Creato da votattilio2008 il 28/03/2008

A.T.T.I.L.I.O.

Attivisti Territoriali Terribilmente Incazzati Lievemente Inconsapevoli a Oltranza

 

 

Ma che aspettiamo a cacciare Marroni?

Post n°240 pubblicato il 13 Maggio 2009 da votattilio2008

Stamani accendo il Pc e ti trovo una "marchettona" della segreteria romana del Pd al capogruppo Pd in Comune, Umberto Marroni. Penso: ma questi so diventati scemi. E la storia di Acea? Ma non lo cacciamo con pacati e sereni calci nel culo? Poi andando avanti nella mattinata ho capito che evidentemente ci devono essere state almeno due riunioni della segreteria ieri sera. Basta leggere per capirlo.

Il Comunicato di ieri sera:
COMUNE, ESECUTIVO PD: APPREZZAMENTO PER LAVORO GRUPPO CONSILIARE
"L'esecutivo romano del Partito Democratico esprime vivo apprezzamento per il lavoro puntuale e rigoroso del gruppo consiliare del Pd al Comune di Roma di opposizione alla giunta Alemanno. Il Partito Democratico di Roma esprime, inoltre, unanimemente, l'esigenza che la partecipazione del Comune di Roma in Acea Spa non debba mai scendere sotto il 51% del pacchetto azionario e la necessità che l'azienda mantenga in ogni caso il totale controllo del servizio idrico. Su indicazione del capogruppo Umberto Marroni la riunione del gruppo consiliare è convocata per giovedì 14 maggio alla presenza del coordinatore romano del Pd Riccardo Milana". Così una nota dell'esecutivo romano del Pd. 

E quello di stamani:
COMUNE, MICCOLI (PD): INFEFFICACE DIREZIONE POLITICA MARRONI
"Ieri sera, al termine dei lavori dell'esecutivo, non ho potuto partecipare alla stesura della
nota emessa dal Pd di Roma. Sarebbe però dovuto risultare chiaro dal mio intervento, che mai avrei potuto essere d'accordo con la prima parte della nota, quella, per intendersi, che esprime un giudizio positivo sulla qualità dell'opposizione ad Alemanno, svolta dal gruppo PD in Campidoglio, in questo primo anno di consiliatura". E' quanto dichiara in una nota Marco Miccoli, responsabile organizzazione del Pd di Roma.
"Nel mio intervento, infatti, ho denunciato nettamente l'inefficacia della direzione politica da parte del capogruppo Umberto Marroni, a partire dalla discutibile gestione della nomina del membro spettante all'opposizione nel CdA di Acea.
"Sia ben chiaro - aggiunge Miccoli - il riconoscimento, da parte mia, del lavoro positivo e degli sforzi compiuti da ogni singolo consigliere, che su tanti temi e in tante situazioni, hanno esercitato un'efficace opposizione, apparsa però più il frutto di singole iniziative, che di un'azione politica elaborata e condivisa".
"Pertanto - continua l'esponente del Pd romano - credo che tutto si possa dire della direzione del gruppo, in merito all'opposizione ad Alemanno e alla sua sgangherata giunta,
tranne che questa sia stata, come riporta la nota: 'rigorosa e puntuale'. Credo, peraltro, che tale giudizio spetti in primo luogo ai circoli, ai militanti e agli elettori del Pd di Roma.
E' compito ora del segretario romano, Riccardo Milana, e del gruppo capitolino, nel rispetto della sua autonomia - conclude Miccoli - decidere il da farsi, tenendo conto del dibattito che
si è aperto all'interno del Partito, che non va certo nella direzione della nota emessa al termine dell'esecutivo di ieri sera e di cui, ripeto, non ero a conoscenza".

E poi ancora:
PD COMUNE, BALDINI: "CERTIFICATO FALSO UNANIMISMO" 

"Sono rimasto sorpreso nell'apprendere che ieri sera al termine dell'esecutivo del Pd di Roma, sia stata decisa la stesura di una nota che non ha rispecchiato in alcun modo la articolata discussione avvenuta e che certifica un falso unanimismo".
Lo afferma in una nota Massimiliano Baldini, componente dell'esecutivo romano del Pd. "Nella discussione - continua Baldini - sono emerse, contrariamente a quanto affermato nella nota, critiche non solo sul come è stata gestita la vicenda della nomina del membro di opposizione nel cda di Acea, ma anche errori e limiti nella guida del gruppo Pd in Campidoglio in questo anno di opposizione alla giunta Alemanno, che a molti è apparsa inefficace e spesso lasciata all'iniziativa ed alla buona volontà di singoli consiglieri".
"Ritengo - conclude Baldini - importante rilanciare l'azione politica del gruppo capitolino del Pd e garantire una più efficace direzione politica che finora è mancata". 

Ma la giornata è ancora lunga... Mo magari interverrà pure lo storico...

 
 
 

Scusate ma vi devo moderare

Post n°239 pubblicato il 08 Maggio 2009 da votattilio2008

Causa insulti dai soliti noti che vigliaccamente si fanno scudo dell'anonimato, scusate ma devo venire meno ai miei principi di assoluta lbertà su questo spazio e devo applicare una forma di moderazione dei commenti. In pratica leggerò tutti i commenti prima che vengano pubblicati. Mi sono stufato di leggere insulti gratuiti e soprattutto falsità da chi si fa scudo dell'anominato sul web. Ovviamente, le critiche sono sempre ben accolte, gli insulti d'ora in avanti saranno cancellati.

 
 
 

IL CORAGGIO DI CAMBIARE

Post n°238 pubblicato il 07 Maggio 2009 da mik154

Pubblico di seguito il documento scritto da una nutrita schiera di dirigenti del Pd. Mi sembra utile, da sottoscrivere. Una vera piattaforma per il congresso di ottobre.

IL CORAGGIO DI CAMBIARE
La crisi globale che ha investito con conseguenze durissime anche l’Italia, mette in discussione molte certezze consolidate, muta radicalmente l’agenda dell’economia, della politica e della società. È un flusso che costringe ognuno a ripensare se stesso, in uno scenario mondiale che appare instabile e quanto mai difficile. Eppure, proprio dalla difficoltà del presente, può arrivare, nel nostro paese, l'occasione di riaprire la partita per la sfida del governo. Gli Stati Uniti e la vittoria di Obama ci indicano la possibilità di trasformare le forze del progresso da soggetti marginali, incapaci di incidere realmente in un contesto incerto, a soggetti della speranza, motori del cambiamento, attori di una nuova storia di sviluppo, progresso, giustizia sociale.
A fronte di questa possibilità, oggi le forze progressiste italiane si trovano a un bivio decisivo. Da un lato c’è il rischio di un’inarrestabile perdita di contatto con il proprio insediamento territoriale e sociale, della capacità di esprimere una larga rappresentanza, e di subire passivamente un’egemonia culturale e politica della destra di governo. Dall’altro si apre lo spazio per una battaglia culturale e politica che ci ponga in sintonia con i settori più dinamici della società italiana e che riesca, contemporaneamente, a intercettare bisogni e aspettative degli italiani, ed in particolare di quel popolo fatto di lavoratori precari o saltuari, imprenditori e dipendenti della piccola impresa, e di tutti coloro, in particolare tra le giovani generazioni, tagliati fuori da un modello economico e sociale che si è rivelato vecchio e insufficiente di fronte ai mutamenti del mondo, e che si trovano ora esposte alla pressione dei processi di globalizzazione.
In aggiunta a questo, il nostro paese, a maggior ragione oggi in questo periodo di incertezza, vede crescere la sfiducia, verso la politica e le istituzioni. Siamo noi in primo luogo a non poterci nascondere che, per molto tempo negli ultimi quindici anni, quando governava o quando era all'opposizione, il centro sinistra, è stato percepito come subalterno e incapace di governare quei processi di globalizzazione che colpiscono soprattutto i soggetti deboli della società. E questa critica, che ci tocca, ha acuito la critica e la sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni. Paradossalmente, nel nostro Paese, la crescente ostilità nei confronti delle trasformazioni e dai disagi che sono derivati dalla deregolamentazione dei mercati, è diventata uno dei punti di forza di quella stessa destra che li aveva promossi su scala nazionale e globale. Ma la crisi che produce ferite nella società non ha prodotto sinora danni elettorali nel centro destra, anzi, ne ha creati nel centro sinistra.
La strategia della destra che si è rivelata per adesso vincente, ha fatto leva su tutto il complesso delle paure che gravano sulla società contemporanea, enfatizzandole. Sicurezza, immigrazione, povertà, sono i temi che stanno da tempo al centro dell'azione del blocco di centrodestra. Pensionati, semplici cittadini, operai, investiti da questi problemi, stanno da tempo ingrossando le fila dell'elettorato di centro destra. Eppure, proprio questa stessa strategia politica, può essere messa in discussione dalla crisi che il nostro paese affronta. Perché un conto è enfatizzare il disagio, un conto è dargli soluzione. A patto che la nostra alternativa risulti credibile. Prima di tutto sul piano culturale.
Non basta l’opposizione al progetto politico della destra ma è fondamentale che il campo del centrosinistra elabori progetti alternativi al modello economico che ha scaricato i suoi effetti rovinosi su scala nazionale e planetaria, e al quale, va riconosciuto, il centrosinistra e il campo di forze progressiste in Italia come in Europa non hanno saputo opporre un’idea di società nuova e diversa. Con più libertà, più eguaglianza, più sostenibilità.
La condizione prima per un’alleanza di centrosinistra più forte è quella di dar vita davvero a un partito in cui si riconosca un insieme di popolo italiano più largo e articolato rispetto all’elettorato a cui, storicamente, hanno fatto riferimento le tradizioni che hanno dato vita al PD. Il presupposto per dare il via a questo processo è inevitabilmente ridiscutere noi stessi e la nostra cultura. Cultura che non può scaturire dalla semplice sommatoria o dalla giustapposizione dei pensieri, e delle ideologie politiche che hanno segnato il secolo scorso, ma deve essere, necessariamente, espressione di un pensiero nuovo.

PER LA TERZA REPUBBLICA

Il primo tema da affrontare è quello della crisi dello Stato e della politica. La crisi rimette al centro la questione della dimensione pubblica e delle istituzioni. Non può bastare la semplice difesa del parlamento e dell’ordinamento costituzionale attuale. Per Berlusconi e il suo schieramento la transizione infinita può essere il terreno più favorevole nel quale stimolare l’antipolitica, delegittimare ulteriormente il Parlamento e il sistema dei partiti, promuovere suggestioni autoritarie per nascondere l’incapacità del governo a fronteggiare la crisi economica e sociale.
La fragilità del nostro sistema istituzionale attuale toglie credibilità a qualsiasi progetto che faccia leva sulla dimensione pubblica e sulla risposta civica alla crisi italiana.
Serve un’assemblea costituente per dare vita ad una terza repubblica che superi il presidenzialismo di fatto generato dalla combinazione tra sistema elettorale maggioritario, indicazione del premier e svuotamento delle funzioni parlamentari.
Una terza repubblica che risponda alla crisi etica del nostro paese, che affronti il tema dei molti conflitti d’interesse che a tutti i livelli rendono la democrazia opaca e indeboliscono le istituzioni, che autorizzano il venir meno del civismo e del senso di appartenenza alla comunità nazionale, lasciando spazi enormi alla demagogia populista della destra.
Una nuova repubblica che attraverso la revisione della forma di governo scelga un modello di democrazia governante, nella quale siano chiare le funzioni del Governo e quelle del Parlamento superando le debolezze dei Governi della prima repubblica e quelle del Parlamento in questa lunga fase di transizione. Una nuova repubblica che riporti agli elettori il diritto di scegliere i propri eletti, che dimezzi i parlamentari, che riduca ad una la Camera legislativa.
Una nuova repubblica compiutamente federalista, che valorizzi l'autonomia e l'autogoverno delle comunità locali in un quadro di rinnovata solidarietà e coesione nazionale, trasformando il Senato in un Senato delle regioni e delle autonomie, rafforzando la responsabilizzazione delle classi dirigenti territoriali, superando la frammentazione e la sovrapposizione dei centri decisionali, riducendo i costi della politica a tutti i livelli ed attuando pienamente il criterio di sussidiarietà.
Una terza repubblica capace di ridisegnare la pubblica amministrazione, ponendola realmente al servizio dei cittadini e delle imprese, e di costruire con il paese un nuovo patto fiscale.
Una nuova repubblica che affermi il valore della legalità e del civismo, che combatta la criminalità organizzata, che consideri la sicurezza personale e della proprietà, un diritto fondamentale da garantire ai propri cittadini, che scriva nuove regole per una giustizia che deve assicurare la certezza del diritto e della pena, superando i sensazionalismi e i reciproci tentativi di invasione di campo che hanno condizionato il rapporto tra politica e magistratura.

UN PARTITO DI POPOLO, LAICO, AUTONOMO, FEDERALISTA

Il partito che vogliamo è forte, radicato e presente sul territorio. Un partito in grado di garantire una continuità di partecipazione attiva alle scelte di linea politica e di classe dirigente, da selezionare secondo criteri di merito, di radicamento e di consenso, nel rispetto dei principi di democrazia interna, e non di fedeltà ad un capo; che utilizza le primarie per far scegliere ai territori i candidati alle consultazioni elettorali e per la selezione della classe dirigente; un partito capace di esprimere una linea politica chiara e riconoscibile e di assicurare il rispetto del pluralismo interno a tutti i livelli.
Vogliamo un partito che si riappropri del tema della libertà. Libertà come diritto di cittadinanza, che permetta pari opportunità, prima di tutto di genere, e mobilità sociale in una società dove il merito e le capacità possano prevalere sulla condizione sociale di partenza delle persone.
Un partito che tenga al centro della propria azione il tema dell’uguaglianza, in una società dove crescono, con la crisi, diseguaglianze ed ingiustizie.
Un partito che riaffermi la necessità di un modello di governo dell’immigrazione che salvaguardi politiche di inclusione e di integrazione, insieme a politiche di sicurezza e a strumenti di lotta alle condizioni di clandestinità.
Un partito che si opponga all’approvazione di leggi ispirate a principi che si richiamano allo stato etico. Vogliamo perciò un PD che riaffermi la laicità dello stato di fronte alle diverse concezioni etiche e religiose, una laicità che non sia indifferenza, che riconosca il ruolo delle religioni nello spazio pubblico e favorisca il dialogo e il pluralismo.
Vogliamo un partito di popolo, che, grazie alla sua forza, sia nel contempo capace di ascoltare la società e le sue rappresentanze, ma in grado di costruire ed esprimere autonomamente la propria proposta politica.
Vogliamo perciò un partito libero dai condizionamenti corporativi che esprima in modo netto la propria proposta politica sui principali problemi del paese e non si limiti alla ricerca del punto di equilibrio di interessi contingenti e confliggenti.
Vogliamo un partito che affermi un nuovo valore e una nuova centralità del lavoro e dell’impresa, un partito punto di riferimento di tutti i lavoratori, dai dipendenti pubblici a quelli privati, dal cosiddetto popolo delle partite iva alla massa dei lavoratori precari, interlocutore credibile ed affidabile per le rappresentanze sociali, ma anche per quei milioni di lavoratori che oggi non hanno nessuna voce.
Vogliamo un partito che sappia rappresentare un ceto medio sempre più in difficoltà in una società con crescenti difficoltà di reddito.
Vogliamo un PD che promuova l’affermazione di un nuovo modello di sicurezza sociale. Un pensiero nuovo, oggi, deve saper fare i conti fino in fondo con la profonda inadeguatezza del sistema di welfare del nostro paese. Nell’epoca che stiamo vivendo i temi della ridistribuzione della ricchezza e delle opportunità, della lotta alla disuguaglianza e alla povertà, della liberazione dei lavoratori dalla precarietà diventano decisivi. È necessario perciò battersi per un welfare davvero universalistico, basato sull’affermazione della centralità della persona, che tuteli gli individui in quanto tali e non in funzione degli ambiti corporativi nei quali sono inseriti. Questa fase storica reclama più giustizia, e lo sviluppo di nuovi strumenti per garantirla: nuove reti territoriali di solidarietà sociale, una nuova alleanza tra istituzioni pubbliche, terzo settore e imprese socialmente responsabili.
Vogliamo un PD che ricerchi un nuovo equilibrio tra ambiente e crescita, e adeguate politiche industriali che guidino l’evoluzione delle imprese in questa direzioni, puntando ad un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, ad un new deal verde capace di contribuire alla ripresa economica e occupazionale.
Vogliamo un partito europeo in grado di salvaguardare e valorizzare la peculiarità dell’esperienza di unità dei diversi riformismi che hanno dato vita al PD e di favorire processi di aggregazione analoga nel Parlamento Europeo, a partire dalla costituzione di un nuovo gruppo dei socialisti e dei democratici.

UN PARTITO MAGGIORITARIO

Il dibattito sulle prospettive del PD oggi non può ridursi allo scontro tra i sostenitori dell’attualità dell’originario progetto del PD a vocazione maggioritaria e chi ritiene l’alleanza condizione per costruire una seria e credibile alternativa di Governo al centrodestra. Il modello di alleanza rappresentato dall’Unione, che ci ha permesso a stento di vincere nella precedente tornata elettorale, e di governare con una coalizione frammentata e divisa, non può essere riproposto; rischia, anzi di enfatizzare la frammentazione della società italiana, piuttosto che ricomporla sulla base di un progetto condiviso per il futuro del Paese.
Nello stesso tempo, la realtà dei rapporti di forza e, a prescindere da questi, il bisogno storico di federare le forze politiche riconducibili all’orizzonte di un progetto riformista, pongono con forza il tema della costruzione di un sistema di alleanze politiche basate su una chiara condivisione programmatica che tenga conto delle specificità territoriali.
L’alleanza è una necessità, non un espediente per evitare di sciogliere i nodi politici e culturali sino ad oggi rimossi.
Per questo la vocazione maggioritaria e la costruzione delle alleanze non sono dati da contrapporre, ma anzi processi in grado di rafforzarsi reciprocamente.
--------------------------

------------------------------------------------------------------------------
Le questioni da noi poste devono trovare una risposta compiuta nel congresso del prossimo autunno. Appuntamento che sarebbe un grave errore rimandare. È tuttavia fondamentale che fin da ora la nostra azione si sviluppi mettendo al centro questi temi di riflessione e andando oltre le logiche di corrente.
Il nostro impegno, è a sostegno dello sforzo in atto da parte del gruppo dirigente nazionale per consolidare il progetto del PD e rilanciarne le ambizioni.
Il presente documento è aperto al contributo di tutti coloro che nelle istituzioni e sul territorio si riconoscono nelle sue idee fondamentali. Vogliamo anche nel metodo superare una fase caratterizzata da esasperati personalismi e valorizzare la centralità dell’elaborazione collettiva, dando un significato non retorico o formale alla parola squadra.

Giuseppe Berretta
Francesco Boccia
Antonio Boccuzzi
Michele Bordo
Giulio Calvisi
Franco Ceccuzzi
Anna Paola Concia
Paola De Micheli
Stefano Esposito
Pierangelo Ferrari
Emanuele Fiano
Massimo Fiorio
Laura Garavini
Francantonio Genovese
Dario Ginefra
Sandro Gozi
Daniele Marantelli
Andrea Martella
Margherita Mastromauro
Antonio Misiani
Alessandro Naccarato
Andrea Orlando
Vinicio Peluffo
Caterina Pes
Luciano Pizzetti
Luca Sani
Alessandra Siragusa
Fausto Recchia
Ettore Rosato
Silvia Velo
 
 
 

Partono i candidati. Ma il Partito democratico dove sta?

 

I candidati per le Europee sono partiti. Hanno già riempito di faccioni, sempre sorridenti non ne trovi mai uno appena preoccupato, i muri di Roma. Sono già partite le cene, organizzate dai capobastone che fanno vedere quante persone portano in maniera da accreditarsi. Girano come matti in convegni, dibattiti. Ce n’è uno, Roberto Gualtieri, che presenta addirittura il suo programma elettorale, con tanto di presenza di Massimo D’Alema. Su Facebook imperversano i gruppi che ti spiegano perché bisogna votare un candidato piuttosto che l’altro.  Badate bene all’espressione perché non è casuale “votare un candidato”, non votare il Pd e dare la preferenza.

Insomma, sarà una campagna elettorale ancora all’insegna della rincorsa alla preferenza. E, di conseguenza, una campagna elettorale chiusa al nostro interno, tutta tesa alla conta fra correnti. Questo è il dato vero. Le correnti che compongono il Partito Democratico hanno deciso che si conteranno attraverso le elezioni europee. Non a congresso, non attraverso un confronto libero e sui programmi, ma attraverso un confronto sui candidati. E’ una gara a chi prenderà più preferenze.

Sarò strano io, ma sono convinto che la sera del 7 giugno, tutti staranno a guardare quanti voti ha preso il Pd, quanti il Pdl, Di Pietro, la Lega e via dicendo. E sono convinto che il risultato del Pd sarà essenziale per il futuro di questo progetto, a cui molti di noi hanno dedicato in maniera disinteressata e appassionata tante energie in questi anni.

Sia chiaro, lo dico per fugare ogni equivoco, anche io sosterrò i candidati che ritengo più vicini alle mie posizioni (Cioffredi e De Angelis) e che ritengo più in linea con il progetto del Pd. Di certo non potrei mai votare una persona che presenta il suo programma elettorale. Perché trovo che questa sia la deriva ultima della degenerazione personalistica dei partiti. Ci deve essere un progetto del Pd per l’Europa e non il programma di un candidato.

Ma detto questo, per i motivi che dicevo prima, trovo sia prioritario il voto al Partito. E credo sarà un bene se troveremo tante schede senza alcuna preferenza. Perché vorrà dire che c’è ancora un voto di opinione, libero, di chi crede nel Pd e delle nostre beghe interne se ne frega. Anzi le vorrebbe cancellare insieme ai protagonisti delle beghe stesse.

Ma per fare questo credo che bisogna invertire subito la tendenza. Bisogna fare un forte campagna elettorale di partito e non “di candidato”. Bisogna fare una campagna elettorale tra la gente e non tra i ristoranti. Perché nei ristoranti girano sempre i soliti. Nei mercati, davanti alle Asl, all’Università, nei posti di lavoro, invece, si trovano i cittadini, quelli a cui dobbiamo, ancora una volta, chiedere un voto per cambiare e non un voto per mandare tizio al parlamento europeo.

In X Municipio, nel nostro piccolo, quattro circoli, hanno organizzato per stasera una festa, al tennis Garden di via delle Capannelle. Vogliamo cominciarla così la campagna elettorale: con il coordinatore romano, con il segretario regionale, con il capolista. Mi sembra significativo. Come mi sembra significativo che i soliti benpensanti abbiano lanciato una vera e propria campagna contro questa iniziativa. Ancora non ho capito bene perché. Una parte del Pd vorrebbe una campagna elettorale di questo tipo. Qual è lo scandalo?

Poi verrà il momento in cui ci divideremo sulle preferenze. Ma questo momento deve essere secondario. Io voglio farla così la campagna elettorale: poche cene, tanto contatto con i cittadini. Nelle piazze e non nei ristoranti.

 

 
 
 

Due appuntamenti interessanti

Post n°236 pubblicato il 04 Maggio 2009 da mik154

 

 

 

 

 

 
 
 

Giachetti (Pd): Alemanno non faccia finta di essere un altro

Post n°235 pubblicato il 23 Aprile 2009 da mik154
 

"Invece di rinnegare il suo passato, Alemanno farebbe meglio ad occuparsi del futuro di Roma".

Lo dichiara in una nota Roberto Giachetti del Partito Democratico, a proposito della polemica tra il primo cittadino di Parigi e il sindaco della Capitale. "Ogni giorno un nuovo episodio, l'altro ieri il video con Mussolini ai Fori, ieri il dibattito vietato al Pigneto, oggi il battibecco a distanza tra Parigi e Roma, consiglierebbe al sindaco di fare pace una volta per tutte col suo passato e di evitare di fare finta di niente, occupandosi piuttosto di ciò per cui è stato eletto e su cui sta facendo un disastro - sottolinea Giachetti - E' inutile che Alemanno smentisca, chieda l'intervento della Farnesina, minimizzi o prenda le distanze da se stesso o dalla destra romana. Dimostri, piuttosto, di essere in grado di fare il sindaco, invece di far finta di essere un altro, perché in un anno non è riuscito a fare nulla per questa città, in nessun ambito, dall'ambiente alla sicurezza, dall'economia alla cultura".

 
 
 

Signori si nasce, lui non lo nacque....

Post n°234 pubblicato il 20 Aprile 2009 da a13leonardo.b

Sabato scorso, 18 Aprile, in occasione dei festeggiamenti per il 65° anniversario del rastrellamento del Quadraro, mi è stato detto che il Presidentissimo ha ringraziato tutti i suoi collaboratori e fedeli consiglieri...giusto e doveroso, però nell'emozione e nella fretta ha dimenticato di menzionare 2 consigliere della sua giunta. Penso che ciò sia dipeso dal fatto che le 2 consigliere, non faccio nomi, Maria e Federica, erano impegnate nella raccolta di firme contro la legge 1360 se non vado errato,  e non facevano passerella  come i loro colleghi....il motivo della dimenticanza è soltanto questo, non le ha volute distrarre e non ci sono altri motivi come qualcuno malignamente ha pensato. Un mio vecchio professore soleva dirci spesso " Ferdinando Ferdinando eri 4° e fosti 1°, ma se seguita lo sherzo, via quarto e via primiero va a finire che resti zero

Saluti cari da Lillo

 
 
 

Libere riflessioni di un “bettiniano” eretico

Post n°233 pubblicato il 20 Aprile 2009 da mik154
 

Lunedì 27, nel pomeriggio ci sarà un interessante incontro al tempo di Adriano, in piazza di Pietra, a cui parteciperanno Michele Meta, Goffredo Bettini, Paola Concia, Ignazio Marino, Enrico Gasbarra, Roberto Morassut. Purtroppo, o per fortuna a seconda dei punti di vista, a quell’ora sarò a Viareggio, a godermi qualche giorno di meritatissima (me lo dico da solo) vacanza.

 

Mi dispiace perché avrei avuto qualcosa da dire, anche dopo una lunga chiacchierata con Enzo Puro, la mia guida spirituale. E allora provo a farlo qui, non c’è Bettini, ma tanto i messaggi a lui arrivano sempre.

 

1)      Non ero d’accordo con la sua candidatura alle Europee proprio per le ragioni che lui stesso ha scritto la settimana scorsa sul Messaggero. Una persona che in questi due anni si è spesa con tutte le sue energie per il rinnovamento della politica, per un partito che non fosse una somma di correnti, non poteva guidare una lista dove l’unico criterio è proprio quello della conta fra correnti. Se noi “bettiniani” non ci consideriamo una corrente, perché partecipare a questo rito? Ha senso contarsi su una persona, sia pur autorevole come Bettini? Oppure ha senso confrontarsi e contarsi su un progetto di partito e, ancora di più di società?
Io avrei visto bene, anzi di più, Bettini capolista di una “covata” di giovani intelligenze. Ce ne sono anche a Roma, malgrado gli ultimi due anni abbiano messo in mostra, troppo spesso, il lato peggiore del Pd: quello dei cooptati, dei potenti boss delle preferenze che piazzano uomini di loro fiducia in ogni dove. Potrei fare decine di nomi, ma la mia esperienza è parziale e quindi ne escluderei altrettanti.
La lista che si sta profilando al contrario assomiglia a una rimpatriata di vecchie glorie di un’altra epoca, condita da qualche starlette del tipo David Sassoli e Alessandra Sensini (sarà dalemiana? Essendo campionessa di windsurf il sospetto è più che fondato).  Se questo è il Pd, viene forte la tentazione di restarsene a casa, visto anche il restante panorama politico della sinistra, a dir poco desolante.
Credo che alla fine, la soluzione migliore sia quella di fare una bella croce sul simbolo. Ci si conta anche così, e forse è questo il modo migliore per far pesare la nostra insoddisfazione su questa che non è una lista ma solo un elenco di persone. Quanto erano belle le campagne elettorali in cui l’unica preoccupazione era il consenso al partito, in cui i nemici erano gli altri e non i candidati della tua stessa lista!

2)      Io credo che, più che alle europee, dovremmo cominciare a porci il problema di quello che succederà dopo. Io sono uno di quelli che non crede, almeno dal 1989, che siano sufficienti gli aggettivi e le qualificazioni “geografiche” per creare una forza in grado di cambiare il futuro del nostro Paese. Non basta definirsi di sinistra, comunisti, socialisti, riformisti, per esserlo davvero. Bisogna praticare davvero l’innovazione per essere innovativi, cercare soluzioni nuove ai nuovi problemi che abbiamo di fronte se vogliamo uscire, una volta per tutte, dalle categorie del ‘900.
Credo che il terreno di azione sia quello indicato da Eugenio Scalfari nel suo editoriale di domenica 19 su Repubblica: quale rapporto e quale equilibrio nuovo trovare tra le grandi “tradizionali” parole d’ordine del campo progressista: eguaglianza, libertà, fraternità. Su queste coordinate, che tradotte nel mondo di oggi vogliono dire diritti civili, diritto all’informazione, società delle culture, società delle opportunità, si può ricostruire un progetto democratico che non può che avere l’ambizione e la necessità al tempo stesso dei tempi lunghi.
Ma i tempi lunghi richiedono pensieri altrettanto lunghi, uno sforzo intellettuale che non sia legato a questo o a quell’appuntamento elettorale. Quello che in altri tempi si sarebbe definito un “progetto di società”. In poche parole una “ideologia democratica”. Solo così si esce dal dilemma se questo partito debba essere più di centro, più di centrosinistra o più di sinistra. Solo se definiamo un nostro progetto usciamo dalle secche in cui ci troviamo dalla fine del secolo scorso.
Io non so se sia di sinistra dire dobbiamo mettere in campo una grande stagione dei diritti, in tutti i campi, ma credo che questa sia l’esigenza prioritaria. Io non so se sia di sinistra o di centro dire che in questo Paese serve una sterzata brusca, perché bisogna passare dal paese dei furbetti al paese del merito e della valorizzazione delle competenze. Non mi interessa una definizione geografica novecentesca del mio agire politico. Mi interessa il progetto, l’elaborazione.

3)      Se questo è quello che vogliamo provare a fare, a costruire, non serve una corrente che dispensi posti di lavoro e cariche e incarichi e poltrone e sgabelli. Serve un luogo, una rete di luoghi, dove avviare il confronto, dove riprendere un lavoro di formazione della classe dirigente. Il resto, la selezione, le nuove leve da mettere in campo e anche il consenso necessario a metterle in campo, verrà di conseguenza. E verrà naturale e spontaneo quando smetteremo di chiedere a ogni persona che incontriamo “con chi stai” e proveremo al contrario a domandargli “dove andiamo”. Il luogo, i luoghi, dove fare questo vanno creati. E devono essere luoghi e metodi che tengano conto della rete, dello scambio globale che questa permette, ma devono anche essere luoghi “fisici”. Io credo che guidare questo processo sia la funzione che può e deve svolgere Goffredo Bettini e provo a spiegare per quale motivo e con quale compito.

4)      Bettini è stato, non da solo, il creatore del cosiddetto “modello Roma”. Per i detrattori è stato un mero sistema di gestione di potere. Gente che applica agli altri categorie che è solito usare. Sia chiaro il modello Roma è anche un sistema di gestione del potere, la politica senza potere diventa un esercizio di stile. Ma il modello Roma è stato innanzitutto uno schema di interpretazione per governare una città altrimenti difficilmente comprensibile. Attorno a questo nucleo forte di analisi e idee si sono costruiti gli strumenti per portarli avanti. Provo a ricordare: Roma città dell’integrazione e della solidarietà, Roma al centro di una sorta di nuovo patto sociale per lo sviluppo, Roma città della cultura e del turismo. Sono soltanto titoli. Ma è il metodo che mi interessa. Il metodo che ci ha permesso di costruire una città in cui fenomeni come la balie parigina in fiamme non erano nemmeno pensabili e che adesso invece si avvicinano pericolosamente.
Negli anni scorsi abbiamo pensato e scandagliato a fondo questa città, abbiamo costruito le prospettive per farla tornare ad essere una grande metropoli europea, poi abbiamo cercato le sinergie necessarie per mettere in pratica tutto questo. In pratica, abbiamo applicato quello che dicevo sulla “necessità del pensiero lungo” su scala cittadina, ci siamo riusciti meno in ambito regionale, ma, come dire, gli uomini non sono indipendenti dal processo.
Alla fine della giostra ci siamo accorti, che molte delle questioni non erano risolvibili se non su scala più ampia, neanche solo nazionale se vogliamo dirla tutta. Penso alla gestione dell’immigrazione o allo sviluppo delle infrastrutture, ma solo a titolo di esempio.
E abbiamo provato con Veltroni segretario del Pd, ad avviare un processo analogo su scala nazionale. Questa era la vocazione maggioritaria del Partito democratico, altro che storie. Vocazione maggioritaria vuole dire avere l’ambizione non di governare da soli (chi pensa questo sono gli stessi abituati a confondere con inquietante facilità strategia e tattica), ma di essere egemoni culturalmente, di proporre un autonomo progetto e su questo cercare poi le sinergie e alleanze per governare, finalmente, questo Paese. Dico governare finalmente perché, a mio avviso, tranne la parentesi del primo governo Prodi, noi non abbiamo governato mai davvero. Anche in questo caso: la gestione del potere non come esercizio fine a se stesso, ma come strumento necessario per modificare i processi reali.

5)      Detto ciò, qualcosa non ha funzionato, è evidente a tutti. Confusione, indecisione di Veltroni, pratica correntizia esasperata ed esasperante, mancanza di coraggio nel rinnovamento, strenua opposizione del vecchio (e che vecchio!) che si è organizzato grazie a risorse finanziarie “insospettate” e, alla fine, ha preso per le gambe il nuovo e l’ha tirato giù.
Probabilmente Veltroni non era adatto a fare il segretario, probabilmente esprime le sue indubbie capacità meglio, molto meglio, in ruoli istituzionali piuttosto che in ruoli di partito. Ma il punto nodale è che ci siamo fatti trovare impreparati, non credevamo che dopo l’ondata purificatrice delle Primarie avremmo trovato tante resistenze. Fra i nostri errori, di cui è responsabile anche Bettini, ma non solo lui, ci metto le liste per le primarie fatte di tante stelle ma poca innovazione vera, così come quelle per il Parlamento, ci metto Rutelli candidato sindaco. E quanto pesa quella sconfitta.
Ci metto soprattutto un certo nostro “arretramento” culturale e di metodo per cui anche noi, abbiamo ceduto alla tentazione di privilegiare la fedeltà rispetto al merito, l’essere dei signorsì rispetto alle capacità. Ci siamo seduti e siamo entrati in un gioco di piccole clientele, segreterie, assegnazione di posti di lavoro politici. Un gioco che, scrivevo tempo fa, potrà anche garantire il potere al capobastone di turno, ma indebolisce, a lungo andare, la forza e la qualità della classe politica nel suo complesso.

6)      Io credo che Bettini sia stato, nei mesi scorsi, la persona che con più lucidità abbia descritto questo fenomeno. E’ stato quello che per primo, ad alti livelli, ha dato voce a quanti, a dire il vero da tempo, avevano descritto, parzialmente e in maniera frammentaria, questa degenerazione profonda della politica e del nostro partito in particolare. Quanti speravano che il Pd fosse lo strumento per invertire questa tendenza hanno avuto una scioccante delusione. Ci siamo accorti che la degenerazione che tanti anni fa Berlinguer denunciava nei suoi scritti e nelle sue interviste sulla “questione morale” ormai dilagava in casa nostra. Molti hanno mollato e hanno ricominciato a occuparsi di altro.
Ma non tutti sono tornati a casa. Sono ancora lì. Bisogna creare però le condizioni per dargli spazio e voce, per farli tornare a essere protagonisti. Bisogna proteggere e valorizzare le menti libere non metterli alla berlina. Bisogna ricominciare a studiare, innanzitutto.

7)      Non sarà facile invertire una tendenza che attraversa l’intera società italiana. Io credo che il problema non sia semplicemente Berlusconi e neanche il berlusconismo, inteso come modello sociale. Il tema vero è questa cappa opprimente che avvolge il nostro Paese, fatta di mediocrità e conformismo, di stuoli di signorsì che avanzano e ci affossano con la loro incapacità di qualsiasi attività che abbia a che fare con il pensiero.
Serve una guida autorevole e allo stesso tempo non ingombrante, non opprimente. Io ne vedo poche in giro, se non i cosiddetti grandi vecchi come Alfredo Reichlin.
E’ una di quelle partite che si giocano sapendo che le possibilità di vincere non sono molte perché hai di fronte uno squadra di tutto rispetto e, allo stesso tempo, un bel pezzo della tua squadra pare occupata a cercare un accordo per il pareggio. Ma è anche una di quelle partite che vanno giocate per forza, con il cuore e con il cervello, con la passione e con le gambe. Ecco io credo che Goffredo Bettini sia una delle poche persone in grado di fare l’allenatore di questa squadra, di dare spazio a quello che in gergo calcistico viene definito il vivaio. Di guidare questo percorso senza renderlo rigido. Perché ha un cervello in grado di vedere oltre, una capacità che gli deriva dalle frequentazioni ingraiane, e ha anche la capacità di “fare rete”, individuando le soluzioni e le persone giuste. Certo poi dovremo trovare, e dobbiamo farlo in tempi brevi, un candidato alla segreteria nazionale in grado di riassumere queste necessità. Dovremo opporci al tentativo, già in atto, di cambiare le regole rinviando il congresso del Pd e magari cancellando quelle primarie che tanto stanno sulle scatole a chi è abituato a contare le tessere e le preferenze e non le idee e le persone che le esprimono. Sulla prima questione, ho già avuto modo di dirlo, io credo che l’unica persona in grado di guidarci nella partita congressuale sia Nicola Zingaretti. Non vi incazzate, le prudenze e i giochetti non servono più. Dovete, voi che ne avete la possibilità, “costringerlo” a scendere in campo. Con decisione e senza paura. Questo è il momento di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Sulla seconda questione, quella del tentativo di stravolgere la natura stessa del Pd, servirà una battaglia politica. Ma in questa saremo più forti se avremo ricominciato a produrre pensieri, formazione, idee e iniziative.

8)      Questo avrei voluto dire, se ce ne fosse stata la possibilità, il 27 aprile. Da parte mia, sono disposto, come sempre a lottare, a mettere in campo le mie poche capacità: so mandare le mail, fare manifesti, andarli ad attaccare, aggiornare un sito internet. Poco altro. Ma quello che so fare lo metto a disposizione. Purché ci sia un’idea chiara. E possibilmente anche condivisa in maniera democratica.

 
 
 

X Municipio, 16 aprile 2009. Perché stiamo con Federica e Maria

Andiamo con ordine, perché altrimenti, se non si sa come si è evoluta la vicenda del cosiddetto registro del testamento biologico in X Municipio, si rischia di fare confusione sulla mozione che, ieri sera, ha portato alla richiesta da parte di 13 consiglieri su 25 di sospendere quel provvedimento.

Si parte dal 15 dicembre dell’anno scorso: una mozione presentata in aula dalla maggioranza in cui si chiedeva l’istituzione del Registro del testamento biologico viene frettolosamente ritirata perché, fatti due conti, non aveva… la maggioranza.

In quell’occasione il capogruppo del Partito Democratico in X Municipio, Roberto Colasanti, chiedeva che la questione, vista la delicatezza e la complessità, venisse approfondita nella commissione consiliare competente.

La questione sparisce misteriosamente fino al 24 marzo del 2009, quando il Consiglio municipale approva una “misteriosa” mozione in cui in maniera generica si fa riferimento alla “necessità di provvedimenti per favorire e salvaguardare i diritti”.

Il 29 marzo, durante l’assemblea congressuale del Pd del X Municipio, in qualità di candidato coordinatore, avevo invitato a maggior prudenza. “Questioni come questa – avevo spiegato – sono clave agitate contro di noi, che non servono a niente dal punto di vista pratico, perché in assenza di un riferimento legislativo un eventuale registro non avrebbe alcun valore legale, illudono i cittadini, hanno l’unico scopo di mettere in difficoltà il Pd, che fa fatica a trovare una posizione comune a livello nazionale, figuriamoci a livello locale, dove le divisioni rischiano sempre di diventare fratture pericolose”.
All’altro candidato risultato poi vincitore, Giulio Bugarini, in quell’occasione avevo chiesto un impegno comune a una gestione unitaria del partito. Che non vuol dire spartizione di cariche, sgabelli e poltroncine, ma una condivisione delle scelte sul Municipio e sulla gestione del partito,

Detto fatto, il 31 marzo, la giunta municipale in perfetta solitudine il 31 marzo approva l’istituzione del Registro del testamento biologico. Una delibera confusa e contraddittoria, in cui addirittura si prevede la possibilità di obiezione di coscienza da parte del personale municipale. Ora, fatta salva la libertà di scelta di ognuno, mi chiedo come un funzionario che ha l’unico compito di accertare l’identità del dichiarante possa fare obiezione di coscienza.

Il giovedì seguente, poi ancora il sabato e poi di nuovo alla vigilia di Pasqua, ho incontrato prima da solo e poi insieme a Mino Dinoi, in rappresentanza dell’area rutelliana del Pd del X Municipio, il coordinatore.

Nelle prima due occasioni lo avevo invitato a gestire questa vicenda con cautela, perché si sarebbero aperte polemiche, situazioni difficili da gestire, serviva una condivisione delle scelte, anche con il presidente Medici per evitare di mettere in crisi il Partito Democratico.

Fra la seconda e la terza occasione, è scoppiato, come era facilmente prevedibile, il caos. Dirigenti del Pd schierati l’uno contro l’altro, inaugurazione del Registro, pagine e pagine di polemiche sui giornali.

Il sabato prima di Pasqua, dicevo, incontro Bugarini insieme a Dinoi, il quale a sua volta chiede una gestione unitaria del partito a partire dalle scelte fondamentali e chiede a Bugarini una posizione chiara per il ritiro del registro di Sandro Medici.

Da parte mia, invito Bugarini a svolgere un necessario ruolo di mediazione: il giovedì successivo era in votazione una mozione del Pdl in cui veniva “bocciata” la delibera di giunta. Già due consiglieri del Pd del X Municipio avevano manifestato, diciamo così, una forte perplessità. “Secondo me - ho spiegato a Bugarini – il Pd deve andare in aula con una proprio posizione unitaria, la maggioranza non vota mai semplicemente contro le mozioni dell’opposizione, presenta la propria mozione”.

Bugarini ha assicurato che avrebbe cercato una mediazione anche se gli sembrava molto complessa. La soluzione che avevo avanzato io, quella di un “congelamento” degli effetti della delibera di giunta e di un ritorno della discussione in commissione e poi in consiglio municipale, secondo lui non era praticabile.

Certo, in un partito succube delle estemporanee iniziative del presidente Medici, questa strada, di semplice buon senso non era praticabile.

Ci siamo comunque lasciati con il proposito di risentirci prima della votazione prevista per il giovedì successivo. Cinque giorni. Da quel momento il coordinatore del X Municipio è sparito.

E’ ricomparso mercoledì 15, ieri l’altro, alle ore 21 alla riunione del gruppo municipale del Pd. Alla quale, secondo quanto mi hanno riferito i presenti, ha riaffermato la necessità di votare semplicemente contro la mozione del Pdl. Di fronte alla perplessità manifestata da più di un consigliere ha dato mandato all’assessore al Commercio, Massimo De Simoni, di cercare una mediazione da esprimere in un documento unitario, “di tutti, ma proprio tutti”, da portare il giorno successivo in aula.

Cosa ne pensi il Pd, il partito, i militanti, i coordinatori dei circoli, a tutt’oggi resta un mistero. Il coordinatore a tre settimane dalla sua elezione non ha ancora riunito nessuno, lo farà se ho capito bene perché ovviamente non sono stato invitato, stasera alle 21.

Ma torniamo al racconto. Che fine abbia fatto questo documento, non si sa bene. L’unica traccia è una telefonata ricevuta da me, intorno alle 17.15 di ieri, un quarto d’ora prima dell’inizio del Consiglio municipale, da pare del suddetto assessore in cui mi informava che questa mediazione non era stata possibile per il rifiuto di un consigliere, Massimo De Pamphilis. Ho provato a spiegarli che il Pd non era riducibile a un confronto fra lui e un consigliere, gli ho raccontato degli incontri avuti nelle settimane precedenti. La risposta di De Simoni è stata: vediamo cosa succede in aula, magari uno dei questi giorni ci prendiamo un caffè.

In aula è successo che due consigliere, Federica Cristiano e Maria Pizzuti, hanno presentato una loro mozione. In cui in sintesi si dice quello che ho provato a spiegare sopra: il registro voluto da Medici rappresenta un atto amministrativo del tutto inutile, anzi dannoso perché dà false speranze ai tanti cittadini che invece si aspettano norme chiare. E’ una sorta di manifesto ideologico, di atto propagandistico.

E abbiamo il dovere di essere chiari: le istituzioni, chiunque le governi, non possono essere usate a fini di parte. Ribadisco, chiunque le governi. Le istituzioni appartengono a tutti i cittadini. Le istituzioni applicano le leggi, non fanno e non promuovono campagne.

Se il Pd per primo, con severità e rigore morale, non applica questo sacrosanto principio, come si può denunciare la destra, l’occupazione delle istituzioni, l’uso che spesso Berlusconi e soci fanno del patrimonio pubblico?

Per chi ha dei dubbi, leggersi gli scritti di Berlinguer e Moro.

Nella mozione si invita la giunta a ritirare la delibera, a sospenderne l’efficacia, a riportare il dibattito in comissione e in consiglio, anche attendendo l’approvazione della legge da parte del Parlamento. Sperando che sia una buona legge e non quel guazzabuglio insensato votato dal Senato.

Da notare che nel frattempo era arrivata in Municipio anche una interessante lettera del segretario generale del Comune di Roma, nella quale, in sintesi, si diceva che quella era una bella iniziativa, perché i Municipi hanno il dovere di stare vicino ai cittadini, ma che purtroppo, in assenza di una normativa nazionale, non aveva alcun valore legale.

In sostanza, il X Municipio stava prendendo in giro i cittadini. Gli faceva depositare un atto inutile. Persone che soffrono, anche malati terminali. I deboli che vengono presi in giro da chi sbandiera il suo essere all’avanguardia nella difesa dei diritti civili.

Comunque sia, arrivati alla discussione di quel punto, sono intervenuti tutti i consiglieri di maggioranza, alcuni di minoranza. Tralascio per carità di patria. Due cose le vorrei dire sull’intervento del presidente Sandro Medici, uomo di cui, fino a ieri sera, riconoscevo lo stile e le capacità politiche. Concludendo il dibattito, Medici ha definito il “gesto delle due consigliere del Pd ignobile, perché trasferiscono beghe interne al Partito Democratico nell’aula consiliare, danneggiando l’amministrazione di centro sinistra. Mi sorprendo, poi, che due consigliere fieramente antifasciste condividano la visione del sindaco Alemanno”.
Caro presidente Medici, mi sono trattenuto ieri sera, ho “sedato” altri pericolosi facinorosi perché noi rispettiamo le istituzioni. E lei in quel momento era l’istituzione. Mi permetta però di farle notare che gli atti ignobili sono altri. E lei li conosce bene. Siamo pronti a un confronto pubblico su questo, anche domani.

Mi chiedo cosa pensino di queste affermazioni i gruppi dirigenti del Pd, a tutti i livelli, e il capogruppo del Pd in X Municipio.

Comunque sia, la mozione è stata posta ai voti, quella del Pdl ha registrato l’astensione di Federica Cristiano e Massimo De Pamphilis, il voto favorevole di Maria Pizzuti. Nel complesso 12 voti a favore e 11 contro. Quella presentata da Federica Cristiano e Maria Pizzuti, 13 voti a favore (3 Pd, 1 Idv e 9 Pdl), 11 contrari (8 Pd, 1 Prc, 1 Lista Civica, più il presidente stesso, che magari essendo un voto su un atto di giunta di cui era stato protagonista in prima persona poteva anche avere il buon gusto di astenersi).

Morale della favola: è passata la mozione "Cristiano Pizzuti". Con il voto contrario della maggioranza del Pd.

E’ uno scandalo? Non credo. E che nessuno ci venga a fare lezioni. Che ognuno faccia i conti con la propria coscienza.

Noi siamo a posto con la nostra e possiamo dire liberamente e tranquillamente: noi stiamo con Federica e Maria.

Noi, credo di poter rappresentare anche la posizione di Federica Cristiano, siamo stati e rimaniamo convinti sostenitori della libertà di scelta. Anche sulla più delicata delle questioni, quale quella della fine della vita di una persona. Siamo con il senatore Ignazio Marino, tanto per dirla chiara. Non ci stiamo a prendere in giro i cittadini. Continueremo a chiedere condivisione delle scelte che riguardano la linea politica del Pd. Continueremo a farlo nelle sedi di Partito, quando ce ne viene data l’opportunità. Continueremo a chiedere che ci siano momenti di mediazione per tenere unito il Pd.

Chi ha cercato lo scontro frontale - usando, questa volta sì - le istituzione per rafforzare il suo presunto potere - si assuma la responsabilità delle sue scelte. Noi la faccia, la nostra, ce la mettiamo sempre.

 
 
 

Per ricordare il rastrellamento del Quadraro

Post n°231 pubblicato il 15 Aprile 2009 da mik154
 
Foto di votattilio2008

Nell'ambito delle manifestazioni organizzate dal X Municipio per ricordare il rastrellamento del Quadraro, sabato 18 aprile 2009 alle 20,00 in Piazza dei Tribuni  si terrà lo  spettacolo

 ANNUSKA

Tratto dal libro di Teresa Vergalli “Storie di una staffetta partigiana”, interpretato da Rosa Sironi per la regia di Ferdinando Vaselli.

Lo spettacolo sarà un’occasione per riflettere sui valori della resistenza, sulla nostra storia e soprattutto, in un momento politico delicato come questo, sul valore della memoria.

Un invito speciale lo rivolgo soprattutto a chi ha letto il libro, ai tanti che conoscono Teresa Vergalli, e soprattutto ai tantissimi ragazzi che attraverso la sua testimonianza hanno potuto toccare con mano il valore dell’impegno e del sacrificio che altri giovani hanno fatto per lasciare proprio a loro un’Italia migliore.

 
 
 

Oltre cento posti di lavoro al Consiglio regionale del Lazio

Post n°230 pubblicato il 14 Aprile 2009 da mik154

Il Consiglio regionale del Lazio ha bandito concorsi per oltre cento posti di lavoro nelle diverse categorie.

 

Info: http://83.103.43.254/ConcOnLine/EntiServlet?entiFormBean.comando=C01&entiFormBean.idEnte=46

 
 
 

Abruzzo: non si ferma l'azione del Pd in X Municipio

Post n°229 pubblicato il 09 Aprile 2009 da mik154

Oltre ai punti di raccolta di viveri per i terremotati dell'Abruzzo, continuano le iniziative organizate dal Pd nel X Municipio.

I Giovani democratici di Subaugusta saranno presenti davanti al Pewex di via Serafini: venerdì 17-19,30 e martedì 17-19,30.

Il Circolo Pd di Capannelle, invece, sarà davanti ai supermercati di zona, domani, venerdì 10 aprile, dalle 17 alle 19.

 
 
 

Abruzzo: punti di raccolta del Pd in X Municipio

Post n°228 pubblicato il 08 Aprile 2009 da mik154
 

Nel X Municipio di Roma, il Partito Democratico sta organizzando una raccolta di:

  • Alimentari a lunga conservazione (Pasta, conserva, scatolame, pane incassetta, latte a lunga conservazione, acqua, omogeneizzati)
  • Altro materiale (pannolini, assorbenti, carta igienica, scottex, salviette imbevute)


Tutto il materiale raccolto verrà consegnato alla CRI e alla Protezione Civile che provvederanno a distribuire gli aiuti alla popolazione colpita dal terremoto in Abruzzo.

Il materiale potrà essere consegnato presso:

  • Circolo Pd Anagnina, largo Andrea Berardi 18 (Romanina 167 di fronte alla farmacia) tutti i giorni: dalle 16  alle 20
  • Circolo Pd Capannelle, via Cariati 6: mercoledì e venerdi dalle 17.30 alle 20, domenica dalle 10 alle 12.30.
  • Giovani Democratici Subaugusta, via Chiovenda 64, dal lunedì al sabato dalle 17.30 alle 19.30.
 
 
 

Emergenza Abruzzo, numeri, indirizzi e link utili

Post n°227 pubblicato il 07 Aprile 2009 da mik154
 

Il PD ha attivato una unità di coordinamento per indirizzare aiuti concreti per le persone colpite dal sisma abruzzese. Chiama l'l' 848-888800

Per offrire disponibilità di alloggio:
l’UDU sta cercando posti letto telefonare allo 06.43411763 o scrivere a organizzazione@udu.it

Per volontari da tutta Italia:
telefonare alla protezione civile nazionale 06.68201

Per effettuare donazioni:

C/C BANCARIO n° 218020 presso: Banca Nazionale del Lavoro-Filiale di Roma Bissolati Tesoreria - Via San Nicola da Tolentino 67 – Roma intestato a Croce Rossa Italiana Via Toscana, 12 - 00187 Roma. Coordinate bancarie (codice IBAN) relative sono: IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020 Causale: PRO TERREMOTO ABRUZZO.


Oppure Caritas:
Per sostenere gli interventi in corso (causale "Terremoto Abruzzo") si possono inviare offerte a Caritas italiana tramite il conto corrente postale 347013 o tramite Unicredit Banca Roma (Iban IT38 K03002 05206 000401120727). ...


L'Abruzzo si sta appoggiando all'Avis del Lazio, CERCANO URGENTEMENTE SANGUE DI RH 0 NEGATIVO. Per INFO 06 491340.

La ONLUS MODAVI sta reclutando volontari civili.... www.modavi.it Info: MO.D.A.V.I. Onlus Tel.: 06/84242188 E-mail: emergenzaabruzzo@modavi.it - Responsabile:Giovanni Corbo – cell. 327/0499296

http://ansa.it/opencms/export/site/notizie/rubriche/daassociare/visualizza_new.html_932356682.html

POSSIAMO DONARE IL SANGUE ANCHE AL NOSTRO OSPEDALE CHIEDENDO CHE VENGA DATO ALLE PERSONE DELL'ABRUZZO

MEDIAFRIENDS, l'onlus di Mediaset, Medusa e Mondadori, ha aperto un conto corrente per chi volesse dare il proprio contributo per i terremotati dell'Abruzzo. Il conto corrente è intestato a Mediafriends, la causale è "emergenza terremoto Abruzzo". Il beneficiario è Mediafriends, codice Iban: IT41 D030 6909 4006 1521 5320 387

http://www.tgcom.mediaset.it/sociale/articoli/articolo446215.shtml

EMERGENZA SANGUE:
Chiunque fosse interessato a donare sangue, può farlo recandosi o presso il Centro Trasfusionale dell'ospedale Santo Spirito di Pescara, via Fonte Romana n. 8 (ingresso pronto soccorso), o presso il centro raccolta sangue Avis Pescara, corso Vittorio Emanuele II n.10.
 
 
 

Sulla formazione della classe dirigente

Post n°226 pubblicato il 02 Aprile 2009 da mik154
 

Alcune discussioni avute ieri mi stimolano, in una giornata tutto sommato tranquilla, a provare a fare un ragionamento su uno dei temi che ritengo essenziali per un partito politico, ovvero il metodo di selezione della propria classe dirigente. Anzi, più che essenziale, direi costitutivo, insieme alla forma e all’identità. E a queste intrinsecamente legato.

Perché il modo in cui un partito politico determina la selezione e la formazione dei suoi dirigenti è essenziale per capire la natura stessa del partito.

E’ un tema non di oggi, basta pensare che su questo Togliatti scrisse un corposo quanto – ma questo è ovvio – splendido saggio. Apro parentesi, il Togliatti teorico è stato dimenticato e ingiustamente sottovalutato, ci sono molti scritti che sarebbe bene rileggersi.

Nel Pdl la questione è risolta essenzialmente in modo lineare quanto banale: sceglie Berlusconi, non in base a un criterio di merito o competenza, ma in base alla fedeltà personale. Basta guardare alla composizione del suo governo, quello che porta di più la sua impronta, un esecutivo fatto essenzialmente di comparse e non certo di uomini e donne di primo piano.

In pratica sceglie personaggi noti al pubblico oppure giovani di bottega, ma tutti con la medesima caratteristica comune: non devono oscurare il capo supremo.

Nel Pd la questione è del tutto aperta. La questione non è tanto primarie, elezione diretta da parte degli iscritti delle cariche di vertice, elezioni di secondo livello, parità di genere. Questi sono strumenti che si possono o meno adottare, manca una indicazione di natura valoriale, sui criteri di scelta.

Ci sono al tempo stesso due tentazioni: la prima è quella di adottare anche qui un criterio di fedeltà, non tanto al leader assoluto (non ne abbiamo e neanche Veltroni era tale) quanto al riferimento locale. Si determina una sorta di catena: si parte dal circolo, che fa riferimento a un consigliere municipale, il quale a sua volta a un riferimento a livello romano e così via, fino ad arrivare a una cerchia ristretta di capi corrente, i quali in assoluta solitudine decidono quali siano le persone da promuovere e quelle da bocciare.

Si tratta di un meccanismo che tende naturalmente alla conservazione dell’esistente che tende a integrare le spinte che arrivano dal basso con un meccanismo di premialità tendenzialmente proporzionali alla fedeltà dimostrata. Ovvero sei stato un bravo esecutore, allora di candido, ti inserisco in un cda e via dicendo. E in questa maniera ti lego ancora di più alla logica di corrente. Ti rendo dipendente, sia economicamente che psicologicamente, dalla fazione alla quale appartieni.

Il concetto di fedeltà si lega al concetto dei portatori di voti. Questo è l’unico concetto meritocratico che viene applicato: quanti voti, anzi quante preferenze porti. E quindi quanto pesi.

Questo è, in sintesi, l’esistente. Inutile raccontarci baggianate, questo è il meccanismo dominante nel Pd, mutuato pari pari dai partiti “genitori”.

Questo sistema provoca però un progressivo impoverimento della classe dirigente, uno scollamento dalla realtà e un ricambio non tanto rallentato quanto del tutto paralizzato.

Le cause di questo sistema vanno ricercate nell’improvvisa scomparsa di una categoria importante nella vita interna dei partiti: quella della battaglia politica.

Non trattasi di violenti scontri, che nessuno si preoccupi. Si tratta di quella pratica per cui si affermavano in passato idee e persone.

Per essere breve, il ricambio non l’ha mai regalato nessuno: va conquistato. E’ anche vero che in passato, quei giovani che dimostravano indipendenza, capacità, analisi, veniva “coltivati” e non emarginati come succede oggi, ma questo è una conseguenza, non la causa, della generale mancanza di coraggio a cui assistiamo oggi. Nessuno si espone, nessuno, come si suol dire, ci mette la faccia, perché, essendo ormai entrato nel circuito di dipendenza “fisica” dalla politica, avrebbe troppo da perdere.

Quali sono gli antidoti e quali le strade diverse che si possono percorrere?

Arrivo a questa domanda stimolato dalla ventilata candidatura della Serracchiani alle elezioni europee. La prendo a esempio, ma è solo un esempio.

La rete, si è detto, è l’unico strumento per far emergere figure nuove non compromesse con il metodo descritto sopra. Meglio se a internet si uniscono le primarie.

Io credo che siano strumenti, lo ribadisco. Che in sé non hanno l’automatica soluzione del problema. Anche l’osannato Renzi, non è uno qualunque.

Il rischio è quello del partito ultraleggero, in cui non conta più il proprio vissuto, l’esperienza fatta nel e insieme al partito, ma semplicemente quanto si è telegenici. Quanto si sa approfittare del momento. Quanto si è bravi a usare un determinato strumento.

La soluzione non c’è, se non quella di rifare un partito vero, in cui gli strumenti non rappresentano il fine. Ma in cui, al contrario, si valutano le persone, si parla, ci si confronta e dal confronto nasce la classe dirigente. Bastano le primarie? Basta internet, io non credo. Bisogna ricominciare a fare politica, a creare i luoghi del confronto prima che del voto. Fare politica significa provare a convincersi, dialogare, non essere chiusi dentro il proprio fortino da proteggere dal nemico. Il nemico non può essere il tuo compagno di partito. Il nemico, anzi l’avversario sta fuori.

 

 
 
 

VIVI IL PD - CAMBIA L'ITALIA

 

 

INTERVENTO ALL'ASSEMBLEA DEI CIRCOLI DEL PD

 

 

 

ATTENZIONE ATTENZIONE!!!
I lettori più avvertiti l'hanno già capito da tempo, ma quelli che rivestono cariche pubbliche, si sa, tendono ad avere più difficoltà: questo non è un blog del Partito democratico o di un suo circolo, ma uno spazio libero che ospita gli sproloqui di un pericoloso criminale:  Michele Cardulli, 40 anni, giornalista, militante del Pd, libero sproloquiatore, nonché teppista della parola.
Tal figuro, ed esclusivamente lui, è responsabile politicamente e penalme
nte del contenuto dei suo scritti. Per prenderlo a testate, lo potete incontrare nei corridoio del consiglio regionale, oppure al circolo Pd di Capannelle


 

IL VIDEO SUL CORTEO



 

DEMOCRATICAMENTE IN PIAZZA

 
 

PRIMARIE SEMPRE

 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

vivereconilparcobrigantino2008ozieboo16gian.75mefbowlingdiana_89car.bricaporaso1989FrancescaFontanaroby_vannysabatini_mpinuchetrionfo74votattilio2008
 

ULTIMI COMMENTI

stesso problema, anche io sto a 50 mt da lidl e ho un...
Inviato da: marco
il 07/01/2013 alle 21:16
 
capisco la tua gioia nel poter rinavigare dopo tanto...
Inviato da: marco
il 29/03/2012 alle 19:20
 
Le dichiarazioni anticipate sui trattamenti sanitari hanno...
Inviato da: Anonimo
il 16/01/2010 alle 11:27
 
Finarmente uno che te dice le cose come sono, poi stà dalla...
Inviato da: Anonimo
il 22/07/2009 alle 14:11
 
Nessuna visibilità per Marino nella campagna per le...
Inviato da: Anonimo
il 18/07/2009 alle 17:32
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo i membri di questo Blog possono pubblicare messaggi e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

IN QUANTI SIAMO OGGI?

Web stats powered by www.wstatslive.com
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963