videomakerblogL'utopia è come l'orizzonte: cammino due passi e si allontana di due passi. Cammino dieci passi e si allontana di dieci passi. E allora a cosa serve l'utopia ? A questo: serve per continuare a camminare. |
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LA MACCHINA CHE AVEVO...
18 novembre 2004, un cretinetti alla guida di una Golf ci si è andato a schiantare contro, sfasciandola completamente. Per quanto potesse essere bella, era del 1992. L'assicurazione del deficiente mi ha risarcito con pochi spiccioli, quanto mi è bastato per prendere una vecchia Passat SW, sempre del 1992 (senza riscaldamento), con la quale mi sono mosso fino al 26 gennaio.
Ultimi Commenti
videomakerblog il 28/07/08 alle 10:33 via WEB
Non so cos'abbiano combinato, in questi mesi, ma non trovo il link per scrivere sul mio blog!!! Help!!!
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giulia470 il 18/04/08 alle 11:32 via WEB
Grazie per questo tuo ricordo, per una mia carissima amica che mi ha lasciato molto triste. Giulia
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kiblyn il 14/01/08 alle 18:33 via WEB
Ciao ho inserito New York New York cantata da me nel mio blog. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi cosa ne pensi. Buona serata.
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JonathanLivingston.G il 03/12/07 alle 15:21 via WEB
Purtroppo però i signori stilisti per stracci non ci vanno e come dici tu li vendono.
La questione del made in italy che in realtà è made in china o similari è annosa e vive sulla cultura del fighettismo, imperante sempre di più fra i giovanissimi.
Non è più questione di ricchi o popveri, di operai o capitalisti, di contadini o dirigenti aziendali. Ormai tutti vogliono il capo firmato, poi se vale 5 euro non fa nulla, loro sono disposti a pagare la griffe, perchè, sempre secondo i loro valori, si sentono più realizzati vestendo fashion.
bah.
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ESAURITA3112 il 03/12/07 alle 14:21 via WEB
Hai perfettamente ragione, concordo a pieno con la tua idea :)
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orsomalindi il 06/11/07 alle 14:05 via WEB
quanto vuoto
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newsinedicola il 29/10/07 alle 08:30 via WEB
e infatti ci voleva...
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kleombroto il 24/10/07 alle 08:58 via WEB
Risposta al mio commento e mio successivo chiarimento:
Scritto da dadeone, il 23-10-2007 20:43
Mi sembra che dal commento precedente affiori molta molta confusione... Non conosco la situazione francese, ma non credo proprio che abbiamo quote fisse stabilite per legge (come si vorrebbe fare) sul numero di film stranieri proiettati!
Il cittadino deve essere LIBERO di vedere quel che vuole, senza che nessuno decida al posto suo! Possibile che bisogna ancora mettere in chiaro concetti basilari come questo?
Sono invece, guarda un po', contrario agli aiuti di Stato al nostro cinema, che trovo spesso poco interessante e di cattiva qualità.
Perché devo pagare io lo stipendio ai mediocri attorucci e registri italiani (con le dovute eccezioni)?
E' finita l'epoca degli aiuti di Stato, sono finiti i soldi.
Scritto da marcosisi, il 24-10-2007 06:49
Mi sembra, nel precedente commento, di avere espresso il concetto in maniera abbastanza chiara. Può darsi che, per evitare di occupare troppo spazio, abbia risparmiato qualche parola. Allora, mi trovo costretto a ripetere, "come a un bambino di tre anni" (senza offesa alcuna, è una citazione cinematografica dal bellissimo "Philadelphia".
1) Il cinema italiano, nonostante spesso si ostini a rappresentare storie di ordinaria depressione in famiglie più o meno allargate, rimane per me uno dei migliori al mondo. Ci sono mediocri attorucci e "registri" (Sic!)? Abbiamo mediocri imprenditori, ma ciò non ci impedisce di costruire le Ferrari, mediocri stilisti, ma ciò non ha impedito a Valentino o ad Armani di farsi onore. Abbiamo Vittorio Feltri, ma anche Eugenio Scalfari.
2) Il cittadino deve essere LIBERO di vedere ciò che vuole, senza che nessuno decida al posto suo. D'accordo, e allora rendiamoci conto che lo strapotere hollywoodiano (che dobbiamo subire per legge dai tempi della fine della seconda guerra mondiale) è una prima imposizione e che la presenza dominante di Medusa è una seconda imposizione.
Quando ci sono situazioni di palese monopolio e il libero mercato scompare, senza tirare in ballo nessun MinCulPop, credo che un Governo degno di tale nome debba fare la sua parte e intervenire. Aiuti di stato al cinema? Se vale la pena sostenere delle produzioni destinate a farsi apprezzare in tutto il mondo, perché no? Sicuramente è molto più intelligente destinare risorse a uno dei settori basilari del Made in Italy, piuttosto che buttarli in incentivi verso i decoder del digitale terrestre, per aiutare il fratello minore del precedente Presidente del Consiglio.
Quanto alla situazione francese (al di là della parola "abbiamo", che forse deve leggersi "abbiano"), mi permetto di riprodurre un brano di un'intervista ad Agnes Jaoui e Jean-Pierre Bacri. Credo che il discorso sia abbastanza chiaro e sposo in pieno la loro posizione.
"E' vero che il cinema francese è molto aiutato dal governo?
Jaoui: In Francia, sia nel dopoguerra che nel periodo in cui Jack Lang era ministro della Cultura, sono state varate numerose leggi che hanno contribuito a rendere forte il cinema nazionale, e che ancora oggi ci permettono di produrre oltre cento film l'anno e di vederli ben distribuiti in patria e all'estero. E' difficile per una cinematografia nazionale svilupparsi e progredire di generazione in generazione senza una volontà politica e un sostegno da parte dello stato, soprattutto per quanto riguarda la promozione internazionale. Ne sapete qualcosa voi italiani: avete grandi talenti cinematografici, ma soffrite di un problema politico, per cui i vostri autori non vengono messi in condizione di opporsi allo strapotere della televisione e del cinema americano. Forse non tutti lo sanno, ma i distributori delle major hollywoodiane hanno metodi quasi mafiosi: agli esercenti europei dico, "Se volete l'ultimo Spielberg dovete pigliarvi queste cinque merde, e tenerle in sala per settimane anche se a vederle ci sono solo due spettatori". E' difficile combattere contro questo tipo di protezionismo, se non contrapponendogliene uno altrettanto forte, come succede appunto in Francia. Ma anche noi dobbiamo stare attenti a non abbassare la guardia."
Il documento completo si trova all'URL http://www.caffeeuropa.it/cultura/265jacri.html
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kleombroto il 22/10/07 alle 15:03 via WEB
Esiste "ancora"? Secondo me, non è mai esistito. Quello che ci hanno fatto vedere in URSS, in Cina, a Cuba o in Vietnam non è comunismo. A me piace raccontare questa parabola: Un tizio espone entusiasta i grandi pregi dell'essere vegetariano. Apre un negozio di frutta e verdura. Gli affari, però, non vanno bene e quello comincia a vendere qualche altro tipo di vegetali: hashish, cannabis, marijuana... Arriva la polizia e lo arresta. Possiamo, in questo caso, dire che l'essere vegetariani è stato sconfitto dalla storia? Così è per il comunismo. Probabilmente è destinato a vivere nel mondo dei sogni, dell'utopia... Ma io sono uno che, come si può leggere nell'intestazione del mio blog, prende l'utopia molto sul serio. Chissà che un giorno, da qualche parte, non si riesca a realizzarla. Ci stavano provando, molto seriamente, in Cile; ma l'11 settembre 1973 la CIA, assieme ai golpisti di Pinochet, stroncò nel sangue l'esperienza di Unidad Popular, facendo molte più vittime di quante non se ne ebbero a contare a New York un altro 11 settembre, esattamente ventotto anni dopo.
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FiorVita il 22/10/07 alle 14:25 via WEB
Esiste ancora il comunismo?
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