Patricia Highsmith oltre Ripley

The Many Faces of Patricia Highsmith - The New York Times

2.30 del mattino. Il mio brindisi di capodanno a tutti i demoni, le lussurie, le passioni, le avidità, le invidie, gli amori, gli odi, gli strani desideri, i nemici fantasmatici e reali, l’esercito di ricordi con cui lotto: possano non darmi pace“.

Patricia Highsmith, notte di San Silvestro, 1947

Eccessiva, ribelle, cinica. Talentuosa più di quel Ripley a cui dette vita.

Alcuni disegni della scrittrice.

uıʞɹɐl ɯɐɥɐɹƃ on Twitter: "Drawing by Patricia Highsmith (1961). https://t.co/raqoX39e2M #cats #catsinart #caturday #caturdaythe13th #patriciahighsmith https://t.co/k9zzOqwe9q" / Twitter

The Many Faces of Patricia Highsmith - The New York Times

A drawing of Allela Cornell, circa 1943, titled “Brainstorm — or Rural life in New Hampshire (sig. P. Highsmith/Allela Cornell)”.

Drawing, painting, modelling – in my case also making tables or other things out of wood – means that you live in another element for a while. For the writer, the art of the painter is something totally other, and wonderful: a picture can be seen and grasped and understood in an instant, whereas it takes much longer with a book or a short story…

PATRICIA HIGHSMITH Diari e taccuini

Non ho amore che possa inondare d’incanto questa scena, lo sforzo della vita, l’universo intero, né ho un obiettivo, in queste ore, nemmeno nella scrittura. Dio, sento di comprendere tanto, non ogni cosa, senza dubbio nemmeno le più importanti cose ordinarie, ma quelle invisibili ai più, che insieme o divise contribuiscono al segreto di questa abbagliante esistenza“.

Mi disturba la sensazione di essere diverse persone (nessuno che tu conosca). Non mi sorprenderò se nella mezza età diventerò una pericolosa schizofrenica. Scrivo questo con enorme serietà. C’è una differenza persino più acuta – un’intollerabilità – tra il mio sé interiore, che identifico con la vera me, e i vari volti che dedico al mondo esterno“.

Se fossi stata cieca, avrei potuto sposarmi, ne sono piuttosto certa“.

C’è una differenza sostanziale tra autobiografia e diario: la prima è scritta a posteriori, il secondo in divenire. Quale dei due resoconti sia preferibile, qualora si voglia lambire l’intimità di Patricia Highsmith, è di una tale ovvietà che dirlo apertamente equivarrebbe a farle torto. Proprio a lei che dell’immaginazione – noir, ma questo è solo un dettaglio – ha fatto il suo punto di forza.