C’è qualcosa di delizioso nello scrivere le prime parole di una storia.
Non sai mai dove ti porteranno.
(Beatrix Potter)
Sembra ieri, eppure sono passati vent’anni….
“Avez-vous choisi monsieur ? ” , mi chiede gentile il commesso, così indico due mousse au chocolant
e chiedo col mio pessimo francese se possiamo sederci al tavolo che sto indicando .
Un cameriere sistema con cura piattini e posate mentre noi vaghiamo con lo sguardo dentro questa piccola brasserie , forse nel tentativo di rimuovere l’impalpabile imbarazzo che ci tiene compagnia
da che ci siamo incontrati all’aeroporto di Orly .
E’ la prima volta che ci troviamo da soli dopo tutti questi anni, complici il mio congresso all École polytechnique e la tua partecipazione alla mostra fotografica all’ Axe majeur , al riparo dalla naturale curiosità e dalla ovvia perplessità delle nostre rispettive famiglie, lontani da quelle convenzioni sociali che giudicherebbero scandaloso il nostro incontro: siamo l’uno accanto all’altra, in un non-luogo fatto esclusivamente di questo momento presente
e di noi .
“Insomma tu vuoi viverla questa storia ?“,
era passato un mese dalla tua mail.
Sei sempre stata più diretta di me nel porre domande
e forse in cuor mio speravo che tu me lo chiedessi.
“Si” ti ho scritto ma desideravo gridarlo ,
perchè noi non avevamo cercato
ma ci eravamo ritrovati e adesso non volevamo più perderci
e negare a noi stessi sentimenti così radicati da aver superato il tempo e le distanze,
indifferenti al passare degli anni ed al trascorrere delle nostre vite
ignari del legame che, pur inconsapevoli, ci aveva tenuto uniti,
comunque e nonostante.
“N’est pas à votre goût monsieur ?”
– lo sguardo mortificato del cameriere ci ricorda che il dolce è rimasto integro nel piatto –
“C’est très bien, merci. Nous avons été distraits en admirant votre belle brasserie”
– rispondi subito tu sorridendo – .
Sto per dire qualcosa
ma tu mi anticipi e mi sorprendi,
“bon appètit mon amour“.