#testdrive la Jeep Renegade e Hybrid performante ma affidabile anche tra le pozzanghere

Scarica i suoi 130 CV elettro-assistiti mantenendo il contatto con il terreno

Anche tra le buche il confort sui sedili in finta pelle avvolgenti e morbidi

Jeep è il SUV crossover per antonomasia, e la Renegade è l’icona del fuoristrada che riprende lo stile e non solo della originaria Willy’s sempre americana, che facilitò la penetrazione delle truppe alleate in Europa dopo lo sbarco in Normandia. Un background storico importante, che induce chi sale a bordo di una Renegade di sentirsi vocato al fuoristrada, anche se, come accennato, quest’auto è davvero tale e completa perché su strada su comporta come un’auto tradizionale, a volte anche meglio trasmettendo al volante e al pilota una sensazione di massima sicurezza nella guida, in tutte le condizioni. E quindi?

L’incontro con uno sterrato invitante, complicato, fangoso, costellato di pozzanghere non può che invitarci alla prova. Il motore di questo modello per la versione e Hybrid è a benzina di 1.469 cc ed eroga 96 kWh, 130 CV. L’auto è a trazione anteriore, e questo, per affrontare uno sterrato fangoso è già un vantaggio. L’handicap sta nel fatto che non monta gomme da fuoristrada bensì stradali in grado di sostenere e di permetterci di gestire in sicurezza sull’asfalto le performance quasi corsaiole della nostra Renegade. Ma l’istinto e la passione per il fuoristrada alla quale da ragazzo davo sfogo con le moto da regolarità di allora, Beta 125 enduro e Aspes Hopi 125 da enduro hanno la meglio.

Così imbocco la stradina insidiosa con la certezza che comunque il sistema elettronico di assistenza alla guida della Renegade, confesso di possederne una ma con motorizzazione diesel, avranno ragione di difficoltà insormontabili con un’auto tradizionale, e a parità di gommatura anche con una 4X4. Le prime decine di metri le affronto con diffidenza, anche sollevando due vistose colonne d’acqua laterali nell’attraversamento delle pozzanghere. Poi, visto che la sensazione era quella di essere alla guida su una strada normale, tutt’al più sterrata, ma non fangosa e allagata, mi lascio andare pigiando sull’acceleratore. Tanto che a un certo punto decido di disattivare i controlli di trazione premendo il tasto di funzione sul cruscotto a sinistra del volante.

Che cosa è successo dopo? Niente di diverso, perché la Renegade ha continuato a procedere sul suo cammino inesorabilmente, senza sacrificare minimamente in confort interno. E pensare che, a differenza dalla mia, forse dai modelli 4X4, la e Hybrid non dispone del comando a manopola per selezionare i tipi di terreno da affrontare (Send, Snow, Auto, Mud-sabbia, neve, automatico, fango), ma comunque anche questa Jeep si è trovata a suo agio pure senza l’assistenza elettronica. Sul fondo sabbioso la situazione non cambia e la Renegade e Hybrid rimane nella traiettoria impostata, dimostrandoci che sarà molto difficile che riusciamo a metterla in difficoltà.

Ci provo premendo l’acceleratore a fondo e lasciando che il cambio automatico a 7 rapporti svolga il suo compito, e l’accelerazione è importante, ma a parte un accenno iniziale la ‘ripresa’ è progressiva e la situazione è perfettamente sotto controllo. Provo nel senso di marcia opposto della nostra strada a accelerare utilizzando il cambio manuale, con la stessa leva delle funzioni di marcia, molto ergonomica e docile: 1., 2., 3., 4. marcia, poi mi accontento perché ho già raggiunto una velocità performante. Che cosa è successo in questa prova? Che la Renegade Hybrid non si è scomposta mantenendo l’affidabilità che aveva manifestato nelle altre situazioni.

#charlieinauto3/392IMG_1312 IMG_1593 IMG_4140 IMG_4142 IMG_4145 IMG_4148 IMG_4153 IMG_4156 IMG_4159 IMG_4161 IMG_4169 IMG_4167 IMG_4172 IMG_4174 IMG_4182 IMG_4184 IMG_4596 IMG_4594 IMG_4595    #provavintage

#testdrive Con #DaciaDuster ‘byfuel’ si sceglie anche in corsa l’alimentazione

Sul diffuso modello della Casa rumena ora di Renault impianto Gpl di serie

L’aumento delle richieste e pronuncia Corte dei conti Ue su Green deal

Dacia Duster l’avevamo già provata, la ricordate? Questa volta la novità è importante e attuale: testiamo il modello bifuel. Ovvero, la Duster è disponibile con il suo motore termico a 4 tempi alimentabile sia a benzina che a gas, ovvero a GPL o Gas propano liquido. È un’opportunità intrigante quella che ci è offerta dall’Ufficio stampa della Casa che fa oggi parte del gruppo Renault ed è nata in Romania, perché considerate le frequenti variazioni, più spesso in aumento, del prezzo della benzina come del gasolio, la diffidenza seguita dal distacco degli automobilisti dal progetto globale di elettrificazione dell’automotive ha modificato il corso della storia per l’economia del settore auto, costringendo già alcune Case a ridimensionare i progetti di elettrificazione della gamma di vetture da mettere in vendita. Inducendo altre a chiudere stabilimenti dai quali avrebbero dovuto essere immesse sul mercato dell’auto centinaia di migliaia di veicoli.

A mettere in chiaro la situazione a livello istituzionale e comunitario ha provveduto la Corte dei Conti europea, certificando che le politiche per l’auto ‘pulita’ da emissioni è troppo in salita e occorre conciliare il Green Deal con la sovranità industriale, ma soprattutto con l’accessibilità economia dei consumatori.

Ovvero, ha decretato che al momento, e così stando le cose anche in un futuro plausibile, non è sostenibile il processo di elettrificazione dell’automotive.

È per questo che

le Case automobilistiche stanno ripensando i loro ‘business plan’

e le catene di produzione e mentre ritornano a spingere la promozione delle versioni con motore termico dei loro modelli, le soluzioni alternative ritornano a fare breccia nell’attenzione del grande pubblico come dei lettori più attenti dell’evoluzione del mondo delle quattro ruote.

Così ritornano d’attualità le auto che sono alimentabili anche a GPL, combustibile fossile che a differenza del Metano non ha subito né dovrebbe subire aumenti di prezzo esponenziali. Molti mezzi commerciali montano già anche l’impianto a Gpl, che si può installare in qualsiasi momento della vita dell’auto.

Pochi sanno che secondo i tecnici, l’abbinamento migliore dell’impianto aIMG_2042 IMG_2046 IMG_2047 IMG_2048 IMG_2050 IMG_2052 IMG_2052 IMG_2058 IMG_2061 IMG_2057 Gpl con il motore a carburante tradizionale, che in conseguenza del costo attuale diviene quello alternativo e rappresenta la riserva per l’avvicinamento al distributore di gas più vicino, è quello diesel, con il quale il Gpl assicurerebbe il rendimento migliore.

Che cosa distingue la Dacia dalle auto a benzina e anche a Gpl che abbiamo provato finora? La Dacia Duster bifuel monta, su questo modello, l’impianto a gas di serie.

Per questo dispone anche dell’indicatore del livello di riempimento della bombola-serbatoio, che nelle vetture sulle quali l’impianto è stato montato dopo la messa in strada del veicolo è rappresentato dal classico interruttore a pulsante rotondo sul quale risaltano quattro led colorati di verde a serbatoio pieno, che diventano rossi man mano che il gas si esaurisce.

Dacia Duster è un fuoristrada robusto e confortevole prodotto dalla casa automobilistica rumena dal 2010, e riprende il nome con il quale veniva commercializzato in diversi Paesi tra i quali il Regno Unito il fuoristrada rumeno ARO 10. Nel settembre del 2017 è  stata presentata la nuova serie al Salone di Francoforte, arrivata in Italia nel 2017. Questo modello è già ulteriormente modificato e migliorato anche nell’estetica, e viene commercializzata nelle versioni con allestimenti diversi: Access, Essenzial, Confort e Preciso.

#charlieinauto3/383  #provavintage

#testdrive: Hyundai Bayon Bifuel GPL conferma la sua sostenibilità anche in montagna

La differenza tra costo della benzina e del gas ci induce a usare prevalentemente il GPL

Su strade di montagna l’indicatore del consumo presenta gli stessi valori della guida in pianura

Proprio in questi giorni esplodono le contraddizioni tra imposizioni energetiche verso una transizione ‘green’ non concertata e le ricadute sulla società, sui consumi, sugli automobilisti. A farne le spese sono per buona parte anche le Case automobilistiche che si sono lanciate in una corsa contro il tempi per individuare soluzioni alternative per ora davvero soltanto tali e spesso ipotetiche. Ecco dunque che la nostra Hyundai Bayon Bifuel a GPL e benzina verde balza a pieno titolo alle cronache dei test driver. Perché il prezzo del Gas Propano Liquido è sempre concorrenzialmente stabile, e come in questo caso, il rapporto tra costo del combustibile e consumi è davvero vantaggioso.

Il motore ‘1200’, in realtà di 1197 cc, da 61,80 kW, ovvero quasi 90 CV, con il cambio manuale a 5 marce (a cloche) risulta il propulsore ideale per questo Suv con ispirazione fuoristrada, molto spazioso, che forse proprio in questa versione con due possibilità di alimentazione trova la ricetta ideale. Abbiamo già ricordato che la sicurezza attiva e quella passiva di quest’auto coreana è elevata e i controlli elettronici sono in grado di farci viaggiare con serenità e in sicurezza.

Quindi, riproponiamo un test drive sui consumi. Ricordiamo anche che la versione GPL bifuel è destinata al solo mercato italiano, ricettivo perché la colonnine di gas liquido nei distributori di carburante sono diffusi sul territorio. Anche questo fattore indica che di auto a GPL ce n’è parecchie, e probabilmente anche diversi mezzi di trasporto leggero.

Essendo un allestimento riservato al mercato italiano, l’impianto GPL non è stato installato nella fase di costruzione, bensì dalla Hyundai Italia. Per questo, l’interruttore per attivare l’alimentazione a gas rispetto a quella a benzina, che si avvia prioritariamente all’accensione, è del classico tipo supplementare, viene applicato sul cruscotto accanto al piantone dello sterzo, a sinistra, e contempla anche 4 led colorati, verdi, a indicare il livello del gas nella bombola. Il led rosso segnala che il gas è in esaurimento. Il passaggio dall’alimentazione a benzina a quella a gas, a esaurimento della prima, è automatico e non si avverte mentre si è alla guida. Anche le prestazioni con l’alimentazione a gas non calano in modo percettibile. Se ne può accorgere un test driver, ma per la guida normale non cambia molto.

Ma veniamo al dunque. Decidiamo di fare due tappe, la prima con salita al Forte di Osoppo, un percorso turistico con panorama sulla valle del fiume Tagliamento. La seconda, vedremo… La prima parte la affrontiamo a benzina. Tre le modalità di guida, che ci sono confermate dal cambiamento del colore dei due orologi del cruscotto: rosso, più performante, celeste confort, grigio e nero, eco. In ogni caso, il cruscotto ci si propone anche con una livrea in tre 3D, le prestazioni sono brillanti, e con la trazione anteriore anche nel misto la Bayon si guida facilmente perché non riserva soprese. Benzina: così andiamo verso il forte di Osoppo, anche percorrendo un tratto dell’Autostrada A4 e della A28. Sotto alla parte elettronica del cruscotto c’è un indicatore del consumo istantaneo di carburante, che se ci si vuole formare a una guida consapevole e visti i corsi attuali del carburante e dell’uso dell’auto, non vi nascondo di ritenere intelligente. In questo caso ci è utile, perché lungo il tragitto ci ha indicato un consumo adeguato alle nostre attese: dai 17, in momenti performanti, ai 20 km con un litro di benzina. Ciò che è interessante per noi è il fatto che passando al gas, automaticamente a esaurimento della benzina (eravamo partiti con il serbatoio riempito solo parzialmente proprio per questa prova, poi il consumo non è cambiato. E non è che sia merito di uno strumento scarsamente attendibile. Perché poi, il livello del serbatoio del gas e il successivo riempimento ci hanno confermato le sue indicazioni.

La salita al forte di Osoppo ha appagato soltanto parzialmente le nostre attese. Così, dopo esserci goduti il panorama decidiamo di allungare il nostro test road, confortati dal fatto che la spesa per il carburante sarebbe stata di quasi un terzo rispetto ai combustibili fossili tradizionali.

Facendo prima una tappa a Polcenigo, uno dei Borghi più belli d’Italia, con le sue sorgenti nel mezzo del paese e, qualche mese fa, i Presepi diffusi in ogni dove. Poi saliamo sul Piancavallo. La giornata tranquilla ci permette di assaggiare confort e affidabilità della Bayon sulla strada di montagna, a tratti piuttosto ripida, in altri passaggi guidata con un misto veloce nel quale la Hyundai ha confermato le doti proverbiali di tenuta e agilità.

Facendo la media del consumo lungo tutta la salita la sorpresa: la percorrenza al km con un litro di carburante non è scesa rispetto al test precedente, e considerando il costo del gas al litro rappresenta un’opportunità da non sottovalutare. In cima tra i boschi e le strade a mezza costa la Bayon ha confermato le sue doti, così come in discesa: è dotata di un ottimo impianto frenante che a volte abbiamo in parte risparmiato sfruttando il freno motore.

IMG_1074 IMG_1077 IMG_0794 IMG_0406 IMG_0408 IMG_0418 IMG_0418 IMG_0841 IMG_0703 IMG_0705 IMG_0730 IMG_0749 IMG_0775 IMG_0779 IMG_9952 (2) IMG_0100 IMG_0111 IMG_0844Considerazioni finali rispetto al test finalizzato anche a comparare costi e benefici tra due ben diversi combustibili fossili?

Che abbiamo proseguito il test nei giorni successivi, anche per la restituzione dell’auto a Milano, sempre a gas. Lasciando un po’ di benzina nel serbatoio a mo’ di riserva nel caso non avessimo trovato un distributore di GPL a portata di mano. Ma di pompe per fare rifornimento di gas GPL ce ne sono parecchie. Quindi, perché non fare un pensierino su questa Hyundai eclettica?

#charlieinauto3/380       #prova vintage

#testdrive #FordPuma 1.0 Eco Boost Hybrid 125 CV ST Line X promossa anche all’esame montagna

Il sistema di ricarica della parte elettrica diviene un freno motore di ausilio alla guida in discesa

Veloce e aggressiva in salita e sulle strade di ogni giorno per sorpassi in sicurezza è reattiva e sicura in discesa

Ford Puma 1.0 Eco Boost Hybrid 125 CV ST Line X Ruby: una ‘stringa’ piuttosto lunga per indicare un modello che rappresenta la nuova generazione della vettura già ammirata dai giovani, e non solo, per la linea aggressiva e resa ancor più interessante da un design morbido e convincente. Questa Eco Boost Hybrid reca già le novità di restyling della nuova serie che danno il giusto risalto alla sua vocazione come auto adatta a percorrere lunghi tragitti, ma anche ad affrontare strade impegnative e impervie. È infatti un SUV compatto con vocazione fuoristrada, ma non per questo trascura la sicurezza sulla strada. Come abbiamo visto è infatti guidabile in sicurezza, ma si può gestire in modo divertente sullo sterrato come in montagna. Ricordiamo che il motore è un ‘piccolo tre cilindri di 999 cc. e dispone di un cambio automatico a sette marce con doppia frizione. Caratteristica, quest’ultima, che assieme a una turbina ben calibrata garantisce la grinta necessaria, anche al di là delle aspettative, pure sulle rampe e nei tratti impegnativi lungo i quali si susseguono tornanti e strappi in salita su tracciati apprezzati anche dal ciclismo su strada e amati dagli appassionati del Giro ciclistico d’Italia. Se ci vogliamo divertire al volante, di foggia sportiva mentre gli interni della versione Ruby, la nostra di un bel color rubino metallizzato, sono curati e i sedili avvolgenti quanto basta,

possiamo optare per la funzione SPORT, presente assieme alle altre modalità d’uso: IMG_7362 IMG_7368 IMG_1906 IMG_1902 IMG_1909 IMG_1911 IMG_1908 IMG_1912 IMG_1910 IMG_1891 IMG_1892 IMG_1893 IMG_2831 IMG_7675 IMG_7883 IMG_7914NORMALE, ECO, BASSA ADERENZA, STERRATO.

La funzione SPORT rende la Puma Eco Boost Hybrid piuttosto performante, con un piglio quasi corsaiolo. Il passaggio da una funzione all’altra modifica realmente la reattività dell’auto che si percepisce con decisione al volante, ma anche ‘sul sedile’, e soprattutto al pedale dell’acceleratore. E fin qui, siamo alla salita. Ma la Puma, questa Puma in particolare, se in salita esprime la propria efficacia,

in discesa diviene puro divertimento. Utilizzando la funzione L,

che troveremo anche sulla Ford Mustang Mach E, si passa a uno step ulteriore verso la guida autonoma, anche se in questo caso non fa che offrirci una maneggevolezza ‘aumentata’ della Puma:

ci permette infatti di guidare soltanto con un pedale, perché la funzione del freno,

assente la frizione con il cambio automatico, è assolta dal sistema di ricarica della batteria destinata ad alimentare la funzione elettrica dell’Eco Boost Hybrid, nient’altro che un freno motore incrementato. Così, in discesa, ma data la propensione performante di questo modello anche in diverse situazioni in salita, è sufficiente togliere il piede dal pedale dell’acceleratore e la decelerazione dell’auto è subito importante. Un’opzione che ci permette di cimentarci anche nella guida sportiva, ovviamente nei tratti dove è garantita in sicurezza. Perché la Puma è una vettura a trazione anteriore, e nei tornanti o nelle curve che stringono è sufficiente puntare il muso dell’auto verso la corda, il centro della curva e rilasciare l’acceleratore perché l’auto tenda a stringere la sua traiettoria verso l’interno. Una volta arrivati alla corda, a metà curva, basta riprendere l’acceleratore e il gioco è fatto. Con un’auto così la guida

 

 

 

 

 

 

nel misto su strade non trafficate e con visibilità diviene molto divertente e assume quasi il ritmo di una danza. Prima di affrontare il test in discesa ci siamo soffermati nella località turistica montana del Piancavallo, in attesa

 

 

 

 

 

 

della neve. Un momento di relax in mezzo al verde, e alla ripartenza ci siamo goduti nuovamente l’animazione ‘screen saver’ del cruscotto digitale sul quale, all’avvio della vettura si materializza la sagoma di un Puma, un disegno che si sviluppa fino alla comparsa dei tradizionali strumenti digitali. Puma, il simbolo del modello, viene proiettato anche ai lati dell’auto all’apertura delle portiere anteriori. Per il rientro possiamo comunque scegliere la modalità più tranquilla e confortevole, ma anche sostenibile del trasferimento, inserendo la funzione ECO. La Puma Eco Boost è molto bene insonorizzata e ci consente di apprezzare al meglio

l’impianto di intrattenimento di altissima qualità Bang & Olufsen, il mitico B&O.

In discesa, ma anche nei tratti rettilinei, una volta raggiunta la velocità di crociera sostenibile la Puma viaggia come se fosse ‘in folle’, e possiamo rilasciare il pedale dell’acceleratore per godere la funzione chiamata veleggiamento’. Funzione che viene confermata sul cruscotto dalla comparsa di un piede che si solleva dall’acceleratore di un ben visibile ed evocativo colore azzurro. La Puma Eco Boost Hybrid da 125 CV ST pur con soli 999 cc e spinta da tre cilindri mantiene la grinta dei modelli precedenti, anzi la esalta grazie a un sistema ibrido che se concorre a contenere il consumo di benzina, contribuisce certamente a rendere performante l’auto, proiettandola così all’attenzione anche dei più giovani.

#charlieniauto3/374

#testdrive #PumaEcoboost affidabile e sicura anche sullo sterrato

Controlli elettronici e la ‘parte ciclistica’ equilibrata per la sicurezza

Supera senza ridurre il confort anche il fondo sconnesso

Scattante, stabile, sicura, capace di dimostrarsi reattiva al di là delle aspettative del ‘piccolo’ motore di 999 cc a tre cilindri grazie alla parte ibrida dell’Ecoboost che scatena energia dai 125 CV a disposizione, la Ford Puma Ecoboost ST Line Ruby è capace di sorprenderci anche sullo sterrato. Ricordate? Vi avevo accennato che sugli ultimi modelli della Casa americana è disponibile la funzione L destinata a incrementare la capacità di autoricarica in decelerazione. Per fare questo, l’auto incrementa l’effetto frenante al rilascio dell’acceleratore e si comporta come se premeste contemporaneamente con il piede sul pedale del freno. Fisicamente, la sensazione che la Puma Ecoboost vi restituirà sarà quella di un mezzo sul quale si sta ricomponendo il pieno di energia, questa volta la risultante tra l’utilizzo del motore a benzina e del sistema elettrico. Troveremo la funzione L anche su un modello molto più performante e iconico, però a trazione posteriore, sul quale l’effetto di decelerazione incrementata asseconderà una guida facilitata. Che significa? Vuol dire che se all’inserimento in curva

punteremo il muso dell’auto e orienteremo le ruote verso la corda,

il punto più vicino al centro del raggio di curvatura che avremo scelto di affrontare, togliendo contemporaneamente il piede dal pedale dell’acceleratore la decelerazione incrementata indurrà l’auto a sbandare con il retrotreno e a stringere la curva, facilitandoci la manovra per renderla più sicura. Sulla Puma questo effetto temporaneamente sovrasterzante (la sbandata del retrotreno) è esaltato dal fatto che l’auto è a trazione anteriore e mal che vada, ci si può aiutare con un colpetto di freno a mano . Proviamo a vedere se è varo imboccando uno sterrato tra le campagne e i canali irrigui della Riviera friulana. Abbandonando l’asfalto inseriamo la modalità Sterrato, che la Puma ci mette a disposizione e proviamo ad affrontare

alcune buche piuttosto estese in velocità: la vettura non ne risente.

Si comporta come se stessimo viaggiando su una strada perfettamente liscia. Insistiamo più avanti, e la Puma ci conferma il confort anche sullo sconnesso, e il fatto che i controlli elettronici per i percorsi su sterrato con efficaci. Ma ecco un tratto particolarmente fangoso, così proviamo anche la funzione Bassa aderenza. Il risultato è ugualmente positivo e la Puma percorre in sicurezza, quasi come se ci trovassimo sulla vicina strada asfaltata, l’intero sterrato, senza incertezze anche dove il percorso misto e sulla parte esterna delle curve scavate dal via vai di mezzi rurali si accumula un insidioso strato di ghiaino. Ora IMG_7568 IMG_7583 IMG_7591 IMG_7595 IMG_7663 IMG_75261 IMG_8653 IMG_8659ritorniamo sulle placide strade della viabilità rivierasca abbandonando lo sterrato, pur superato brillantemente e senza che aumentasse la rumorosità dell’auto sullo sconnesso,

per goderci nuovamente il potente impianto di intrattenimento B&O.

Sui lunghi rettilinei possiamo apprezzare anche gli accorgimenti per rendere più sostenibile un’auto già evoluta, come la misurazione rendimento della guida: quando abbiamo raggiunto una velocità di crociera adeguata, il sistema elettronico ci suggerisce che è ora di cambiare stile di guida e con un simbolo a forma di acceleratore ci segnala che possiamo togliere il piede dal pedale e proseguire in ‘folle’. Il che vuol dire procedere per inerzia. Un ultimo dettaglio-suggerimento che ci consente di sfruttare maggiormente la sostenibilità di questa Ford Puma Ecoboost modello Ruby.

#charlieinauto3/373

#testdrive Guida ‘quasi’ autonoma per la #Puma 1.0 Eco Boost Hybrid ST Line

Al nuovo Cruise control adattivo ‘Intelligente’ affidiamo il nostro viaggio –Efficace sistema di guida in sicurezza  
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Il motore è un ‘piccolo’ 998 tre cilindri, ma a parte il ‘sound’ grintoso più evidente in accelerazione, quando la turbina è assistita dal sistema ibrido, nulla anticipa la vocazione sportiva del SUV crossover di classe B della Ford. Già quando avevamo provato i modelli precedenti ne avevamo intuito le prerogative sportive, l’agilità nel misto e nella guida su strade extraurbane, lo spunto e la ripresa appaganti con un dato di coppia di 170 Nm. Il cambio automatico a 7 rapporti con la doppia frizione risponde in

 

 

 

 

 

modo adeguato alle nostre attese e supporta bene l’auto in accelerazione.

La velocità massima dichiarata è di 191 km/h, e ci dobbiamo attenere al dato ufficiale,

perché non disponiamo di un circuito di prossimità per effettuare anche questo test in libertà. Per ora ci limitiamo a valutare confort e sicurezza della nostra Ford Puma nel trasferimento verso casa. Il confort dell’abitacolo, come già accennato, è curato, e ci consente di apprezzare l’impianto di intrattenimento B&O di bordo. A concorrere al relax soprattutto del conducente c’è la novità tecnologica proposta sulla Puma 1.0 Eco Boost Hybrid 125 CV ST Line X Ruby: è

il cruise control adattivo intelligente, evoluzione della guida assistita tradizionale.

Tiene sotto controllo la capacità del conducente di mantenere l’auto al centro della carreggiata ma tiene nel contempo sotto controllo il suo livello di attenzione, salvo segnalare vistosamente con una segnalazione ottica e sonora, quindi anche sensoriale, condizioni di pericolo. Ma CCAI non si limita a questo: fa la stessa cosa per la sicurezza del nostro viaggio. Una volta impostata la velocità desiderata, tra l’altro è in grado di imporci, su nostra decisione, di limitare la velocità massima uniformandola a quanto indicato sui cartelli stradali che legge sul percorso, qualora raggiungiamo un mezzo che ci precede rallenta la velocità dell’auto fino a renderla uguale a quella del mezzo in marcia davanti a noi. Mantiene poi la distanza di sicurezza assecondando la velocità del mezzo che ci precede, ovvero accelerando o rallentando, in modo da farci viaggiare assieme all’auto davanti a noi.

Può sembrare una opzione banale, frutto della evoluzione dell’intelligenza artificiale me non è soltanto questo:

introduce infatti un nuovo metodo di guida, che ci consente di risparmiare le nostre energie e anche carburante

soprattutto negli spostamenti e nei viaggi più importanti. La tecnica viene infatti

suggerita dalla Casa americana ed è stata battezzata ‘Guida con un solo pedale’.

Viene inserita anche in altri modelli avanzati della Ford, e per ottimizzarne la fruizione ecco un comando dedicato che ci permette di sfruttare al massimo questa opzione. Vediamo in che cosa consiste: ci inseriamo nella corsia di sorpasso, o corsia centrale delle tre di questa autostrada, regoliamo il CCAI a 125 km/h e ci ripromettiamo di non utilizzare più i pedali dell’auto se non per frenare in caso di necessità. A confermarci se ciò è davvero possibile dovrà essere la Puma. Ci stiamo avvicinando a un camion che ci precede nella corsia di destra più lentamente, e tenendo rigorosamente i piedi distanti dai pedali, quello sinistro adagiato sulla comoda pedana rivestita in metallo cromato, puntiamo verso la stessa corsia, per immetterci dietro al Tir. Senza incertezze o reazioni improvvise o pericolose, la Puma accetta la ‘sfida’ e si incanala dietro al camion, rallentando quanto necessario per farci procedere in sicurezza lungo la nuova carreggiata. Fin qui, la Puma con il CCAI è promossa, ma vediamo che cosa succede se ritorniamo sui nostri passi e ci reimmettiamo sulla corsia centrale, ora libera davanti a noi:

la Puma accelera autonomamente e si riposiziona in marcia al centro della corsia riportando la vettura alla velocità iniziale.

Tutto questo consentendoci di comandare la guida dell’auto soltanto con il volante. Si tratta dunque di una dotazione molto utile per chi usa spesso l’auto per spostamenti importanti, ma anche per chi si trova a viaggiare nella nebbia. Infatti, il radar anticollisione della Puma 1.0 Eco Boost Hybrid ST-Line X Ruby è in grado di guidarci anche nella scarsa visibilità, purché ovviamente il conducente mantenga alta l’attenzione e confermi all’auto a intervalli di tempo stabiliti dal costruttore la sua ‘presenza’ alla guida. Ovviamente, questa funzione non è compatibile con l’opzione L che si attiva con la leva del cambio-comando delle funzioni di guida, sul tunnel centrale: incrementa la capacità di auto ricaricarsi la batteria dell’auto in decelerazione. Ovvero, ci consentirà di sfruttare più spesso le prerogative del sistema ibrido. L’attivazione del sistema L cambia nel contempo il nostro stile di guida: incrementa infatti l’effetto frenante del motore ogni qualvolta deceleriamo. Quindi, oltre a presentare vantaggi nella guida ‘quasi autonoma’, ci risparmierà anche l’utilizzo del pedale del freno, perché una volta acquisita la sufficiente dimestichezza con questo sistema di guida, almeno negli spostamenti in autostrada potremo davvero guidare l’auto agendo soltanto con il nostro elegante e sportivo volante in similpelle arricchito dalle cuciture celesti.

#charlieinauto3/372   #provavintage

#testdrive #FordPuma 1.0 EcoBoost Hybrid sostenibile e brillante

Riprendiamo l’8. anno di testdrive con il tre cilindri da 125 CV

Questo senza rinunciare al confort e a un ‘look’ sportivo ma elegante

 

Beh, non possiamo dire che l’ufficio stampa di Ford Italia non abbia assecondato la nostra sete di conoscenza dei traguardi raggiunti dal mondo dell’automobile, certo nella consapevolezza di disporre dell’eccellenza dei risultati del momento. Così, di Ford Puma, la brillante compatta suv crossover capace di affrontare con grinta e in sicurezza una molteplicità di situazioni e percorsi senza rinunciare al confort, ne abbiamo testate diverse, tutte con qualità al top della sua categoria e con soluzioni innovative e avanzate. In questo caso,

la Puma è la 1.0 Eco Boost Hybrid 125 CV ST-Line X.

Nel suo nome sono già sintetizzate le caratteristiche del modello. È spinta da un ‘piccolo’ motore a tre cilindri di 999 cc che è parte di un sistema ibrido leggero alimentato a benzina e da una batteria al litio supplementare da 48 volt che dà energia al motore elettrico ben presente nell’accelerazione di aiuto nella riduzione dei consumi, ma che svolge anche il ruolo di motorino d’avviamento. Il motore nonostante sia a tre cilindri eroga infatti grazie al sistema ibrido leggero 125 CV, per raggiungere i 100 km/h in meno di 10”. I consumi sono positivamente interessanti

anche nella guida brillante, perché vanno tra i 16 e i 18 km/l.

Ovviamente i vantaggi della propulsione ibrida li riscontriamo anche nelle emissioni, e in questo ci dobbiamo affidare a quanto dichiarato dalla Casa americana, che si aggirano sui 99 g/km di Co2: un valore interessante per un’auto dalla indole e l’aspetto sportivo, perché ottenuto appunto senza togliere grinta al motore. la veridicità di questi dati è confermata dal fatto che con la Puma Eco Boost Hybrid ci possiamo addentrare nel cuore di Milano, nelle zone Area B e Area C, interdette alle auto ritenute dalle norme inquinanti. Ruby: il modello scelto per il nostro test dalla Ford Italia è quello più ricercato ed elegante nell’aspetto. Anche se la versione in uso presenta un aspetto forse ‘appesantito’ nella linea da scelte che l’hanno comunque resa più compatta e funzionale, proprio le finiture assieme alla vernice color rosso rubino metallizzato le assicurano un aspetto ricercato, che richiama i contenuti ‘elettrici’ e avanzati dell’auto.

ST-Line X è  la sigla che indica i modelli Ford dall’indole sportiva.

Infatti nella parte anteriore, il nuovo disegno del paraurti, se meno ‘pulita’ delle versioni precedenti, accresce l’aggressività del modello. Anche il pararti posteriore è stato modificato, mentre, a rafforzare la vocazione del modello sul lunotto posteriore è comparso uno spoiler. Monta cerchi da 18’ che armonizzano questo intento, ma volendo, e il sistema ibrido più performante fa sì che ciò non penalizzi eccessivamente le prestazioni, si possono montare i cerchi da 19’. Il cambio, come d’uso sui motori a tre cilindri, è manuale mentre salendo a bordo si apprezza la strumentazione digitale da 12,3’, con sistema multimediale compatibile con Apple CarPlay e c Android Auto, con schermo da 8’. I sedili, il volante, le finiture sono in ecopelle nera, con cuciture in filo rosso. A tenere acceso il nostro ‘io’ sportivo ci pensa anche la pedaliera con inserti in metallo. Per parcheggiare c’è la telecamera con immagini efficaci proposte sul display centrale. Ma la novità più interessante e ‘rassicurante’ per chi viaggia è un’altra, davvero significativa e funzionale, che ha alleggerito il nostro trasferimento. Ma lo sveleremo la prossima settimana. Per ora ci godiamo un po’ di relax nella metropoli prima di rientrare. Dopo una sosta al Mudec, il Museo delle culture, scorgiamo una vetrina accattivante: Grano Antico. All’interno un giovane motivato e ancora promettente pasticcere che oltre a farci da guida tra le attrattive della zona ci rifocilla con una merenda doc a base di prodotti naturali. All’uscita ecco l’occasione: non ho mai affittato una bici elettrica: magari per intrufolarmi meglio nel traffico del centro di Milano…

#charlieinauto3/371   #provavintage       IMG_7072 IMG_7073 IMG_7074 IMG_7075 IMG_7079 IMG_7084 IMG_7096 IMG_71031 IMG_7108 IMG_7114 IMG_7119 IMG_7120

#testdrive #HyundaiSantaFe Hybrid con il Suv a 7 posti anche in montagna

Una ripresa da sportiva e nel fuoristrada impegnativo video a 360°

Con 2500 kg di peso i 265 CV con la parte elettrica per le IMG_5796 IMG_5801 IMG_5806 IMG_5943 IMG_5976 IMG_E0389 IMG_E0390 IMG_E0391 IMG_E0392 IMG_E0395 IMG_E0398 IMG_E0399 IMG_E0400 IMG_E0403 IMG_5517performances 

Hyundai Santa Fe Hybrid è un grande SUV che visto dall’interno maschera abilmente la sua vocazione fuoristrada. Certo, immaginare un’auto a sette posti comodi capace di destreggiarsi abilmente su strade sconnesse o di montagna non è banale. Ma è il risultato ottenuto dai progettisti dell’auto coreana. Nonostante l’abitacolo alto, pensato per rendere la Santa Fe adatta anche ad affrontare corsi d’acqua non molto profondi o zone umide o allagate, le sollecitazioni trasmesse in curva ai passeggeri sono limitate, e ulteriormente smorzate dal grande confort dell’abitacolo nonché dal sistema elettronico delle sospensioni.

I sedili comodi e avvolgenti, riscaldabili quelli anteriori (anche raffreddabili) come quelli posteriori, la qualità dell’impianto di intrattenimento che mette a disposizione anche i suoni che riproducono situazioni ambientali diverse, passeggiata sulla neve, giornata di pioggia, suoni al bar ecc., e favoriscono rispettivamente il relax alla guida, un supporto all’attenzione, un elemento di intrattenimento nei tragitti più lunghi, concorrono a migliorare l’esperienza al volante, ma anche quella dei passeggeri.

In movimento apprezziamo subito la telecamera che ci attiva sul cruscotto uno schermo rotondo al posto degli orologi degli strumenti, dal lato verso il quale iniziamo a svoltare. Un accorgimento molto utile per annullare gli angoli morti e, viste le dimensioni e l’altezza del SUV, consente di evitare di salire per errore sui cordoli dei marciapiedi anticipando troppo la sterzata. Un sistema che evita anche la collisione con ciclisti o motociclisti che si trovino tra noi e il bordo della strada o che magari tentino di infilarsi lì per superare la coda nella quale ci siamo infilati.

Ma cominciamo a salire: 265 CV di potenza combinata, 180 CV dal motore 1598 a benzina, il resto dall’unità elettrica con una coppia massima di 350 Nm sono una garanzia per affrontare anche le salite ripide e superare in sicurezza le vetture più lente perché condotte da automobilisti inesperti della montagna: evitare di perdere completamente velocità, o di fermarsi perché si è inserita una marcia sbagliata consente di mantenere una guida più fluida e di evitare situazioni di pericolo per sé e per gli altri al volante su quel tratto di strada.

Potenza immediata e spunto per la ripartenza della Santa Fe Hybrid sono assicurate dall’apporto della unità elettrica e sopperiscono sulle rampe anche al peso importante del SUV crossover: 2500 kg. Che non siano stati risparmiati accessori o rifiniture per completare il confort risulta evidente in tutti i dettagli. Proviamo a scegliere di selezionare le sei marce con i comandi a paletta al volante, ma costatiamo subito che nel tratto precedente anche il cambio automatico aveva svolto egregiamente il suo compito.

Così, dopo una guida brillante con la soddisfazione di riscontrare che la Santa Fe è sempre sotto controllo, concentriamo la nostra attenzione su una strada non asfalta di montagna. Spostiamo la manopola delle funzioni dell’assetto e di guida su Terrain, quindi su Mud: questo ci consentirà di non avvertire minimamente le asperità del fondo stradale, in alcuni tratti molto sconnesso.

Attiviamo anche la modalità EV per muoverci in silenzio nella natura incantata dell’alta montagna. Ci troviamo oltre i 1200 m di quota e ci aspettiamo che da un momento all’altro la carreggiata si restringa. Se ciò dovesse accadere… La Santa Fe è più grande dei SUV Hyundai che abbiamo già provato con ottimi risultati in condizioni analoghe, e d’altro canto è l’ammiraglia in questa fascia di vetture. Arriviamo a un dosso, il fondo è di ghiaino, terra, sassi e rocce frantumate dal tempo, dal ghiaccio dell’inverno, dalle piogge intense, forse dal vento. Ma subito oltre appare un ostacolo prevedibile ma che non ci può non preoccupare: la strada si restringe ancora un po’ e svolta decisamente a destra, lasciandosi al di sotto un declivio scosceso ed erboso che si conclude con una piccola conca. Un paesaggio suggestivo, ma meno suggestivo è l’andamento della mulattiera, che dall’alto dell’abitacolo è ancor più misterioso.

Fortunatamente avevamo sfogliato il manuale d’uso della Santa Fe, incuriositi dalle decine tra opzioni, funzioni, accessori. Così accanto al pulsante per attivare la funzione che ci consentirebbe di superare senza rischi discese impegnative anche con fondo innevato c’è il comando per accendere le telecamere che ci mostrano tutto quello che succede attorno al SUV.

Ovviamente teniamo sotto controllo l’andamento della mulattiera sotto di noi, scrutiamo oltre la curva mentre in caso di necessità la visione a 360° ci permetterebbe di manovrare al limite del possibile. Con questo aiuto, che ci proietta sul display dello schermo centrale le traiettorie ideali e la curvatura adatta alla nostra sterzata, completiamo il percorso in mulattiera. Non ci resta che sfruttare la presenza di una colonnina di ricarica a poche centinaia di metri (ha due postazioni di ricarica) per rigenerare la batteria e riportarla alla massima capacità, e per poter sfruttare, al rientro, la ripresa da auto sportiva di questo SUV crossover, e nel rientro fruire del grande aiuto alla guida dei fari a led adattivi intelligenti. Ovvero, viaggiare nella luce senza dare fastidio.

#charlieinauto3/370  #provavintage

#hyundaiSantaFe #montagna #suv #crossover #trazioneanteriore #inverno #

#testdrive #HyundaiSantaFe Hybrid guida quasi ‘autonoma’ anche su terra

Conferma le doti di stabilità anche off road l’ammiraglia coreana a 7 posti

Per le aree protette come Brussa a Caorle è EV con 60 km di autonomia

Quando si sale a bordo della Hyundai Santa Fe Hybrid, la sensazione di confort che ci avvolge fa dimenticare che si tratta di un crossover. Un SUV di dimensioni importanti, ma che come avete capito non ce le fa pesare, progettato per resistere alle sollecitazioni della guida fuoristrada ma soprattutto per non farcele sentire.

Per verificare come si lascia guidare almeno sullo sterrato, anche se è in grado di superare con noncuranza sfide ben più significative, scegliamo una giornata autunnale di bel tempo, che segue alcuni giorni di pioggia, per sfruttare le luci e i colori caldi della stagione, ma anche per trovare sterrati scivolosi e ‘sentire’ l’auto sotto i nostri comandi.

Partiamo da Portogruaro (Ve) che ha il centro della città sulle rive del fiume Lemene. Proprio alle spalle del Duomo e del campanile vistosamente inclinato c’è il suggestivo laghetto formato dai vecchi mulini e dalla strettoia del fiume tra le case. Una città di stile veneziano ma di origini romane: era un porto fluviale circa 2000 anni fa, così come la vicina Concordia Sagittaria. Per comprendere il significato che avevano queste due località in passato, Concordia era ed è tuttora sede dell’arcivescovado di Pordenone e faceva riferimento al Patriarcato di Aquileia (Ud) che si estendeva fino a Como. Tuttora questa appartenenza è presente nella cultura del territorio, visto che qui si parla ancora anche la lingua friulana.

Lasciamo la cittadina cinta da mura delle quali rimangono ancora le antiche porte oltre le quali scorrono i canali presenti nell’abitato, per dirigere verso il mare, in direzione di Caorle (Ve).

Tra Caorle e Bibione, tra i fiumi Tagliamento e Lemene c’è la Brussa. Una spiaggia libera e ‘selvaggia’, lunga 6 km, dove la natura è rimasta intatta, così come la vegetazione delle terre retrostanti. Percorriamo alcuni km di strade provinciali e locali per gustare l’accogliente abitacolo della Santa Fe e l’impianto Krell.

Siamo nella configurazione a cinque posti, ma come abbiamo detto per l’auto non cambierebbe molto neppure dopo avere ‘aperto’ i due posti a sedere che spuntano dal pianale del bagagliaio, perché la massa della vettura non risente minimamente del conseguente spostamento di peso verso l’alto. Va detto che l’abbiamo provata pure con sei passeggeri, quindi con i sette posti occupati, e non cambia nulla nella guida. Questo a differenza della gran parte delle auto sulle quali è sufficiente avere a bordo i due passeggeri sui sedili posteriori per sentirne cambiare vistosamente l’assetto e la tenuta di strada. Sulla Santa Fe questo non succede e l’affidabilità al volante è assoluta. Probabilmente è il sistema elettronico che controlla anche le sospensioni ad attutire tutte le sollecitazioni, così come fa evitandoci di sentire le buche che incontriamo sullo sterrato.

Ma soffermiamoci anche su un altro aspetto molto curato, quello della climatizzazione. Sul tunnel centrale c’è il comando della ventola che si può attivare soltanto per il conducente oppure per l’intero abitacolo. C’è anche il comando del clima che sulla base delle nostre regolazioni oppure automaticamente riscalda i sedili e il volante o provvede alla ventilazione di quello del conducente. Ma è in grado di attivare anche il sistema anti-appannamento e la deumidificazione automatica.

Ora ritorniamo sulla guida, e diamo un’occhiata al livello della batteria, perché la Santa Fe Hybrid è plug-in e sfrutta le potenzialità del sistema elettrico: abbiamo riservato una buona quantità di energia per utilizzare la vettura in modalità elettrica sullo sterrato ed evitare di fare rumori, visto che saremo vicini all’area protetta di Vallevecchia di Caorle, un’oasi valorizzata dalla Regione del Veneto. La Santa Fe riesce a percorrere una sessantina di km in modalità EV. Diversamente, potremo scegliere di utilizzare il motore termico di 1598 cc per ottenere assieme all’unità elettrica 132,20 kW ovvero 265 CV.

È a trazione anteriore e attiviamo la modalità elettrica con un pulsante, per provare l’emozione della partenza bruciante sulla terra. In realtà, se la sensazione di ripresa è notevole, scordatevi di giocare con l’acceleratore per sentire slittare le ruote sul ghiaino. Nonostante la parte importante del peso dell’auto (2690 kg) si trovi alle spalle delle ruote anteriori e pur con un’accelerazione notevole le gomme rimarranno sempre aderenti al terreno. Anche in curva, pur spingendo sull’acceleratore e chiudendo la traiettoria il nostro SUV rimarrà sempre sotto controllo, e se non fosse perché non sentiamo la spinta centrifuga del posteriore verso l’esterno della curva e di conseguenza dell’avantreno verso l’interno, sembrerebbe quasi di guidare una vettura a trazione integrale. O meglio, la Hyundai Santa Fe Hybrid anche sullo sterrato nella guida veloce non si scompone, sui rettifili in accelerazione e nemmeno in curva.

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#testdrive Hyundai Santa Fe Hybrid maneggevole e versatile anche in montagna

La proviamo su una splendida strada in salita dando sfogo ai 265 CV

#provavintage In montagna per provare la duttilità del super SUV coreano

Sterrato non impegnativo, strade extraurbane, la metropoli. Per ora la Hyundai Santa Fe Hybrid l’abbiamo guidata in queste condizioni. Trattandosi di un SUV di gamma alta ci aspettavamo molto da lei, e man mano che la proviamo ne scopriamo aspetti e opzioni nuove tanto che riteniamo ci possa dare ancora parecchie soddisfazioni. Carichiamo a bordo amici e parenti o compiamo un’escursione #testroad togliendoci ancora qualche soddisfazione alla guida a conferma delle notevoli qualità della nuova Santa Fe? Sì, perché come vi ho già accennato ai cinque comodi posti a disposizione per l’uso quotidiano si possono aggiungere altri due posti altrettanto comodi ed ergonomici, che si estraggono senza difficoltà dal pianale del bagagliaio per raggiungere la configurazione sette posti di questa spaziosa Hyundai, lunga 4,83 m.

Quindi, è adatta alle famiglie numerose ma anche a chi sia pure saltuariamente se ne può servire per scopi di intrattenimento, svago, ma anche di lavoro. Per cambiare, oggi abbiamo un po’ più tempo a disposizione, raggiungeremo una strada di montagna. La Santa Fe è un’auto ibrida plug-in, ovvero, lasciandola ricaricare magari la notte (nelle colonnine normali o a casa ci vorranno meno di quattro ore), o di giorno su una colonnina fast, veloce, in meno di un’ora, ci può restituire uno

spostamento ‘green’ in modalità totalmente elettrica (EV) di 60 km.

Una opportunità che sfrutteremo una volta raggiunta una valle silente o uno dei suggestivi piccoli borghi che abbelliscono le dolci montagne della Carnia. Già, perché oggi ci recheremo in Carnia, la Montagna friulana. I 1598 cc del motore a benzina, al quale si abbina un sistema elettrico portano la potenza massima del SUV cross over a 265 CV. Il cambio automatico a sei marce ben coordinato tra le prestazioni e le prerogative dell’auto la rende duttile anche sul percorso misto e la immediatezza del sistema elettrico rendono elastico e giustamente reattiva la nostra Santa Fe. Quindi, il sorpasso che con un SUV tradizionale avreste ritardato in mancanza dello spunto e della brillantezza del motore,

con questo SUV anche con vocazione crossover si potrà fare.

Il trasferimento verso la Carnia lo sviluppiamo in autostrada, una condizione che abbiamo già testato, ma cercavamo una conferma alle nostre impressioni. Per ottimizzare le condizioni del #testdrive ci affidiamo alla elettronica di bordo: è molto avanzata e già attraversando l’Italia del nord affidandoci al cruise control abbiamo fugato i dubbi iniziali. In pratica, dopo avere attivato i comandi lasciamo fare a lei, e ci lasciamo trasportare quasi in una guida autonoma, ancorché si trattava di una guida assistita spinta un po’ oltre dalla nostra curiosità: la stagione autunnale quest’anno è molto mite, e anche volendo affrontare strade in condizioni particolari, vi avremmo incontrato situazioni meno facili, ma non a rischio. Così imposto una velocità standard e lascio fare a lei, salvo quando decido di entrare in un grill per una breve sosta: senza modificare la posizione dei miei piedi rispetto ai pedali, ovvero senza premere l’acceleratore e tantomeno toccare al tri comandi di guida, mi infilo alle spalle di un Tir che procede regolarmente a 90 km/h per fare in modo che la Santa Fe rallenty: lei esegue fedelmente e mi evita di agire sui pedali e sul cambio. Sono intervenuto ovviamente soltanto sul volante per il cambio di carreggiata. Una prova che completo con grande

serenità perché la Santa Fe trasmette un elevata percezione della sicurezza.

Ecco la salita, da Rivoli di Tolmezzo, dove avevo imboccato una strada oggi secondaria, in realtà la vecchia strada statale della Carnia, imbocco la strada per Illegio. Nonostante le dimensioni, a trazione anteriore, anche grazie alle prerogative del sistema ibrido ovvero alla risposta immediata in caso di richiesta di accelerazione o potenza è molto maneggevole e anche in queste condizioni trasmette la sensazione di sicurezza che si prova al volante su qualsiasi percorso.

Questa volta l’abbiamo provata con la funzione DRIVE,

che raggruppa le sotto-funzioni di guida ECO, SPORT e SMART. Utilizzando ECO, in autostrada ci ha fatto viaggiare a 18,5 km/l. In montagna il consumo è aumentato di poco, e visto che ci sono, proviamo a cambiare da soli con le palette al volante per capire se il cambio elettronico asseconda sufficientemente le attese di chi guida. Con le palette provo a ottimizzare al cambiata per risparmiare tempo e adeguare la velocità, ma vedo che ciò non è necessario: il cambio automatico mi assiste costantemente. Ecco i primi tornanti, che riesco ad affrontare tutto d’un fiato. Ok, è ora di rientrare. Anzi, raggiungo il paese per provare i sistemi di parcheggio e le telecamere a 360°: ve li racconto la prossima volta.

#charlieinauto329/9    #provavintage    #IMG_4903 IMG_4905 IMG_4911 IMG_4936 IMG_4945 IMG_4953 IMG_4958 IMG_4974 IMG_4984 IMG_5010 IMG_5011 IMG_5015