Personaggi sacri e personaggi profani

Riprendiamo un brano dal libro Figure del padre in Ozu tratto dal capitolo dedicato al film Viaggio a Tokyo.Desidero riprendere e sviluppare ulteriormente un’idea abbozzata dal regista Kiju Yoshida nel suo libro L’anti-cinema di Ozu. Egli è il  rappresentante di una generazione di giovani registi successiva a Ozu che si contraddistingueva per lo spirito ribelle e anticonvenzionale, la cosidetta “nouvelle vague” giapponese che metteva radicalmente  in discussione quelli che erano stati i canoni rappresentativi del cinema fino a quel momento. Ebbene    nel suo libro dedicato a Ozu, nel capitolo in cui prende in considerazione Tokyo monogatari, Yoshida distingue tra i personaggi  “sacri” e quelli “profani” del racconto. In realtà ci sono anche quelli che stanno in mezzo e si avvicinano a volte maggiormente ai sacri e a volte di più ai profani. Kioko è la più vicina ai personaggi sacri di Shukichi, Tomi e Noriko. Il figlio minore Keizo sembra stare dalla parte dei profani Shige e Koichi ma ha degli slanci che lo collocano vicino ai sacri, per poi subito allontanarsene. Così il genero, marito di Shige e la nuora moglie di Koichi non sono totalmente indifferenti alla sacralità dei primi ma oscillano da una parte all’altra. I nipoti invece, nel loro seguire la spontaneità degli istinti, si mettono dalla parte dei profani. I sacri si mescolano ai profani e condividono argomenti e discussioni ma non i toni e i modi, ed è solo quando sono soli tra di loro che  esprimono al meglio la loro sacralità, i loro visi sono distesi e sorridenti, c’è una specie di radiosità che li accompagna e li accomuna e il loro colloquiare arriva  a toccare l’intimità senza bisogno di moltiplicare le parole. La loro interiorità è lì a portata di mano e si rivela nei sottintesi e soprattutto nel non detto, nel taciuto, nelle sottilissime espressioni del volto e dei gesti per lo più inconsapevoli.

Quando sono insieme agli altri, i personaggi sacri, spesso succede che vengano eclissati e che non si notino affatto. Il farsi avanti nella discussione di chi è più “profano” li fa passare in secondo piano. A volte sono  presi  in giro e ridicolizzati, anche se non proprio malevolmente e il loro stare al gioco e sorridere, magari un poco forzatamente è finalizzato al non voler deludere gli altri e rovinare  così un momento di distensione e armonia familiare. Altre volte subiscono di buon grado la prepotenza e l’asprezza dei profani che mettono a dura prova una mitezza che non è una recita ma una loro caratteristica, una loro scelta di vita. Quando si incontrano queste persone, abbastanza di rado, si ha l’impressione di aver incontrato delle presenze non proprio di questo mondo, ci viene addirittura il sospetto che siano presenze angeliche. La loro discrezione e il pudore rispettoso con cui si relazionano ce li rende attraenti e simpatici e pur nutrendo un po’ di diffidenza e di invidia nei loro confronti non possiamo fare a meno di sorridere loro e di godere della loro compagnia.

Sono persone che camminano in punta di piedi, quasi in silenzio, mentre tutti gli altri corrono, saltano e fanno fracasso.  Per questo ci suscitano tenerezza ma anche inquietudine. Ci sentiamo sollecitati ad interrogarci: perché sono così diversi dagli altri eppure così simili a noi? Allora proviamo a stuzzicarli per vedere se è proprio vero, se sono davvero così miti e buoni come sembrano, non siamo contenti  finché quella che consideriamo la loro maschera non sia caduta rovinosamente a terra. Di fatto succederà così anche per Shukici, Tomi e Noriko.  Shukichi toccherà il fondo durante la sua notte brava in cui, lasciandosi andare come ai tempi passati, si abbandonerà ai piaceri di una solenne bevuta in compagnia di due vecchi amici.  I freni inibitori saltano e i tre non più giovani compagni  daranno sfogo ai pensieri inespressi e a disagi e delusioni inconfessabili verso  i  loro figli. Noriko crollerà invece nel corso del suo ultimo colloquio col suocero quando gli confesserà ciò che non era riuscita a dire a Tomi: “Ci sono interi giorni che non penso per nulla al mio marito defunto… non sono buona come sembro”.  Tomi manifestando i segni della fragilità senile si prepara invece a congedarsi con discrezione da questo mondo. Abbiamo quindi la prova che sono umani, sono proprio come noi.

Tomi effettivamente è circondata da segni e sottili coincidenze che presagiscono per lei un destino particolare che ce la fa sentire ancora più “sacra”. Nel suo umanissimo farsi strada tra le limitazioni che le derivano sia dall’età che da un corpo appesantito dal sovrappeso,  va incontro alla frettolosa  freddezza dei figli con il suo passo delicato e lento e il suo colloquiare dolce. Sono indizi che rimandano a un suo essere presente senza la presunzione di occupare per sempre quel posto, un esserci provvisorio e precario, un gioire del momento  come  un regalo di cui poter  godere oggi,  perché domani non si sa.

Tomi incede davvero in punta di piedi e parla sottovoce. Infatti pochi la ascoltano, tanto meno i piccoli nipoti. Forse perché lei, nella sua sacralità, è più consapevole  degli altri? Forse perché vedere un po’ più lontano vuol dire svuotare di importanza il presente?  E privarlo di quella supponenza che lo rende pesante e tirannico seppur  attrattivo per chi è totalmente immerso nella realtà contingente?  Di fatto Tomi ha i giorni contati su questa terra  e nel film già sin dall’inizio si prepara la sua dipartita rendendo la sua presenza anche se grassa e ingombrante, la più spirituale, anche se di una spiritualità che accresce  in un certo senso la sua concretezza. Così dopo che Tomi sarà morta e si sarà spenta  la vitalità del suo corpo fisico qualche cosa di lei rimarrà tra le pareti di quella casa.

 

 

Personaggi sacri e personaggi profaniultima modifica: 2021-07-15T11:02:42+02:00da david.1960