Ladri d’occasioni

In fondo, mi dici, la grande poesia

è tutta d’occasione. Pensa a Catullo,

Tibullo, fino a Penna, non è tutta

scritta per caso, per un fortuito

incontro? È vero, l’occasione a

volte fa l’uomo ladro, ma non è

poi questa poesia ladra che più

ci appassiona?

E ricordi, mi dici, quell’adorniano

che sosteneva che bisognava attrezzarsi,

così diceva, a un nuovo progetto.

Mi chiedo che cosa ha ricavato,

leggendo così tanti

poeti tedeschi. Poco o nulla,

questo mi consola.

Noi, senza progetto, ladri d’occasioni,

come vedi, siamo ancora qui ad amarla,

a tradirla.

Renzo Paris

Apprezza la poesia solo chi è uso allo sconfinamento del pensiero, quello che rende plausibili relazioni che alla ragione paiono incompatibili. Ma solo il poeta sa renderle in un insieme armonico e dalla simmetria perfetta. Che il cielo salvaguardi il suo lascito dall’oblio.

P.S. Con la poesia la pianificazione a tavolino non funziona. In letteratura, invece, un buon artigiano riesce a raggiungere qualche risultato ragguardevole.

Scriverei una poesia
Ora parapapapapapapa
Per un briciolo di allegria

Noi come gli alberi

Masao Yamamoto

Vogliamo imparare in due giorni

una lingua millenaria

che solo gli alberi conoscono:

lasciarsi cullare dall’aria,

mentre le foglie dicono me ne vado

e le radici resto qui.

ALFONSO BREZMES

Alla poesia si torna sempre, anche quando ad essa si predilige la prosa. Perché la poesia è sintesi felice di quello che siamo. In questo caso, leggendo tra le righe, esseri ondivaghi e nondimeno bisognosi di radici. (Alla lunga l’arroccamento non paga, mentre sentirsi parte allarga il cuore).

Guerra e pace

L’inverno a venire sarà drammatico a livello economico e geopolitico, perciò bisogna stare in campana anche se, oltre la finestra, la vita sembra non aver fatto un plissé, se non nei suoi aspetti macroscopici. Ma qualcosa di terribile incombe. E nessuno dovrebbe, dopo, essere indotto a richiamare alla mente questa bellissima poesia di Wisława Szymborska:

L’INIZIO E LA FINE

Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.

C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.

C’è chi con la scopa in mano
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto
gli gireranno intorno altri
che ne saranno annoiati.

C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.

Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con la spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

Yevhen Samuchenko: Faith in Your Art and in Your Destiny | Wonderful Machine

foto di Yevhen Samuchenko