Creato da kappa2o il 25/09/2006
 

Villa Desperate

[...per vivere la realtà in un mondo di sogni...]...manuale per essere felici!

 

 

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Post n°1380 pubblicato il 24 Maggio 2010 da kappa2o

Storia degli happy

Siamo stati i primi e IO C’ERO quando abbiamo iniziato

Erano gli ultimi anni novanta

Marina di Ravenna fino ad allora era una triste località marittima frequentata solo da qualche pensionato

All’Inizio fù La Duna (degli orsi) per i più conformisti, e lo Zanzibar per tutti gli altri.

1999 mega Villa in affitto a Cervia per tutta la stagione.

Ogni domenica facevamo le valigie per il rientro, ci infilavamo in macchina sulle 17/17,30 con destinazione Marina. Dovevamo divincolarci tra il traffico, arrivare a Marina, TROVARE PARCHEGGIO (allora si poteva parcheggiare anche sugli alberi, anche perché non esistevano parcheggioni, nemmeno parcheggini, non c’erano navetti, non esistevano nemmeno i divieti in spiaggia, né parcometri) in quell’operazione si perdeva la maggior parte del tempo, si doveva arrivare a piedi dalla macchina alla Duna…e pure in quello si perdevano decine e decine di minuti...dovevi fare tutto in fretta perché iniziava l’happy hour, sì perché una volta era 1 l’ora felice, dalle 7 alle 8. si compravano da due birre e se ne pagava una (a 3.000 lire), chi ne prendeva una coppia in due e chi  due casse in 10, a volte si prendevano 4 birre a testa intanto che c’era la bazza e poi te le bevevi una dietro l’altra, l’ultima era calda come piscio ma quando ci arrivavi non importava più la temperatura, nel frattempo i tuoi amici con la loro bottiglia ti sbattevano sul collo della tua bottiglia e te ne facevano uscire la metà con la schiuma. Si ballava non in pista ma per tutto il bagno o sulla sabbia col “Super Cafone” der Piotta o “Bingo Bingo” di Manu Chao si ballava con la luce fino al tramonto, si invadeva la spiaggia fino al bagnasciuga, dove si poteva anche parlare e sedersi dove capitava, lottavi contro le zanzare, si finivano le birre, alle 21 tutto finiva, e composti, ognuno andava per i cavoli suoi, magari passando dalle dune dello Zanzibar per vedere di raccattare un po’ di fumo passivo. Andavi in centro a Marina e ti mangiavi una pizza con gli amici. Ti alzavi da tavola sazio e sulle 22,30 si rincasava stanchi, felici e sobri.

 

2007 Villa Desperate atto II (passando attraverso 2003 Melrose place e 2006 Villa Desperate atto I)

Oramai c’era Marina di Ravenna e null’altro, il divertimento era lì e quasi solo lì, non esisteva più Cervia, Pinarella, resisteva Milano Marittima ma per gente con canoni diversi…

Quindi siamo lì, nel cuore della nuova movida, le macchine restavano comodamente parcheggiate davanti all’appartamento dal venerdì sera al lunedì mattina, ci si muove solo con le bici.

Il venerdì sera, due ore dopo che eravamo uscite dall’ufficio eravamo già al baretto ad ascoltare musica stupenda ad un volume tenue che ti permetteva di farti delle chiacchere o di respirare il tramonto, i gabbiani, lo spritz.

La domenica mattina a Villa Desperate si consumava il rito della nostra santa protettrice: chi taglia la frutta, chi versa il vino, chi fa le dosi, chi prepara le bottigliette: è in preparazione la NOSTRA SANGRIA! A pomeriggio si và n spiaggia, si prende il sole, alle 17 si rientra, doccia e trucco, ritiriamo le nostre boccette di sangria (potente ed economica) e di nuovo in spiaggia, destinazione COCOLOCO! Pigiate come acciughe nella scatoletta, ci facciamo largo tra la folla, intente a salutare tutti i nostri amici e a schivare i nemici, con le nostre mitiche bottigliette non facciamo file, non spendiamo migggglioni di euro in (mitici) secchielli di sangria annacquata non ci versiamo addosso i rimasugli. Finivamo la boccetta da mezzo litro che era calda come piscio ma quando ci arrivavi non importava più la temperatura…alle 8 finiva il Cocoloco, e tutti si disperdevano per tutta la riviera, ognuno aveva il proprio personale percorso happy…ogni bagno attirava gente diversa, i fighettini, gli sfattoni, i rocchettari, i commerciali, i ragazzini, i più cresciuti, i faentini, i lughesi…un pout porri di gusti e persone che si incrociavano in un viavai incredibile lungo le stradine insabbiate che portano ai bagni. Per noi c’era il sottomarino…magari fino alle 22/22,30 magari fino più tardi, magari no, perché tanto c'eri andato la sera prima dopo aver fatto il canonico giro Dolce Lucia/Toto/Duna. Arrivavamo a casa in condizioni precarie, in bici. Il lunedì mattina non si produceva gran chè al lavoro…quando riuscivamo ad andarci…

2009, 25 aprile primo week end di paura a Marina di Ravenna

IO NON C’ERO! Io ero stufa e impaurita dal casino che con tutta probabilità ci sarebbe stata…

Temevo i pullman di emiliani che come di consueto, da qualche anno, invadevano brutalmente la nostra cara Marina come se fosse stata creata per essere violentata da loro.

Il 26 aprile 2009 ci si è resi improvvisamente conto che Marina non poteva più sopportare tutto quello che si era preteso per anni, con sempre maggiori pretese.

 

2010

Non c’è più il baretto, e con esso la possibilità di contemplare quello stupendo tramonto.

Non c’è più il Matilda, tre tra odio e amore conteneva in sé tanti ricordi.

Non c’è più l’Hamingway…un posto per cambiare…

Non c’è più il Sud

E quando dico “non c’è più” significa che sono stati rasi al suolo.

Rasi al suolo per far posto a residence o a “Marinara”

Non ci sono più gli happy…né quelli esagerati del 2007, né i fantastici e più sobri dell’inizio

Non ci sono più i secchielli riempiti di sangria o mohjito

Non c’è più quella fiumana di giovani che riempiva le strade.

Ci sono i parcheggi, quelli sì, più ordinati, più costosi.

Ci sono i navetti, quelli gratis.

Non c’è più quel divertimento che Marina di Ravenna si era saputa inventare, che aveva creato dal nulla, portando una squallida e dimenticata località di mare allo sbocco di un porto industriale, in una delle località più famose e vitali d’Italia.

Martirizzata dal cemento.

Sacrificata per lasciare posto ad un mostro creato per attirare “i fighetti” quelli che hanno le barche a vela, i motoscafi, gli yacht che ormeggiano al molo, per tentare di strapparli a località che fighette sono sempre state e che tali rimarranno.

 

Io sono contenta di aver potuto vivere la mia gioventù quando c’erano i locali per giovani e non solo residence per barcaioli.

 

E’ cambiato tutto attorno a quel molo…fortunatamente non si può cambiare la sensazione che si ha passeggiando lungo quel molo, coi pescatori e le loro biciclette, col faro, con le luci che si riflettono sul mare, con le amiche…

 
 
 
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