«Dov’è mamma?». Luigi lo chiede con gesti e suoni che solo il papà può comprendere. «Mamma adesso torna», e Mario gli accarezza i capelli corti con gli occhi rossi. Ma le lacrime sono lì, per nasconderle spinge la carrozzina e si allontana dall’ingresso del palazzo dove Tiziana lavorava come portiera. «Dov’è mamma?», Luigi – non è questo il suo nome – si porta il pugno alla guancia, di nuovo. «Stai tranquillo, mamma torna. È andata a prendere i soldi.
Lo vedi che siamo rimasti con pochi spiccioli?», e tira fuori dalla tasca qualche centesimo per far sorridere il figlio. Tiziana non tornerà, e adesso come dirlo a quel bambino di 11 anni che non cammina e parla appena, si disperano le amiche, come fargli accettare che la notte lei non ci sarà più a stringerlo tra le braccia per farlo addormentare.
E come raccontargli quella fine incredibile, la mamma precipitata in un buco, un volo di dieci era stato inutile gridarlo in metri nel buio in parcheggio abbandonato da anni, a largo San Giuseppe Artigiano. La vergogna del quartiere, edtutti i modi che in quella voragine ci sarebbe finito qualcuno. «Era lì con altre persone. Doveva esserci una grata e non c’era, lei è caduta. Una cosa assurda, non posso crederci. E adesso sono rimasto solo con lui», il compagno di Tiziana Laudani abbassa gli occhi. Luigi a pochi metri non ascolta, sta giocando con una bambina che spinge la sua carrozzina.