Creato da vita_e_morte il 09/12/2006

La Vita e La Morte

Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse l'ultimo perché il giorno che lo sarà non avrai voglia di crederlo. Diario di un Rianimatore.

 

 

Omnia Incompleta. Ultimo atto.

Post n°99 pubblicato il 07 Marzo 2008 da vita_e_morte
Foto di vita_e_morte

Ho scritto ubriaco ,ho scritto piangendo, ho scritto sbattendo i tasti e spezzando mine, gocciolando sangue e asciugandomi di solitudine.

Siamo un susseguirsi di capitoli, l’aprirne uno nuovo racchiude in sé la consapevolezza del vissuto e la voglia di scrivere i prossimi su un bianco diverso, oggi Vita e Morte dal suo palco s’inchina, ha una mano sul cuore, ringrazia in lacrime il pubblico pagante, applausi, un passo indietro scrutando le migliaia di menti, quanto siete belle, “chissà dove andrete vite perdute e ritrovate” l’ultimo pensiero, prima dell’odore di stoffa rossa.

E’ un diario di storia vera, questo ne è il capitolo finale;  nel tempo di una carezza mi riporta alle  prime righe… scritte da quel giovane innamorato che correva nella nebbia perché forse quello era l’unico modo per poterla vedere ancora una volta, una volta ancora, e non importava se fosse stato in un letto di terapia intensiva.

Questo Blog è stato il mio microcosmo, il mio rifugio, la mia casa di panpepato. Attorno ad esso hanno navigato centinaia di satelliti ed ombre scure, briciole di neve e lucciole di primavera, ho conosciuto anime fredde Re magi di calore, sorrisi di occhi stanchi e viandanti bagnati, ho potuto ascoltare fiabe d’altri tempi e mondi di fate, ho coperto orme codarde e tagliole di volpi, ho respirato grano ed inseguito una stella cometa.

Nei sogni avevo smesso di crederci, poi il tempo passa, la coscienza matura, prima piove poi di arcobaleni ne vedi ancora e giorno dopo giorno si rischiariscono i sensi, per primo torna l’olfatto ed il fiore d’oriente lascia posto agli agrumi della terra fertile, poi torna l’udito che da Piano diventa violino e chitarra e infine il tatto degli occhi, il sapore di vero e la vista di domani.

Cosa voglio e cosa ricerco da quest’unica vita ancora in vero non lo, sempre più in alto respiro scrutando qualcosa che possa sorprendermi sopra ogni cosa, a 28 anni ho conosciuto la morte e apprezzato la vita, vivo nella totale indipendenza economica e non credo vi sia un lavoro più bello del mio, ho due amici veri che valgon per cento, ho salute ed Amore, occhi puliti a guardarmi, odore di caffè, risate ed intelligenza. Non so cosa mi spinge a volere nei polmoni arie diverse, “Perché vuoi farlo?” mi hanno chiesto alla sede di Emergency quando ho chiesto di poter partire con loro parecchi mesi senza ricevere compenso,”Cosa ti spinge...noi ora abbiamo bisogno in Afghanistan, cosa ti spinge?” …per quanto m’aspettassi una domanda del genere la vera risposta l’ho tenuta per me, lo so che il non accontentarsi non potrà mai portare alla vera felicità, forse perché non riuscirò mai a sentirmi arrivato, forse perché mi manca la guerra per capire l’uomo, forse perché di luce io voglio morirne.

Vita e Morte, due parti così presenti in me, Yin e Yan, ed io sono l’uno e sono l’altra, sempre,in quello che faccio, che scrivo, che voglio, poli opposti d’una pila d’energia..e mi piacciono entrambi,forse allo stesso modo. Non so se sia fortuna o condanna, l’idea di crearmi una famiglia, di avere dei figli di essere chiamato papà mi attira quanto quella di passare una vita in giro per il mondo a mettere in pratica l’unica cosa che so fare. C’è una splendida canzone di De Gregori che inizia così… “Il più bel sogno fu,il sogno non sognato, E il miglior bacio quello non restituito, Ed il più lungo viaggio fu quel viaggio che non fu iniziato, E fu senza saluto il più compiuto addio”.( http://www.youtube.com/watch?v=Z8iUCP9-Q6k )Vorrei trovare qua dentro la mia verità, rimango in silenzio di fronte alla bellezza dei significati presenti dietro ogni parola,è però un silenzio di bosco, con fischi di vento forte che mi ricordano quando da bambino rimanevo ore a guardare i temporali contandone i lampi, “cerchi sempre energia” mi disse una volta il mio povero nonno.

Tra voi c’è gente che mi legge e mi scrive sin dall’inizio, ha osservato da spettatore il mio crescere tenendomi compagnia quando ero io per primo ad allontanare chiunque. La bellezza delle amicizie virtuali forse sta proprio in questo, nel parlar all’anima e non alla persona. Tante sono le persone che mi scrivevano d’ aver pianto leggendomi …leggevano “Quel giorno quando LO vidi” e mi scrivevano parole viscerali d’emozione sincera… Sapere di essere capace di creare emozioni nel periodo in cui io stesso ero certo di non poterne più provare mi ha salvato la vita, per quanto possa sembrare assurdo mi serviva una scintilla e mai avrei pensato che la scintilla potesse arrivare da una penna che neanche sapevo di saper usare.

Ho sempre pensato che le parole fossero il miglior regalo di sempre, avevo smesso di crederci, bello aver ricominciato. Tempo fa, una persona indelebile mi raccontò uno storia vera, credo fosse la sua di storia, credo volesse dire che chi ama è per sempre, era una canzone..e diceva così…

"NEL MOLO DI SAN BLAS"
lei salutò il suo amore
lui partì su una barca nel molo di San Blas
lui giurò che sarebbe tornato
e lei inzuppata di lacrime giurò che lo avrebbe aspettato
mille lune passarono
e lei stava sempre nel molo
aspettando
molti pomeriggi si annidarono
nei suoi capelli
e nelle sue labbra

portava sempre lo stesso vestito
così se lui fosse tornato non si sarebbe sbagliato
i granchi le mordevano
le sue vesti,la sua tristezza e la sua illusione
ma il tempo volò
e i suoi occhi si riempirono di albe
e si innamorò del mare
e il suo corpo si radicò
nel molo


Sola
Sola nell’oblio
sola con il suo spirito
sola con il suo amore il mare
nel molo di San Blas

i suoi capelli diventarono bianchi
ma nessuna barca le riportò il suo amore
e nel paese la chiamavano
la chiamavano la pazza del molo di San Blas
e un pomeriggio di Aprile
tentarono di portarla al manicomio
nessuno potè strapparla da lì
e nessuno mai più l’avrebbe separata dal mare

rimase sola
Con il sole e con il mare
Rimase lì
Rimase sola fino alla fine
Rimase lì
Rimase nel molo di San Blas

Con il tempo di un pentagramma riempito da chi ha una storia da raccontare, a voi tutti, Buona Vita.

 
 
 

Angeli neri.

Post n°98 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da vita_e_morte

Eccomi… quanto sono piccolo..sempre a mettermi in mostra… ero sicuro di averli indosso quei braccioli.. quel molo di legno lo sento fermo sotto i miei piedi..la rincorsa, il salto..l’impatto con l’acqua…vado giù.. mi bruciano gli occhi,poi i polmoni, freddo…mi sento morire, i capelli…chi mi sta tirando?…c’è meno buio… luce,mamma, respiro.

Eccomi… che freddo in questa stanza…sì che è estate… qui non dovevo venire da solo…speriamo non mi scoprano…le finestre sono chiuse…qualche spiraglio c’è però…uno cade proprio su questa  enorme cassa di legno…l’aria è un po’ secca…prendo questo sgabello così vedo…Nonno…sei qui…come sei bianco…non ti tocco un po’ mi fai paura…ti guardo…sei così nobile…ieri sera non mi hanno lasciato venir su a salutarti..mi han detto che hai chiamato tua madre…ti guardo ancora un po’…non faccio rumore,non dire alla mamma che sono venuto qui.

Eccomi…è tutto nero pece…perché mi hai chiuso qui dentro…non ce la faccio ad arrivare alla maniglia, perché non ci credi che voleva ammazzarlo il mio fratellino?E’ mio…mio cugino è cattivo…apri per piacere…non respiro qui…ci sono i mostri.

Eccomi...avevo studiato…non me lo meritavo…perché mi hai detto che non diventerò mai nessuno..come fai a saperlo già…non capisco, non glielo dirò mai, nascondo.

Eccomi…qui in metropolitana come ogni mattina …chissà se oggi si farà autogestione…Ma quello…che cazzo..non urlare così…avrà 6 anni…lasciala stare…non la smette…non osare alzare un dito…l’ha fatto…perdo il controllo…ma porca puttana prenditela con uno grosso come te pezzo di merda!... Dio che male all’occhio, mi gira la testa..non me l’aspettavo facesse così male…mi devo sedere…lo dischiudo un attimo…le porte si richiudono…una piccola mano che piange fa ciao…ciao bambina.

Eccomi….su quella maledettissima strada…vedo la donna lontana in un lago di sangue…la piccola…piccola mi senti…quello che scricchiolio di vertebre…quanta gente intorno…Signora lei mi sente…Un nome flebile…poi più niente…Allora è questa la morte…devo sedermi…sono impreparato…forse se ne avessi saputo di più….sono tutto sporco…ho bisogno di sedermi…ma perché quello fotografa... quanto sangue…credo di averne anche in viso… lampeggianti…eccoli…ora ci pensano loro..a mettere due lenzuoli.

Eccomi…quel telefono…la devo chiamare…ma è quasi Natale…cinque anni…devo farlo comunque…Pronto, piango“io non lo so perché non ti amo più”.

Eccomi…Milleuno, milledue, mille tre…dai carica ancora,proviamo una volta ancora…quelle mani rugose sopra le mie…Fermati..quel sorriso di chi conosce i limiti, Fermati.

Eccomi…quanti anni che non mi inginocchiavo più… ti prego, ti prego…fa che non vi siano metastasi.

Eccomi…era tanto che non capitava…ecco la stretta…la ricordo…non era così però…mano destra sul cuore…stringe…forte…fermo…silenzio..lo sento…ti prego riparti…Tum.potenziale d’azione.vivo.

Eccomi…No…non ridarmelo…sono tuoi questi due cerchi d’argento..ti prego…ma che stai facendo…sento i treni che passano…i tuoi occhi gonfi come i miei…non prendere quel treno…perché mi abbracci così…non te ne andare…ma era tuo questo..non può essere…ma stanotte cos’era…Mi accascio a terra…Addio per sempre...occhi rotondi.

Eccomi..quanta nebbia…volto rigato..centoquaranta..ma perché?...centosessanta…Non si vede niente…Centosettanta...non mi interessa niente..vibra il volante…ma perché?centottanta.

 Eccomi…è notte…forse da solo non ce la faccio..forse devo capire chi sono davvero…mi ritenevo invincibile ed invece eccomi qua…che faccio…questa è dunque la solitudine dei soli, vorrei iniziare a scrivere…un blog…cosa sono io?non so…mi sento Vita e mi sento morte…inseguo la prima e ho spade contro la seconda, quanto male che mi vuole…non posso stare con la faccia a terra…datemi una penna…una penna,e scriverò fino a che non camminerò di nuovo con la nobiltà e l’Amore che è nel sangue di chi porta ed ha portato il mio cognome.

 
 
 

Preghiera di Natale.

Post n°97 pubblicato il 27 Dicembre 2007 da vita_e_morte

Che la Morte stia fuori dalla mia porta e da quella della mia famiglia, che non si poggi ancora sul mio cuore passando dagli occhi. “Che le ferite di ieri possano smettere di sanguinare”.

Che quella coccinella rossa e nera possa vedermi oggi ed accompagnarmi a capelli bianchi e fragili.

Che possa dimenticare  il male delle persone e portare con me solo il ricordo dei ciliegi in fiore.

Che Lei un giorno possa trovare il perché della morte del suo primo ed unico vissuto maiuscolo riiniziando a vivere come sognava la bambina imbronciata seduta in un candido vestito bianco.

Che non porti mai nella mia famiglia la sofferenza e le spine d’inferno che ogni giorno vedo e vedrò.

Che il silenzio d’ora d’ogni giorno possa un giorno trasformarsi in fragoroso baccano di bimbi disordinati.

Che possa vederla un giorno danzare mandolino avvolta da una lunga gonna bianca sulle spiagge di Grecia.

Che possa toccare presto la terra d’Africa, che non dia mai fine al crescere dei miei occhi.

Che il tumore la lasci in pace perché ha ancora troppo da dare.

Che quel cerotto sul piede possa curarle lo sguardo con sui si volge alla vita.

Che lui si renda conto di quello che sta facendo a sua moglie ed ai suoi figli, che cambi , perché è brutto farsi pena da vecchi.

Che questa casa rossa possa uccidere gli scheletri di cent’anni in due.

Che possa vivere con fierezza alla luce del sole.

Che quelle 23 persone al tavolo rosso e d’oro possano essere per sempre benedette.

Che possa un giorno vedere un viso rosa e castano addormentarsi la vigilia con la stessa purezza che era mia tanti anni fa.

Che sia io l’artefice del mio destino, che la mano con la quale tra 50 anni stringerò un bastone sia ferma e decisa, vissuta e lavata dal sangue, viva in ogni cellula, saggia nelle vene e pulita in globuli stretti  a boccate di ossigeno puro.

Amen.

 
 
 

SierraLeone.

Post n°96 pubblicato il 27 Novembre 2007 da vita_e_morte

“Parti con noi, sei mesi, da Febbraio, al tuo ritorno avrai nuovi occhi ed il senso di ogni cosa.”

 
 
 

Corde.

Post n°95 pubblicato il 20 Novembre 2007 da vita_e_morte

...non ci sarà un numero cento.

 
 
 

Baciata.

Post n°94 pubblicato il 15 Novembre 2007 da vita_e_morte
Foto di vita_e_morte

Sveglio classista pulito superbo massimalista, Intelligente nero, confusionario veloce vero, Benestante autoritario incostante buono elitario, Profondo ascoltatore, sborone agnostico smantellatore, Come un animato cartone, monto e disfo prova a farmi cambiare opinione, Presente viaggiatore poca modestia e sogni da sognatore, Impaziente e puntuale due nonni sottotenente e generale,  Furioso di poche virtù garante, fiero testardo ottimo amante, in movimento lucido e acceso ma in solitudine spento e viso teso, alle spalle ferito quando m’illudevo di voler seguir quel dito, rialzato disilluso ridicolo zoppo confuso; Mesi d’inverno con centinaia di mandorle calde gusto inferno; Viso rigato e contorto ricevetti un nuovo battesimo acqua pulita quel giorno all’aeroporto, la mia vita come paradossale ma non potrei respirare se l’oceano non sapesse sale, Asciugarsi dall’umidità mentre veloce cammini come bimbo in una folle città, stendere le ossa al sole sputare nella fossa e piantare dieci agosto viole, grazie per tutto quello che sono e per tutto quello che ho, sono fortunato e forse in vero, ancora non lo so.

 
 
 

La dama del Lago.

Post n°93 pubblicato il 11 Novembre 2007 da vita_e_morte

Madonna dama di Luna, che già legò, il suo velo alla punta della lancia del nobil Cavalier, Suo caldo Sol, eleggendolo a Suo preferito nel Torneo della Vita, l’invita or a passar con Lui la notte dell’anno che corre quando la di Lei Laurea a compiutezza giunse..e saran là delizie, nettare e ambrosia…fuochi mossi dal sussurrar del vento, estasi, favola, incanto…e poi…sol della Notte il silenzio, della Luna la magia, dell’Amor il Regno.

 
 
 

Madredeus d'odori.

Post n°92 pubblicato il 05 Novembre 2007 da vita_e_morte
Foto di vita_e_morte

Nella sua eternità l'olfatto è il più crudele dei sensi.

 
 
 

Gente cattiva

Post n°91 pubblicato il 31 Ottobre 2007 da vita_e_morte

E se fosse il sorriso l’arma migliore contro la gente cattiva? Se fossero le carezze a fermare i proiettili e gli occhi buoni a rimarginare scudo ferite, se il Buona Vita si sostituisse all’Addio, se si ricordassero solo i colori d’ali e se l’odore di polline fresco fosse musica per ottant’anni.

Se fosse così per quanto male mi si volesse fare non sarebbe che una goccia di pioggia lungo una lama di spada.

 
 
 

Più breve di un respiro.

Post n°90 pubblicato il 18 Ottobre 2007 da vita_e_morte
Foto di vita_e_morte

A volte la Morte ti vuol abbracciare dopo i tuoi primi deboli vagiti, quando sei ancora troppo piccolo e fragile per distinguere i colori e le forme del mondo.  

A volte tua mamma non ti sente piangere, di sfuggita ti vede portar via, sente voci, qualche grido, camici, mascherine, passi di gente che corre, parole che non capisce.

A volte tuo padre rimane seduto immobilizzato, pallido guarda il nulla e l’unico suo barlume di forza lo volge alla più importante preghiera della sua vita.

A volte la tua pelle viene incisa quando ancora hai fresco l’odore di placenta.

A volte decidi che questa è la tua vita, che non te la vuoi far togliere, che bisogna combattere perchè quell'animo è un dono che non riavrai più.

…e allora vivi.

Benvenuto Mattia.

 
 
 

Post N° 89

Post n°89 pubblicato il 13 Ottobre 2007 da vita_e_morte

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Chissà perchè muoiono i girasoli..

 
 
 

Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 28 Settembre 2007 da vita_e_morte

..sono così lontano che non so neanche più io dove.

 
 
 

Silenzio di vino.

Post n°87 pubblicato il 22 Agosto 2007 da vita_e_morte

Vivo silenzi abbracciato a del vino,

luna bianca nella crudeltà di bivi sinceri.

Egocentrico nella ricerca,

inseguo una felicità rivolta alla mia completezza.

Ferito a morte da chi aveva i miei occhi,

ledo ora membra nello stesso identico modo.

 

Presuntuoso in pensieri,

siedo in un piedistallo costruito di piastrine.

Seguace del tutto o nulla,

cerco purezza vera in cuore di perenne tachicardia.

Vorrei delle parole scritte su vetro,

non più spazzate da una manciata di freddo.

Vorrei l’odore del caffè la mattina,

vestirmi con il sorriso del ritorno a casa.

 

Non c’è giornata che non mi macchi di sangue,

peccatore nell’aver bagnato di questo rosso anime che non lo meritavano.

Cerco la risposta a mille domande,

vorrei avesse un nome femminile.

Incapace di comprendere il mio muro,

credo in un viaggio che fornirà quel piccone.

Nella mia scienza il futuro di ignoti,

prego che il mio sia benedetto da fiamma candela.

 

Mi pianga la nuvola del nascere,

bagnami di forza creatrice allontanandomi lava e distruzione,

datemi ossigeno puro e racconti di favole,

un La per iniziare a suonare.

 
 
 

Scritta da una lacrima a me dedicata.

Post n°86 pubblicato il 18 Agosto 2007 da vita_e_morte
Foto di vita_e_morte

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Più non si incateneranno

i miei occhi nei tuoi occhi,

più non si addolcirà

vicino a te il mio dolore,

Ma dove andrò porterò

il tuo sguardo e dove camminerai

porterai il mio dolore.

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P.Neruda

 
 
 

Le fiabe di carta.

Post n°84 pubblicato il 14 Agosto 2007 da vita_e_morte
Foto di vita_e_morte

Avvolto in un soffitto dipinto ascolto note di piano danzare in ghiaccio di stelle,

fuori una fredda notte estiva, cianosi blu di punta di dita, di naso, di lobi d’orecchie.

Ricordo sogni turbati da scuri colori di affreschi antichi, ricordo il salire sulle gambe per ascoltare di vita, ricordo il racconto dei cuccioli di rondine con destino di morte se avessero spiccato il volo troppo presto o troppo tardi.

Sguardo in cielo, stanotte si vedono, le guardo solo, non posso far altro, cerco Cassiopea.

Buio, mi  muovo a memoria in sassi che anni fa complicavano un incedere incerto, arrivo al giardino delle capriole, accarezzo l’erba bagnata di pioggia non caduta, ne strappo uno stelo per portarlo alle labbra, non si allontana, girovagando giardini chissà perché non ha mai ricevuto una margherita.

Scovo una piccola chioccia, corpo delicato difeso da corazza sembra non temere una mano a racchiuderla, la ripongo, dove andrai..

Mi volto,enorme scalone di pietra dura portasti in sposa il sangue dal quale provengo, ascolto il lento respiro, un giorno forse, attenderò anch’io al primo scalino.

E’ una mezzanotte di venti, quelli caldi sono fermi da un vortice d’iceberg intorno a me,posti a muraglia ne vedo solo la punta ignorandone da cieco la profondità.

Ho la mano sinistra piena di passato, la destra di un rombo d’aereo, omeri e tibie a reggere presente.

Sogno la terapia per un cuore di cicatrici, un’altra potrebbe romperlo, non mi sento bene, cerco e prego sangue puro, senza meritarlo.

 
 
 

Stelle cadenti.

Post n°83 pubblicato il 12 Agosto 2007 da vita_e_morte

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Quante lacrime costa un sorriso?

 
 
 

Sull'interruzione volontaria di gravidanza.

Post n°82 pubblicato il 07 Agosto 2007 da vita_e_morte

Ognuno di noi lungo il sentiero della propria esistenza si è trovato più e più volte di fronte a dei bivi..a delle scelte..decisioni dalle quali non si può più tornare indietro, decisioni con conseguenze che muteranno la propria e, a volte, addirittura l'altrui vita.
La mia vita professionale è sempre stata dedicata nella sua interezza alla lotta contro il dolore e la morte in favore di una costante riaffermazione della ricerca di salute e di quel miracolo biologico chiamato vita. In una contraddizione etica dalle radici estremamente complesse la stessa vita professionale mi ha portato oggi a decidere se fare obiezione di coscienza o meno riguardo alle interruzioni volontarie di gravidanza, pratica che se non obiettassi diventerebbe routinaria per i prossimi 6 mesi con numeri intorno alle 20 Ivg ogni settimana.
Il titolo di questo blog oggi lo sento mio più di altri giorni, allego qua sotto un documento di straordinario interesse, vista la lunghezza non so quanti si dedicheranno alla lettura dello stesso, ad ogni modo si tratta di un quadro completo etico e sceintifico che analizza con imparzialità le profonde sfumature della più importante scelta che una donna ,credo, possa compiere nella sua vita.

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I molteplici problemi connessi all’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) vanno posti nella prospettiva di un’affermazione convinta della positività dell’esistenza. Come in ogni tempo, così anche nel nostro tempo è necessario contrastare le pulsioni e le culture di morte e favorire in ogni modo pensieri di accoglienza reciproca, di tolleranza, di convivenza. Gli ideali positivi sono sovente minacciati:
occorre quindi uno sforzo per promuoverne lo sviluppo armonico, considerando anche la loro perenne evoluzione.
Le religioni mondiali hanno da tempo sottoscritto e promosso tale ricerca. Il cristianesimo in particolare
sottolinea la promessa divina della vita che si esprime nel fondamentale "sì" di Dio all’essere umano. Dio nel suo donarsi ispira la vita. Da questa luce nasce un impegno e un invito ad essere diaconi della giustizia e della riconciliazione, in una parola diaconi della vita. I testi biblici esortano a fare della vita un valore positivo e a considerare la reciprocità e la responsabilità come momenti primari e
costitutivi dell’esistenza.
Il dovere per la specie umana di rispettare e proteggere la vita richiede una solenne e ripetuta riaffermazione.
Quest’ultima non deve essere soltanto teorica, ma deve porre in atto in ogni campo le condizioni che favoriscono la vita tanto nella sua espressione biologica quanto nella sua espressione di evoluzione e maturazione culturale.
La vita, come fatto positivo di interrelazione e reciprocità, comporta comunque diversi aspetti e non esclude tensioni e conflitti al suo interno.
La Ivg è l’interruzione di un processo biologico, ma nel contempo costituisce anche sempre un fatto che interessa le dinamiche vitali di interazione che coinvolgono più soggetti.

Per affrontare i molteplici problemi della Ivg, occorre dunque ricordare il quadro complesso in cui
essa ci appare.

L’evoluzione del problema: i dati

Un’analisi della problematica etica connessa con l’Ivg richiede che si prenda in considerazione il
quadro di riferimento storico, sociale ed etico nel quale è inserito il fenomeno.
Per quanto riguarda in particolare la situazione italiana, vanno tenuti presenti vari elementi.
La promozione della contraccezione nel nostro paese è stata vietata fino al 1971, anno nel quale la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi gli articoli del Codice penale che proibivano la propaganda contraccettiva. Nello stesso anno, è stato presentato in Parlamento il primo disegno di legge per
la legalizzazione dell’aborto.
Non si dispone, com’è ovvio, di dati attinenti alla diffusione dell’aborto clandestino nel periodo precedente alla legalizzazione dell’aborto; stime indirette proposte da diversi studiosi oscillano fra i 200.000 e i 600.000 casi all’anno.
La prima legge nazionale avente per oggetto la pianificazione familiare è stata emanata nel 1975, ed ha istituito, fra l’altro, i consultori familiari. Nello stesso anno, la Corte Costituzionale ha sancito la preminenza della vita materna su quella del feto, ponendo le premesse per l’effettuazione degli aborti terapeutici.
La legge, come è noto, prevede che la gravidanza possa essere interrotta entro il 90º giorno se la sua prosecuzione comporta seri pericoli per la salute fisica o psichica della donna, e dopo questo periodo
qualora comporti un grave pericolo per la vita della donna e/o siano accertati rilevanti processi patologici a carico del nascituro.
La più recente relazione sull’attuazione della legge è quella del 1996, che contiene i dati definitivi del 1994 e del 1995.
Nel 1994 sono state notificate 142.654 Ivg, e nel 1995 138.379. Considerando la successione storica dei dati, si rileva che, a partire dai primi anni Ottanta, il fenomeno diminuisce di circa il 5% su base annua.
L’Ivg riguarda, in prevalenza, donne coniugate di oltre 25 anni con 1-2 figli e livelli medi di istruzione;
il ricorso a questa procedura riguarda per il 70-80% dei casi persone che fanno uso di metodi anticoncezionali; si può dunque ipotizzare che sia il fallimento (o l’uso scorretto) dei metodi anticoncezionali
a causare la richiesta di Ivg. Va ricordato a questo proposito che un elevato livello di istruzione risulta protettivo rispetto all’Ivg.
Permane tuttora, anche se in calo marcato, il ricorso all’aborto clandestino: la stima per il 1992 è dell’ordine di 50.000-60.000 casi (circa un terzo degl’interventi Ivg notificati!).
La diminuzione del ricorso all’Ivg negli ultimi 10-15 anni è associata alla diffusione dei moderni metodi contraccettivi.
Il ricorso alla Ivg come mezzo di controllo delle nascite è ancora purtroppo assai diffuso a livello planetario; esso percentualmente diminuisce là dove aumenta l’uso dei mezzi contraccettivi e migliora globalmente la qualità della vita. In molti paesi la Ivg è vietata per legge, il che induce un forte ricorso
all’aborto clandestino negli strati più poveri della popolazione, con conseguente aumento di sofferenze e mortalità.
L’analisi sociale del fenomeno dimostra che nelle nostre società diminuisce il ricorso alla Ivg in funzione del miglioramento della pianificazione familiare. Questo spinge a favorire tutti i processi di
evoluzione sociale con tale esito.

Definizione biologica e biografica di "vita"

Da un punto di vista biologico, il fenomeno vita presenta molte caratteristiche simili in tutte le specie animali. A livello della cellula e delle sue strutture morfo-funzionali, non vi sono significative differenze
fra un organismo inferiore, un uccello, un rettile o un mammifero.
L’organizzazione del patrimonio genetico, le modalità con le quali esso viene trasmesso ai discendenti, conservandosi identico salvo l’eventualità di mutazioni casuali o indotte, la traduzione delle informazioni genetiche in strutture e funzioni, le modalità con le quali le cellule si organizzano in tessutie organi specializzati, capaci di svolgere funzioni complesse, tutte queste caratteristiche sono identiche nelle diverse specie fino all’uomo.
Se dunque la vita come fenomeno biologico è intoccabile, lo è a qualsiasi livello di evoluzione e complessità.
Le ragioni di un particolare attenzione per il substrato biologico della vita umana, contenente tutte le "informazioni" atte a riprodurre un individuo della specie umana, possono essere dettate da molteplici ragioni. È difficile esprimerle in maniera esauriente. Ci si può limitare, in questa sede, a presupporre che il rispetto per la propria specie, inserito in un quadro più ampio di rispetto per ogni specie animale, sia un innegabile prodotto della stessa civiltà umana.
Sul piano biologico, è lecito chiedersi se e fino a che punto si possa individuare il momento preciso in cui da un semplice aggregato di cellule diverse si passa ad un embrione e poi a un feto di essere umano.
La domanda può esser semplificata ed espressa nel modo più usuale come segue: in quale esatto momento ha inizio la vita, intesa come la vita di un preciso individuo della nostra specie? Inoltre ci si può chiedere a buon diritto: esiste e qual è il limite tra l’embrione e il bambino? Ci si è a lungo interrogati su questa questione e anche oggi esistono tentativi di definire il momento dal quale la tutela del prodotto del concepimento può essere considerata alla pari della tutela che si deve ad un individuo della specie umana. Vari dati sono da tener presenti.
La vita umana individuale ha inizio nell’esatto momento in cui la cellula uovo e lo spermatozoo si fondono a formare lo zigote in cui genoma paterno e materno sono associati in un unico assetto cromosomico.
Cellula uovo e spermatozoo sono naturalmente vivi anche prima della fusione, ma i gameti
sono singolarmente portatori di una metà soltanto del progetto genetico, la cui attuazione consisterà in un organismo umano. Per tale ragione la loro esistenza non può essere paragonata alla messa in atto
della vita dell’individuo.
Inoltre tra la madre e il prodotto del concepimento si instaura fin dal primo momento un intenso scambio di influenze.
È ben dimostrato che i primi battiti cardiaci dell’embrione, irregolari e non coordinati, iniziano nella terza settimana dal concepimento, cioè verso la fine della prima settimana di ritardo mestruale.
L’attività elettrica e i dermatoglifi (solchi cutanei dei polpastrelli da cui si originano le impronte digitali) sono ben individuabili entro il secondo mese di gravidanza. Ancora più interessante è quanto è noto sullo sviluppo del sistema immunitario del feto. Esso inizia la sua maturazione tra la dodicesima e la ventesima settimana di gestazione ed i primi linfociti T (importanti cellule di tale sistema) compaiono
nel timo intorno alla quattordicesima settimana. Se si considera la grande originalità immunologica dell’embrione (50% del patrimonio genetico di origine paterna e 50% di origine materna) esso dovrebbe essere rigettato dalla madre, invece, ciò non accade, tranne che negli ultimi giorni di gravidanza, nei quali la reazione della madre verso il feto sembra all’origine del parto.
L’unità feto-placentare riceve e invia messaggi alla madre sin dalle prime fasi della gravidanza, cosicché, qualunque possa essere il meccanismo regolatore, se la protezione è ottenuta per via della specifica inibizione della risposta immunitaria della madre verso le strutture fetali (antigeni) di origine paterna,
essa deve attuarsi precocemente ed il più vicino possibile al rapporto sessuale.
Esiste, quindi, un costante dialogo biologico tra madre ed embrione e, poi, tra madre e feto. Ciò che sembra particolarmente rilevante in questa sede è la capacità dell’embrione di influenzare la madre sin dalle prime fasi, determinando modificazioni nei suoi organi.
Da un punto di vista scientifico si evince chiaramente che embrione, feto e poi neonato sono individualità biologiche viventi, capaci di grandi interazioni e che si distinguono per un diverso livello di differenziazione, di maturazione.
Il fenomeno "vita" è sempre presente in qualche sua forma. Esiste quindi sempre un punto di vista globale, a partire dal quale esso merita considerazione. D’altra parte constatiamo che la scienza distingue tra varie fasi dello sviluppo embrionale. Di conseguenza non ogni passo di questo sviluppo può esser messo sullo stesso piano.
Tuttavia, proprio da un punto di vista globale, è ancora legittima una differenza tra biologia e biografia.
Si può ancora far valere il fatto che la vita umana è sì individuata in modo scientificamente chiaro nel suo fenomeno biologico di base, ma si situa poi, per gl’individui, ad un livello di interrelazione e di sviluppo culturale che può costituire una nuova soglia di percezione e di valutazione del fenomeno.
È infatti innegabile che il carattere tipico della vita umana risiede largamente nella funzione nervosa e nella vita di relazione. La vita, negli esseri umani, è essenzialmente e indissolubilmente legata alle funzioni psichiche e tali funzioni risentono in maniera determinante delle relazioni interpersonali e con
l’ambiente in cui un essere umano si sviluppa, cresce, vive e muore.
Proteggere la vita, perciò, può voler dire proteggere un fenomeno in tutti i suoi aspetti, ma può voler dire, insieme, anche essere in grado di relativizzare un aspetto rispetto ad un altro. In tal senso si potrebbe per esempio valorizzare la vita biograficamente intesa rispetto alla semplice vita di un embrione,
quand’anche si sappia per certo che da esso si sviluppa l’essere completo.
Alla luce delle considerazione fatte, sembra che la vita umana sia da considerarsi come l’insieme e l’evoluzione di tutte le esperienze, le relazioni, le aspirazioni, il sentire, in altre parole come la storia personale di un essere umano, che lo definiscono come unico e irripetibile. La vita umana non può avere
esclusivamente o prevalentemente una connotazione biologica; la sua specificità è anche biografica ed è questa globalità e interdipendenza che va salvaguardata.
Tutte queste considerazioni devono servire ad una valutazione differenziata del fenomeno della Ivg e verranno presupposte nei punti seguenti. Vi è ancora tuttavia un aspetto importante e non secondario, quello della relazionalità, comportante anch’esso diversi aspetti, oltre a quelli di natura prevalentemente biologica, cui si è già fatto riferimento.

 Nascita, relazionalità, autodeterminazione femminile

Ci inoltriamo qui in un nuovo aspetto del nostro tema. In esso entra in campo la persona della madre e la relazione dell’embrione-feto con la madre quale essere personale pienamente autonomo.
La connessione continua tra la vita della madre e la vita dell’embrione (o del feto) determina una relazione fisica e affettiva tra madre e bambino/a, relazione che può tradursi in una scelta tra l’accettazione o la rinuncia alla maternità.
Nella considerazione relazionale dell’embrione sono rilevanti, oltre il suo livello di sviluppo nell’utero materno, anche e soprattutto il rapporto di accettazione da parte del corpo in cui esso cresce, il progetto di relazione che su di esso viene costruito, il fatto di venire pensato ed amato prima di venire
alla luce. Si evidenzia così l’importanza dell’uso della categoria della relazione nel dibattito sulla Ivg. Il dibattito non può eludere fattori quali: esistenza di volontà procreativa, atteggiamento di accettazione e presa in carico del generato. Accanto alla voce "tutela della vita" in senso astratto e teorico,
dobbiamo considerarne un’altra, quella del prendersi cura della vita. Il concetto di cura è insito in ogni relazione umana significativa ed esprime un’idea relazionale dell’etica.
In tal modo entra in gioco la considerazione della donna come soggetto etico capace di autodeterminazione.
Le donne non sono mai state accettate come "soggetto etico", ma sono state sempre chiamate all’assunzione di responsabilità verso altro da sé. L’assunzione di responsabilità di se stesse implica invece la possibilità di essere soggetti in grado d’individuare norme per la propria condotta: l’autodeterminazione
diventa dunque in questo contesto un valore dirompente poiché significa la coniugazione della responsabilità verso sé e verso altri.
La categoria della "cura", a cui ci si è sopra riferiti, comporta tuttavia un altro aspetto, se si tiene presente la sua notevole importanza riguardo ai rapporti che intercorrono tra la donna e la sua comunità
di appartenenza, in primo luogo rappresentata dal partner e dalla famiglia; tali soggetti potrebbero voler imporre le proprie decisioni alla donna oppure volerla sostenere nella sua autonomia.
Ma se la donna non è oggetto di cura da parte della comunità in cui vive e la rete di relazioni al cui interno si gioca la relazione madre figlio/a si spezza, allora una delle conseguenze di questa frattura potrebbe essere la Ivg.
Anche se la decisione ultima riguardo alla Ivg spetta alla donna, questa scelta è determinata da una rete di corresponsabilità che comprende la donna stessa, il partner, la comunità familiare e sociale.
L’etica della responsabilità mette l’accento sull’interdipendenza reciproca dei rapporti umani, per cui si dovrebbe parlare di corresponsabilità nel diritto di scelta della madre. In questo caso il conflitto sorgerebbe
non tra una gerarchia di diritti, ma all’interno di una rete di relazioni, dove si gioca la possibilità di proteggere o meno la vita del bambino/a. Pertanto l’aspetto della relazionalità influisce su una valutazione generale della vita e quindi sulla decisione della Ivg.
Le ultime considerazioni ci portano a una ulteriore notazione di sapore polemico, ma non per questo secondaria: l’abitudine culturale di usare nei confronti della donna criteri molto diversi da quelli che vengono usati nei confronti dell’uomo quando è in questione l’atteggiamento verso la vita umana.
Nelle culture dove esso vige, il comandamento che vieta di uccidere viene invocato nel caso della responsabilità della donna verso il suo corpo e verso il nascituro; qui anzi viene affermato con forza e fatto oggetto di un controllo severo, che non ha riscontro in altri campi. Le eccezioni sono difficili e anch’esse socialmente molto controllate. Per l’uomo, invece, si ammettono ben più vistose eccezioni,
come nel caso della guerra o della pena di morte. La società dunque considera illecito che le donne facciano ciò che per gli uomini è ammesso, talvolta addirittura imposto e, spesso, considerato "eroico": questo mette bene in evidenza il fatto che, in tema di procreazione, tra uomini e donne esiste una situazione di profondo conflitto (che trae origine dalla differenza sessuale); un conflitto che le donne
hanno cominciato a denunciare e ad analizzare, ma che gli uomini stentano a riconoscere e ad ammettere.

La protezione della vita umana e la Ivg


In base alle premesse poste nei punti precedenti, è possibile ora esprimersi sulla complessa problematica che riguarda la Ivg nel nostro paese.
Per interruzione volontaria della gravidanza si intende l’interruzione del processo biologico che porta normalmente alla nascita.
Se questo processo biologico è quello che porta alla nascita di un essere umano, esso può essere più protetto di altri, in misura di un maggiore rispetto che la specie umana riserva a se stessa. Le entità da proteggere sono tuttavia molte e differenziate e vanno dall’espressione vitale dell’embrione o del feto
alla madre e oltre.
Quando con la Ivg viene eliminata la possibilità stessa della nascita, cioè quando viene eliminato l’individuo in una fase precoce del suo sviluppo, si pone davanti a noi un dilemma difficile in cui si apre un conflitto tra vari principi e circostanze, poiché vi può essere un diritto del concepito a vivere,diritto che per altro non può esser fatto valere consapevolmente, mentre sussistono altri diritti e principi di persone pienamente consapevoli. Ciò dimostra che la Ivg, che è sempre l’interruzione di un processo biologico, è anche sempre un fatto inerente a vari processi di interazione che coinvolgono più soggetti.
L’unico modo di arbitrare questo fatto sembra quello di assumerlo come un dato dell’esistenza e nello stesso tempo specificare il problema a livello sociale e culturale e migliorare, anche attraverso la tutela giuridica, le condizioni generali in cui si vengono a trovare le persone coinvolte.
Questa opzione di fondo comporta il seguente giudizio complessivo sul problema posto:
il singolo atto di Ivg resta un atto negativo. La discussione etica nasce dalla consapevolezza della sua realtà e dalla volontà di modificarne positivamente le circostanze.
A proposito delle singole situazioni nelle quali emerge il ricorso alla pratica della Ivg, non si ritiene possibile una risposta unica e onnicomprensiva. Si evidenziano tuttavia ancora alcuni punti irrinunciabili e basilari:
– rifiuto assoluto dell’imposizione coercitiva della gravidanza;
– rifiuto della penalizzazione, in quanto foriera di mali molto peggiori rispetto a quelli che si vorrebbero combattere; la depenalizzazione è una conquista dalla quale non si deve recedere
– si riconosce alla madre l’ultima parola - compresa la possibilità di rifiutare l’eventuale imposizione della Ivg - offrendole nel contempo strutture di sostegno quanto all’informazione, l’aiuto morale, l’assistenza medica; quest’ultima deve realizzarsi nelle condizioni ordinarie nelle quali si svolge l’abituale ricorso alle cure mediche e chirurgiche.
Circoscritto così il problema a livello generale, nei prossimi due paragrafi si discutono alcune opinioni quanto all’aspetto religioso e giuridico della Ivg e successivamente si formulano varie raccomandazioni.

Responsabilità morale e sanzione giuridica


La Ivg va sottratta a qualsiasi equiparazione superficiale con altre situazioni drammatiche e dolorose.
E questo tanto sotto l’aspetto etico o religioso della "colpa", quanto sotto l’aspetto della pena.
La scelta della Ivg è quella di un caso particolare e non quella di un caso generico; pertanto, nel caso particolare, può essere travagliata e sofferta, ma non più di tante altre, nelle quali la vita umana purtroppo si trova coinvolta; ed è coperta dalla comprensione solidale e da disponibilità di solidarietà umani negli affetti.
Venendo alla questione della responsabilità e della colpa, nella Ivg, che implica certo un momento di responsabilità, non si deve configurare alcuna tipica situazione di colpa etico-religiosa. Nessuno,
tanto meno la donna in quanto donna, può essere colpevolizzato/a a causa della Ivg. La dimensione della responsabilità, invece, è una dimensione ineliminabile della condizione umana come tale, che può comportare sensi di colpa, ma essa non è isolabile, soprattutto sotto il profilo religioso, da forme di relazione umana, che la compensano e riequilibrano, situandola in un contesto non colpevolizzante.
Circa il secondo aspetto, quello della sanzione giuridica, sembrerebbe assurdo intervenire contro la Ivg mediante la minaccia penale. Certo questa minaccia ha una sua efficacia – sempre relativa – in altri campi, per esempio contro alcuni tipi di comportamenti asociali. Ad essi non può esser tuttavia paragonata
la Ivg che ha, come fatto di esperienza, dimensioni e caratteristiche tutte proprie.
Del resto e più in generale, nessun tipo di provvedimento, preso singolarmente, sarà in grado, da solo, di ovviare a tutti gli inconvenienti delle realtà verso le quali è indirizzato. Nel caso della Ivg come tale, il ricorso alla forza della legge appare inadeguato e foriero di effetti indesiderati. Sono invece
le circostanze a richiedere una regolamentazione. Sembrerebbe che in tal caso la legge dovrebbe preferibilmente prendere le difese della donna in modo che essa trovi nelle strutture del vivere civile piuttosto aiuto che condanna.

 Ivg e servizio sanitario


Alla luce di quanto esposto precedentemente si può constatare che:
– l’aborto in Italia è in calo costante, in relazione all’elevazione dei livelli di cultura e istruzione ed alla diffusione dei concetti e metodi della contraccezione;
– è prevedibile che un impegno più incisivo a favore della pianificazione familiare, anche attraverso l’attività formativa e informativa, a livello tanto centrale quanto locale, comporterà un più rapido calo del ricorso all’Ivg, con ovvi benefici per i singoli e la collettività;
– appare chiaro, in questo quadro, che spesso il ricorso all’Ivg rappresenta un fallimento delle procedure contraccettive comunemente accettate (vedi sezione 2); tale eventualità non deve tuttavia portare a considerarlo un metodo supplettivo per il controllo delle nascite.
Tenuto conto di tali fatti, è possibile formulare alcune raccomandazioni, le prime riguardanti le prestazioni attese dal servizio sanitario nazionale e dagli ospedali evangelici, l’ultima, infine, a proposito dell’attività formativa e informativa delle scuole:
a) Anche se la legge consente l’attuazione dell’Ivg, è giusto prevedere che gli operatori sanitari possano astenersi dall’attuarla per motivi di coscienza. In Italia vi è oltre il 50% di obiettori fra i ginecologi e gli anestesisti, il che testimonia l’esistenza di una vasta fascia di dissenso che deve giustamente essere tutelato.
b) Le strutture sanitarie devono garantire sempre le cure mediche necessarie e disposte dalla legge.
L’obiezione di coscienza non può diventare una giustificazione per il non rispetto della legge.
c) Non appaiono d’altro canto condivisibili iniziative tese, per tutelare l’embrione, a limitare l’ambito di applicazione della legge, perché ne deriverebbe verosimilmente un accresciuto ricorso all’aborto clandestino, con conseguente aumento della mortalità e morbilità della donna.
d) È indispensabile garantire alle donne che hanno scelto d’interrompere la gravidanza, l’effettiva possibilità che quella volontà, liberamente formata, si realizzi in condizioni analoghe a quelle in cui vengono eseguite tutte le altre pratiche mediche.
e) Sarebbe auspicabile che, invece di consolidare, in testi legislativi, una antica prassi di controllo sul corpo femminile e sulle sue potenzialità, si provvedesse a promuovere le ricerche per la messa a punto di tecniche di contraccezione più efficaci e dirette al controllo della fertilità maschile (= sul corpo dell’uomo);
f) Un discorso più particolareggiato meriterebbe l’educazione scolastica. È tempo di insistere sul dovere, che le scuole hanno, di promuovere la conoscenza sia dei fatti inerenti alla sessualità umana (fisiologia, emotività), sia dei relativi problemi, insieme con i modi di affrontarli, conoscenza rivolta alla consapevolezza circa le responsabilità che ne derivano.

 
 
 

Corrente di lago.

Post n°81 pubblicato il 29 Luglio 2007 da vita_e_morte

Mezzo respiro seduto in disparte,

lapilli di luce avvolgono volti nel loro riflesso,

tramonto di ore passate a guardare

un seme incompleto cresciuto trifoglio.

 

Luna d’eclisse che giace lontano,

tuffo in un mare colmo di scogli,

guardami a metà

crescere in un cuore malato di buio.

 

Notte in lenzuola vestite di ghiaccio,

immagine di sudori sbagliati avvolti in perché,

insonnia pesante in letto cemento

piume bianche di ventun grammi strappati.

 

Mani sporche di un sentire pulito,

ascolto disilluso sogni rugiada,

ora risposa.

inverno di loto.

 
 
 

Dedicati...

Post n°80 pubblicato il 18 Luglio 2007 da vita_e_morte

A te che ora hai i piedi nel mare,che quella supernova si avveri nella comunione di respiro.

A te che stai girando l’Italia, gemelli diversi fino al midollo.

A te che sola dormirai in quel letto condiviso per 56 anni, la tua preghiera compagna di ogni notte.

A te che non pensavi ti saresti più innamorata, non vedo l’ora ti accarezzare il tuo bambino.

A te che adultero vivi nell’ombra, negli occhi dei tuoi figli la punizione più grande.

A te che farfallina, lo avrei fatto al perso ogni istante.

A te che ti ritrovi malato del male che curi, la mia stima all’estremo.

A te che hai pianto quella sera senza Luna, sei goccia pulita e rosso puro.

A te che lamaretta, esplodi energia in ogni tuo gesto.

A te che cardiologia, nessuno se lo meritava più di te.

A te che frontale a ventitrè anni, hai molto da insegnarmi.

A te che vuoi cambiar vita, fallo ora o qualcuno lo farà per te.

A te che mi siedi in spalla, non sarai mai solo.

A te che concedi il tuo corpo, non è così che ti abbandonerà la solitudine.

A te che quell’esame è diventato il tutto, mi puoi deludere solo se abbandoni.

A te che tumore al seno, sei esempio e guida.

A te che giovane sposa piangi ogni giorno a fianco di una morte cerebrale, non dannarti nei perché.

A te che hey tu, ho paura tornerai sempre indietro.

A te che vuoi il mio male, hai un animo troppo piccolo per farmene.

A te che l’hai insultata, lettera minuscola.

A te con i tuoi segreti, perché lo hai fatto?

A te che mi hai versato vino per tanti anni, sogno una famiglia come la tua.

A te che mi hai spiegato la morte, insegnerò quanto appreso.

A te che pistola contro, è colpa della tua cultura.

A te che cinque buste colorate, un pensiero ogni singolo giorno.

A te che ti sposi per dimenticarmi, scusami.

A te che sclerosi multipla, non mi interessa il difetto invisibile ma è splendido tutto quanto si vede.

A te che non vuoi invecchiare, non farlo.

A te che chissà quando nascerai, completerai il senso di quest’unica vita.

 
 
 

Enver Hoja

Post n°79 pubblicato il 15 Luglio 2007 da vita_e_morte

Chissà la paura in quegli occhi da bambino quando una polizia corrotta schiacciava in terra il tuo viso, fetore anfibio. Chissà le ossa di un quindicenne colpite da un manganello. Chissà quale paura quando cani dal sorriso sardonico vennero in cella a dirti “aspettaci che ripassiamo più tardi”. Chissà che pensieri a vedere il nonno rincasare prima e a fil di voce raccontare di gendarmi comunisti che fucile alla mano si eran fatti consegnare le chiavi dei tuoi palazzi. Chissà che vuol dire ritrovarsi poveri in un giorno. Chissà che si prova nel vedere la propria madre piangere per non poter cucinare la torta di compleanno al proprio figlio perché l’odore del dolce era vietato se non nelle feste di regime. Chissà che si prova a vedersi chiusi i confini da un giorno all’altro per quarant’anni e sapere del nonno in Italia che è morto senza più potervi rivedere, chissà che si prova a sapere che ogni sera, ogni giorno si sedeva su quel molo guardando verso la sua terra. Chissà che si prova a non poter più parlare, scrivere, leggere, studiare e pensare liberamente. Chissà che si prova a sapere di amici d’infanzia dimenticati in galere d’inferno per vent’anni ,torturati violentati ed uccisi per le loro idee contrarie al regime. Chissà quale voglia di scappare una volta caduta quella statua in piazza, chissà l’umiliazione continua per la fama globale fatta sporco luogo comune dei violenti della tua nazione, chissà che vuol dire piangere addio alla propria madre a diciott’anni per andare a studiare in un paese libero, chissà le volte che ti sei sentito dire “devo lasciarti perché i miei non vogliono che stia con uno della tua nazione”,  chissà una nuova lingua, chissà la laurea chissà l’esame di pochi giorni fa.

Sei la persona più corretta ed onesta che abbia mai incontrato, occhi d’onore come quelli di tuo padre, nessuno se lo meritava quanto te, hai vinto,finalmente.

 
 
 
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PREGHIERA

"Dammi il supremo coraggio dell'amore, 
questa è la mia preghiera,
coraggio di parlare,
di agire, di soffrire,
di lasciare tutte le cose, o di essere lasciato solo.
Temperami con incarichi rischiosi, onorami con il dolore,
e aiutami ad alzarmi ogni volta che cadrò.
Dammi la suprema certezza nell'amore, e dell'amore,
questa è la mia preghiera,
la certezza che appartiene alla vita
nella morte, alla vittoria nella sconfitta,
alla potenza nascosta nella più fragile bellezza,
a quella dignità nel dolore, che accetta l'offesa, ma disdegna di ripagarla
 con l'offesa. 
Dammi la forza di Amare sempre e ad ogni costo."

K.Gibran

 

CROCEFISSIONE.

Quando l'amore vi chiama, seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese. E quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire. E quando vi parla, abbiate fede in lui. Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino. Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge.

E come vi fa fiorire così vi reciderà.


K.Gibran

 

LE ALI SPEZZATE

Esiste qualcosa di più grande e più puro
rispetto a ciò che la bocca pronuncia.
Il silenzio illumina l'anima,
sussurra ai cuori e li unisce.
Il silenzio ci porta lontano da noi stessi,
ci fa veleggiare
nel firmamento dello spirito,
ci avvicina la cielo;
ci fa sentire che il corpo
è nulla più che una prigione,
e questo mondo è un luogo d'esilio.

K. Gibran

 

IL PROFETA

C'è fra voi chi cerca
la compagnia delle persone loquaci
per timore della solitudine.
Il silenzio della solitudine
svela infatti ai loro occhi
la loro nuda essenza,
cosa dalla quale rifuggono.
E vi sono quelli che parlano,
e senza consapevolezza né preveggenza
rivelano una verità
che sono i primi a non capire.
E vi sono coloro che hanno
la verità dentro di sé,
ma non la esprimono a parole.

Kahlil Gibran

 
 

CROCEFISSIONE.

Quando l'amore vi chiama, seguitelo. Anche se le sue vie sono dure e scoscese. E quando le sue ali vi avvolgeranno, affidatevi a lui. Anche se la sua lama, nascosta tra le piume vi può ferire. E quando vi parla, abbiate fede in lui. Anche se la sua voce può distruggere i vostri sogni come il vento del nord devasta il giardino. Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge.

E come vi fa fiorire così vi reciderà.


K.Gibran

 
 

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