più da che parte si trova. Occorre quindi mettere dei paletti od una riga e ricordarsi di ritracciare spesso la riga per non trovarsi persi. In questa società sono necessari paletti e righe in continuazione per noi, per i nostri figli, per tutti; ma mettere dei paletti in particolare agli altri è rischioso (potresti essere considerato un freno alle libertà altrui) per cui si preferisce astenersi a qualsiasi forma di limite con il risultato di una classe politica, una società, una cultura molle, corrotta, non credibile.
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Post n°6 pubblicato il 16 Marzo 2008 da umindaparer
Qualche anno fa un insegnate siciliano, che lavorava a Milano, notò delle lesioni anali alla propria figlia; si rivolse al P.S. più vicino ma un medico scrupoloso sospettò violenze di tipo sessuale sulla bimba. Il padre fu subito allontanato dalla figlia ed i giornalisti iniziarono una campagna mediatica impressionante per accusare il padre di violenza nei confronti della stessa; dopo qualche settimana fu evidenziata una lesione tumorale che portò la bambina alla morte. Il padre tornò in Sicilia per poter assistere negli ultimi mesi la bimba. Al di là delle errate valutazioni mediche, peraltro possibili, io mi sono sempre chiesto come visse tale periodo il professore siciliano; consapevole della propria innocenza, disperato per le condizioni della figlia, additato da tutti come un mostro, evitato dagli amici e dai colleghi, solo con il proprio dolore, isolato ed impotente di fronte a tutti quei giornalisti che lo spolpavano della sua libertà e dignità. Tutti abbiamo seguito la vicenda di Tommy, il bimbo di Parma ucciso 2 anni fa, e la campagna mediatica che i giornalisti hanno montato per screditare l’immagine del padre convincendo l’opinione pubblica che era un mostro, un pedofilo; sappiamo bene come è andata a finire la storia. Qualche anno fa sulla Gazzetta di Mantova in prima pagina fu data la notizia di un pensionato della pubblica amministrazione che era morto lungo l’argine del fiume Po; fu trovato riverso sul sedile con la cintura dei pantaloni slacciata; il giornalista subito ipotizzò una doppia vita e disse che era probabile che il pensionato fosse in auto con un transessuale. Dopo 3 giorni in un trafiletto in terza pagina venne corretta la prima interpretazione dei fatti: il pensionato era morto per un infarto e come estremo tentativo si era slacciato la cintura alla ricerca di aria per difficoltà respiratorie. In questo caso ho provato a quantificare il guadagno da parte del giornale di un tale “scoop”; calcolando che il paese ove si sono svolti i fatti consta di 20000 anime possiamo pensare che al massimo possono essere state vendute in più 10000 copie in paese ed altre 10000 in provincia; in pratica 20000 euro che sono il prezzo della dignità del nostro povero pensionato. Non sarà più ricordato come un onesto lavoratore ma il sospetto che ci sia stato qualcosa di torbido nella sua vita resterà sempre. La dignità di questa persona al massimo è valsa 20000 euro!
Sono solo pochi esempi per dimostrare che il giornalismo ha smesso di svolgere il suo principale compito (indagare, accertarsi, informare), ma spesso prende la notizia, la manipola (tanto qualche dato a favore dell’ipotesi più scandalistica si trova sempre) e la pubblica, facendo leva sullo scandalo e sull’impatto che una notizia orribile, scabrosa, torbida ha sulla nostra mente. La verità non viene neppure cercata in quanto spesso meno intrigante. Ovviamente di fronte a tale delitti non viene rispettata la privacy ( anche perché il mostro potrebbe colpire ancora e quindi va isolato e condannato alla gogna mediatica senza neppure un processo); quindi si pubblica il nome il cognome e l’indirizzo (ma un delinquente ha bisogno di rispetto?). Se penso a tutti quei giornalisti che hanno rischiato la vita, hanno lavorato sodo per inchieste, denunce, ecc. il confronto con questo tipo di giornalismo mi irrita e mi delude profondamente. Anche certi dibattiti televisivi sono più improntati al litigio ed alla conflittualità che al vero confronto. Restano solo pochi giornalisti che scrivono o documentano seriamente le situazioni e poi il lavoro svolto da altri giornalisti che in programmi di denuncia testimoniano e documentano situazioni di franca irregolarità anche con metodi talvolta discutibili (mi riferisco a quei programmi come striscia la notizia o le iene che hanno smascherato maghi, truffatori e documentato situazioni che i veri giornalisti non avevano neppure considerato, troppo occupati a litigare tra di loro) La mia proposta è quella di proibire la pubblicazione delle generalità dei protagonisti di qualsiasi fatto , pur raccontando la notizia, fino al grado definitivo di giudizio; inoltre istituirei una responsabilità civile e penale del giornalista che in caso di errore risponde pecuniariamente del danno morale che eventualmente procura ( come un medico deve rispondere dei danni che ha eventualmente procurato sul pano fisico e morale allo stesso modo il giornalista deve rispondere personalmente delle conseguenza delle sue azioni). |
Inviato da: noarell
il 03/02/2010 alle 22:42
Inviato da: frater63
il 30/06/2009 alle 16:14
Inviato da: frater63
il 22/12/2008 alle 15:37
Inviato da: patchina
il 08/12/2008 alle 07:44
Inviato da: umindaparer
il 06/12/2008 alle 18:36