Semplicemente accade …

Prima me ne farò una ragione
prima starò meglio.
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Semplicemente accade.
Gli amori finiscono, le emozioni si spengono, le persone si perdono.
Talvolta senza rendersene conto.
Accade un giorno che una dei due si concentri su cose più importanti.
Accade che quai giorni diventino mesi, anni.
Accade che la comunicazione si interrompa e ci si ritrovi sconosciuti.
Molti allora si chiedono in che modo un amore tanto grande possa essersi perduto.
Ma anche la primavera finisce ed i fiori si domandano perchè debbano smettere di sbocciare.
Semplicemente accade.
(Serena Santorelli)

17 Black out …

 

“Ho cominciato a piangere per gioco
poi ho creduto fosse il mio destino”
( A. Merlini)

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Seduti uno di fronte all’altra, fuori piove e le gocce d’acqua scivolano lungo la “tua” finestra, leggiamo ognuno un libro: ogni tanto sollevo la testa dalle pagine e ti osservo.
Mi piace guardarti, ancora di più quando non te ne accorgi, ancora di più quando sei vicino a me, anche se non so dove ti ha portato in quell’istante il pensiero , anche se so che in quell’istante tu non sei con me.
E’ difficile, per chi non possa leggere il mio cuore, comprendere la sensazione di serenità che mi scorre nelle vene al solo starti vicino, anche se tu non ricambi il mio sguardo, anche se non mi parli.
E’ difficile spiegare, a chi non abbia un vissuto simile al mio, un sentimento che vive solo di se stesso, che non si aspetta di essere ricambiato, che si contenta del permesso di esistere: sorrido.

Un infermiere passa accanto a noi col suo carrello le cui ruote cigolano e……….

Un dolore improvviso sopra il mio occhio sinistro, sento scivolare un liquido denso lungo la faccia e che finisce col cadere sulla mia mano: sembra sangue. Adesso provo ad alzare la testa ma ho le vertigini , riesco a vedere, ma come fossi avvolto dalla nebbia,  figure indistinte affannarsi attorno a me. Poi è tutto buio.

una risposta, per caso . . .

Mi è capitato tra i piedi poco fa, mentre girovagolavo in giro per altri spazi, e l’ho trovato “nostro”: l’autrice non ha mai pubblicato nulla, così mi piace immaginare lo abbia fatto su mia richiesta. Ho anche trovato la foto che ti è piaciuta stamattina: fisso entrambi qui, per non perderli.

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Erano due esseri in una bolla densa. Una bolla a dividerli dal mondo, a renderli complici sconosciuti.
Non c’erano promesse tra loro ma loro erano promesse. Promesse al mondo, alla vita. Promesse dal centro della terra: magma puro diviso in due corpi.
Lui era fatto di sole, giungla, alberi di banane e tigri ruggenti, scimmiette dispettose. Deserti, sbalzi di temperatura e vapori caldi. Farfalle blu.

Lei era un paesaggio lunare, in penombra. Placido e pericoloso. Una cascata con delle libellule. Fiori vermigli che crescevano su di un ponte traballante ma antico come il mondo, che ancora reggeva i carri dei mercanti. Che ancora permetteva ai predoni esperti di sfuggire più veloci e mettersi al sicuro, tra le rientranze delle rocce.

Lui sarebbe stato esperto quanto i predoni?
Sarebbe stato in grado di riconoscere il pericolo o avrebbe capito che era l’unico visitatore ad avere una mappa?
E domanda più importante: chi si avventura in un luogo tanto sconosciuto ha il desiderio di conquistarlo o di esserne vinto e perdersi per sempre?

Si erano conosciuti per caso, per destino?
Nemmeno loro lo sapevano ancora. Avevano però sempre avuto la certezza di uno struggimento sorprendente. Una forza che ti disidrata mentre ti dà la vita. Un ciclone così potente da ossigenare o da lasciare senza fiato.
Lei una sirena ferita e lui un marinaio, segnato ai lati degli occhi dal vento e dal sole.
La pelle come cuoio, più vissuta di quella di un coetaneo.
Due nature così diverse eppure così benvolute dalla leggenda. Erano secoli che si raccontavano storie simili: perché le sirene e i marinai erano destinati ad essere? O erano loro i primi a scoprire il vero esito della congiunzione?
Lei cantava, aveva voce per descrivere sotto la superficie. I suoi occhi decifravano tra le acque sommerse e lui era cosparso di geroglifici: un accesso per Atlantide.
La sirena ancora non sapeva se il marinaio avrebbe voluto essere più intellegibile dal resto del mondo oppure se questa sua inaccessibilità fosse una sfida, più che una difesa. La sfida alla ricerca della donna che sapesse leggere.
Ma chi si fiderebbe mai di un marinaio pieno di segreti? E chi di una sirena ferita?
Il sangue delle sirene brucia come acido, corrode. Ma il loro tocco, il loro canto è curativo. Avvicinarsi così può voler dire essere corrosi o essere salvati, ma sono cose che nessuno sa. Nessuna sirena ferita prima si avvicinò tanto ad un marinaio pieno di segreti per leggerlo. Questo perché i pirati sono naturalmente più adatti, più scontati e più semplici. Cantano e si ubriacano, si consegnano senza difese e si fanno una compagnia senza pretese.

L’animo del marinaio era un argomento caro al cuore della sirena, questo perché un marinaio promette prima alla sua nave, alla vita.

La sirena al mare, alle onde.
Erano esseri che si rispettavano, ancora prima che capirsi. Devoti e appartenenti a qualcosa di primitivo.

Il marinaio aveva una donna in ogni porto, ma non aveva mai il desiderio del ritorno.
Non gli interessava di rivedere le coste del Nord per salutare una vecchia amica, perché tutte le belle donne presto sarebbero state nuove amiche, nuovi porti.
Il marinaio desiderava avere sentimento del ritorno, saudade – la chiamava lui. Una parola portoghese e araba, vecchia più dei suoi nonni e della sua città.
E, senza aver mai baciato la sirena, senza averle mai preso il viso tra le mani, lui quella saudade l’aveva sentita. Forte e squisita come un profumo diverso che risveglia la fame.
Aveva scritto di questa saudade su una carta straccia, in un angolo.
Un foglio per una sola parola: un grande investimento per un uomo che viaggia solo, nel mare aperto. Aveva affidato il messaggio a una bottiglia, piccola e stretta, piena di pietruzze, con un nodo blu e lo aveva lanciato verso il basso, diretto alla profondità della grotta della Sirena.
Lei lo aveva trovato e per giorni lo aveva nascosto, come si nasconde un segreto, una profezia. Poi un giorno aveva spostato il tappo di qualche millimetro e aperto il nodo.
L’ossigeno le era arrivato violento vicino alle narici e le aveva dato un capogiro.
Tutto ossigeno, troppo tutto insieme: un invito alla deriva.
(Laura Ottavia Trevisani)

Cap 16 : il primo bacio . . .

“Nel bacio degli amanti che si scambiano i silenzi
c’è una storia da buttare
e un’altra tutta da rifare”

Bacio

 

Prenotare 3 camere in 2 diversi hotel (una per te, una per me, un’altra per noi), è stato roccambolesco
ma volevamo evitare che amici e famiglie potessero insospettirsi.
Mi aveva sorpreso la tua serenità nel fidarti della mia scelta pur sapendo quanto sono imbranato: “pensaci tu” .

L’hotel Residence Henry IV era, tra i tanti a Parigi, quello in cui nessuno dei nostri conoscenti o familiari ci avrebbe cercato, tanto il suo genere un pò tanto “stile impero” era lontano dai nostri rispettivi gusti , assai più semplici delle colonnine decorate che sorreggevano il lavabo della toilette o dei tetti pesantemente affrescati.

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Dal balcone che dava direttamente sulla elegante Rive Gauche si poteva avvertire la sensazione di poter toccare con mano la cattedrale di Notre Dame e gustare la frescura proveniente dai Jardin di Luxembourg: ti sei affacciata, hai chiuso gli occhi ed ha preso un respiro profondo, sorridendo.

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Poi ti sei girata, hai poggiato la tua mano sul mio petto ed hai avvicinato le tue labbra alle mie:
è stata la prima volta che ci siamo baciati.

Le nostre labbra si cercavano e ritrovavano, senza violenza, senza desiderio,
sembrava si riconoscessero e, finalmente, si riunissero dopo tanto tempo:
scorrevano l’una sull’altra studiando le forme, l’una dell’altro, saggiandone la morbidezza,
sorprendendosi a trovare il giusto incastro l’una nell’altra.

Poi gentilmente ti sei staccata da me –
“abbiano camminato tanto, vado a sciacquarmi la faccia” –
ed io sono rimasto assorto in uno stato per me insolito
di  serenità e benessere,
come quando sei rimasto troppo a lungo sott’acqua in apnea
e riemergi stanco alla superficie del mare per riprendere fiato
e ti scopri ad apprezzare la sensazione dell’aria
che ti riempie i polmoni: il tuo bacio mi aveva riempito il cuore.

Ero assorto, dalla porta del bagno la tua voce
mi ha riportato alla realtà –
“amore puoi venire un attimo ?”.

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Il tuo corpo come una storia . . .

 

Tenerezza, desiderio, pudore, protezione, complicità, profumo della pelle:
pensieri ed emozioni si mescolano alla rinfusa quando abbraccio, io nudo, il tuo corpo nudo.

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Erano nudi per la prima volta.
E per la prima volta non le importava di sembrargli abbastanza bella o desiderabile.
Per la prima volta voleva che leggesse il suo corpo come una storia.
(N. Haratischwili)

Ho mentito . . .

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Abbiamo appena smesso di chattare
ed io non so se complimentarmi con me stesso
per essermi trattenuto dallo scriverti
quanto mi manchi.

Non mi va di lamentarmi,
so quanto sia difficile per entrambi poterci vedere
e quanto io manchi a te,
e poi non servirebbe a nulla farlo.

Così gioco a mentire a me stesso
e mi sembra di giocare insieme a te.

Ti amo tesoro.

Se domani . . .

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Se domani…

Se domani non potesse essere possibile vederci,
vorrei tu non ti scusassi con me
ché abbiamo già vissuto a lungo di sensi di colpa
per essere “noi”.

Se domani non potesse essere possibile vederci,
vorrei tu non stessi male pensando alla mia irritazione
ché ho imparato, grazie al tuo amore, quanto è prezioso il nostro sentirci uniti
comunque e nonostante.

Se domani non potesse essere possibile vederci,
vorrei tu continuassi comunque a sorridere pensando a noi
ché quando lo fai io lo sento, anche se distante,
e sorrido anche io.

Ti amo
Tuo

Ogni volta …

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Ogni volta mi sembra di rivederti per la prima volta,
ogni volta il cuore mi batte allo stesso pazzo modo,
ogni volta il tempo “per noi” mi sembra troppo breve ed ogni volta ringrazio Dio
per avercelo concesso.

Ti ricordi ?
Una volta era un abbraccio, poi il racconto delle nostre quotidianità, poi le coccole,
poi il sesso e poi le coccole dopo il sesso,
poi di nuovo i racconti
ed infine la malinconia per dover tornate alle nostre vite diverse.

Oggi  mi è sembrato “ieri” ma un pò diverso:
tu affannata, io nervoso, troppo poco tempo per noi ( ed invece sono state quasi due ore !),
poi un abbraccio ed il silenzio ed i racconti della quotidianità,
poi il sesso solo desiderato tra il tuo mal di schiena ed i miei acciacchi
sostituito da abbracci e coccole e racconti.

Sono felice

Ti amo tesoro mio

Cap 15: mani che si sfiorano . . .

“L’amore inizia
con due mani che si sfiorano”

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Passeggiamo silenziosi lungo i viali di Montmartre,
ci accompagna il pudore della prima volta forse
o più semplicemente non abbiamo voglia di dar spazio ai sensi di colpa parlandone.

E’ piacevole per entrambi respirare l’atmosfera informale dei mercatini francesi
con i banchetti disposti in ordine
ma che conservano ognuno la propria particolarità:
il sorriso di un uomo anziano ci invita ad ammirare le sue stampe colorate
ma non insiste per un acquisto,
un artista da strada improvvisa un gioco di prestigio
e ti offre dei fiori tirandoli fuori da un cappello,
una anziana signora con una gonna coloratissima
sistema i suoi fiori sui blocchi di arenaria della piazza.

Mentre osservo una raccolta di francobolli esposta,
le dita della tua mano scivolano tra le mie e le stringono:
è il primo momento di intimità che ci permettiamo
da che ci siamo incontrati sulla scalinata della Basilica del Sacré-Coeur .

” Mi troverai sulla scalinata di destra”
– mi avevi spiegato con un sms che avevo letto  poco prima di salire in aereo –
” P.S. (poichè esiste sempre un post scriptum), aggiungo che devi considerare la scalinata “di destra”
QUELLA alla TUA di destra ” – e ti ho immaginato ridere mentre lo scrivevi:
vederti ridere risveglia in me sentimenti contrastanti,
dalla tenerezza alla paura , quella di perderti .