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L'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi e si allontana di due passi. Cammino dieci passi e si allontana di dieci passi. E allora a cosa serve l'utopia ? A questo: serve per continuare a camminare.

 

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ADESSO LA MIA MACCHINA è COSì

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LA MIA MACCHINA... FINO AL 26 GENNAIO 2007

immagineIn realtà, è una foto presa in rete, raffigurante una macchina dello stesso modello e colore. 
 

LA MACCHINA CHE AVEVO...

18 novembre 2004, un cretinetti alla guida di una Golf ci si è andato a schiantare contro, sfasciandola completamente. Per quanto potesse essere bella, era del 1992. L'assicurazione del deficiente mi ha risarcito con pochi spiccioli, quanto mi è bastato per prendere una vecchia Passat SW, sempre del 1992 (senza riscaldamento), con la quale mi sono mosso fino al 26 gennaio.immagineimmagine
 

IL MITICO ESORCISTA DI DANIELE CALURI

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« Città più sicure?Messaggio #349 »

Minculpop... de che???

Post n°348 pubblicato il 22 Ottobre 2007 da kleombroto

Stamattina trovo nell'e-mail un messaggio che mi dà il benvenuto nella mailing list dell'On. Antonio Borghesi (Italia dei Valori). Stimabilissima persona, senza dubbio, però non mi sono iscritto spontaneamente... Nessun problema, avranno reperito l'indirizzo in rete o su qualche sito dove ho firmato petizioni o appelli che, in qualche maniera, possono qualificarmi come persona che è in sintonia col partito di Di Pietro. In realtà sono comunista, ma -proprio per come intendo io essere comunisti- ascolto anche chi non la pensa esattamente come me. E, se posso, ci dialogo o discuto. L'On. Borghesi, per ora, ha una mailing list vuota, ma ha anche un blog dove ho trovato un topic abbastanza interessante. Lo riproduco di seguito, assieme al commento che ho ritenuto opportuno inserire subito.

Questo è il topic proposto dal blog dell'On. Borghesi:

NO AL NUOVO MINICULPOP (Sic!) VOLUTO DA RIFONDAZIONE COMUNISTA

ROMA, 25 GENNAIO 2007 – E’ inaccettabile l’idea di misure protezionistiche volte a limitare il numero di film stranieri proiettabili nelle nostre sale cinematografiche. Lo sostiene Antonio Borghesi, deputato e Responsabile dell’Economia di Italia dei Valori, che ritiene che il protezionismo sia sempre una risposta sbagliata alla risoluzione di problemi di competitività internazionale. E poi, ammesso che una tale misura si possa realizzare, chi dovrebbe decidere quali film stranieri dovrebbe vedere il popolo italiano. E’ una vera e propria riedizione del MINICULPOP (Ministero delle (Sic! un'altra volta) Cultura  Popolare) di mussoliniana memoria. La pretesa, propria dei regimi comunisti e fascisti, di decidere cosa e bene o cosa è male per il popolo è inaccettabile.

Questo è il mio commento:

1. Minculpop "de che"???
Scritto da marcosisi il 22-10-2007 06:56
Trovo, invece, che sia il caso di prendere alcune misure a difesa del nostro cinema e della nostra industria audiovisiva. C'è maniera e maniera di agire per sostenere le produzioni italiane, senza bisogno di scadere nell'effetto "Minculpop". In Francia, dove non mi risulta che siano stati al governo i fascisti o i comunisti sovietici, la percentuale di prodotto nazionale diffusa nelle sale o nei canali televisivi è altissima, senza rischio alcuno per la democrazia. Mi sembra abbastanza infantile e superficiale sostenere che un intervento volto a vedere più cinema italiano sia protezionismo. Non credo sia necessario arrivare al punto di scegliere quali film vedere o quali no. Tra l'altro, non so se l'on. Borghesi ci aveva mai pensato, il fatto che Medusa abbia praticamente il monopolio della distribuzione cinematografica, assieme a poche altre, molto più piccole, società, lascia ai distributori il potere di decidere quali film far vedere, e quali no, in Italia. E allora, usando lo stesso metro di giudizio, data la bassa qualità della maggioranza delle distribuzioni Medusa, potremmo parlare di "Mininculpop" (Ministero dell'Incultura Popolare). Meglio così?
Scherzi a parte, credo che il cuore del problema sia rappresentato dal fatto che il cinema e tutte le altre branche dello spettacolo nostrano debbano combattere con una cronica mancanza di fondi. Si metta in contatto coi cosiddetti "cento autori" e vedrà che, senza bisogno di "commissari politici" e altre scemenze, le sapranno fornire un po' di suggerimenti su come sostenere il nostro cinema. Produrre, distribuire e quindi proiettare più film "nostri", magari girati con più soldi e quindi ancora più "belli", secondo me, lascerebbe al libero giudizio dello spettatore la decisione di vederli. Non credo che lei abbia niente contro il libero mercato. Ma quello vero, non quello inteso da Berlusconi che vuole avere il monopolio su tutto.

Aggiungo che, a parte che nel blog l'Onorevole (o chi per esso) ha clamorosamente sbagliato l'acronimo (Miniculpop invece di Minculpop), è interessante leggere questo post pubblicato su un altro blog: http://www.ilmondodifuori.splinder.com/archive/2004-10

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Commenti al Post:
FiorVita
FiorVita il 22/10/07 alle 14:25 via WEB
Esiste ancora il comunismo?
 
kleombroto
kleombroto il 22/10/07 alle 15:03 via WEB
Esiste "ancora"? Secondo me, non è mai esistito. Quello che ci hanno fatto vedere in URSS, in Cina, a Cuba o in Vietnam non è comunismo. A me piace raccontare questa parabola: Un tizio espone entusiasta i grandi pregi dell'essere vegetariano. Apre un negozio di frutta e verdura. Gli affari, però, non vanno bene e quello comincia a vendere qualche altro tipo di vegetali: hashish, cannabis, marijuana... Arriva la polizia e lo arresta. Possiamo, in questo caso, dire che l'essere vegetariani è stato sconfitto dalla storia? Così è per il comunismo. Probabilmente è destinato a vivere nel mondo dei sogni, dell'utopia... Ma io sono uno che, come si può leggere nell'intestazione del mio blog, prende l'utopia molto sul serio. Chissà che un giorno, da qualche parte, non si riesca a realizzarla. Ci stavano provando, molto seriamente, in Cile; ma l'11 settembre 1973 la CIA, assieme ai golpisti di Pinochet, stroncò nel sangue l'esperienza di Unidad Popular, facendo molte più vittime di quante non se ne ebbero a contare a New York un altro 11 settembre, esattamente ventotto anni dopo.
 
kleombroto
kleombroto il 24/10/07 alle 08:58 via WEB
Risposta al mio commento e mio successivo chiarimento: Scritto da dadeone, il 23-10-2007 20:43 Mi sembra che dal commento precedente affiori molta molta confusione... Non conosco la situazione francese, ma non credo proprio che abbiamo quote fisse stabilite per legge (come si vorrebbe fare) sul numero di film stranieri proiettati! Il cittadino deve essere LIBERO di vedere quel che vuole, senza che nessuno decida al posto suo! Possibile che bisogna ancora mettere in chiaro concetti basilari come questo? Sono invece, guarda un po', contrario agli aiuti di Stato al nostro cinema, che trovo spesso poco interessante e di cattiva qualità. Perché devo pagare io lo stipendio ai mediocri attorucci e registri italiani (con le dovute eccezioni)? E' finita l'epoca degli aiuti di Stato, sono finiti i soldi. Scritto da marcosisi, il 24-10-2007 06:49 Mi sembra, nel precedente commento, di avere espresso il concetto in maniera abbastanza chiara. Può darsi che, per evitare di occupare troppo spazio, abbia risparmiato qualche parola. Allora, mi trovo costretto a ripetere, "come a un bambino di tre anni" (senza offesa alcuna, è una citazione cinematografica dal bellissimo "Philadelphia". 1) Il cinema italiano, nonostante spesso si ostini a rappresentare storie di ordinaria depressione in famiglie più o meno allargate, rimane per me uno dei migliori al mondo. Ci sono mediocri attorucci e "registri" (Sic!)? Abbiamo mediocri imprenditori, ma ciò non ci impedisce di costruire le Ferrari, mediocri stilisti, ma ciò non ha impedito a Valentino o ad Armani di farsi onore. Abbiamo Vittorio Feltri, ma anche Eugenio Scalfari. 2) Il cittadino deve essere LIBERO di vedere ciò che vuole, senza che nessuno decida al posto suo. D'accordo, e allora rendiamoci conto che lo strapotere hollywoodiano (che dobbiamo subire per legge dai tempi della fine della seconda guerra mondiale) è una prima imposizione e che la presenza dominante di Medusa è una seconda imposizione. Quando ci sono situazioni di palese monopolio e il libero mercato scompare, senza tirare in ballo nessun MinCulPop, credo che un Governo degno di tale nome debba fare la sua parte e intervenire. Aiuti di stato al cinema? Se vale la pena sostenere delle produzioni destinate a farsi apprezzare in tutto il mondo, perché no? Sicuramente è molto più intelligente destinare risorse a uno dei settori basilari del Made in Italy, piuttosto che buttarli in incentivi verso i decoder del digitale terrestre, per aiutare il fratello minore del precedente Presidente del Consiglio. Quanto alla situazione francese (al di là della parola "abbiamo", che forse deve leggersi "abbiano"), mi permetto di riprodurre un brano di un'intervista ad Agnes Jaoui e Jean-Pierre Bacri. Credo che il discorso sia abbastanza chiaro e sposo in pieno la loro posizione. "E' vero che il cinema francese è molto aiutato dal governo? Jaoui: In Francia, sia nel dopoguerra che nel periodo in cui Jack Lang era ministro della Cultura, sono state varate numerose leggi che hanno contribuito a rendere forte il cinema nazionale, e che ancora oggi ci permettono di produrre oltre cento film l'anno e di vederli ben distribuiti in patria e all'estero. E' difficile per una cinematografia nazionale svilupparsi e progredire di generazione in generazione senza una volontà politica e un sostegno da parte dello stato, soprattutto per quanto riguarda la promozione internazionale. Ne sapete qualcosa voi italiani: avete grandi talenti cinematografici, ma soffrite di un problema politico, per cui i vostri autori non vengono messi in condizione di opporsi allo strapotere della televisione e del cinema americano. Forse non tutti lo sanno, ma i distributori delle major hollywoodiane hanno metodi quasi mafiosi: agli esercenti europei dico, "Se volete l'ultimo Spielberg dovete pigliarvi queste cinque merde, e tenerle in sala per settimane anche se a vederle ci sono solo due spettatori". E' difficile combattere contro questo tipo di protezionismo, se non contrapponendogliene uno altrettanto forte, come succede appunto in Francia. Ma anche noi dobbiamo stare attenti a non abbassare la guardia." Il documento completo si trova all'URL http://www.caffeeuropa.it/cultura/265jacri.html
 
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