de honesta voluptade
"Quello che facciamo noi... è LEELA. GIOCO DIVINO, ALTO E BASSO YIN E YANG, IL GIOCO DEGLI OPPOSTI, COME FACEVANO SHIVA E SHAKTI" [FRANCESCA ROMANO - L'AMORE IN GINOCCHIO]
“L'anima è venuta al corpo e il corpo alla vita con lo scopo di evolversi”
Neale Donald Walsch
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Post n°104 pubblicato il 18 Giugno 2009 da RedLilith
Mi ritrovai così, nella stanza, a inseguire la corsa folle di quel ricordo che si perdeva nelle giornate imprecise della mia infanzia. Stavo lì, rannicchiata sulla bambina che un tempo ero stata. Ma le mie mani non sfioravano le sue piccole mani. Rischiavo solo di schiacciarla sotto il mio peso, mentre la stanza diventava una traiettoria che terminava sulla soglia di un dolore mai dimenticato. Ma qual era quel dolore? Non lo ricordavo eppure ne sentivo l'odore. Dolce. Un ricordo di talco e di avena, di pelle di bimbo profumata dagli angeli. «Che strano - pensai - come può una sofferenza trattenere un sapore dolce?». Eppure era proprio così. E all'improvviso capii. Capii che le sofferenze di un bimbo conservano sempre l'odore del cielo dal quale proviene. E' questa la profanazione più grande, questa sofferenza che entrando nel tempio immacolato dell'infanzia la stupra, la rivolta, ne fa incubo e nebbia ma non riesce ad allontanare il ricordo del cielo. Si vive così sull'orlo di due mondi, cuciti intorno a parole che ancora non sappiamo dire, con la testolina all'insù a cercare quelle galassie in cui galleggiavamo. ... Sentii di nuovo quel dolore acuto, seppellito da anni di sgargianti impalcature mentali, di corazze intellettive a proteggere quell'antico dolore. E invece era lì, intatto. Fragile come un uccellino caduto dal nido. In tutti quegli anni non ero mai riuscita a scaldarlo fra le mie mani, a rimetterlo nel nido dal quale era stato gettato. ... Quel dolore antico tornava squarciando l'illusione del tempo, gettandomi trent'anni indietro. La tenda si era ormai sollevata, le lacrime premevano sulla superficie. Mi sorprese la diversità di quel pianto che sembrava arrivare dal primo giorno del tempo, del mio tempo, per radicarsi nelle viscere, nel cuore, nella testa. Nella pelle, sotto la pelle. Oltre la pelle. Piangevo tutto il mio dolore di bambina muta, finalmente libera di gridare. Piangevo così forte che temevo mi si spezzassero le ossa, frantumando l'unico appiglio stabile con la materia nel bel mezzo di quella tempesta senza tempo, fatta di una storia emotiva, di una storia che fu prima ancora che le parole fossero. Aurora Semente - Dove tace il tempo |
UNA LACRIMA, UNA GOCCIA DI SANGUE, UN CAPELLO.
Tra me e la mia coscienza
c'è un abisso
riempito dal tuo orgasmo violento,
dal suono rauco della mano che mi avvinghia.
Deve esserci, in qualche punto del mio corpo offerto,
caldo e bianco e incredibilmente affranto,
deve esserci, in se stesso,
un accenno della tua esistenza.
Una lacrima, una goccia di sangue, un capello.
Questo, si. E’ questo che mi resta nella bocca
l’eco di un dolore che mi bagna,
il suono sordo del cuoio che mi sfiora,
una lacrima, una goccia di sangue, un capello.
RedLilith
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