Sentimenti.

Ero io. Ero nebbia, opaca, incorporea, fluttuante sui tasti d’avorio di quello strumento. Si, strumento perché mezzo di espressione, di ogni piega incandescente che la mia anima prendeva.

Le mie mani, volavano come farfalle, così fragili ed esili, battendo a ritmo su quelle parole difficili da capire, per molti…Parole, senza lettere, cariche di tutti i significati conosciuti. Senza confini, parole senza barriere, perché slegate ,dal linguaggio.
Ed io. Io avevo avuto il dono di saperle usare. Io, sapevo farle scivolare via, pulite e intatte, da me. Senza macchia, senza corruzioni, nascevano da quegli arti che erano i miei, che conoscevo come tali, specchio di una malattia che mi avrebbe uccisa. Erano rami secchi e pallidi, di un albero troppo giovane, cui l’inverno aveva strappato via la vita ed il calore.Mi nutrivo delle emozioni che la mia musica evocava. Il mio sangue, erano quelle note. I miei respiri, scanditi dalle pause tra una battuta e l’altra.

 

 

 

Ero io.

 

Ero fragile.

Ero condannata. Ma non era più tempo di paura, per me.

Non temevo più l’inevitabile.

Ero immersa in una quiete rassegnata, fredda, tagliata via.

E quella musica…sapeva consolarmi anche laddove non ce n’era più bisogno.

 

Alcuni l’avrebbero chiamata “follia”, ribattezzando con quel meschino nome, i miei sentimenti, i miei coscienti vaneggiamenti. E sebbene non facessi alcunché per impedire loro di credere ciò che volevano, dentro quel cuore che ancora indugiava in lenti battiti, sentivo una pena, un rammarico.

 

Sentivo un rimorso. Mi prendeva la gola, me la chiudeva in un nodo che poteva sciogliersi solo in lacrime.                                                                                                                 Avrei voluto essere più banale, di quanto in effetti non fossi. Avrei voluto essere come le persone che osservavo. Come le protagoniste di certi libri che avevo letto, negli interminabili pomeriggi che passavo in compagnia di un fuoco spento, mentre il gelo mi entrava nelle ossa rendendole rigide, quasi di ghiaccio…ed a volte, temevo che solo alzandomi in piedi, le avrei mandate in frantumi, insieme alla mia scarsa capacità di movimento.
Avrei voluto chiamare le cose con nomi comuni, senza mai lettere maiuscole all’inizio. Avrei voluto accontentarmi di conoscere anche le ridicolaggini, in grado di riempire tante vite…non la mia.
Ero io. Ero bianca. Ero in attesa, di ricominciare a vivere.”

 

Sentimenti.ultima modifica: 2021-03-25T17:57:41+01:00da OPIUMPASSIONE
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