La perimplantite è un’infezione prevalentemente di origine batterica che colpisce gli impianti dentali

La perimplantite è un’infezione prevalentemente di origine batterica che colpisce prima le gengive dando origine alla mucosite perimplantare e, in mancanza dell’intervento del dentista o dell’igienista dentale, progredisce spingendosi più in profondità seguendo la linea dell’impianto dentale e determinando il progressivo riassorbimento dell’osso ad esso circostante causando, quindi, l’instabilità dell’impianto stesso che è destinato a cadere.

La perimplantite e la parodontite hanno in comune la maggior parte dei batteri responsabili delle due patologie ed anche alcune terapie (cure) che andremo a descrivere nei paragrafi successivi.

Quali sono le cause della perimplantite ?

I batteri che causano l’infezione che da origine alla perimplantite convivono già all’interno del cavo orale in una sorta di equilibrio numerico, non provengono dall’esterno. A causa di diversi fattori (scarsa igiene orale, sbalzi ormonali, terapie invasive o patologie sistemiche come il diabete) tale equilibrio viene a mancare e la quantità di batteri patogeni aumenta formando la placca dentale.

Gli agenti patogeni all’interno della placca tendono a consumare carboidrati rilasciando acidi che provocano l’infezione delle gengive e la loro infiammazione. Fino a questo momento, gli impianti dentali non sono ancora stati intaccati e tutto rimane a livello gengivale; in parodontologia si identifica questa situazione con il termine di mucosite perimplantare che è ancora reversibile ovvero completamente curabile.

In mancanza dell’intervento del dentista o dell’igienista dentale, i batteri che sono causa dell’infezione, si spingono più in profondità e la mucosite diventa perimplantite.

I tessuti che circondano l’impianto dentale, tessuti molli e osso mascellare, sono interessati dall’infiammazione che ne determina un lento ed inesorabile riassorbimento il quale, a sua volta, innesca un’eccessiva mobilità dell’impianto.

Non avendo più la necessaria quantità di osso che ne garantisce la stabilità, l’impianto è destinato a cadere compromettendo il restauro protesico (capsula dentale o protesi fissa su impianti).

La perimplantite è solo uno dei potenziali problemi con gli impianti dentali e può essere determinante per il loro fallimento (erroneamente detto “rigetto dell’impianto dentale”).

All’inizio dell’articolo abbiamo detto che la perimplantite è causata prevalentemente da batteri ma questo non è il solo fattore eziologico scatenante poiché esiste anche la perimplantite da trauma occlusale ciò significa che il lavoro che l’odontotecnico ha fatto per eliminare il più possibile le tensioni meccaniche che si instaurano quando la protesi dentaria viene connessa agli impianti dentali, non ha dato i risultati voluti. Tecnicamente siamo difronte ad una passivazione insufficiente o scorretta.

Perimplantite con impianti osteointegrati e impianti sottoperiostei

Impianti sottoperiostei

Gli impianti sottoperiostei si differenziano da quelli osteointegrati poiché non vengono inseriti nell’osso ma appoggiati ad esso creando un’ampia incisione a livello gengivale e collocando gli impianti stessi (o meglio, la loro base o griglia) tra l’osso mascellare ed il periostio (la membrana di tessuto connettivo che riveste le ossa).

L’implantologia iuxtaossea che si avvale di questo tipo di impianti è praticamente stata abbandonata a favore di quella osteointegrata che offre risultati superiori e più duraturi.

Impianti osteointegrati

Gli impianti endossei o osteointegrati sono inseriti quasi totalmente nell’osso e la loro parte emergente è minima.

In caso di perimplantite con impianti sottoperiostei, i batteri responsabili, una volta superato il tessuto gengivale, hanno a disposizione tutta la base dell’impianto che non è immersa nel tessuto duro e possono quindi colonizzare tutto il metallo a disposizione. Il risultato di tale ’attacco batterico è una perimplantite che coinvolge immediatamente tutta la superficie su cui poggia l’impianto sottoperiosteo.

Quando la perimplantite appare, invece, in pazienti che si sono sottoposti ad implantologia osteointegrata (che prevede l’inserimento dell’impianto dentro l’osso in posizione verticale o perpendicolare al mascellare), la parte di osso coinvolta dall’infezione è circoscritta a quella in prossimità della vite di titanio.

Riassumendo

Con gli impianti sottoperiostei abbiamo una perimplantite orizzontale che devasta molto rapidamente l’osso su cui poggia poiché esso è totalmente scoperto mentre, con gli impianti osteointegrati si sviluppa la perimplantite verticale poiché la patologia segue la linea verticale della vite.

Sintomi

I sintomi della perimplantite sono molto simili a quelli della parodontite che, nella fase detta gengivite interessa i soli tessuti molli mentre nella fase parodontale vera e propria colpisce anche l’osso. Il dolore è una componente non necessariamente presente ed assolutamente soggettiva.

Sintomi mucosite perimplantare

A questo stadio, la perimplantite, con il nome di mucosite, interessa solo i tessuti gengivali che stanno attorno all’impianto dentale. I sintomi più caratteristici sono l’arrossamento della mucosa ed il sanguinamento spontaneo a causa dell’infiammazione.

Sintomi perimplantite

Superato lo stadio precedente, l’infezione arriva all’osso mascellare causandone il progressivo riassorbimento.

Ai sintomi summenzionati, dobbiamo aggiungere la possibilità di formazione di pus (suppurazione), una costante profondità di sondaggio parodontale e sensazione di dolore più o meno moderato nel caso in cui il dentista proceda con la percussione del sito a scopo diagnostico (picchietta la capsula con lo specchietto).

Il riassorbimento dell’osso è chiaramente visibile e quantificabile attraverso un normale esame radiologico (lastra endorale o panoramica), si osservano evidenti radiotrasparenze.

Terapie

Esistono differenti metodologie per curare la perimplantite e, a tutt’oggi, nessuna sembra poter essere detta migliore di altre, tutto dipende dall’esperienza del dentista e dalla sua predilezione per una terapia piuttosto che per un’altra.

In linea di massima, quando la perimplantite è ancora allo stadio di mucosite ovvero non ha ancora intaccato l’osso, la terapia più adatta è quella non-chirurgica affidata all’igienista dentale mentre se l’osso è chiamato in causa, l’adozione di pratiche chirurgiche è inevitabile.

L’implantologia moderna si avvale di nuovi strumenti terapeutici come il laser per curare la perimplantite e strumenti come iBrush per decontaminare la superficie implantare.

Prevenzione

Prima di inserire gli impianti dentali

La prevenzione della perimplantite inizia ancora prima che gli impianti dentali vengano inseriti in bocca. In altre parole, quando il dentista procede con la valutazione circa la possibilità di adottare gli impianti dentali e protesi per risolvere il problema della mancanza di uno o più denti, egli deve necessariamente tenere presente anche la tendenza del paziente ad essere soggetto a parodontite.

Nel caso in cui poi, la malattia parodontale si già presente nel cavo orale del paziente, è di fondamentale importanza non procedere con l’implantologia poiché il tasso di fallimento degli impianti dentali sarebbe molto alto. E’ essenziale, invece, procedere con la bonifica della bocca e con la decontaminazione dei denti naturali poiché i batteri responsabili della parodontite possono facilmente migrare da un dente ad un impianto e dar vita così alla perimplantite.

Dopo l’inserimento degli impianti

Dopo la bonifica della bocca ed ultimato l’intervento di implantologia, è necessario che il paziente sia inserito in un programma di prevenzione che prevede appuntamenti trimestrali per il controllo dei tessuti in modo da permettere al dentista di intervenire in tempo in caso di nuovi focolai di infezione

Una volta diagnosticata, la perimplantite è una di quelle patologie molto complicate da debellare completamente se non attraverso procedure di chirurgia orale alquanto invasive ed anche in quest’ultimo caso non è detto che ci si riesca pienamente. Da quanto detto, va da se che la prevenzione è la prima linea di difesa che possiamo mettere in atto per scongiurare il peggio.

In quest’ottica, l’igiene orale domiciliare praticata dal paziente, previa educazione alla stessa da parte del dentista o dell’igienista dentale, e gli appuntamenti per la pulizia professionale della protesi e degli impianti sono di fondamentale importanza per far durare a lungo i restauri protesici.

Implantologia dentale a carico immediato transmucosa

Il protocollo dell’implantologia transmucosa, detta anche flapless (che in inglese significa senza lembo) od anche “ad una fase” prevede, attraverso l’utilizzo di frese chirurgiche, la creazione di un foro che attraversa la gengiva.

Una volta creato l’alloggiamento, l’odontoiatra inserisce l’impianto in titanio assicurandolo all’osso e sopra a questo posiziona la protesi dentaria che può essere costituita da una corona singola (di differenti materiali) nel caso in cui l’impianto serva per sostituire un solo elemento dentale oppure da una protesi fissa, invece, in cui siano più denti a mancare all’interno della bocca del paziente.

La tecnica trasmucosa non prevede, da parte del dentista, l’utilizzo del bisturi per incidere la i tessuti molli, non è necessario lo scollamento della gengiva dall’osso, non è necessario neanche creare un lembo attraverso il quale esporre l’osso mascellare sottostante (o come anche viene detto: rendere direttamente visibile il campo operatorio).

Non essendo necessario l’impiego del bisturi per incidere, il campo operatorio risulta quasi esangue ovvero il sanguinamento è estremamente ridotto e non sono necessari neanche i punti di sutura.

L’importanza degli esami diagnostici

Non potendo l’odontoiatra vedere direttamente l’osso, la tecnica transmucosa può essere posta in essere con successo solo se il chirurgo conosce già la quantità e la qualità dell’osso in cui andrà ad alloggiare gli impianti dentali e questo è possibile oggi grazie alla tecnologia la quale permette una ricostruzione tridimensionale virtuale della bocca del paziente attraverso esami radiologici particolari eseguiti con strumenti quali la DENTASCAN o, attraverso l’impiego di software professionali, a partire della TAC.

Come si è arrivati all’implantologia transmucosa ?

Questa tecnica odontoiatrica o, più precisamente, implantologica, non è del tutto nuova poiché già in passato alcuni medici tra cui l’illustre professor Tramonte, avevano già individuato la possibilità di collocare impianti dentali senza la necessità di incidere la gengiva.

Tuttavia, i diversi tentativi fatti non approdarono agli ottimi risultati che sono oggi raggiungibili a causa dell’impossibilità di avvalersi di strumenti tecnologici che potessero permettere a detti precursori di effettuare una valutazione approfondita ed estremamente precisa dell’osso mascellare all’interno del quale gli impianti dovevano essere inseriti e senza la possibilità di individuarne la posizione più utile e corretta al fine del successo operatorio cosa che, invece, oggi rappresenta la quotidianità per molti dentisti.

Vantaggi della tecnica transmucosa

  • praticabile senza l’utilizzo del bisturi;
  • non è necessario procedere con la sutura;
  • il dentista non deve rimuovere i punti;
  • il campo operatorio presenta un ridotto sanguinamento;
  • il tempo di guarigione dei tessuti gengivali interessati è più veloce;
  • il trauma operatorio e post operatorio è minore;
  • indolore (i pazienti generalmente lamento solo una sensazione di fastidio più o meno intenso in base alla sensibilità ed alla capacità di sopportazione del paziente stesso)
    assenza o quasi di ematoma o edema post operatori;
  • recupero pressoché immediato della propria quotidiana;
  • risultati raggiungibili in minor tempo (poiché non è necessario attendere il periodo di osteointegrazione come invece prevede la tecnica a lembo o a due fasi);
  • Il rischio di infezione post intervento è estremamente ridotto poiché i tessuti non vengono esposti a potenziale contaminazione esterna quindi il paziente non ha neanche la necessità di una pesante copertura antibiotica (comunque questo deve essere deciso dall’odontoiatra);
  • La gengiva attorno al foro non presenta lesioni e le impronte dentali per la costruzioni della protesi provvisoria risulteranno più precise (di poco) quindi anche l’estetica finale ne potrà trarre beneficio;
  • Immediata soluzione dell’edentulia parziale o completa (ovvero mancanza di tutti i denti, una parte di essi od anche un solo elemento dentale) poiché il paziente potrà uscire dallo studio medico con una protesi fissa sugli impianti che monta denti esteticamente validi (anche se nella maggioranza dei casi non definitivi) e che permettono la normale masticazione anche di cibi solidi immediatamente dopo l’intervento (è comunque sempre consigliabile una certa moderazione almeno per le prime settimana in modo tale da non sollecitare inutilmente le strutture interessate);

Svantaggi / limiti

Quando si descrive l’implantologia transmucosa ed i relativi lati positivi e negativi non possiamo espressamente elencarne gli svantaggio, si tratta piuttosto di limiti di tale procedura odontoiatrica infatti, essa non può essere utilizzata quando la qualità e/o la quantità di osso a disposizione non sono sufficienti. In tali situazioni, quando il dentista deve preventivamente ricorrere ad una integrazione ossea od ad un rialzo del seno mascellare allora è doveroso poi procedere con l’implantologia a lembo detta anche a due fasi.

Qual è il costo dell’implantologia transmucosa ?

Nonostante l’impiego di strumentazione altamente tecnologica e costosa, l’implantologia transmucosa tende sempre più ad avere un prezzo contenuto rispetto alla procedura a due fasi in primis poiché il dentista non deve intervenire due volte (a distanza di tempo) ma anche perché la maggiore richiesta dei macchinari necessari da parte di un numero sempre crescente di operatori del settore tende inevitabilmente a creare concorrenza la quale, come è noto, fa, a sua volta, diminuire i prezzi.

Implantologia dentale a carico immediato computer guidata

L’ implantologia computer guidata (in inglese computer guided implantology) è una metodologia che consente di pianificare al computer l’intervento implantologico, fabbricare una dima chirurgica che guidi l’inserimento degli impianti nelle ossa mascellari del paziente sfruttando al meglio la disponibilità ossea e porre in essere, così, interventi mininvasivi con risultati ottimali quanto predicibili.

La tecnologia ha ormai permeato tutte le attività che quotidianamente svolgiamo sia nel lavoro che nel tempo libero.

Anche l’odontoiatria in molte delle sue branche tra cui anche l’implantologia si avvale oggi di software altamente innovativi che aiutano il dentista ad avere una visione chiara e molto precisa del caso in esame, delle possibili soluzioni implantologiche, nonché di preventivare step by step tutta la procedura che porterà il paziente ad avere nuovamente i denti in bocca quindi, un bel sorriso ed un’efficiente masticazione.

Vediamo insieme quali sono le varie fasi di intervento e le caratteristiche principali di questo tipo di tecnologia.

Fase 1: Dima radiologica e TAC oppure  DENTALSCAN Cone Beam 3D

Durante il primo appuntamento il paziente si reca presso lo studio medico per permettere al dentista di prendere le impronte dentali. Direte voi: “quali impronte prende se il paziente non ha denti ?” Il primo passaggio di impronte serve all’odontotecnico, su indicazioni del dentista, per preparare uno strumento detto impropriamente maschera o, propriamente, “dima radiologica” una sorta di mini-protesi che però racchiude tutti i dettagli tecnici che saranno propri della futura protesi.

La dima radiologica viene adeguatamente posizionata all’interno del cavo orale del paziente che con essa si sottopone all’esame radiologico chiamato TAC.

Il medico trasferisce sul proprio computer i dati della TAC che contengono preziose informazioni sulla struttura ossea del paziente nonché sugli spazi occupati dalla protesi. Un software particolare elabora i dati provenienti dalla TAC e li trasformare in immagini 3D (tridimensionali) che danno al medico l’esatta visione del campo operatorio.

Fase 2: Ricostruzione virtuale con immagini 3D e preparazione dell’intervento

Una volta che il computer ha elaborato le immagini provenienti dalla TAC e ricostruito in maniera tridimensionale ed assolutamente precisa la bocca del paziente o, più precisamente, la struttura dei mascellari, l’odontoiatra può cominciare il lavoro di preparazione dell’intervento di implantologia computer guidata direttamente sul modella virtuale senza la necessità che il paziente sia presente in studio.

Il modello riprodotto dal computer permette di avere una visione completa di quello che è lo stato delle ossa in cui verranno inseriti gli impianti dentali che sosterranno la protesi, il dentista è in grado così di valutare esattamente la quantità e la qualità di osso a disposizione.

Si procede quindi ad individuare l’esatta posizione degli impianti e la loro eventuale inclinazione come accade nell’implantologia All on four.

Oltre alla posizione, la ricostruzione virtuale permette di individuare in anticipo anche il tipo di impianti dentali da usare per lo specifico caso in esame (si parla di lunghezza e di diametro)

La simulazione al computer non permette solo di preventivare la biomeccanica della futura protesi ma anche di prestare attenzione sui risultati estetici.

Concluso il lavoro di preparazione sul modello tridimensionale, tutte le informazioni vengono inviate ad un laboratorio (solitamente la casa madre del software per l’implantologia computer guidata o assistita) che ricostruisce tridimensionalmente la struttura ossea del paziente e su questa modella la dima chirurgica ovvero una sorta di protesi personalizzata con dei forellini che letteralmente guidano l’odontoiatra nell’inserimento degli impianti dentali all’interno della bocca del paziente.

Fase 3: inserimento degli impianti e posizionamento della protesi

Quando il dentista riceve la dima chirurgica può convocare il paziente e dare inizio all’ultima fase dell’implantologia computer guidata.

La dima chirurgica viene sistemata all’interno della bocca del paziente a cui è già stata somministrata l’anestesia locale ed il dentista inizia a forare i tessuti molli seguendo i forellini sulla dima per arrivare all’osso e preparare così la sede in cui gli impianti devono essere posizionati secondo il modello tridimensionale.

La guida ha una importanza fondamentale non solo poiché indica esattamente il punto in cui effettuare la perforazione utilizzando frese di grandezza sempre maggiore fino ad arrivare a quella che modellerà il sito in base alle reali dimensioni dell’impianto, bensì perché essa indica anche l’esatta profondità a cui fermare la perforazione dell’osso per non andare a ledere le terminazioni nervose sottostanti.

Terminato l’inserimento degli impianti, l’odontoiatra può estrarre dal cavo orale la dima e ancorare la protesi, precedentemente preparata, alla testa degli impianti appena alloggiati.

In questo modo il paziente può lasciare lo studio dentistico con la nuova protesi che gli permetterà una normale masticazione, una situazione estetica completamente rinnovata ed una fonazione pari a coloro che hanno denti naturali.

Fase 4: fissaggio della protesi definitiva

La protesi fissata immediatamente dopo l’inserimento degli impianti dentali, di norma, è una protesi provvisoria che ha la triplice funzione di permettere al portatore di avere una vita normale, agli impianti di osteointegrarsi ed all’odontoiatra di verificarne il corretto funzionamento, la relativa resa estetica ed eventualmente apportare delle modifiche su quella che sarà la protesi definitiva. Trascorsi come minimo tre mesi, si procede alla collocazione in sede della definitiva

Quali i vantaggi dell’implantologia computer guidata rispetto all’implantologia classica ?

L’implantologia computer guidata ha rivoluzionato l’odontoiatria e le metodologie di approccio e di soluzione di moltissimi casi clinici poiché attraverso la modellazione tridimensionale è possibile avere dati molto più precisi rispetto al passato su cui effettuare la diagnosi e, conseguentemente, pianificare l’intervento vero e proprio.

I principali vantaggi dell’implantologia computer guidata sono:

Possibilità di trattare casi con estrema riduzione ossea

Proprio perché il computer è in grado di leggere nei minimi particolari la situazione ossea del paziente, l’odontoiatra può valutare ancora meglio oggi rispetto al passato se la zona deputata all’inserimento degli impianti possa o meno riceverli e sostenerli (osteointegrarli) senza magari la necessità di un rialzo del seno.

Maggior precisione nel posizionamento degli impianti

Dopo tutto ciò che abbiamo scritto finora, appare evidente che, grazie al computer ed ai dati da esso elaborati, il clinico e l’odontoiatra congiuntamente, riescono a lavorare con dei margini di possibili errori che si approssima allo zero.

Il dentista nell’inserimento preciso degli impianti e l’odontotecnico nella creazione della protesi che meglio si adatterà alla bocca del paziente sia dal punto di vista estetico che da quello funzionale.

Intervento mininvasivo

Prima dell’avvento del computer anche nel campo implantologico, l’odontoiatra era costretto ad incidere la gengiva per arrivare ad esporre l’osso all’interno del quale cominciare a preparare la sede per gli impianti posizionati in più in base all’esperienza ed alla bravura del dentista che rispetto a dati certi come abbiamo adesso.

I lembi creati dovevano essere suturati e, solitamente, si attendeva dai 3 ai 6 mesi affinché il processo di osteointegrazione fosse terminato prima di posizionare la protesi.

Dalla descrizione della procedura è facile comprendere che lo stress operatorio e post operatorio per il paziente era notevolmente maggiore ed il disagio riguardo alla masticazione poteva perdurare per molto tempo.

Con l’implantologia computer guidata, tutto ciò non è più necessario poiché gli impianti vengono posizionati senza la necessità di tagliare e suturare la gengiva (quindi anche il dolore post operatorio è notevolmente inferiore) la protesi viene ancorata agli impianti dentali subito dopo il loro alloggiamento (si parla quindi di carico immediato).

Riduzione dei tempi d’attesa

Non essendo più necessario attendere i tempi di osteointegrazione e di guarigione delle ferite causate dalle incisioni per l’esposizione dell’osso e le conseguenti suture, l’implantologia guidata dal computer ha drasticamente ridotto i tempi necessari a terminare i lavori necessari per permettere alle persone edentule di tornare a sorridere e masticare normalmente ma non solo, tempi ridotti significa anche che tutti coloro che per vari motivi hanno paura di sedersi sulla poltrona del dentista, arrivando anche a fobie vere e proprie, possono tirare un sospiro di sollievo.

Quali sono i pazienti che possono trarre maggiore vantaggio ?

Fondamentalmente tutti coloro che necessitano di impianti dentali per la sostituzione di più denti sono ottimi candidati per questo tipo di pratica implantologica.

Sempre più frequentemente persone che già portano protesi mobili (come la classica dentiera) ne richiedono la stabilizzazione grazie appunto all’ancoraggio della protesi stessa su impianti o minimpianti dentali che a loro volta posso essere posti in loco in maniera tradizionale oppure attraverso l’implantologia computer guidata.

Sistemi alternativi all’uso del computer nell’implantologia

Dima di Malò con tacche che guidano l’odontoiatra nella preparazione dei siti in cui andranno collocati gli impianti dentali.

Quali sono i prezzi dell’implantologia computer guidata ?

Leggendo la descrizione delle varie fasi che contraddistinguono questo tipo di interventi di implantologia si potrebbe essere portati a credere che i prezzi siano superiori rispetto alla metodologia odontoiatrica classica che non si avvale del computer, non necessita di dima chirurgica, non ha bisogno di hardware e software particolari ed il costo finale è dato dai singoli impianti dentali e dal lavoro del dentista.

In passato era proprio così, anche se di poco ma una lieve differenza di prezzi c’era.

Oggi che l’implantologia computer guidata è utilizzata da un numero sempre maggiore di dentisti che possono a loro volta curare meglio più pazienti, anche i prezzi a cui tali metodologie sono proposte scendono mentre a salire è la qualità del lavoro svolto nonché una maggiore garanzia per il paziente.

Implantologia dentale a carico immediato all on 4-6

L’implantologia All on 4, messa a punto dal celebre odontoiatra portoghese Dr. Malò, prevede l’inserimento di soli 4 impianti dentali in titanio all’interno dell’osso nella cavità orale del paziente in punti ben precisi che permettono al clinico di agganciare la nuova protesi fissa totale immediatamente dopo l’inserimento degli impianti realizzando il carico immediato.

Il paziente possa uscire dallo studio dentistico con i nuovi denti in bocca e, quindi, con una situazione orale completamente risanata sia per quanto riguarda l’estetica sia per le funzionalità, pensiamo alla masticazione quindi alla digestione ma anche alla corretta fonazione e respirazione.

In quali casi l’implantologia All on 4 è più adatta ?

Edentulia totale

la mancanza totale di denti all’interno del cavo orale oppure in una parte di esso come ad esempio nel solo osso mascellare o mandibolare può essere dovuta a differenti ragioni tra cui è possibile individuare sicuramente un evento di origine traumatica come un incidente oppure come risultato di altre cause, vedi ad esempio carie ed infezioni non tempestivamente e/o adeguatamente curate od anche, semplicemente, una questione di vecchiaia che ha determinato la caduta degli elementi dentali.

Inutile dire che questi soggetti vivono la situazione peggiore poiché sia dal punto di vista funzionale che da quello estetico sono completamenti scoperti.

L’implantologia All on 4 su detti soggetti permette una soluzione più rapida poiché non ci sono estrazioni dentali da effettuare salvo i casi in cui il clinico debba intervenire per una bonifica che si concretizza nell’estrazione di radici di denti o parti di esse nonché nella preparazione dell’osso ricevente.

Protesi parziale mobile sorretta da denti residui

Detti pazienti si recano dal dentista poiché hanno ancora una parte della dentatura, in alcuni casi abbastanza compromessa (in alcuni soggetti, può dare adito a dolore derivante da infezione, ascesso etc.) che però riesce ancora a sorreggere una protesi scheletrata o scheletrato.

La motivazione che spinge questa seconda categoria di persone a rivolgersi all’odontoiatra sta nel fatto che i denti residui possono risultare estremamente mobili e prossimi a cadere conseguentemente tutta l’arcata ne sarebbe compromessa.

Prima di poter iniziare le procedure prevista dall’implantologia All on 4, il medico deve intervenire per bonificare la parte interessata procedendo con le debite estrazioni dei denti residui

Stabilizzare la protesi mobile con impianti dentali

E’ noto, soprattutto ai diretti interessati che la protesi mobile (la classica dentiera che si tolgono durante la notte) anche se costruita con la massima attenzione e precisione, con l’andare del tempo tende a muoversi (ad esempio poiché la struttura gengivale sottostante si retrae lasciando piccoli spazi vuoti all’interno del quale vanno ad annidarsi microscopiche parti di cibo che, a loro volta, provocano dolore durante la masticazione ed una situazione non ottimale per quanto riguarda l’igiene della bocca).

Quando la protesi dentale mobile si sposta anche la fonazione ne risente parecchio, specialmente alcune lettere non sono pronunciate correttamente (in alcuni casi, molto imbarazzanti, l’aria che si incanala crea un sibilo).

Indipendentemente dalla situazione di partenza, l’odontoiatra, prima di poter procedere con l’implantologia All on 4 quindi al posizionamento degli impianti dentali endossei deve riportare le condizioni generali del cavo orale alla normalità e, successivamente, richiede al paziente degli esami clinici (Ortopantomografia e TAC ) per preparare l’intervento.

Inserimento degli impianti dentali con la tecnica All on 4

Esistono sostanzialmente due approcci differenti che il clinico può utilizzare e sono:

Implantologia All on 4 con dima di Malò

Una volta estratti i denti residui o parti di essi si procede con la bonifica della parte. Il passo successivo è quello di posizionare la dima chirurgica di Malò sulla mandibola in modo tale che detta dima e le tacche su di essa possano guidare l’odontoiatra nel corretto inserimento degli impianti nonché nella loro inclinazione all’interno dell’osso.

All on 4 con l’implantologia computer guidata

A partire dai dati della TAC (oppure TAC DENTALSCAN Cone Beam 3D) il computer riproduce virtualmente la struttura ossea del paziente e decide in quali punti inserire gli impianti. Tutti i dati vengono inviati ad una struttura che realizza una dima chirurgica molto più complessa rispetto a quella del Dr. Malò e che assomiglia ad una miniprotesi con dei forellini situati in corrispondenza dei punti in cui il medico inserirà le frese per preparare la sede ossea che riceverà l’impianto in titanio.

Indipendentemente dalla tecnica utilizzata per l’alloggiamento degli impianti dentali (con guida del computer o meno), si procede alla sutura dei lembi che sono stati creati ed a posizionare i transfer per rilevare le impronte dentali.

A questo punto la palla passa al laboratorio odontoiatrico che inizia la preparazione dell’arcata provvisoria immediatamente dopo la determinazione dell’altezza di masticazione rilevata attraverso l’utilizzo di una struttura in cera realizzata sulle personali caratteristiche proprie del caso in esame.

Una volta pronta l’arcata, essa viene inserita nel cavo orale del paziente e fissata sulla testa agli impianti grazie alla parte sporgente di essi (detta emergenza). Si procede poi a controllare l’occlusione e ad apportare le necessarie modifiche nel caso in cui siano necessarie.

Dopo circa sette o dieci giorni il paziente viene chiamato per la prima visita post operatoria durante la quale si procede anche alla rimozione dei punti di sutura.

Durante i due mesi successivi non resta altro che attendere la completa guarigione delle ferite all’interno della bocca, attendere l’assestamento delle gengive (compresa la papilla nel caso di protesi senza gengiva finta) in base alla nuova arcata.

Trascorso tale periodo, detto di osteointegrazione, durante il quale il paziente ovviamente riferirà al dentista eventuali problematiche che saranno così tempestivamente risolte anche sul definitivo, arriva il momento di sostituire protesi provvisoria con quella definitiva costruita in base alle scelte precedentemente fatte dal cliente ed dei consigli dell’odontoiatra.

Conclusioni

Riassumendo, l’implantologia All on 4, in pochissimo tempo e con un intervento mininvasivo, permettere di riabilitare completamente l’estetica e le funzionalità della bocca del paziente.

Grazie ai quattro punti di ancoraggio individuati dal Dr. Malò e all’estrema precisione raggiunta dai software che elaborano le informazioni sullo stato del paziente, è possibile intervenire anche in quei casi in cui in passato non si poteva a causa della ridotta dimensione dell’osso.

Nell’implantologia dentale, Esiste il rigetto dell’impianto dentale ?

Esiste il rigetto dell’impianto dentale ? No, poiché oggi per tutte le riabilitazioni implantari si utilizzano solo materiali in titanio, un metallo estremamente compatibile dal punto di vista biologico.

Anche le protesi ortopediche ed i pacemaker sono costruiti a partire dal titanio proprio per le sue caratteristiche.

Per essere del tutto trasparenti con i nostri lettori dobbiamo però citare anche scuole di pensiero differenti.

Si sono verificati casi in cui, l’inserimento di un impianto dentale in titanio non ha portato al rigetto dello stesso bensì ha innescato problemi legati alla allergia al metallo utilizzato poiché il titanio non è completamente inerte:

La successiva rimozione delle viti dai mascellari del paziente ha determinato un notevole miglioramento dei sintomi.

Il problema del rigetto è la prima preoccupazione di chi desidera sottoporsi ad intervento di implantologia.

Andiamo per ordine e vediamo cosa intendiamo con il termine rigetto.

Che cosa si intende con “rigetto” ?

Il rigetto, in medicina, è definito come l’attacco portato dal sistema immunitario del paziente al nuovo organo trapiantato che è riconosciuto come potenzialmente pericolo per tutto l’organismo e come tale non viene accettato, da qui la parola rigetto.

In implantologia il rigetto, così come è stato definito, non esiste.

Ciò che comunemente chiamiamo rigetto della vite implantare, in realtà, si riferisce alla possibilità di fallimento che è una cosa ben diversa ed ancora diversi sono i potenziali problemi imputabili agli impianti dentali.

Rimandiamo agli articoli specifici per un approfondimento.

Allergia al titanio ? Scoprilo col MELISA test

Il test MELISA (Memory Lymphocyte Immuno Stimulation Assey) rileva la presenza di cellule del sistema immunitario che reagiscono in presenza di tracce di un determinato metallo e creano reazioni di ipersensibilità sia locali che sistemiche.

Il MELISA test può essere utilizzato prima di sottoporsi all’intervento implantologico per sapere in anticipo se si è allergici al titanio delle viti.

Lo stesso test rileva l’ipersensibilità individuale ai metalli protesici odontoiatrici ed ai componenti dell’amalgama.

In altre parole, ciò che viene comunemente chiamato rigetto, potrebbe essere una forma più o meno acuta di allergia o ipersensibilità ai materiali metallici utilizzati.

I sintomi, generalmente, sono:

  • Ipersensibilità e disfunzioni immunologiche;
  • problemi muscolari, articolari e dolore neuropatico;
  • sindrome da affaticamento cronico;
  • problemi neurologici;
  • depressione e infiammazione della pelle.

Consigli utili

Gli interventi di implantologia hanno raggiunto un tasso di successo molto elevato ed anche l’esborso economico non è più così gravoso come quello di una volta, a tutto vantaggio dei pazienti.

Esistono, tuttavia, rare eccezioni di mancato raggiungimento dei risultati voluti che portano a situazioni molto spiacevoli soprattutto per chi le vive in prima persona.

Con semplici precauzioni è possibile evitare tali insuccessi e godersi a pieno la nuova dentatura per tornare a masticare e sorridere in tutta tranquillità.

Ecco alcuni consigli che ci sentiamo di dare a nostri lettori:

  • effettuare tutti i test allergolocigi;
  • chiedere in famiglia se ci sono stati precedenti episodi di intolleranza ai metalli
  • informare il dentista della probabile allergia a cromo e nikel

Se gli esami danno tutti esito negativo, non c’è più ragione di continuare a mangiare cibi liquidi o mettere la mano davanti alla bocca poiché non ci sono denti nel cavo orale o, quelli che sono rimasti, sono talmente rovinati che è meglio non mostrarli.

Con questo articolo speriamo di aver chiarito l’argomento “rigetto” ai nostri visitatori e di aver dato loro uno stimolo in più per curare i loro denti.

Gli impianti dentali sono delle viti in titanio utilizzate per sostituire le radici dei denti mancanti.

Gli impianti dentali sono delle viti in titanio utilizzate per sostituire le radici dei denti mancanti.

Le viti hanno una forma conica o cilindrica con lunghezza e diametro variabili in base alle necessità.

Il dentista può inserire gli impianti sia nella mascella sia nella mandibola.

Lo scopo del loro utilizzo è quello di sostenere una singola capsula, un ponte di 3 o 4 elementi oppure un’intera arcata quando mancano tutti i denti (edentulia completa).

Altro beneficio attribuibile alle riabilitazioni implanto-protesiche è che, rallentando il riassorbimento del tessuto osseo, prevengono l’invecchiamento prematuro e contribuiscono a mantenere i tratti del viso.

Riabilitando la corretta masticazione, i muscoli facciali tornano tonici a tutto vantaggio della pelle che risulta più tesa, fresca e giovane.

Dal punto di vista pratico è bene affidarsi ad un implantologo specializzato cioè un laureato in odontoiatria che abbia anche frequentato con profitto la scuola di specializzazione in implantologia

Quanti impianti dentali servono ?

La risposta a questa domanda è strettamente legata al caso specifico che il dentista si trova ad affrontare.

Solo dopo un’attenta diagnosi il medico può prospettare al paziente diverse soluzioni implantologiche per la sostituzione dei denti mancanti.

Di seguito riportiamo i casi più frequenti in cui è possibile utilizzare impianti dentali in titanio in sostituzione dei denti persi prematuramente:

Sostituire un dente

In mancanza di un solo dente le soluzioni sono principalmente due: un ponte dentale in cui gli elementi dentali contigui sorreggono quello mancante

I denti sani che fanno da pilastro devono essere preparati (limati e ridotti a monconi) ed è un vero peccato.

La seconda soluzione prevede l’inserimento di un solo impianto dentale sormontato da un moncone o abutment a cui il dentista fissa la capsula o corona protesica personalizzata.

Per sostituire più denti adiacenti

Per sostituire 3 o 4 denti adiacenti si usa il ponte sorretto da impianti dentali che svolgono il compito di pilastri di sostegno.

E’ possibile aggiungere uno o più impianti nel mezzo per irrobustire la struttura che deve resistere alle forze esercitate durante la masticazione.

Per supportare un’arcata completa

In presenza di pochi denti mal ridotti oppure in totale assenza di elementi dentali, l’implantologia prevede la riabilitazione di tutta la bocca.

La soluzione più comune è il ponte circolare completo su 4, 6 o 8 viti (raramente si arriva a 10).

Il numero di impianti dentali necessari non è quasi mai in rapporto di 1:1, un dente un impianto.

Una sola vite ha la capacità di supportare più di un elemento dentale finto.

Se le gengive del ricevente sono ancora in buono stato, il ponte completo non ha la classica gengiva rosa (detta flangia).

I nuovi denti protesici escono direttamente dalle gengive del paziente senza la necessità di ricoprirle.

Per ancorare una protesi fissa

In caso di edentulia totale (mancanza di tutti i denti) ed in presenza di importante recessione gengivale ed ossea, la soluzione è la protesi fissa con flangia Toronto Bridge.

Bastano 4 o 6 impianti dentali per ogni arcata.

La flangia ha lo scopo di nascondere gli impianti e permette di utilizzare denti della giusta misura.

Mancando tessuto osseo, lo spazio vuoto risultante viene colmato dalla gengiva finta.

Se così non fosse, il dentista sarebbe costretto ad utilizzare denti più lunghi con grave compromissione estetica.

Per stabilizzare la dentiera

La vecchia dentiera, quella che i nostri nonni mettevano nel bicchiere sul comodino prima di andare a dormire, è ormai in disuso.

La protesi mobile, infatti, comporta notevoli problemi di masticazione ma anche di fonetica.

La mancanza di denti è la causa principale del riassorbimento dei mascellari che, assottigliandosi, provocano la profonda modificazione dei tratti del viso.

Una persona senza denti appare più vecchia di quella che è in realtà.

Oggi si preferisce fissare la dentiera con impianti dentali creati appositamente che lasciano al portatore la possibilità di rimuoverla per l’igiene quotidiana.

In questo caso si parla di overdenture su mini impianti dentali con barra o con testa sferica e di protesi totale removibile o semifissa.

Struttura di un impianto dentale

Com’è fatto un singolo impianto dentale ?

In base all’immagine pubblicata sopra, distinguiamo 4 parti fondamentali:

1 Impianto, vite o fixture

L’impianto dentale vero e proprio, detto anche fixture o vite, è la parte che il dentista inserisce all’interno dei mascellari ed ha forma cilindrica o conica del tutto simile alla radice di un dente naturale.

La superficie della vite non è liscia bensì caratterizzata da elementi che migliorano la ritenzione della fixture stessa.

Tali elementi variano da produttore a produttore ma, in generale, possiamo trovare caratteristiche comuni.

La filettatura e le scanalature offrono maggiore superficie di contatto al nuovo tessuto osseo che va ad imprigionare l’impianto rendendolo ben saldo nell’alveolo.

Alcuni trattamenti come: anodizzazione, mordenzatura con acidi e sabbiatura, rendono rugosa o porosa la superficie implantare.

L’irregolarità della superficie implantare è osteoinduttiva poiché favorisce e velocizza il processo di osteointegrazione a tutto vantaggio del paziente che vede diminuire i tempi di guarigione.

2 Abutment

L’abutment o moncone è chiamato componente trasmucoso poiché attraversa le gengive ed ha lo scopo di permettere la connessione con la corona singola, con il ponte oppure con la protesi completa.

Esistono abutment angolati a 45°, dritti, in ceramica, in zirconio ma i più utilizzati sono costruiti con il titanio.

Solitamente l’abutment è un componente a se, ma in alcuni casi può essere parte integrante dell’impianto e forma, con questo, un corpo unico.

3 vite di giuntura impianto-abutment

La piccola vite di giuntura tra impianto ed abutment serve solo nel caso in cui quest’ultimo non faccia parte integrante dell’impianto.

Notiamo la mancanza della vite di connessione nei presidi in ceramica ed anche nei mini-impianti.

4 Protesi dentale

La protesi dentale non fa parte dell’impianto ma abbiamo voluto ugualmente inserirla in questa breve descrizione poiché completa il lavoro del dentista.

In base alla riabilitazione da eseguire, l’implantologo può connettere all’abutment, fissato sull’impianto dentale:

  • una singola corona o capsula protesica;
  • un ponte su impianti;
  • un ponte circolare completo utilizzando viti di ritenzione o del cemento per assicurarla nel cavo orale del paziente

Quanto dura un impianto dentale ?

Tecnicamente l’impianto dentale dura tutta la vita nel senso che è difficilissimo che si verifichi un cedimento od una rottura.

In virtù della bassissima percentuale di rotture molte case produttrici possono permettersi di dare la garanzia a vita dei loro prodotti.

Bisogna, però, fare attenzione e capire bene cosa si intende per garanzia.

Alcuni produttori garantiscono l’integrità dell’impianto e non il fatto che esso rimanga saldamente ancorato al vostro osso per tutta la vita (dall’inserimento in avanti).

Esistono troppi fattori che influiscono sulla durata degli impianti dentali affinché si possa avere una garanzia a vita circa la buona riuscita dell’operazione nel lungo periodo (oltre 10 anni).

Statisticamente, un impianto dentale può durare anche 20 anni a patto di mantenere l’igiene dentale quotidiana, presentarsi alle visite di controllo ed effettuare la pulizia semestrale.

Quanto costano gli impianti dentali ?

In base ai listini pubblicati in rete da molti dentisti, abbiamo cercato di fare una media plausibile andando a ricercare anche le motivazioni di tali prezzi.

Diciamo subito che le nostre ricerche evidenziano una spesa minima di 450 Euro fino ad arrivare a 1350 Euro per ogni vite in titanio.

I prezzi indicati comprendono, di norma, il costo del solo impianto e non il lavoro finito compreso di materiali accessori ed indispensabili.

Quali altri costi ci sono e come mai tanta differenza di prezzo ?

Alla prima domanda rispondiamo che non sempre (quasi mai) nei listini è compreso il costo del moncone dell’impianto dentale e la corona o protesi in caso di arcata completa o parziale.

La differenza di prezzo sta nel fatto che alcune case produttrici investono molto denaro nella ricerca e nei test, soprattutto quelli commissionati a ditte terze che ne certificano i risultati.

Anche il marketing per promuovere un nuovo prodotto fa aumentare il costo degli impianti dentali su cui è spalmato il ricarico per rientrare dalle spese effettuate.

Titanio, zirconio e ceramica

Quali sono i principali materiali utilizzati oggi in implantologia ?

TITANIO

Il materiale in assoluto più utilizzato dai produttori di tutto il mondo è il titanio nella forma (CP4).

L’introduzione di questo metallo si deve alla scuola italiana di implantologia (Prof. Tramonte).

Il titanio è altamente biocompatibile con i tessuti con cui entra in contatto quindi non provoca allergie.

Un’altra caratteristica di questo metallo è la resistenza alle sollecitazioni bio-meccaniche (masticazione).

Da ultimo, ma non per importanza, il titanio favorisce l’osteointegrazione che è il processo di formazione di nuovo tessuto osseo, creato da cellule chiamate osteoblasti.

Il nuovo tessuto duro si posiziona attorno alla superficie dell’impianto per renderlo ben saldo, stabile e formare un tutt’uno con la mascella o la mandibola.

Dopo circa un mese dall’inserimento, è quasi impossibile estrarre la vite; questo a dimostrazione del fatto che le cellule che creanol nuovo tessuto lavorano correttamente.

Per velocizzare l’osteointegrazione e per aumentare il grado di ritenzione, la superficie delle viti non è più liscia come una volta bensì porosa (si parla di microporosità).

ZIRCONIO

Lo zirconio sembra essere una valida alternativa per la costruzione degli impianti dentali ma è ancora in fase di sperimentazione.

Finora non esiste una casistica di studio sufficientemente ampia ed approfondita da far ritenere lo zirconio migliore del titanio.

Le caratteristiche dello zirconio sono la maggiore biocompatibilità e la capacità di ritenere meno placca batterica.

Alcuni dentisti lo trovano più estetico poiché è un metallo bianco.

Bisogna però precisare che il colore dell’impianto non è una limitazione all’estetica poiché la vite deve essere inserita all’interno dell’osso e quindi risulta invisibile dall’esterno.

CERAMICA

Da qualche anno sono apparsi sul mercato anche gli impianti in ceramica compresi di abutment (monconi).

Le caratteristiche della ceramica sono simili a quelle dello zirconio ma, a differenza di quest’ultimo, il grado di resistenza alle sollecitazioni meccaniche è minore.

Il rischio di rotture, quindi, è elevato soprattutto quando il dentista deve lavorare il moncone in ceramica per adattarlo alle esigenze del paziente in cura.

Chi inserisce gli impianti ?

Prima del 1989, l’inserimento delle viti implantari era consentito, per legge, a tutti coloro che avevano conseguito la laurea in medicina e l’abilitazione alla professione medica.

Da quella data in poi, solo gli odontoiatri possono svolgere la professione di dentisti ovvero professionisti che hanno conseguito la laureati in odontoiatria e protesi dentaria.

Perchè Le gengive si ritirano?

La cura della recessione gengivale o gengive ritirate può essere non-chirurgica (ablazione del tartaro, igiene orale professionale e levigatura radicolare) oppure indotta da un mini intervento di chirurgia orale (levigatura radicolare a cielo aperto).

Si verifica recessione gengivale quando il margine della gengiva che normalmente circonda il colletto del dente, tende ad allontanarsi da esso in direzione della radice (margine apicale) lasciando scoperto parte del cemento radicolare. Quando le gengive si ritirano la persona che ne soffre tende ad accusare ipersensibilità dentale specie quando mangia cibi caldi o particolarmente freddi.

Il cemento scoperto può essere più facilmente attaccato dalla placca e dal tartaro, si verifica quindi una maggiore incidenza di carie. L’aspetto più evidente causato dalla recessione gengivale è la compromissione dell’estetica, i denti sembrano più lunghi e più diradati in virtù della perdita di tessuto tra un dente e l’altro (gengiva papillare o papilla interdentale).

Prima di procedere con la cura della recessione gengivale è necessario tentare di stabilirne la causa in modo da abbassare il più possibile le probabilità di recidive:
La recessione gengivale può essere:

Di origine traumatica a causa di:

  • Malocclusione
  • Protesi od otturazioni inadatte;
  • Bruxismo;
  • Spazzolamento troppo energico ed orizzontale.

Dipendente dalla cattiva igiene orale

  • Gengivite
  • Parodontite

Diagnosi

Individuare la cura della recessione gengivale vuol dire effettuare una diagnosi approfondita che tenga conto di tutti i fattori in gioco. Il dentista dovrà valutare in particolare:

  • La classe di Miller con cui è possibile catalogare la recessione in esame;
  • La porzione di gengiva colpita (ovvero l’estensione del tessuto gengivale ritirato che può essere la porzione a ridosso di un solo dente o più denti adiacenti). Ricordiamo che alcune cure per la recessione gengivale si avvalgono di tecniche chirurgiche con cui è possibile porre rimedio a più recessioni con un solo intervento;
  • Lo spessore delle gengive;
  • In caso di gengive ritirate molto sottili è necessario l’intervento con innesto di tessuto;
  • Caratteristiche anatomiche del fornice vestibolare (detto anche solco, localizzato tra la gengiva aderente e la guancia, in cui è situato il frenulo);
  • Lo stato di salute del palato.
  • Il palato è la zona preferita da cui attingere tessuto in caso di innesto.

In base alla diagnosi, il dentista procede all’individuazione della cura migliore per la regressione gengivale che ha davanti. Le terapie praticabili

Cura non chirurgica

Infiammazione parodontale

Se il grado di recesso gengivale non è avanzato e la causa è individuabile in una infiammazione batterica (gengivite o parodontite), uno o più sedute di pulizia dentale professionale per la completa e profonda eliminazione della placca batterica ed ablazione del tartaro unitamente alla levigatura delle radici per eliminare il materiale purulento dalle tasche gengivali, possono essere sufficienti per eliminare il focolaio che alimenta l’infiammazione che, a sua volta, ha provocato il ritiro delle gengive.

Bruxismo

La cura della recessione gengivale passa attraverso la costruzione di un apposito presidio odontoiatrico detto bite da portare di notte in modo che il paziente eviti di digrignare o serrare i denti a tal punto da auto-provocare la causa dell’arretramento delle gengive.

Protesi od otturazioni inadatte

In questi casi è inutile concentrarsi sulla cura della recessione gengivale poiché il trauma che lo ha provocato è ancora in essere. Bisogna quindi individuare l’errore nella costruzione del manufatto protesico od il suo mal posizionamento e porvi rimedio. Eliminata la causa esterna, la gengiva si sfiamma e tende a tornare nella sua posizione naturale.

Intervento chirurgico per la cura della recessione gengivale

Il dentista consiglia di intervenire chirurgicamente per la cura della recessione gengivale quando quest’ultima si trova ad uno stadio talmente avanzato che le terapie summenzionate non darebbero nessun risultato tangibile.

Esistono 3 distinti tipi di procedure di chirurgia odontoiatrica come cura della recessione gengivale:

Intervento di riposizionamento del tessuto

come suggerisce il termine stesso, si tratta di riposizionare il tessuto gengivale e suturarlo in modo tale da ricoprire la parte di radice naturale del dente lasciata scoperta. Il medico decide per questo tipo di intervento poco invasivo, detto anche “ad un solo accesso” quando la gengiva è abbastanza spessa e l’altezza della banda cheratinizzata lo permette.

Innesto chirurgico di tessuto gengivale

In presenza di gengiva molto sottile (si parla di spessore inferiore ai 2 mm), la cura della recessione gengivale passa attraverso il prelievo dal palato di un frammento di tessuto adatto a chiudere il gap formatosi per poi ri-suturarlo immediatamente durante il corso dello stesso intervento.

Intervento chirurgico di innesto e riposizionamento

L’innesto ed il riposizionamento è la tecnica chirurgica indicata prevalentemente per la cura della recessione gengivale in cui i tessuti molli sono particolarmente sottili .

Detta tecnica si pone in essere in due momenti operatori distinti a distanza di tempo. Nel primo intervento si effettua l’innesto che ha lo scopo di inspessire la gengiva la quale, durante la seconda operazione, viene riposizionata. La commistione delle prime due tecniche elencate ha lo scopo di scongiurare la recessione recidiva.

Regime post operatorio

Nell’immediato post operatorio è consigliata l’applicazione di impacchi con buste di ghiaccio avvolte in un piccolo asciugamano morbido, il tutto allo scopo di minimizzare eventuale ematoma e gonfiore.

Dolore

L’eventuale dolore è facilmente controllabile con i comuni analgesici mentre sarà premura del dentista prescrivere antibiotici solo se si riscontra un principio di infezione (per dovere di completezza aggiungiamo che alcuni dentisti preferiscono operare il paziente che è già sotto copertura antibiotica da un paio di giorni).

Emorragia

In caso di emorragia, basterà comprimere delicatamente la parte interessata con una garza sterile inumidita. Se l’emorragia non si dovesse arrestare dopo qualche minuto è opportuno contattare immediatamente il medico e non effettuare nessun tipo di risciacquo.

Rimozione delle suture

Le suture saranno rimosse dopo circa 1 o 2 settimane dall’intervento chirurgico per la cura della recessione gengivale ed in base al tipo di tecnica utilizzata. Fino a questo momento il paziente dovrà astenersi dal praticare le consuete manovre di igiene orale quotidiana. Medicamenti topici come il collutorio alla clorexidina aiuteranno nella disinfezione della zona interessata.

Igiene orale dopo l’intervento

Dopo la rimozione delle suture bisogna prestare la massima diligenza nel ricominciare ad utilizzare lo spazzolino da denti che dovrà essere il più morbido possibile per non causare traumi.
I risultati, anche estetici, posso essere apprezzati già a partire dal secondo mese dopo l’operazione chirurgica anche se è necessario più tempo per quelli definitivi.

La cura della recessione gengivale minimizza le possibilità di perdita dei denti !!!

Come e pechè i nostri denti si scoprono dalla base gengivale? Colletti Scoperti

La parodontologia definisce la recessione gengivale, detta anche ed impropriamente “gengive ritirate” come lo spostamento verso il margine apicale del tessuto gengivale che normalmente circonda il colletto del dente.

In parole più semplici si riscontra recessione gengivale quando: nell’arcata inferiore le gengive si spostano verso il basso mentre nell’arcata superiore si spostano verso l’alto.

Le gengive ritirate scoprono il cemento radicolare del dente naturale ed espongono quest’ultimo a maggiore sensibilità dentinale oltre che permettere ai batteri della placca di poter attaccare una zona del dente meno resistente dello smalto rendendo più frequenti i casi di carie, e pulpite.

Per coloro che hanno corone in metallo ceramica, montate o meno su impianti dentali, la recessione gengivale lascia scoperta la parte del manufatto in cui non vi è la copertura della ceramica quindi diventa visibile la struttura in metallo, di solito scura, creando non pochi problemi estetici.

Cause recessione gengivale

Individuare con esattezza le cause della recessione gengivale può rivelarsi un compito molto arduo poiché, in alcuni casi, il problema delle gengive può essere dato da più fattori sinergici e, allo stesso tempo, ciò che si pensa esserne la causa potrebbe, invece, essere l’effetto.

Prendiamo ad esempio la parodontite ovvero la malattia che colpisce gli apparati di sostegno del dente (legamento parodontale, osso alveolare e gengiva): essa potrebbe senz’altro essere la causa della recessione gengivale ma potrebbe essersi sviluppata a ridosso di un determinato dente o più denti poiché le gengive di questi ultimi erano già compromesse quindi non perfettamente aderenti al colletto degli elementi dentali lasciando quindi spazio alla placca e permettendole così di infiltrarsi nel solco gengivale e creare le tasche gengivali da cui la parodontite profonda.

Avendo già trattato le cause della recessione gengivale legate alla carente igiene orale quali la gengivite e la parodontite, vediamo insieme quali altre situazione sono in grado influire o determinare la recessione gengivale:

Spazzolamento troppo energico

L’uso scorretto dello spazzolino da denti, invece che essere lo strumento con il quale mantenere la pulizia e la salute dei nostri denti, se usato malamente, può diventare l’arma che rovina le nostre gengive.

Le gengive maggiormente soggette al danno derivante dallo spazzolamento troppo energico sono quelle che ricoprono le superfici vestibolari dei canini e dei premolari a causa della loro posizione facilmente raggiungibile.

La situazione peggiora se, oltre all’eccessiva pressione e sfregamento esercitati, le gengive risultano particolarmente sottili per natura.

Protesi o otturazioni inadeguate

Può capitare che, allo scopo di ricostruire la corona del dente distrutta da una carie molto vasta o incapsulando un dente, la protesi o manufatto che si utilizza sia leggermente imperfetta o poiché preme sui tessuti irritando le gengive o perché favorisce il deposito di placca anch’esso causa di infiammazione gengivale.

I restauri protesici inadeguati rientrano trai i fattori iatrogeni ovvero complicanze dovute a trattamenti medici, conseguenti ad una terapia medica o, in questo caso, odontoiatrica.

Piercing ed oggetti tenuti in bocca

Con il diffondersi della moda del piercing alle labbra della bocca, aumentano anche i casi di gengive ritirate a causa del continuo sfregamento tra il piercing e le gengive stesse.

Anche l’abitudine di tenere penne o matite in bocca, oltre ad essere poco igienico, può causare problemi alle nostre gengive

Età

Con l’avanzare dell’età i problemi di salute aumentano ed anche quelli legati alle gengive non sono da meno. In particolare, in soggetti che hanno superato i settanta, le gengive non sono più così aderenti al colletto del dente come lo erano in passato quindi è necessaria una maggiore attenzione ed una pulizia più approfondita per evitare che micro frammenti di cibo possano infiltrarsi nel solco gengivale, infiammare le gengive e causarne la recessione.

Sintomi

I sintomi della recessione gengivale passano spesso “sottogamba” poiché non sono tali da provocare dolore o particolari fastidi ai soggetti che ne soffrono ma non per questo le gengive ritirate devo essere considerate come un problema di poco conto poiché, ricordiamo, che la loro compromissione può portare alla mobilità dentale ed alla perdita dei denti.

Denti allungati

A causa della recessione gengivale i denti di chi ne soffre sembrano essere diventati più lunghi “sindrome dei denti allungati”.

In realtà i denti sono sempre della stessa lunghezza ma, la porzione di gengiva che si è spostata verso la radice del dente ha lasciato scoperto il colletto e parte del cemento radicolare a seconda della gravità della recessione stessa quindi la parte dell’elemento dentale visibile è aumentata.

Anche lo spazio interdentale sembra essere aumentato a causa della recessione gengivale poiché è venuta meno la parte di tessuto detta papilla che si trova proprio fra un dente e l’altro.

Colore dei denti

Come conseguenza delle gengive ritirare, si registra anche l’apparente cambiamento del colore dei denti.

In realtà, quando le gengive si ritirano lasciano scoperta una porzione di radice che, notoriamente, è caratterizzata da un colore più tendente al giallo rispetto al naturale colore bianco dello smalto della corona.

Il cambiamento del colore della base della corona potrebbe essere dovuto anche dall’eccessiva presenza di tartaro stratificato.

Sanguinamento delle gengive

L’infiammazione dei tessuti molli può portare al sanguinamento delle gengive specialmente durante le manovre di igiene orale quotidiana.

Ipersensibilità dentale

Quando le gengive si ritirano, una parte del cemento radicolare rimane scoperto quindi soggetto stimoli termici come il caldo od il freddo dovuto a cibi o bevande.

Alitosi

Se la recessione gengivale è causata da parodontite, la quale a sua volta presenta tasche gengivali piene di materiale in decomposizione e purulento, il soggetto colpito denuncia una più o meno marcata alitosi e l’alterazione del senso del gusto.

Classificazione di Miller

Esiste una vera e propria classificazione della recessione gengivale approntata dal Dr Preston D. Miller nel 1985 ed a cui la maggior parte degli odontoiatri si rifà per determinare il grado di recesso durante la diagnosi e studiare la corretta terapia.

  • Classe 1:
    La recessione gengivale non si estende oltre la linea di giunzione mucogengivale, non si registra perdita di osso alveolare ne di tessuto interprossimale;
  • Classe 2:
    La recessione si estende oltre la linea di giunzione mucogengivale ma non vi è perdita di tessuto molle ne di osso;
  • Classe 3:
    Recessione che si estende oltre la linea di giunzione mucogengivale e si registra anche la perdita di tessuto molle e/o osso;
  • Classe 4:
    La recessione gengivale supera abbondantemente la linea di giunzione mucogengivale ed il tessuto interdentale è fortemente mancante.

In base a quanto stabilito dal Dr. Preston Miller e dalla letteratura odontoiatrica, solo nei casi di gengive ritirate appartenenti alla prima e seconda classe è possibile ottenere la completa ricopertura del cemento radicolare esposto.

Terapie

Individuare la più corretta cura della recessione gengivale dipende, fondamentalmente, dal grado di recessione a cui il dentista si trova davanti e dal tipo di gengiva.

In altre parole il medico deve valutare di quanto le gengive si sono ritirate, lo spessore di queste ultime ed anche il grado di cheratinizzazione che le contraddistingue.

Fondamentalmente il rimedio principale per la recessione gengivale consiste nell’intervento chirurgico che può essere ad un lembo, a due oppure una sorta di commistione delle due tecniche di chirurgia parodontale.

Implantologia Zigomatica – Impianti dentali Zigomatici prezzi costi

Implantologia Zigomatica – Impianti dentali Zigomatici

ALTERNATIVA ALL’INNESTO D’OSSO  – ALTERNATIVA AL RIALZO DEL SENO MASCELLARE

LA MANCANZA D’OSSO OGGI PER NOI, NON RAPPRESENTA PIU’ UNO OSTACOLO NELL’OTTENIMENTO DEI DENTI FISSI

Sei vittima di un intervento sbagliato ai denti o hai paura del dentista?

Anche tu puoi tornare a mangiare, a sorridere, a sentirti a tuo agio quando sei in compagnia… a toglierti quel pensiero enorme dalla testa e quel fastidio a volte insopportabile dalla tua bocca.

Siamo in grado di risolvere casi che appaiono irrisolvibili ed aiutare chi ha poco osso, chi ha inserito impianti all’estero, chi si è affidato a dentisti inesperti ed ha peggiorato una situazione già delicata.

Se dopo la visita, come spesso accade, saremo in grado di ridarti il sorriso, allora ti offriremo anche una garanzia di 5 anni sulle protesi, oltre ad una garanzia di ben 10 anni sugli impianti.

Partiamo con il sapere: Che cos e’ l’osso zigomatico? Dove praticamente viene inserito l’impianto zigomatico.

L’osso zigomatico è un osso pari di forma quadrangolare che si trova lateralmente al mascellare, al di sotto dell’osso frontale, al davanti del temporale e della grande ala dello sfenoide. Riunendosi con il processo zigomatico dell’osso temporale forma l’arcata zigomatica che rappresenta un ponte di connessione tra la scatola cranica e il massiccio faciale. Presenta due facce, quattro margini (due superiori e due inferiori) e quattro angoli.
La faccia laterale o malare è liscia e convessa.
La faccia mediale o temporale è concava e concorre a delimitare le fosse temporale e infratemporale.
Il margine antero-inferiore si articola con il processo zigomatico dell’osso mascellare.
Il margine postero-inferiore si fa ascendente in dietro per continuare con il margine inferiore del processo zigomatico del temporale.
Il margine antero-superiore od orbitario, concavo e smusso, delimita lateralmente e inferiormente l’apertura anteriore dell’orbita; da esso si distacca una lamella, il processo fronto-sfenoidale che si dirige posteriormente per articolarsi con le ossa frontale, sfenoidale e mascellare. La superficie interna, concava, di questa lamella rappresenta la faccia orbitaria dell’osso zigomatico che entra a far parte della parete laterale dell’orbita; la superficie esterna rappresenta invece la faccia temporale.
Il margine postero-superiore o temporale dell’osso zigomatico è incurvato a S e delimita la fossa temporale, dando anche attacco all’aponeurosi temporale; nella sua parte postero inferiore esso si pone in giunzione con il processo zigomatico dell’osso temporale.
Dei quattro angoli, quello superiore rappresenta un punto articolare per l’osso frontale.
L’osso è attraversato da un canale a forma di Y in cui decorre il nervo zigomatico. Il canale ha inizio in corrispondenza del foro zigomatico-orbitario che si trova nella faccia orbitaria dell’osso e si biforca quindi in due rami di cui uno si apre sulla faccia malare con il foro zigomatico-faciale, l’altro sulla faccia temporale con il foro zigomatico-temporale.

La mascella superiore esterno vista
1 – processo frontale;
2 – lacrimale gola;
3 – superficie orbitale;
4 – infraorbitale solco;
5 – margine infraorbitale;
6 – tubercolo mascellare;
7 – forame infraorbitale;
8 – processo zigomatico;
9 – aperture alveolari;
10 – fang fossa;
11 – elevazione alveolare

Negli ultimi tempi l’odontoiatria, come d’altronde tutta la medicina, si impegnando sempre di più nella ricerca di nuove tecniche, sempre meno invasive. In particolar modo l’implantologia sta utilizzando sempre di più gli innovativi impianti zigomatici, in particolar modo in quei casi in cui la zona mascellare presenta ridotto spessore osseo. In particolar modo questa tecnica viene vivamente consigliata, quando il paziente soffre di atrofia mascellare ossia non dispone di abbastanza osso per favorire l’inserimento di un normale impianto.

Bisogna però essere attenti che si soffra di atrofia mascellare grave, altrimenti anche questa tecnica sarà vana! Si tratta di una tecnica che è stata messa a punto per la prima volta in Svezia negli anni Ottanta.

  • In realtà quando vi è poco osso, possono crearsi due situazioni:
    – L’innesto dell’osso, il quale viene prelevato da un altro punto del corpo e impiantato nella zona mascellare;
    – l’inserimento di un impianto zigomatico.

La scelta di un impianto zigomatico comporta numerosi vantaggi tra cui:

IMPLANTOLOGIA ZIGOMATICA IMPIANTI DENTALI ZIGOMATICIQuello di riabilitare in modo sistematico e fisso l’arcata in cui vi è una carenza di osso. Il tutto avviene in modo immediato, infatti, il paziente nell’arco delle 24, massimo 48 ore avrà i suoi denti fissi. Evitando cosi degli interventi molto complessi e per nulla sicuro come quello dell’innesto osseo. Questa tipologia di intervento deve essere effettuato sotto anestesia generale, quindi solo ed esclusivamente in strutture ben organizzate, protette e a norma di legge. Prima di tuto si provvede ad un posizionamento degli impianti, il tutto dura circa due ore, in seguito, si procede al posizionamento della protesi fissa avvitata sugli impianti. Ovviamente subito dopo l’intervento, il paziente subirà un edema e un fastidioso dolore che sarà però gestibile con l’assunzione di antidolorifici e comuni antinfiammatori. Dopo questo trattamento anche l’aspetto estetico del paziente migliorerà, in quanto oltre a compensare i denti mancanti questa tipologia di impianto, permette di ripristinare la gengiva e l’osso che risultava assente, dando cosi tessuto ai tessuti molli del viso e riempiendoli!

  • TEMPI 24/48 ORE
  • PREZZO DAI 13/16 MILA EURODIPENDE DALLA CONDIZIONE DELL’OSSO E DALLA TECNICA

INTERVENTO A CARICO IMMEDIATO DENTI FISSI 24 ORE ZIGOMATICI

Implantologia senza osso tecnica dello Split Crest

ALTERNATIVE ALL’INNESTO OSSEO E AL RIALZO DEL SENO MASCELLARE

Espansione ossea per l’inserimento di impianti dentali

Per l’inserimento di impianti dentali è fondamentale che il paziente presenti sufficiente materia ossea nella mascella.
Tuttavia, la caduta dei denti o la loro perdita dovuta a un trauma, una parodontite profonda o una carie mal curata, provoca sempre un importante riassorbimento osseo che, a sua volta, modifica il profilo delle creste mascellari.
Questa atrofia ossea è poi un problema che si presenta quando il paziente desidera avvalersi di una protesi fissa su impianti dentali. Occorre, dunque, praticare un intervento di rigenerazione ossea pre-protesica per inserire impianti di calibro e lunghezza adeguati al carico masticatorio da sopportare EVITANDO INNESTI E RIALZI D’OSSA MASCELLARE

Tale rigenerazione consiste in una espansione controllata dell’osso mascellare ottenibile tramite una tecnica denominata split crest. Essa consiste nel separare chirurgicamente le zone corticali -vestibolare e palatina- dell’osso mascellare con spostamento in avanti della vestibolare. Si tratta in pratica di una frattura ossea controllata. Nello spazio ottenuto vengono inseriti impianti dentali endossei con innesto di tessuto osseo omologo (proprio del paziente), eterologo e collagene.

Oltre a questa tecnica per riabilitare l’intera arcate dentale di un paziente senza osso per evitare che quest’ultimo si debba sottoporrea a rialzi o innesti d’osso mascellare, viene eseguita nella parte posteriore della bocca, dove si è sprovvisti di osso, l’inserimento di due impianti dentali Pterigoidei, che serviranno a realizzare i pilstri posteriori, dove poggera’ la protesi dentale fissa definitiva, per sopportare le foture forze di masticazione.

AL TERMINE DELL’INTERVENTO IL NOSTRO PAZIENTE SENZA OSSO E’ STATO RIABILITATO CON 6 IMPIANTI DENTALI NEL PREMAXILLA E 2 PTERIGOIDEI IN ZONA POSTERIORE SPROVVISTA DI OSSO, CON QUESTA TECNICA ABBIAMO DATO AL PAZIENTE TRA 4/6 MESI LA POSSIBILITA’ DI TORNARE A SORRIDERE CON DENTI FISSI SENZA ESSERSI SOTTOPOSTO A INNESTI D’OSSO E A RIALZI DEL SENO MASCELLARE, CHE NON AVREBBERO DATO LA CERTEZZA DELLA RIUSCITA DELL’INTERVENTO, QUINDI SENZA GARANZIE,

Questa e’ una delle valide tecniche implantari, che eseguiamo nei nostri centri, per evitare al

paziente, sia gli innesti d’osso, che i rialzi di seno mascellare in mancanza di osso, interventi questi, lunghi, circa 2 anni senza i denti fissi, costosi, perche’ si vanno a sommare all’intervento, dolorosi per il paziente e senza garanzie di successo.

Presso le nostre sedi, se sei un paziente con grave atrofia mascellare e desideri tornare a sorridere, tramite la sicurezza di essere in buone mani, senza paura di sbagliare, contattaci oggi stesso ti dare l’opportunità di eseguire una visita gratuita, oppure potrai inviarci la tua tac cone beam, per una valutazione specialistica senza impegno, evitando in questo modo:

ALTERNATIVA ALL’INNESTO D’OSSO  – ALTERNATIVA AL RIALZO DEL SENO MASCELLARE EVITANDO DI RESTARE 2 ANNI SENZA DENTI

LE NOSTRE TECNICHE ALTERNATIVE PER PAZIENTI SENZA OSSO MASCELLARE

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