Pan carrè

Ancona mi è sembrata una città piuttosto di merda,  unico pregio la vista dall’alto  dove c’è una bella chiesa con l’ingresso sorvegliato da leoni.  Non so come, mi sono persa nell’area del porto e non riuscivo a venirne fuori.  Sono andata,  sotto una gran cappa di umidità, a visitare il museo archeologico e il Faro, da dove si avrebbe una splendida vista se ci fosse stato bel tempo.   Domani, a Chiaravalle all’Abbazia in Castagnola.

E intanto il dover rientrare nel mio ristretto budget mi avvilisce e mi sfida al tempo stesso, stasera ho mangiato pan carrè spalmato di burro per rimanere nei miei limiti!!!

 

Dunja

notti pagane

Il giorno 8, passato  a visitare san vitale e galla placidia (che vita straordinaria, perchè nessuno ci ha fatto un film???)  e il pomeriggio sono andata a Classe con un bus:   dapprima la spiaggia (tristezza indescrivibile delle spiagge d’inverno, non rallegrate da un Alain Delon che vi passeggi come nell’incipit di “La prima notte di quiete”)  poi  la chiesa di Classe.  Stunning, una bellezza  stordente,  uno splendore  che nemmeno il grigiore autunnale riesce a diminuire.  Poi ho incontrato, mentre aspettavo il bus, un personaggio con cui mi sono regalata due notti pagane e, nel mezzo, una visita solitaria – lui lavorava – all’abbazia di Pomposa: la migliore che ho visto finora. Il campanile, bellissimo,  assomiglia a quello di Caorle in stile ravennate.   Magnifica costruzione in mezzo al nulla, una pianura così piatta che sembra ripiegarsi sotto l’orizzonte.  Tornata al calare del buio;  cena in total black e notte total red.  Stamattina,   addio e partenza per  Ancona dove sono arrivata poco fa.

Dunja.

 

Glauca notte

Ieri ho passato, giacchè c’ero, la giornata a Venezia.

E’ una città che non mi stanca mai.  Non c’era alta marea, e cmq mi sarei limitata  al Ghetto ed alle altre zone meno battute dall’acqua alta:  Cannaregio è tutta da vedere, spesso un po’ trascurata dai turisti.

Stamattina pian piano sono partita da Mestre e ho fatto la Romea, prendendo un paio di spaventi.  So che è una strada di pessima reputazione per cui sono stata attentissima.  Bellissimo il tratto sull’alzaia in mezzo al mare, prima di arrivare a Chioggia. Mi ci sarei fermata  ma rischiavo di arrivare col buio a Ravenna!

Ora invece sono qui,  in un alberguccio vicino alla ferrovia,  e tra un po’ me ne vado a vedere il mausoleo di Galla Placidia, dai mosaici blu con stelle sfavillanti: “glauca notte rutilante d’oro”, come scrisse D’Annunzio ne “Le città del silenzio”.

Dunja.

Bidone!

non so come ho fatto a farmi gabbare da sola.   Dopo aver visitato Santa Maria in Silvis, ieri,  all’ora della Messa (piccola abbazia, niente di maestoso, longobarda al cento per cento)   sono partita per  Mestre dove sono arrivata in serata.

Stamattina ho scoperto che l’Abbazia di Sant’Ilario, ai margini della Repubblica Veneta, è solo un vago luogo in mezzo ad un’area rurale e le poche rovine sono state trasportate in non so che Museo.  Praticamente non esiste più. Mi sono lambiccata per capire se  c’è un doppione, se esiste un’altra magari su in’isola della laguna (bisogna stare attentissimi, con nomi doppi, nomi desueti e nomi attuali)   ma proprio NO.  In compenso ho ammirato la Malcontenta, che avevo già visto una decina d’anni fa, immaginando fasti settecenteschi e l’ombra di Casanova dietro i finestroni.

 

Dunja.

Fiumi

Ho attraversato il Brenta e il Piave, abbastanza tranquilli nel punto dove sono passata io.   Meno gonfi dell’Adige, l’altro ieri. Ho visitato Praglia, l’abbazia fuori Padova,  maestosa al sommo della sua scalinata, solenne e bella anche se priva di vibrazioni.  Stamattina ho invece visitato il Vuitton di Padova, e poi sono salita al bel bar panoramico della Rinascente a fare un brunch.  Molto piacevole.    Infine sono partita lasciando PD, e dopo aver oltrepassato i due fiumi sono salita verso Pordenone. Lo so, NESSUNO va a Pordenone, solo una cogliona come me.

Ora, arrivata in un modestissimo B & B, mi ritempro un’oretta prima di uscire ed esplorare questa città poco promettente, benché sia il capoluogo di una provincia assai vasta.

Dunja.

Padova

Andando verso Padova, oggi, dopo aver oltrepassato un Po gonfio e minaccioso,  ho avutol’impulso di girare a  sinistra ed uscire alle Terme Euganee.  Abano Terme è stata un’ottima idea,  bellissime colline e panorama gradevole malgrado la pioggia – non fitta ma fastidiosa – e ho trovato presto una modesta stanzetta  ben riscaldata per pochi soldi.

Ora mi appresto ad andare in centro a Padova per una prima ricongnizione, sperando che il  Bacchiglione non abbia tracimato.

 

Dunja.

FERRARA

Ieri non ho scritto niente,  ho passato la giornata visitando una Ferrara plumbea ma sempre bellissima  come la ricordavo.  Il cimitero è bello come un giardino, e dirimpetto  c’è l’area dove sorgeva il Giardino dei Finzi Contini!

Ho visitato Courbet  al Palazzo dei Diamanti – che splendida architettura- e ho immaginato Lucrezia Borgia sul suo giardino pensile  nel Castello. Anche stavolta però non riuscirò a vedere la sua tomba.

Marfisa d’Este, Ludovico il Moro,  Ariosto: case e palazzi che mi affascinano nelle “vie piane, larghe come fiumane, che conducono all’infinito chi va solo col suo pensiero ardente”….

Mia madre è terrorizzata che io  passi i fiumi su ponti che stanno per crollare con le piene.  Domattina prenderò l’autostrada e valicherò il Po presso Occhiobello, per poi finire dritta a Padova e visitare Praglia.

Devo studiare come mettere le foto, uffa!

Dunja

 

Piacenza

Visita alla città sotto la pioggia. Non l’ho vista al meglio, certo.  Ma non credo che col sole arrivi a sembrare una città bella.  Unica cosa notevole, il palazzo Farnese del tutto inaspettato… ovviamente chiuso essendo lunedì.

Dovrei tornarci, ospita musei interessanti. Pomeriggio grigio, piovoso, umido per la mia visita a Bobbio. Meno male che ho preso la macchina, decisione dell’ultimo momento, perchè era troppo uno sbattimento andare e tornare con la corriera!  non è  molto vicino.  Grandiosa storia di un frate giunto dall’Irlanda per convertire i selvaggi italiani di millecinquecento anni fa.  Anche qui, museo chiuso perchè lunedì.

L’effetto dell’abbazia un po’ si perde perchè è immersa nel tessuto urbano, benchè sia considerata la Montecassino del Nord.

Ritorno a Piacenza,  dove mi sono confortata con una cena in una “Osteria” tipica,  per trenta euro ho mangiato da signora.

Dunja.

Si parte

Tempo di merda, comincia l’autunno.  Non freddo, ma pioggia e tanta umidità.  Ma mi sono data una mossa, per forza:  se comincio a dire “parto domani perché oggi  è brutto”, finisco  incollata al divano e non mi muovo più.  Ho solo optato per la macchina,  a causa del maltempo. Ma appena passerà l’ondata di pioggia, la lascerò –  a Ravenna o a Venezia, indifferente – e mia sorella andrà a prenderla.

Dunque, stamattina:  Chiaravalle, e nel pomeriggio Morimondo. Tutte e due sulla strada per Piacenza. La prima autostrada costruita in Italia, credo: l’Autostrada del Sole.

Le due abbazie:  notevoli,  spiazzanti per la loro antichità. Novecento anni, ottocento anni.   Un apparato di edifici, lavori, organizzazione. Un interno affascinante, in un modo sobrio e sommesso.   Nel tardo pomeriggio sono partita per Piacenza.  Ora di cena:  ottimo brodo di gallina faraona, e un trancio di bollito da leccarsi i baffi.

Credo di non mangiare brodo di carne  da alcuni anni!

Dunja

 

Ultimo giorno

ieri è stato il  “vero” ultimo giorno di lavoro,  gli ultimi tre giorni lavorativi del mese arriveremo alla spicciolata, ci copriremo l’un l’altro, faremo gli affari nostri  e forse nemmeno ci incroceremo.  Ieri sera, sontuosissima cena per quanto estremamente informale nella cucina di X.,  il capogruppo, nel  suo ventesimo piano con vista sulla città tentacolare.   Doveva essere solo uno spuntino raffinato ma è diventato un banchetto.  Ognuno ha portato qualcosa,  abbiamo mangiato fagiano sfilettato su crostini caldi imburrati,   funghi freschi e trifolati,    uova portate dal contadino alla signora Y. dalla sua tenuta in Terra d’Adda,  strapazzate e servite con schegge di tartufo il cui odore ho ancora attaccato ai capelli.  Il tutto, innaffiato dalle mie due bottiglie di Pauillac e poi il dolce  -un tiramisù dalla delicatezza di nuvola – innaffiato da altre due bottiglie di Franciacorta  dal frigorifero dei vini  del padrone di casa.

Poi, non volendo rientrare, dopo mezzanotte sono andata in disco entrando fra i primi (ignominioso … )  e alle tre sono tornata a casa, sveglissima. In chat non c’era quasi nessuno, nondimeno ci sono rimasta un paio d’ore  a schermagliare verbalmente con dei poveri mentecatti i quali manco si immaginano cosa voglia dire un’ora in un privé  del The Club.

Poi sono andata a letto verso le cinque e ho dormito fino alle nove, un po’ sconvolta.   Oggi ho preparato la casa per una lunga assenza.

Non parto domani fisicamente, ma  idealmente sì: andrò a visitare l’abbazia di Chiaravalle,   in  Milano, mai vista né conosciuta. Il mio viaggio parte da lì.   Tornata a casa, prenderò  più tardi un bus per Piacenza.

Dunja.