Empatia. L’auto elogio di tanti la pratica di pochi

Empatia spesso la cito. Tutti ne sentiamo parlare. Tanti si definiscono empatici. Anzi sono convinti d’esserlo. Ma cos’è l’empatia? Proverò a descriverla. Si manifesta sin dall’infanzia. Si percepisce un senso di disagio in mezzo agli altri. Si avverte qualcosa che disturba nel rapporto con gli altri. La percezione di campi energetici è più sviluppata rispetto alla generalità. Da grande l’empatico riesce a capire che ha una caratteristica diversa. L’ empatico non è mai presuntuoso e questo lo differenzia dal falso empatico. Dove questi è sempre convinto di capire le persone dal primo sguardo l’ empatico sa che conoscere le realtà individuali non è così semplice. L’ empatico sente l’altro dentro di se anche senza vederlo. Il finto empatico non sente un bel niente. Lui vede. L’empatico se sente qualcuno soffrire percepisce la sofferenza nel suo animo. Perfino quella degli animali. Se può far niente ne soffre per interi giorni, notti e continua a rimuginare se poteva fare qualcosa. Il falso empatico si limiterà a dire che gli dispiace, a farne argomento di pettegolezzo e aggregazione sociale perché in fin dei conti non gli importa niente dell’altro a lui importa che non sia capitato a lui stesso. L’empatico è una persona buona. Non diventa mai cattivo perché non è nella sua natura. Con l’ esperienza si sforza forse a diventare “indifferente” alle energie negative. L’empatia non è ereditaria. All’ interno della stessa famiglia c’ è chi ne è dotato e chi no. Questa sarà altra dannazione per l’empatico. Empatico e finto empatico non si sopportano. L’ empatico per la sua natura particolare non va d’accordo con le bugie, gli inganni, la freddezza, i doppi giochi. Si agita. Sta male anche quando non sono provati. Proprio perché avverte i flussi energetici. Non si da tregua finché non riesce a capire. Diventa scomodo. Il falso empatico si sente sempre sotto minaccia d’essere scoperto e giudicato per le sue bassezze umane. I rapporti amorosi fra empatico e falso empatico sono sempre burrascosi. Sono destinati a terminare prima o poi.  Per questo in amore è opportuno che gli empatici si fidanzino fra di loro in modo tale che ognuno dei due riesca a sentire nell’altro la bellezza d’animo di cui ha tanto bisogno.

Etichette

Scrivere è pericoloso perché ogni persona interpreta ciò che legge in base al proprio vissuto interiore. Non si può pretendere da un individuo che non abbia vissuto una determinata esperienza che riesca a comprenderla com’è nella nostra realtà. E’ già difficile comprenderla per chi l’ ha vissuta. Due persone diverse possono elaborare e reagire diversamente alla medesima esperienza. Bisogna aggiungerci, inoltre, che l’ essere umano tende ad etichettare gli altri perché le etichette semplificano la realtà e in qualche modo permettono di dare un significato alle azioni, alle emozioni ma soprattutto alle persone. Amiamo scattare fotografie, imprimerle nella nostra mente e convincerci che una persona sia una foto scattata, la nostra foto. Le persone, però, non sono foto. Sono esseri in divenire, anime complesse, fiumi che scorrono. E poi il gruppo, le idee precostituite,  che trascinano  gli stolti con le loro idee di foto belle o brutte. E’ più facile etichettare che cercare di capire. E’ più difficile dare un senso alle cose e alle persone quando in superficie sembra non esserci. E poi… l’empatia. E’ un dono per pochi. Giorni fa ho scritto un post sul vuoto del bacio non dato (quella triste sensazione che si prova quando, dopo aver passato del tempo con una persona vorresti baciarla ma non puoi). Mi sono state espresse varie interpretazioni. Una persona ha ironizzato sul post dicendo che scrivo cose prive di senso. Non avendo provato la sensazione è normale che non abbia capito a cosa mi riferissi. L’ altra ha colto il senso ma ha pensato che lo scritto fosse rivolto a lei. Io mi riferivo a tutt’altra situazione. Molte persone si convincono dell’ interpretazione-etichetta che danno. Nella realtà le interpretazioni sbagliate creano barriere difficili da far cadere, se manca una buona comunicazione. Una mia nuova amica, giorni fa mia ha confidato che si era convinta che io fossi altezzosa e non volessi che mia figlia giocasse con le sue perché secondo lei io giudicavo vivaci le sue. Io, invece, la allontanavo perché ero convinta che disturbasse. Invece a lei avrebbe fatto piacere. Per fortuna c’ è stato modo di parlare e di chiarirci ma spesso con le persone non si parla e si rimane nel limbo delle proprie idee, delle proprie convinzioni.

Volare

Oggi pensavo che c’ è una cosa ancor più triste di non aver amore nel cuore: averlo e non riuscire ad esprimerlo a causa di un dilagante pensiero negativo.  E’ triste perché mentre i primi continuano a vivere i secondi lentamente muoiono.

Ho sempre amato frequentare persone che grazie alle difficoltà della vita hanno capito il segreto della felicità: continuare a essere ottimisti e credere nell’amore.  Un altro segreto per riuscire a volare è imparare ad evitare persone pessimiste, chiuse in preconcetti. Persone tristi. Per esempio, chi dice che l’amore non esiste solo perché ha sbagliato a scegliere in passato, chi si circonda solo di persone che hanno fallito nella vita sentimentale, quelle che vi spingono a lasciare un amore importante alla prima difficoltà che incontrate. Quelle che con i loro consigli vi spingono a fallire come loro. Il problema è che a molte persone, inconsapevolmente, piace essere infelice. La felicità è una scelta. Uno stile di vita.

Ieri sera parlavo al telefono con mia cugina che mi confidava d’ aver premura di preparare del cibo per qualche giorno al marito, perché lei sarebbe dovuta partire per lavoro. Ancor prima avevo incontrato un amico che aveva fretta di tornare a casa per mettere un po’ in ordine visto che la moglie sarebbe arrivata più tardi. Mi sono commossa. Questo è l’amore. L’amore è colorare la vita con piccoli gesti gentili, dolcezze, voglia di venirsi incontro, litigare e non addormentarsi senza aver fatto pace. Superare insieme le difficoltà della vita e incomprensioni di coppia. In quante bellissime coppie vedo la complicità, la forza, l’ intimità di tutto che quello che hanno superato insieme. L’intimità non è solo condividere un letto ma ben altro. Se ne parla poco ma esistono al mondo anche matrimoni bianchi che funzionano perché la voglia di stare insieme è più forte degli stereotipi sociali secondo il quale il sesso è tutto. Ecco.. a me piace frequentare queste persone.

Quando, invece, sento altri che si lamentano che tutto è brutto, tutto negativo e che anche le coppie che stanno insieme fingono penso che sia  il loro status di persone infelici che li porta ad auto convincersi che anche il resto del mondo sia infelice.  Esiste sempre la luce per chi la vuol vivere.

Un conto è avere un amico che sta attraversando un periodo difficile e ne vuole uscire, allora è nostro dovere morale dargli quel calore umano di cui tutti abbiamo bisogno, altro conto è frequentare persone che con il loro pessimismo sull’amore in qualche modo vogliono influenzarci facendoci credere che l’amore causa solo problemi. A causare i problemi non è l’amore ma solo le scelte sbagliate di cui solo noi siamo responsabili, non l’amore.

Se vogliamo volare e se proprio dobbiamo farci influenzare facciamolo con persone piene di positività.

Sei troppo in alto per me

Qualche tempo fa, un ragazzo che abita nello stesso mio paese, mi chiese di conoscerlo. Mi sembrava un ragazzo serio e responsabile. Gentile e nessuna volgarità nel parlare. Qualità che avevano decretato il mio desiderio d’approfondire la conoscenza. Mi ero anche predisposta a farlo entrare nella mia vita quotidiana convinta che una nuova un’amicizia sincera non avrebbe fatto altro che arricchirmi spiritualmente.

Anche lui mi sembrava interessato. Purtroppo i miei pensieri, ben presto si scontrarono con la realtà dei fatti. Soddisfatta la sua curiosità iniziale, sulla mia persona, ha iniziato a diradare le sue telefonate. Prometteva di telefonarmi ma veniva meno alla promessa. Non ho tardato a capire che si sentiva con un’altra donna. Per non attendere invano attenzioni, gli ho chiesto spiegazioni. Lui vedendo la mia insistenza ha confessato: <<MarY guarda io ti vedo troppo in alto per me>>. Mi fece capire gentilmente che io gli trasmettevo disagio.

Ma come troppo in alto? Conoscevo persone che mi  criticavano per aver abbandonato la carriera e per non essere stata ambiziosa. Certo potevo vantare degli studi ma la verità era che neanche li avevo saputi usare. Avevo fallito professionalmente. Lui non aveva studiato ma almeno aveva un lavoro. E comunque a  me non interessava dei suoi studi. Interessava sapere se saremmo potuti andare d’accordo, anche come semplici amici. M’interessava sapere se mi avrebbe potuto trasmettere calore umano. Forse il mio modo di vestire elegante quando esco lo faceva sentire a disagio. Non so. Era evidente, però, che aveva usato i suoi complessi interiori come metro di giudizio alla mia persona.

Era inutile insistere. Il pregiudizio si era insinuato nella sua mente.  Io gli sembravo diversa e si sa che si tende ad escludere e ad avere paura ciò che non si conosce bene.  Non si può costringere una persona a vederti come tu vorresti. Lo puoi fare solo se la porta della conoscenza e del dialogo è aperta ma la maggior parte delle volte si chiude in seguito ad un giudizio affrettato.

Naturalmente non ci siamo sentiti più perché lui si è fidanzato con la badante ucraina della zia.

Apprezzai però la sua sincerità. In ogni rapporto umano si dovrebbe avere il coraggio di dire la verità. Sono le omissioni, le bugie, i blocchi che fanno del male. La fuga ci leva dall’increscioso disturbo di cercare le parole più appropriate ma ci rende dei vigliacchi.

Il colpo di fulmine. L’uomo delle Libellule

…..se non c’è la fase di conoscenza stai li a chiederti se quel colpo di fulmine sia stato un ipotetico riconoscimento delle anime. Continui a rimurginare. A chiederti se vi eravate conosciuti in epoche precedenti. Immagini di aver vissuto un’intensa storia d’amore in un’altra vita, in altre epoche, che vi siete amati cosi tanto che vi eravate ripromesso  di ritrovarvi  anche in futuro. Incontro Karmico e simili. Dubbi che rimarranno sempre nella tua vita. Lui non ti chiama, non ti cerca. Tu hai provato ad avere un contatto. Gli hai già mandato dei segnali. Lui  non li ha capiti o non li ha voluti capire. In ambedue i casi la realtà è cruda: non gli interessi. Ha già qualcun’altra nel suo cuore e nella sua mente  oppure non gli piaci. Potresti avere qualche chance se ti chiamasse, magari anche come amico, potresti ascoltarlo, capire i suoi gusti, le sue aspirazioni, i suoi progetti. Ascoltandolo capiresti anche perché hai avuto il colpo di fulmine. Avresti la certezza che è stato un inganno della tua mente, dettato dal tuo bisogno d’amore. Lui potrebbe capire te. Magari affezionarsi e chissà a furia di capirti innamorarsi. Ma niente. Senza comunicazione non può nascere niente, solo seghe mentali. Le tue. E tu non puoi trasformarti in stalker. Devi avere la tua dignità.

Ritornando a me, mi ero convinta che l’uomo delle “Libellule” fosse timido, che non amasse whatsapp e che stesse attraversando un periodo particolare. Eh si, perché quando ci siamo dentro tendiamo a dare giustificazione ad ogni assenza. Poi un giorno l’ho visto. Non potevo certamente parlargli delle mie seghe mentali sulla sua persona.  Ha iniziato a parlare lui. Delle sue “libellule”, però. Mi ha raccontato di tutte le cose che faceva per loro: messaggi, canzoni, dediche, pensieri, uscite. Insomma tutte le cose che avrei voluto che facesse per me.

Forse è stata la mia punizione.  L’ho fatto anch’io, dedicare a chi non mi vedeva  pensieri, poesie e gesti gentili ignorando chi desiderava tanto un mio apprezzamento, un mio sorriso. Forse questo è il problema: la nostra mente  crea immagini irreali, desideri e l’illusorie convinzioni che solo con una data persona potremmo stare bene. Stupidamente inseguiamo libellule e magari esiste davvero una persona nascosta negli angoli più bui delle stanze che frequentiamo. Una persona che aspetta solo un nostro “buon giorno”, un nostro “buona sera”. Ma noi, così piccoli e stupidi, non la vediamo o se la vediamo non ci viene voglia di ascoltare quello che ha dirci o il dubbio che ha tanta voglia d’ascoltarci per conoscerci….

Il colpo di fulmine- parte prima

La scena è sempre la stessa. L’ho guardi. Ti guarda. In modo violento e burrascoso mille emozioni s’ impossessano di te. Ti ritrovi davanti  una di quelle rare anime che hanno il potere di farti sognare mondi incantati di poesie e colori. Non sai  chi è. Cosa pensa. Cosa fa. Cosa ha vissuto. Eppure il tuo cuore batte già per lui. Pochi minuti a volte possono bastare per far rivivere un cuore. Una parola, uno sguardo ed entri in uno stato di confusione.  E tu che volevi essere una macchina come loro,  ti scopri ancora con un cuore che vuole amare.   Il desiderio inizia a dominare i tuoi sensi. “Se mi parlasse di più, forse potrei capire meglio”, pensi. Il telefono squilla. Non è lui. Altri ti chiedono di conoscerti. Non t’interessa. T’interessa solo lui.

Nel corso della mia vita ho avuti cinque o sei colpi di fulmine, ma  i tre vissuti negli ultimi anni mi sono rimasti particolarmente impressi.  Con nessuno dei tre il mio colpo di fulmine ha avuto un seguito, anzi non è mai iniziato mai niente.

  1. Il primo lo ebbi per un uomo che il mio animo credeva bello ma il tempo ha dimostrato che nulla di bello avrebbe apportato alla mia vita. Era un narcisista che passava il tempo a criticare le mie scelte e il mio modo di essere. Se fosse iniziata una storia mi avrebbe massacrata.
  2. Il secondo lo ebbi per un mio amico che nel dichiararmi mi ha fatto capire che è asessuale, analfabeta affettivo e il suo unico desiderio è dedicare la sua vita ad accumulare ricchezze per se stesso. Eventuali storie d’amore gli danneggerebbero il suo ideale solitario di vita, dice.
  3. L’ultimo colpo di fulmine l’ho avuto,  per un uomo maturo che non ha ancora capito come costruire un amore serio e duraturo. Pensa ancora ad inseguire ostinatamente affascinanti libellule nei campi dei miraggi della sua mente  illudendosi che una bella giornata  d’inizio dicembre sia l’inizio della primavera. Naturalmente, non essendo io una libellula, non mi ha calcolata come Donna.

Visto che la maggior parte delle volte con me  si è rivelato una bolla di sapone mi sono convinta che si può trattare semplicemente di un nostro bisogno affettivo represso.  Una parte del nostro cuore che cerca la vita agganciandosi a qualcuno, che ci colpisce per un particolare, e che in seguito la nostra anima plasma a seconda dei suoi desideri più profondi e inconsci.

continua……………….

Il consumatore intelligente parte seconda

Il consumatore intelligente parte seconda

Il consumatore intelligente è colui che fa della sua necessità una virtù, una passione, un’arte. Oggi leggevo il sito di una consulente d’ immagine dedicato a tutte le donne che hanno bisogno di ritrovare l’ autostima attraverso la cura del look. Nessuno meglio di me può essere d’accordo con il concetto di cura per se stesse. Il corpo è il mezzo, la casa che l’anima usa per vivere quindi va rispettato e curato. Una sola consulenza però 260 euro. La consumatrice intelligente (non ricca) non aspetta di sentirsi depressa e brutta per andare da una consulente d’ immagine perché sa benissimo che ha uno stipendio medio-basso e mille spese. La consulente, oltre il suo compenso, le proporrà il cambio totale del look, magari in negozi di tendenza a inizio stagione, con il risultato che tornerà a casa più depressa di prima perché sa che non potrà permettersi quello che le ha proposto. E in più il marito, che prima si lamentava della sua mancanza di cura, ora inizierà a brontolare della futilità di alcune spese, abiti, scarpe ecc…con molte  probabili di discussioni familiari. La consumatrice intelligente sa capire da sola quelli che sono i suoi gusti guardando le riviste, il web o semplicemente le altre. La consumatrice intelligente se a fine stagione trova un capo firmato super scontato della sua taglia non lo lascia solo perché in giro ha sentito dire che le cose in saldo sono tutte fregature o perché la stagione è finita. Lei controlla, misura e ha imparato a fidarsi dei suoi gusti e del suo giudizio sulla qualità. Non aspetta l’ anno successivo per andare ad acquistare dai cinesi a prezzo più alto  qualcosa di  pessima qualità. La consumatrice intelligente si crea un suo giro di posti, outlet, mercati, stockisti dove poter acquistare ciò che le serve a prezzo vantaggioso. Deve diventare come un esperto di funghi che sa esattamente dove nascono quelli buoni. Non aspetta che le serva qualcosa per acquistarla. Se la vede in offerta la prende cosi’ se la ritrova quando le servirá, perché sa che le servirà. La consumatrice intelligente non esclama mai con tono acido e da donna frustrata alla sua collega:- “Io non ho tempo per andare in giro”. Lei non è mai invidiosa ma cerca d’ imparare osservando da chi le piace. Lei sa che è meglio prevenire che curare quindi dedica sempre qualche ora alla settimana al suo benessere psico-fisico. Volere è potere.  Non s’ ingozza a colazione, pranzo e cena con grassi, carboidrati e dolci per poi sentirsi brutta, perdere l’auto stima  e spendere (soldi che non ha) in dietologi e palestre. Essere consumatori intelligenti è questione di mentalità e autonomia dagli schemi pre costituiti.

 

 

Il consumatore intelligente parte prima

Spesso capita di doversi affidare a degli artigiani. Per trovarne uno onesto ci vuol fortuna. Partendo dall’assunto che non si può giudicare un lavoro prima del suo compimento si può farlo alla fine e purtroppo le cattive sorprese capitano proprio dopo che si è già pagato. Quando hai delle risorse limitate non puoi permetterti il lusso d’essere imbrogliata. Può capitare che ti ritrovi l’artigiano che non lavora da mesi. La tua telefonata per lui sarà la manna dal cielo. Capendo che tu non ne sappia niente oppure inventandosi guasti inesistenti, può capitare che ti faccia pagare il triplo del prezzo di mercato. A lui non importa niente se sei una persona in difficoltà, che hai un mutuo da pagare, le rate della macchina, un figlio da crescere ecc… Quello che rileva è l’opportunità del suo guadagno triplicato. Il suo colpo di fortuna del giorno.

 

Nel corso della mia vita ho subito piccoli “inganni” dai quali ho estrapolato dei principi importanti

 

1) Farsi fare più preventivi gratuiti e consultare il parere di più amici;

 

2) Parlare chiaro sulla propria disponibilità economica;

 

3) Evitare l’esecuzione di lavori da parte di conoscenti se non sei sicura della loro onestà;

 

Farsi fare più preventivi gratuiti è d’utilità estrema quando non conosci il settore per il quale richiedi l’intervento. E’ necessario farsi, prima, una cultura. Navigando sui motori di ricerca, ascoltando pareri di amici oltre che chiamare più artigiani chiedendo loro se ti possono fare dei preventivi gratuiti, avrai modo di confrontare le informazioni e regolarti di conseguenza. Ricorda non è matematico che un prezzo più alto sia sinonimo di qualità. Potrebbe trattarsi di qualcuno che si è fatto il nome e allora si faccia pagare per questo, di qualcuno che ha bisogno di guadagnare di più perché ha più debiti da saldare. Non è detto che chi ti chieda un prezzo più basso sia incompetente. A volte può trattarsi di una persona semplicemente onesta, che non ha particolari debiti da saldare chiedendo a te un prezzo più alto oppure di uno giovane che vuol farsi il suo giro di clientela dimostrando la sua onestà e la sua bravura con un prezzo onesto. Io sinceramente sono stata sempre soddisfatta più dai giovani che da chi aveva un nome.

Chiedere di dilazionare il pagamento nel tempo non solo è un modo per far fronte ad eventuali difficoltà a saldare il conto nell’immediato ma un metodo per cautelarsi da eventuali inadempienze dell’artigiano. Ci sono elevate probabilità che costui sapendo che pagherai subito non presterà molta attenzione al suo lavoro non vedendo l’ora di finire per incassare e andare via di corsa. Con il pagamento dilazionato sapendo che tu potresti non pagargli la rata successiva, se trovi dei difetti, sarà propenso ad eseguirti un buon lavoro. Evitare parenti e amici semplicemente perché se un lavoro viene eseguito male e/o a prezzo maggiore di mercato non puoi discutere come faresti con un estraneo o se ci discuti ne escono fuori discussioni, musi lunghi che coinvolgeranno altri familiari e si trascineranno per gli anni avvenire compromettendo Natali, compleanni e tutto il sereno futuro familiare.

 

 

I like

Tu che sei abituata a dire le cose chiaramente in faccia, questa volta, non puoi. Per la tua dignità femminile non puoi andare da uomo che non conosci, che non ti conosce, che non ti chiama, che non ti cerca e dirgli apertamente: “Appena ti ho visto ho avuto un colpo di fulmine per te”. Potresti pur farlo se il suo rifiuto non  metterebbe a repentaglio la tua fragile autostima. Se lui non t’interessasse sarebbe tutto più semplice. Un gioco. Ma questo un gioco non è. Potresti dirgli tantissime altre cose, celando la scomoda verità che cupido ha colpito il tuo cuore. Ma la timidezza, l’angoscia del rifiuto, il terrore di dover tornare a far i conti con la propria fragilità sentimentale prendono il sopravvento. Meglio salvare il salvabile. Allora si passa alla fase dei social. L’amicizia. Micidiale. Puoi controllare i suoi post passati, presenti e futuri. Inizia lo scervellamento emotivo. La psicopatia raggiunge livelli estremi “Forse questo post l’ha dedicato a me. O no ha altre intorno a se. Ecco allora mi pensa. E’ timido. E’ insicuro. E se superassi io la mia timidezza. E se facessi come tutte le gatte morte”. E poi il like. Un like è un segno di vita. La speranza di un interesse che sussiste solo nel nostro cuore e nel nostro cervello. La sublimazione del proprio dolore. A metterci like magari sono tanti altri uomini, ma noi ci concentriamo solo sul nostro uomo della passione. Gli altri non li guardiamo proprio. Il cuore che batte a mille. C’illudiamo che lui ci pensi. Non siamo obiettive. Un attimo gratuito di felicità. Magari lui è solo gentile, ignorando le nostre masturbazioni mentali, magari gli piacciono solo i nostri post e non gliene può fregare un fico secco di noi, magari conosce la psiche femminile e sta giocando per vedere se abbocchiamo all’amo. La verità è che se non viviamo una persona nella quotidianità tutte le cose che pensiamo di lui sono frutto delle nostre elaborazioni mentali.  Il tempo deve far il suo corso.

E poi quel suo acido: “Tutti abbiamo dei problemi”

A tutti capita d’incontrare delle persone che si presentano a noi  raccontandoci il problema che in quel preciso momento del loro percorso di vita l’angustia l’anima. Lungi da me parlare di persone che si lamentano sempre pur non avendo alcun problema reale. Mio obiettivo è parlare di coloro che, appena conosciuti, si presentano nella loro realtà e poi finisce tutto lì. Parlare di un lutto, di una malattia, di uno stato di depressione  e/o di solitudine, senza entrare in particolari intimi e travalicare i limiti del propria privacy. La persona che si presenta in un certo modo, implicitamente, non sta facendo altro che chiederci <<Vorresti conoscermi ugualmente anche se ho questo problema?>> e di conseguenza sta cercando umana comprensione per una situazione che l’affligge. Dimostra anche un elevato grado di maturità nel mostrarsi per quella che è. Oltretutto parlando di situazioni che potrebbero capitare a chiunque aiuta la diffusione della conoscenza su come affrontare una difficoltà. Il vero problema è se l’interlocutore reagisce male. Invece di donare un auspicabile sorriso risponde aggredendo o criticando chi dice d’avere una malattia, di sentirsi sola, di non trovare un lavoro. Se mentre questi cerca conforto e accettazione il secondo perché aggredisce?  Perché a tutti costi cerca il male anche dove non c’è? Semplice perché si trova davanti ad una persona che gli turba il suo ideale narcisistico di vita e di divertimento.

Rispondere acidamente “Tutti abbiamo problemi” è un implicito dire: <<Taci che del tuo problema non mi frega niente. Io voglio solo pensare a divertirmi>>. E’ pur vero che tutti abbiamo dei problemi. Anche il bambino al quale la mamma non ha comprato l’ultimo modellino di macchinina dice d’avere un problema nei confronti di chi ha scoperto d’avere una brutta malattia. Tutti abbiamo problemi ma nella comunicazione ora ci siamo io e te. Stiamo interagendo io e te con la nostra individualità. Io non sono tutti e tu non sei tutti.

E’ sempre la risposta che ci fa capire con chi stiamo dialogando. Non dimentichiamolo mai. Chi aggredisce oltre a dimostrare la sua scarsa intelligenza perché ignora che tutto può succedere a chiunque, dimostra d’essere privo di cuore e d’empatia quindi non dobbiamo rimanerci male per la sua risposta. Io generalmente amo chi mi confida un suo problema perché si sta fidando di me e so che non vuol altro che un mio sguardo di comprensione.