Settembre 2018: Claudio Lolli – HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI (1976)

Claudio Lolli - Ho visto anche degli zingari felici

 

Data di pubblicazione: 7 aprile 1976
Registrato a: Milano
Produttore: Claudio Lolli
Formazione: Claudio Lolli (voce, chitarra acustica), Danilo Tomassetta (flauto traverso, sax tenore, sax contralto), Roberto Soldati (chitarra elettrica, chitarra acustica), Roberto Costa (basso, percussioni), Adriano Pedini (batteria, percussioni)

 

Lato A

 

                        Ho visto anche degli zingari felici (introduzione)
                        Agosto
                        Piazza, bella piazza
                        Primo maggio di festa

 

Lato B

 

                        La morte della mosca
                        Anna di Francia
                        Albana per Togliatti
                        Ho visto anche degli zingari felici (conclusione)

 

Ero un adolescente abbastanza solitario,
vizio che per fortuna ho abbandonato.
Ascoltare e scrivere mi piaceva molto,
era una delle ragioni della mia vita,
mi sembrava dessero un senso alla mia vita
(Claudio Lolli)

 

Gli anni ’70 saranno ricordati per essere stati gli anni di piombo, il decennio dell’idealismo politico esasperato, delle lotte studentesche, degli attentati e delle morti celebri, della partecipazione politica, e del Partito Comunista che è stato particolarmente vicino a governare l’Italia. Sono stati inaugurati dalle esplosioni delle bombe di Piazza Fontana a Milano (12 dicembre 1969), e si sono avviati alla conclusione col ritrovamento del cadavere di Aldo Moro a Roma, in Via Caetani (9 maggio 1978). E di mezzo c’erano stati i referendum per il divorzio e l’aborto, la secolarizzazione crescente, nonostante la tenacia apostolica di un papa profetico, e purtroppo poco apprezzato, come Paolo VI, e l’avvio verso il decennio dell’edonismo: gli anni ’80. Ma nello stesso tempo questo clima ha avviato un percorso di serio rinnovamento dei costumi e della cultura del Belpaese, a cominciare proprio dalla canzone d’autore, che non virava più verso la canzonetta sentimentale e romantica, ma si apriva a scenari del tutto inediti, apprezzando chi la scuola di Bob Dylan (vedi Francesco De Gregori o Antonello Venditti), chi la scuola francese (vedi Fabrizio De André o Giorgio Gaber, quest’ultimo poi si reinventerà nel famosissimo “Teatro Canzone”), chi la lotta politica densa di umana poetica (Piero Ciampi o Francesco Guccini, e non ultimo Claudio Lolli), chi invece si reinventava giullare sarcastico (Rino Gaetano), o cantore delle solitudini notturne (Lucio Dalla o Lucio Battisti), ecc…
Di tutti quelli citati, Claudio Lolli è forse quello che ha avuto meno fortuna, tenendo presente soprattutto il riscontro commerciale, ma di certo è stato uno dei cantori della nuova canzone italiana, elevando allo stato di arte le storie di strada e di periferia, e puntando su una rivoluzione senza armi, ma forte della potenza delle idee. Figlio della rossa Bologna, la sua poetica si concentra su squarci di vita quotidiana, facendo forza su semplici accordi e melodie irresistibili.
Sarà Francesco Guccini che lo presenterà alla Emi Italiana, e gli permetterà un contratto discografico. Nelle sue prime opere Lolli rievocherà la scuola cantautoriale tanto di Guccini quanto di De André, ma sarà il suo quarto album, lo splendido Ho visto anche degli zingari felici, che costellerà la sua carriera di musicista di un capolavoro senza tempo, denso di umanità e poesia.
Questo disco è un album che riflette innanzitutto il clima funesto degli anni ’70 italiani, tra bombe e funerali di Stato, tensione ideologica e stragi senza nome. Ma è anche un disco dove si riflette la speranza di un mondo nuovo, rinnovato da una nuova corrente nomade, che possa dare slancio ad una società stanca e chiusa nel suo benessere. Ed è proprio da qui che parte l’introduzione stupenda della title-track, da un’umanità che ha voglia di “corrersi dietro, far l’amore e rotolarsi per terra”, o “ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra”. Amore e rabbia: chiavi interpretative per la rivoluzione.
Le fa seguito la desolata Agosto, in cui Lolli torna sull’attentato (senza nome) all’Italicus, e quel sangue che ancora grida dal suolo, esattamente come quello di Abele. Ѐ l’Italia delle stragi, dei pianti inascoltati, e dei morti che subiscono una violenza di cui non capiranno mai il perché. Un Agosto “profetico”, proprio perché il 2 agosto del 1980 salterà per aria la Stazione di Bologna… E il sax che introduce Piazza, bella piazza ci porta in un’atmosfera ancora più dolente, proprio perché questa è il luogo dove gli uomini si incontrano, ma spesso è per celebrare la morte. Il pezzo si apre poi ad una frenesia free jazz che vorrebbe riflettere tutto questo malessere sociale, e non risparmia frecciate al presidente Leone. Chiude il primo lato Primo maggio di festa, aperta da un flauto traverso che le concede un’aura genesiaca, anche se l’atmosfera resta sognante.
La languida La morte della mosca apre il secondo lato, con un sax dolente, e un testo che metaforicamente riflette le ingiustizie sociali. E si giunge al romanticismo progressive di Anna di Francia, celebrando il rapporto di coppia evitando enfasi e retorica, e concedendosi bordate contro i sofismi astrusi. I bellissimi sassofoni dolenti aprono poi il confronto generazionale di Albana per Togliatti, mettendo in parallelo le eterne lacerazioni della sinistra, come una sorta di elegia ad un’utopia. E si riprende il tema principale della title-track per concludere il disco, perché questa utopia può raggiungersi in un’umanità che sappia ancora sorprendersi ad essere felice, con una consapevolezza: “Siamo noi a far ricca la terra!”
In questo Ho visto degli zingari felici è un album stupendo, utopista e realistico. Un album che non ha perso nemmeno un grammo della sua attualità e della sua poetica. E Lolli ha sempre mantenuto quest’anima poetica e rivoluzionaria!

Settembre 2018: Claudio Lolli – HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI (1976)ultima modifica: 2018-09-17T07:00:16+02:00da pierrovox

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