Con “Ali di farfalla 2023” va in mostra alla Galleria Kunst Grenzen la solidarietà alle Donne vittime di violenza, con particolare riferimento quest’anno ai soprusi perpetrati in Iran.
Ospite dell’evento l’artista iraniana Setareh Rezvan, ricercatrice con Laurea Magistrale in Biotecnologie Cellulari e Molecolari presso l’Università degli Studi di Trento, che presterà ben cinque opere all’evento “Ali di farfalle 2023”.“In Iran, la polizia non ha il compito di proteggere, come potrebbe essere in Italia, ma sembra quasi voglia fare pulizia: tutto ciò che stai facendo, soprattutto se sei donna, sembra non essere mai ‘giusto’ e il modo in cui la polizia opera è sempre molto violento.
[…] all’Università di Ferdowsi, in Iran […] le donne non potevano parlare con gli uomini. Per me era molto strano: nella mia famiglia, nel contesto in cui ero vissuta fino a quel momento, avevo sperimentato una mentalità più aperta.Tempo dopo, la sicurezza mi ha fermata perché avevo messo una giacca verde chiara, che era ‘troppo attrattiva’: mi hanno consegnato una lettera in cui venivo convocata alla Commissione disciplinare dell’Università. Durante l’udienza, mi hanno intimato di scrivere una sorta di confessione falsa, sotto la minaccia di non ottenere la laurea. […] la sicurezza e le istituzioni universitarie mi hanno ordinato di mettere il chador, mi obbligavano a sottostare al ricatto della Commissione disciplinare.
[…] La maggioranza delle persone iraniane che arrivano a Trento è composta da studenti e studentesse, persone che rimangono qui qualche anno e poi vanno via.
[…] Dopo l’uccisione di Mahsa Amini, è maturato il desiderio di incontrarci, di trovare chi fosse interessato a protestare e ci siamo anche confrontati con un altro problema: spesso, tanti iraniani che abitano all’estero hanno paura, non vogliono essere riconosciuti o far sapere il loro nome. Questo perché il governo iraniano può metterli in pericolo e può mettere in pericolo le loro persone care che vivono in Iran. Perciò oggi una decina di persone si è attivata nell’organizzazione, altre ancora partecipano.
[…] in passato, allo scoppio delle proteste, la censura impediva alle persone in Iran di comunicare al mondo quanto stesse avvenendo. Questa volta è diverso perché persone come me, o attivisti, o le influencer hanno iniziato a raccontare: raccontare continuamente, senza smettere.
[…] Quello che noi persiani abbiamo, è una cultura antichissima e molto ricca, basata sul rispetto. Se tu pensi che trovi tutta questa cultura nel passato e, oggi, invece questa oppressione, beh questo fa venire rabbia e ancora più voglia di rovesciare questo governo.
Se ne parli con mia mamma, lo dice sempre: se vedi che il governo non ti rispetta, beh allora sappi che la tua cultura è una cosa diversa.” (da Intervista a Setareh Rezvan, di Emanuele Pastorino per ABITARE LA TERRA.org)
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