Implantologia a carico immediato

Con questa tecnica implantare il paziente può lasciare lo studio dentistico con i nuovi denti in bocca o, al massimo, attendere le 24 ore successive per finire il lavoro.

Il carico immediato permette differenti tipi di riabilitazione, può essere utilizzato per un singolo dente, per un ponte dentale oppure per un’intera arcata od entrambe quando la persona richiedente è completamente senza denti, edentulia completa.

Come si effettua il carico immediato ?

Abbiamo pensato di descrivere nei minimi dettagli tutti i singoli passaggi che caratterizzano l’intervento di implantologia per ottenere i denti nella stessa seduta in cui si inseriscono i perni in titanio.

Consigliamo di approfondire l’argomento con i dentisti a cui chiederete il preventivo dei costi.

Fase 1: Verifica della quantità ossea

La condizione necessaria e sufficiente per poter eseguire il posizionamento della protesi sugli impianti nella stessa seduta è la giusta quantità di osso a disposizione dell’implantologo.

Se tale quantità manca è necessario ricrearla con interventi come il rialzo del seno mascellare oppure innesti di materiale osteoinduttivo (che favorisce la formazione di nuovo osso).

Per verificare lo stato dei mascellari, il dentista sottopone il candidato ad un esame volumetrico tridimensionale chiamato Tomografia Computerizzata 3D od anche Dentalscan Cone Beam 3D

Fase 2: estrazione dei denti residui

Dopo aver somministrato l’anestesia locale, l’intervento inizia subito con l’estrazione degli ultimi elementi dentali presenti nel cavo orale seguita dalla bonifica di tutta la bocca.

E’ necessario eliminare i residui di materiale infetto ad esempio se i denti naturali sono molto cariati oppure affetti da parodontite.

In quest’ultimo caso, il dentista provvede ad asportare anche parti di tessuto molle, gengiva, che potrebbe veicolare nuova infezione alle viti.

Fase 3: presa delle impronte

Una volta risanata tutta la bocca, è il momento della presa delle impronte dentali con particolare riferimento alle altezze per il calcolo della quantità di gengiva finta e della misura dei denti protesici.

Se i mascellari e le gengive sono in buone condizioni, la flangia finta rosa non è necessaria.

Con le impronte, l’odontotecnico può cominciare subito la costruzione della protesi fissa in modo che sia pronta una volta terminata la fase implantologica vera e propria.

Fase 4: inserimento degli impianti per il carico immediato

Questo è il momento più importante di tutta la procedura implantologica poiché l’odontoiatra comincia a perforare l’osso con frese via via di misura maggiore fino ad arrivare a quella propria della vite che si deve utilizzare.

Finita la preparazione dell’osso ricevente, inizia l’avvitamento dell’impianto che può essere fatto attraverso un avvitatore motorizzato e collegato ad un misuratore elettronico della forza oppure con uno strumento manuale con tacche chiamato cricchetto o torque.

Indipendentemente dalla modalità di inserimento scelta, il successo del carico immediato si realizza solo se il dentista può avvitare l’impianto con una forza pari o superiore a 35 Nm (Newton metri) a volte si utilizza la sigla Ncm (Newton per centimetro).

Sotto tale misura gli impianti non avrebbero la stabilità necessaria per supportare la protesi durante la masticazione e tutta la riabilitazione implanto-protesica fallirebbe.

L’alternativa è quella di adottare fin da subito il carico differito.

Una volta che gli impianti sono in sede, il medico e l’odontotecnico prendono nuovamente le impronte per trasferire sulla protesi la posizione degli impianti e creare i fori in cui andranno inserite le viti di fissaggio della protesi.

Fase 5: posizionamento della protesi

Tutto è pronto, il paziente può finalmente ricevere i nuovi denti che saranno avvitata agli impianti immediatamente.

L’ultimo step è quello di controllare il bilanciamento dell’occlusione.

Con una strisciolina di carta colorata tra le due arcate, il medico chiede di aprire e chiudere la bocca.

Se ci sono punti di precontatto, essi si colorano ed il dentista può smussarli con il trapano a turbina.

Vantaggi dell’implantologia a carico immediato

I tempi di realizzazione dei lavori sono estremamente ridotti. Si ottengono i denti subito od entro, al massimo 24, 48 ore;

riduzione dello stress operatorio e post operatorio per la persona che affronta l’intervento che esce dallo studio del dentista con i nuovi denti già in bocca e perfettamente funzionanti;

Il paziente non è costretto a lunghi periodi di disagio sociale e funzionale a causa della mancanza degli elementi dentali;

inserire gli impianti e posizionare la protesi in un’unica volta, permette la riduzione dei costi poiché si concentra tutto il lavoro in una sola seduta oltre a quelle successive di controllo.

Questo implica meno appuntamenti, meno anestesia, meno assistenza da parte dell’odontoiatra (assistenti), meno esami radiologici per verificare il grado di osteointegrazione ed il tutto determina una diminuzione del prezzo per il paziente.

Nessuna attesa per i tempi di osteointegrazione in cui è necessario portare una protesi mobile totale (dentiera) per poter mangiare e parlare correttamente sentendosi a disagio.

Comportamenti da tenere dopo l’intervento

Nei primi 20 giorni l’implantologo prescrive l’utilizzo di un collutorio alla clorexidina allo 0,2% da utilizzare almeno una volta al giorno per risciacqui dopo aver pulito i denti.

Lo scopo della clorexidina è quello di disinfettare le ferite delle gengive e di abbattere la percentuale di batteri che potrebbero dar luogo ad infezione.

Spazzolare la protesi caricata immediatamente come si faceva con i denti naturali quindi con uno spazzolino a setole medie o morbide e dentifricio.

L’acquisto di un idropulsore è vivamente consigliato specialmente poiché gli ultimi modelli hanno un’ottima pressione e capacità di rimuovere i resti di cibo rimasti tra la le gengive e il manufatto protesico.

Per le prime 3 settimane è consigliato non far uso di filo interdentale e scovolino poiché si corre il rischio di strappare i punti di sutura

Subito dopo l’intervento è bene scegliere un’alimentazione che prediliga cibi morbidi;

Ogni 3 mesi è necessario recarsi presso la clinica odontoiatrica per effettuare il controllo e, se necessaria, anche la pulizia della protesi fissa. Successivamente, la frequenza delle visite può essere portata a 2 volte all’anno.

Carico immediato post-estrazione

Le viti in titanio possono essere inserite immediatamente dopo l’estrazione dei denti naturali o parti di essi.

Si tratta di impianti post-estrazione progettati appositamente per essere inseriti subito dopo l’estrazione del dente. La superficie porosa di tali perni favorisce l’integrazione con l’osso.

Gli impianti post-estrazione garantiscono, da subito, la stabilità necessaria per contrastare i carichi masticatori.

Controindicazioni

Fino a qualche anno fa, alcune malattie sistemiche come il diabete e l’osteoporosi erano viste come delle serie controindicazioni all’implantologia soprattutto a causa dei medicinali assunti per tenerle sotto controllo. Pensiamo, ad esempio, a chi è in cura con corticoidi e bifosfonati.

Oggi anche chi soffre di tali patologie ha la possibilità di ottenere i nuovi denti subito, è necessario affrontare l’argomento con il dentista scelto per trovare la giusta strada ed arrivare all’esito desiderato.

Il candidato ideale

Il candidato ideale è la persona in buona salute, con un quantità di osso mandibolare o mascellare sufficiente a garantire la stabilità immediata dell’impianto (si parla di 35 o 40 Nm – Newton Metri), non fumatore, non affetto da patologie che abbassano le difese del nostro corpo (HIV), non in cura con radiofrequenza.

Chi NON può sottoporsi al carico immediato ?

Fondamentalmente ci sono poche caratteristiche che il clinico deve confermare per poter procedere ovvero:

  • i bambini e gli adolescenti non possono essere trattati poiché non hanno ancora completato lo sviluppo;
  • le persone con mascellari molto atrofizzati devono preventivamente sottoporsi al reintegro con innesti di materiale biocompatibile;
  • Chi soffre di bruxismo (digrignamento dei denti durante il giorno o la notte) deve prima risolvere il problema con speciali bite da portare di notte altrimenti i continui micromovimenti non permetterebbero la corretta guarigione;
  • Le gravi malocclusioni devono prima essere affrontate dal punto di vista ortodontico e solo dopo si può procedere con l’implantologia.
  • Diciamo subito che la procedura implantologica descritta in questo articolo rappresenta un metodo di lavoro non un prodotto come un impianto oppure la ceramica per i denti protesici quindi non ha un prezzo a se stante.Esistono, invece, offerte complete di riabilitazione per un solo dente fino ad entrambi le arcate.

Le tecniche dentali ormai passate, come funzionavano?

Gli impianti dentali sottoperiostei (Sub-Periostal) entrano di diritto in un ipotetico libro sulla storia dell’implantologia, insieme alle varie tecniche implantologiche ed i differenti tipi di impianti dentali utilizzati finora allo scopo di ripristinare la corretta masticazione, occlusione ed estetica di quei pazienti che hanno perso tutti i denti oppure solo alcuni di essi..

Ogni riabilitazione implanto-protesica che si rispetti è preceduta dalla valutazione obiettiva della situazione della bocca del paziente completata dalla documentazione fornita dagli esami radiologi.

Dall’accurata anamnesi, il dentista può studiare la situazione migliore per il caso in esame e prospettarla al paziente.

Quando la valutazione dei denti, delle gengive e, soprattutto delle ossa mascellari (mandibola e mascella) indica una scarsissima quantità e qualità di osso presente ovvero non c’è più cresta ossea sufficiente per procedere all’inserimento degli impianti dentali in titanio osteointegrati, una delle vie percorribili è quella di adottare impianti sottoperiostei, che hanno come principale caratteristica quella di non dover essere inseriti nell’osso bensì vengono appoggiati ad esso appena sotto il periostio (quella speciale membrana che circonda le ossa).

Posizionamento degli impianti sottoperiostei

Prima del posizionamento degli impianti dentali sottoperiostei, è necessario sottoporre il paziente ad un accurato esame radiologico (Tomografia Computerizzata tridimensionale) per rilevare la conformazione dei mascellari.

La scansione viene poi inviata al computer che pilota una speciale fresatrice che funziona con tecnologia CAD/CAM dentale la quale realizza fattivamente l’impianto sottoperiosteo (ma sarebbe meglio chiamarlo griglia) con precisione micro-millimetrica.

Allo steso tempo, si realizza anche la protesi fissa che dovrà essere posizionata nella stessa seduta in cui si effettua l’implantazione.

Anestesia locale

A questo punto, tutto il materiale è pronto ed il dentista o l’implantologo può chiamare il paziente in studio e cominciare la seduta con la somministrazione dell’anestesia locale.

Scollamento delle gengive

Il clinico utilizza il bisturi per incidere le gengive e scollarle dall’osso.

Inserimento degli impianti sottoperiostei

Con l’osso perfettamente separato dai tessuti molli, il dentista può fissare gli impianti dentali sottoperiostei all’osso mascellare, riunire i lembi creati e suturare.

Connessione della protesi agli impianti dentali

Dagli impianti già posizionati sotto la gengiva spuntano dei monconi ai quali va fissata la protesi preventivamente realizzata. In altre parole, il paziente lascia lo studio del dentista con i nuovi denti in bocca.

La connessione immediata della protesi fissa agli impianti sottoperiostei (potremmo azzardare il termine “a carico immediato” anche se, in verità, si riferisce a tutt’altra tecnica) ed il suo normale utilizzo da parte del paziente, stimolare l’organismo alla formazione di quella speciale fibrosi che incorporerà definitivamente la struttura adagiata all’osso rendendola definitivamente stabile.

Per dovere di completezza, dobbiamo aggiungere che sia gli impianti dentali sottoperiostei che l’implantologia iuxtaossea che li utilizza sono caduti in desuetudine dopo il miglioramento degli impianti osteointegrati, delle tecniche implantologiche per il loro inserimento (vedi ad esempio l’implantologia computer guidata e quella a carico immediato) nonché tutte le procedure per sopperire alla scarsa quantità di osso utilizzabile (innesti ossei e rialzo del seno).

Concludendo

Oggi gli impianti sottoperiostei non sono (quasi) più utilizzati da nessun dentista e se provate a chiedere informazioni a riguardo nei molti forum presenti in rete, vi renderete conto che l’unanime consiglio sarà quello di rivolgervi all’implantologia osteointegrata per ottenere risultati più predicibili e duraturi nel tempo.

Nel passato, quali impianti si utilizzavano quando l’osso del paziente presentava scarso spessore

Gli impianti dentali a lama (detti anche endossei a lama), erano utilizzati quando l’osso del paziente presentava scarso spessore ma sufficiente profondità (mandibola atrofica che ricorda la lama di un coltello).

Sono formati da una fixture in metallo piatta che veniva inserita nei mascellari e da staffe che emergevano dalla gengiva alle quali era collegata la protesi fissa.

Negli anni

Sviluppati dal Dr. Leonard Linkow negli anni ’70, furono impiegati con moderato successo negli anni a venire per poi essere definitivamente messi da parte.

Motivi della dismissione:

  • elevata specializzazione chirurgica necessaria per il posizionamento;
  • mancanza di osteointegrazione;
  • elevata mobilità dell’intera struttura;
  • notevoli complicazioni post-inserimento;
  • scarsa predicibilità;

Oggi

Se i mascellari del paziente sono caratterizzati da  spessore insufficiente, oggi, è possibile intervenire con la chirurgia pre-implantare.

Attraverso gli innesti ossei ed il rialzo del seno,  è possibile ricreare la quantità di osso necessaria per l’inserimento delle viti metalliche e completare il tutto con la protesi.

La quantità  di tessuto duro a disposizione dell’implantologo può essere misurata in modo assai preciso sottoponendo il paziente ad esami radiologici con la Tomografia Computerizzata Dentalscan Cone Beam 3D

Il risultato di tale indagine è oggettiva e non opinabile. In altre parole, l’esame tridimensionale o volumetrico che dir si voglia, non lascia spazio ad interpretazioni: o l’osso c’è e viene rilevato dalle radiografie oppure si aggiunge artificialmente.

Tra i tipi di impianti visti finora, quelli maggiormente utilizzati, al momento della stesura di quest’articolo sono quelli in titanio osteointegrati nei mascellari (mandibola e mascella).

Pur appartenendo ormai alla storia dell’implantologia, abbiamo ugualmente voluto occuparci di questa metodica per la riabilitazione delle arcate dentali edentule (senza denti) poiché è un argomento ancora molto dibattuto.

Ricordiamo ai nostri lettori che le informazioni di odontoiatria riportate su questo sito hanno solo scopo informativo.

Consigliamo, tuttavia, alle persone che hanno ricevuto una proposta riabilitativa che fa uso di metodiche datate, di recarsi anche da altri professionisti dell’implantologia.

La salute, anche dei denti, deve sempre essere messa al primo posto altrimenti si rischia di affrontare interventi abbastanza invasivi e costosi per poi scoprire di dover rifare tutto il lavoro.

Vantaggi e svantaggi degli impianti dentali in ceramica

Gli impianti dentali in ceramica apparsi ultimamente sul mercato sono stati portati all’attenzione degli addetti all’implantologia e del pubblico come alternativi agli impianti dentali in titanio, sarebbero caratterizzati da una maggiore biocompatibilità rispetto a questi ultimi poiché realizzati in biossido di zirconio e sono di colore bianco quindi più simili al colore naturale dei denti.

Premesso che non esiste ancora una documentazione scientifica degli impianti dentali in ceramica paragonabile a quella degli omologhi in titanio, ci sentiamo ugualmente di evidenziarne alcuni pregi e difetti sulla base dei riscontri fatti dai dentisti che li hanno utilizzati e che hanno pubblicato le loro opinioni in merito.

Vantaggi degli impianti dentali in ceramica

  • Sarebbero caratterizzati da una maggiore tollerabilità biologica dovuta al biossido di zirconio utilizzato per la loro produzione anche se, di intolleranza al titanio usato in odontoiatria non c’è un’effettiva documentazione;
  • Gli impianti in ceramica sono bianchi quindi hanno un colore simile a quello della radice naturale del dente. Anche questa caratteristica ha poco senso poiché, come sappiamo, gli impianti dentali vanno inseriti all’interno dell’osso e quindi non si vedono (potrebbero essere anche azzurri o verdi che non si noterebbe al differenza);
  • Hanno un’ottima stabilità anche se non si conosce la durata nel tempo (oltre i 10 anni dall’inserimento).

Svantaggi

  • Hanno costi di produzione maggiori;
  • Non è possibile utilizzarli per l’implantologia a carico immediato;
  • Hanno tempi di osteointegrazione maggiori rispetto a quelli in titanio;
  • Per garantire una maggiore stabilità, gli impianti in ceramica sono prodotti prevalentemente in un unico pezzo (vite ed abutment – moncone – uniti insieme). Questa caratteristica implica che per una minima personalizzazione il clinico è costretto ad agire sul moncone stesso rendendolo più fragile;
  • In fase di studio, all’implantologo non è consentito l’utilizzo di abutment angolati come spesso si utilizzano nell’implantologia ALL-ON-4;
  • Anche quando è possibile adoperare impianti in ceramica con moncone separato, non ci sono studi che ne garantiscono il corretto comportamento a lungo termine (si parla del collegamento tra la protesi fissa e l’impianto).

I maggiori produttori di impianti dentali, tuttavia, continuano ad investire ingenti quantità di denaro per arrivare ad eliminare gli inconvenienti che oggi caratterizzano gli impianti in ceramica poiché il biossido di zirconio sta riscuotendo il meritato successo in altri ambiti della medicina e questo lascia presupporre che la domanda di questo tipo di impianti dentali, in futuro, crescerà.

Vista la piccola nicchia di mercato che oggi occupano gli impianti dentali in ceramica, non vorremmo che il lettore fosse portato a paragonarne l’evoluzione e la sparizione a quanto successo agli impianti a lama o pterigoidei/iuxtaossei.

Tecnica implantare utilizzata, per lo più, negli anni ’60 e ‘70

L’implantologia iuxtaossea, detta anche iuxtaendo, è una tecnica implantare utilizzata, per lo più, negli anni ’60 e ‘70 che prevede il posizionamento di un unico impianto (meglio detto griglia) in titanio tra l’osso mascellare ed il suo rivestimento, il periostio (ecco perché è chiamata anche implantologia sottoperiostea).

Descriviamo questa tecnica implantologica al solo scopo informativo poichè, lo ricordiamo, è stata quasi del tutto abbandonata a favore dell’implantologia osteointegrata.

L’intervento di implantologia iuxtaossea

L’intervento di implantologia iuxtaossea è un intervento molto invasivo dal punto di vista chirurgico poiché il dentista, dopo aver somministrato al paziente l’anestesia (meglio la sedazione antalgica, farmacologica tipo sedazione cosciente in vena oppure con protossido d’azoto ) deve adoperare il bisturi per procedere allo scollamento delle gengive dall’osso sottostante per prendere le impronte del mascellare (mandibola o mascella che sia) sul quale dovrà essere sagomato alla perfezione l’impianto o meglio, la griglia in titanio.

Prese le impronte, l’intervento termina con la sutura dell’ampio lembo creato.

Oltre che delle impronte, che non sono impronte dentali bensì ossee, il medico ed il laboratorio che realizza il manufatto si avvalgono di esami radiologici per la realizzazione di un modello stereo litografico ovvero viene ricreato, in laboratorio, un modello che riproduce fedelmente i mascellari del paziente e sul quale progettare e realizzare la griglia che servirà a ritenere la nuova protesi fissa.

Una volta preparata la griglia e la protesi fissa con i nuovi denti, il paziente viene richiamato in studio per la seconda e definitiva fase che caratterizza l’implantologia iuxtaossea. Sempre sotto anestesia antalgica, il chirurgo procede a scollare nuovamente le gengive dall’osso mascellare per ancorare a quest’ultimo la griglia in titanio.

Dalle gengive riposizionate e suturate, emergeranno dei prolungamenti in titanio che servono ad ancorare la protesi fissa (ancoraggio effettuato nella stessa seduta).

Per completezza dobbiamo dire che alcuni medici hanno realizzato una sorta di commistione tra l’implantologia iuxtaossea e quella endossea ovvero hanno prima inserito alcuni speciali impianti nell’osso che poi sono stati elettrosaldati alla griglia posizionata sotto il periostio.

Il candidato ideale

In termini puramente teorici, possiamo dire che il candidato ideale per questo tipo di implantologia è il paziente che presenta una ridottissima quantità di osso di qualità molto scadente (si parla di creste mascellari atrofiche) da non permette l’utilizzo di impianti dentali osteointegrati e che, per varie ragioni, non vuole o non può sottoporsi all’intervento per incremento osseo.

Alcuni clinici però, sono contrari a questa definizione poiché oggi, con le tecniche a disposizione dell’implantologia, è virtualmente possibile inserire gli impianti dentali osteointegrati, praticamente, a tutti, con un’alta percentuale di successo e senza interventi chirurgici così invasivi come la chirurgia iuxtaossea richiede.

Svantaggi rispetto alle nuove tecniche

Quasi tutti i dentisti ed odontoiatri oggi hanno abbandonato l’implantologia iuxtaossea a favore di quello endossea o osteointegrata ed anche i produttori di impianti dentali non sono interessati ad approfondire tale tecnica poiché presenta numerosi svantaggi che la rendono obsoleta e facilmente sostituibile. Vediamo quali sono i principali svantaggi:

  • Necessita di due interventi chirurgici molto invasivi;
  • Bassa predicibilità circa la riuscita dell’intervento;
  • Scarsi risultati nel lungo periodo (oltre i 5 anni);

Aumento delle possibilità di perimplantite che colonizza tutta la griglia quindi con una diffusione molto rapida ed estesa.

Valutata la debita differenza tra implantologia iuxtaossea e osteointegrata, oggi si pratica, quasi ed esclusivamente, la seconda che prevede l’inserimento degli impianti direttamente all’interno dell’osso e non sull’osso.

Implantologia dentale a carico immediato solidarizzata

L’implantologia elettrosaldata è la tecnica odontoiatrica attraverso la quale gli impianti dentali endossei in titanio inseriti nella bocca del paziente vengono collegati tra loro (solidarizzati) attraverso un filo anch’esso in titanio elettrosaldato alla parte emergente di ogni impianto (chiamata appunto emergenza).

Attraverso la loro unione, la stabilità di ogni impianti aumentare ed è possibile procedere con il carico immediato ovvero il dentista può collocare immediatamente la protesi (generalmente provvisoria) nella bocca del paziente il quale potrà lasciare lo studio con i nuovi denti perfettamente funzionanti.

Il filo in titanio utilizzato nell’implantologia elettrosaldata ha lo scopo di unire tra loro gli impianti dentali in modo tale da assicurare un’adeguata resistenza al carico masticatorio di ogni singolo elemento grazie “all’aiuto” ricevuto dagli altri elementi attraverso appunto il filo di titanio.

Come ci ricorda l’illustre Prof. Tramonte, la difficoltà di realizzare l’implantologia a carico immediato, cioè garantire un’immediata soluzione estetica e funzionale al problema di endentulia (parziale o totale) è individuabile nelle ottimali condizioni ossee del paziente richieste.

Ma come bisogna procedere se dette condizioni ottimali non sussistono ovvero il dentista si trova di fronte ad un’insufficiente quantità d’osso o se esso non è della giusta qualità (pensiamo alle persone affette da osteoporosi) ?

La risposta potrebbe essere quella che è conveniente cambiare tecnica ed utilizzare l’implantologia a carico differito congiuntamente ad un’integrazione ossea.

Quest’ultima tecnica odontoiatrica però, costringe il paziente ad intraprendere un iter molto più lungo poiché nella prima fase l’odontoiatra inserisce gli impianti dentali e, solo dopo aver atteso alcuni mesi per l’adeguata osteointegrazione, potrà essere montata la protesi dentaria.

Con l’unione di tutti gli impianti dentali attraverso il filo di titanio, invece, è possibile porre in essere il carico immediato facendo risparmiare al paziente tempo, dolore e soldi.

In definitiva, l’implantologia elettrosaldata appare come una delle soluzioni all’apparente possibilità di effettuare il carico immediato ma non tutta la comunità odontoiatrica la pensa alla stessa maniera.

Per dovere di completezza dobbiamo aggiungere alla presente trattazione anche l’opinione di chi non è favorevole all’adozione di questa tecnica implantologica e spiegarne le motivazioni.

Alcuni odontoiatri ritengono (come è possibile leggere sui loro rispettivi siti Internet) che con l’implantologia elettrosaldata:

  • si possano utilizzare impianti non recentissimi quindi privi di quelle caratteristiche che permettono la loro immediata stabilizzazione che, a sua volta, consente il carico immediato;
  • il paziente è esposto ai fumi della saldatura effettuata all’interno del cavo orale;
  • il dentista è costretto ad attuare il carico immediato quando invece sarebbe molto più indicato procedere con l’implantologia a carico differito.

Lo scopo di questo articolo non è quello di stabilire se l’implantologia elettrosaldata sia o meno valida od addirittura migliore di altre procedure implantologiche bensì ci limitiamo a portare il lettore a conoscenza dell’esistenza di questa tecnica ed ad invitare tutti gli interessati ad approfondire l’argomento con il dentista di fiducia e, soprattutto, in base alle reali problematiche da risolvere.

Gli osteoblasti producono il nuovo tessuto osseo attorno all’impianto

La parola stessa “differito” fa pensare a qualcosa che viene posticipato ed infatti nell’implantologia a carico differito la protesi viene agganciata agli impianti dentali solo dopo un determinato periodo di tempo in cui si attende il completamento della loro osteointegrazione ovvero che gli osteoblasti e gli osteoclasti facciano il loro mestiere.

Gli osteoblasti producono il nuovo tessuto osseo attorno all’impianto od agli impianti immobilizzandoli nella posizione in cui sono stati alloggiati e creare così un tutt’uno con essi mentre; gli osteoclasti provvedono ad eliminare i residui prodotti durante la fase chirurgica.

Senza voler ulteriormente scendere in dettagli tecnici ed utilizzare una terminologia poco chiara se non agli addetti ai lavori, possiamo dire che l’odontoiatra ha la possibilità, in base agli esami clinici, di preventivare se gli impianti che devono essere inseriti per sorreggere la protesi sono in grado di supportare subito il carico masticatorio (come accade per il carico immediato) oppure necessitano del periodo di osteointegrazione.

In altre parole se l’impianto dentale inserito non ha da subito la necessaria e sufficiente stabilità per resistere alla forza che normalmente una persona esercita quando mastica allora è necessario attendere prima di installare la protesi.

In linea di massima l’attesa per il paziente è di circa 3 o 4 mesi per l’arcata inferiore (mandibola) e 5 o 6 mesi per quella superiore (mascella).

Durante questo periodo è la stabilità secondaria a crescere ovvero la stabilità garantita dalla quantità d’osso ricreata a che ha circondato l’impianto e che si aggira attorno al 60%. La restante percentuale si otterrà non appena i carichi masticatori andranno a sollecitarne la creazione.

Come si svolge l’intervento ?

Dal punto di vista del paziente, la procedura implantare a carico differito si svolge seguendo il seguente protocollo:

  • l’odontoiatra inserisce gli impianti necessari (che possono essere sommersi o scoperti) ed al paziente non resta altro che aspettare
  • Trascorso il tempo pocanzi indicato, il dentista provvederà a scoprire gli impianti, se necessario, ed a collegare gli stessi con la protesi dentaria che a quel punto potrà essere inserita nella bocca del paziente senza il timore di impianti dentali poco stabili.

Per coloro che se lo stessero domandando, l’implantologia a carico differito non è migliore di quella a carico immediato, è soltanto diversa ma porta ad un identico risultato. Come dire, non è importante il metodo utilizzato, l’importante è il risultato ottenuto anche se dobbiamo sottolineare che esistono alcuni disagi per coloro che si sottopongono a tale procedura:

Disagi causati dall’implantologia a carico differito

  • In primis i lunghi tempi di attesa che devono trascorrere senza denti in bocca od al limite con protesi mobili che non è il massimo della comodità;
  • in secondo luogo, il paziente subisce un doppio stress operatorio e post operatorio poiché la procedura è divisa in due momenti ed è maggiormente aggressiva dal punto di vista dei tessuti e delle zone interessate;
  • il prezzo complessivo a cui si va in contro è maggiore poiché maggiori sono le volte che ci si deve recare presso lo studio medico e maggiori sono gli interventi che il dentista deve porre in essere.

Riassumendo possiamo dire che:

L’implantologia a carico differito è necessaria quando gli impianti dentali inseriti non sono immediatamente stabili abbastanza da supportare il carico masticatorio, è fonte di garanzia per il paziente che in questo modo non rischia di vedere inficiato il lavoro del medico, è caratterizzata da qualche disagio funzionale dovuto alla mancanza dei denti per un periodo relativamente breve e da una lieve differenza di prezzo che risulta maggiore rispetto alla tecnica a carico immediato.

Impianti dentali ad attacco maschio a forma di sfera

Gli impianti dentali con attacco sferico (detti anche “a pallina” o “a testa sferica”) sono impianti in titanio che vanno a sostituire le radici naturali dei denti e che devono essere inseriti nell’osso mascellare per integrarsi con esso e svolgere la funzione di mantenere in sede la protesi mobile la quale, una volta modificata con gli appositi connettori, viene definita overdenture.

Quando sono utili ?

Scopo principale degli impianti con attacco sferico è quello di bloccare la dentiera nella sua corretta posizione ed impedirne il dislocamento o basculamento durante la masticazione o fonazione permettendo, altresì, al portatore di rimuovere la protesi dalla bocca con una semplice pressione delle dita seguendo un movimento ben determinato.

Inserimento degli impianti dentali con attacco sferico e modifica della protesi

Detti impianti, nella parte emergente dalla gengiva, presentano un attacco maschio a forma di sfera che si incastra, a pressione, con il corrispettivo attacco femmina che deve essere montato sulla protesi del paziente, se essa è recuperabile, oppure in una nuova costruita appositamente.

Il numero di impianti dentali con attacco sferico necessari dipende dalla situazione del paziente, in generale è possibile affermare che, 2 è il numero minimo per l’arcata inferiore e 4 per l’arcata superiore tutti quasi sempre inseriti nella parte anteriore dei mascellari utilizzando una semplice anestesia locale.

Il risultato del lavoro dell’implantologo è una situazione in cui anteriormente la protesi è ancorata agli impianti e posteriormente appoggia delicatamente sulla gengiva (supporto osteo-mucoso).

Le tecniche di posizionamento degli impianti

  • a carico immediato qualora il dentista ne ravvisi le condizioni necessarie;
  • a carico differito se gli impianti necessitano di un periodo di osteointegrazione per essere più stabili e supportare la protesi overdenture.

Alternative implantologiche

Oltre all’utilizzo degli impianti con attacco sferico per ritenere la dentiera in sede, esistono altre tecniche che prevedono l’utilizzo di altri tipi di impianti dentali ad esempio:

Impianti dentali in titanio, integrati nell’osso, uniti insieme da una barra

Gli impianti con barra e chiavistello sono impianti dentali in titanio, integrati nell’osso, uniti insieme da una barra che può essere di titanio o di lega nobile (oro) e servono per bloccare la dentiera in maniera stabile e sicura al pari, o quasi, di una protesi fissa su impianti.

Il chiavistello a sblocco manuale posto sul lato linguale o palatale, serve appunto per impedire qualsiasi movimento alla protesi overdenture. Il portatore può decidere autonomamente quando sbloccare il manufatto protesico ed estrarlo dal cavo orale.

Come funziona il chiavistello ?

Alla struttura implantare composta dagli impianti e dalla barra, è aggiunto un vero e proprio chiavistello (come quello utilizzato per l’uscio di casa) che permette al paziente, utilizzando le dita, di bloccare e sbloccare la dentiera.

Quando il chiavistello è aperto (non attivo) il paziente può tranquillamente rimuovere la protesi dalla bocca, magari per le normali procedure di igiene orale quotidiana. Quando il chiavistello è chiuso (attivo), non c’è modo di rimuoverla dal cavo orale.

La caratteristica principale di una protesi ancorata ad impianti con barra e chiavistello attivo è quella di dare al paziente la sensazione di notevole stabilità e sicurezza.

L’ancoraggio della barra con chiavistello è tale da permettere all’odontotecnico di rimuovere dall’arcata superiore della protesi il famoso e tanto odiato palato in resina realizzando una dentiera o protesi mobile senza palato (overdenture).

Quando utilizzare gli impianti con barra e chiavistello ?

I casi che necessitano degli impianti con barra e chiavistello per la ritrazione della protesi dentale sono riconducibili ad un’unica esigenza ovvero quella di stabilizzare la dentiera.

Per inserire le viti di titanio, il dentista utilizza quelle zone dei mascellari in cui c’è ancora abbastanza osso e tra un impianto e l’altro interpone una barra.

Alle barre corrispondono delle clip a sella all’interno della protesi: queste ultime due strutture vengono bloccate dal chiavistello che, sua volta, è controllato dal paziente.

Procedure implantologiche

Le tecniche con il dentista inserisce gli impianti dentali con barra e chiavistello sono differenti a seconda del caso in esame. Riassumendo quelle più utilizzate, abbiamo:

Carico immediato

L’implantologia a carico immediato carico immediato si pone in essere quando esistono i presupposti ovvero quando la stabilità degli impianti appena inseriti e collegati gli uni agli altri a mezzo della barra è tale da consentire il collocamento immediato della protesi senza che le forze espresse durante la masticazione possano in qualche modo creare problemi agli impianti o, decretare il loro fallimento.

Carico differito

Con il carico differito, l’implantologo inserisce gli impianti nell’osso ma, prima di poterli collegare alla protesi deve passare il classico periodo di tempo chiamato osteointegrazione ovvero il tempo necessario affinché gli impianti si integrino completamente con l’osso circostante.

Solo dopo tale periodo di tempo, è possibile collocare la barra a chiavistello agli impianti dentali e posizionare la protesi. Per i mesi in cui il paziente attende il processo di integrazione, il dentista gli fornirà una protesi mobile provvisoria.

Alternative agli impianti con barra e chiavistello

In alternativa alla soluzione descritta nel presente articolo, esistono altri due modi di realizzare una protesi overdenture su impianti dentali ovvero utilizzando:

  • Impianti dentali con barra;
  • Mini impianti dentali;
  • Impianti con testa sferica

La scelta della tecnica per stabilizzare la protesi nel cavo orale del paziente spetta al dentista che la esegue tenendo presente il reale caso in esame e con l’obiettivo di realizzare il miglior lavoro possibile per quel particolare caso e non in senso generico.

Il tasso di fallimento degli impianti dentali è molto basso, intorno al 2, 3%.

Tra tutti coloro che pensano all’implantologia per sostituire i denti persi, solo 2 persone su 100 potrebbero andare incontro a problemi di cui, la maggior parte, imputabile più alla scarsa igiene dentale che ad altri motivi.

In ogni caso, il dentista potrà sempre rimediare inserendo una nuova vite in titanio.

Le principali cause dell’insuccesso della riabilitazione implantare sono le seguenti:

mancata osteointegrazione (la superficie dell’impianto non viene integrata nell’osso), infezione perimplantare (dovuta a scarsa igiene dentale domiciliare), scorretto carico degli impianti, carico prematuro e/o bruxismo (digrignamento dei denti).

Fallimento a causa di infezione perimplantare

Le persone che hanno sostituito i loro denti naturali con soluzioni implanto-protesiche non devono più preoccuparsi della carie ma devono comunque mantenere un’ottima igiene orale.

Le patologie che colpiscono le gengive ed il parodonto sono le stesse sia per chi ha i denti sia per chi li ha sostituiti con manufatti protesici.

Se l’igiene orale quotidiana non è mantenuta, la placca si deposita sulle gengive ed in prossimità delle emergenze delle viti in titanio.

A lungo andare, l’infiammazione provocata dalla placca non rimossa si propaga dalle gengive ai tessuti sottostanti.

Quando la patologia è arrivata all’osso, siamo in presenza di perimplantite che provoca il riassorbimento del tessuto duro che circonda l’impianto.

Mancando il giusto sostegno, la vite non può supportare la protesi durante le sollecitazioni meccaniche (masticazione) quindi l’impianto cade (fallisce).

Per scongiurare l’insuccesso della riabilitazione implantare è bene recarsi dal dentista per i normali controlli almeno una volta ogni 6 mesi.

Durante la visita, il dentista smonta la struttura protesica ed effettua la pulizia professionale appositamente studiata per chi si è sottoposto ad interventi di implantologia.

Fallimento per mancata osteointegrazione

L’osteointegrazione è il processo che inizia subito dopo l’inserimento delle viti in titanio nei mascellari (mandibola o mascella).

Le cellule chiamate osteoblasti cominciano a produrre nuovo tessuto osseo intorno alle spire o filettatura dell’impianto per imprigionarlo e renderlo stabile.

Per il completamento dell’osteointegrazione è necessario attendere circa 3 mesi per le viti inserite nell’arcata superiore (mascella) e 6 mesi per quella inferiore (mandibola).

In casi estremamente rari è possibile che tale processo non si inneschi oppure che non sia sufficiente e questo causa il fallimento dell’impianto dentale.

E’ sempre possibile ripetere l’inserimento di un nuovo impianto immediatamente oppure dopo la guarigione dei tessuti.

Scorretto carico degli impianti

In normali condizioni di salute, quando chiudiamo la bocca, tutti i denti combaciano con gli antagonisti nello stesso momento.

Quando, invece, alcuni denti arrivano a toccare gli omologhi in anticipo sugli altri, si verifica il precontatto occlusale che determina la malocclusione.

Durante la progettazione della protesi e dell’intervento per inserire gli impianti dentali, il dentista deve ricreare le condizioni per il corretto equilibrio occlusale.

In altre parole, con la protesi in sede nessun dente deve toccare il suo antagonista in anticipo.

Se ciò accade, il punto di precontatto determina delle forti sollecitazioni che provocano il riassorbimento dell’osso sottostante.

La diminuzione della quantità di osso destabilizza l’impianto che è destinato a cadere.

Fallimento per bruxismo

Il bruxismo consiste nel serrare e digrignare i denti durante il sonno e/o durante la veglia.

I ripetuti micromovimenti ostacolano il processo di integrazione tra la vite ed i tessuti circostanti.

Il risultato è un impianto dentale non perfettamente saldo in bocca quindi destinato, prima o poi, a cedere.

La soluzione al problema del bruxismo è quella di avviare la terapia per correggere il comportamento involontario del soggetto e, solo dopo, procedere con l’inserimento implantare e protesizzazione.

Carico prematuro

Caricare gli impianti senza che questi abbiano la stabilità necessaria a supportare la protesi durante la masticazione, porta inevitabilmente al fallimento degli impianti. Vediamo perché.

Negli ultimi anni si è fatta strada una nuova tecnica definita implantologia a carico immediato che comporta notevoli vantaggi.

Il paziente che può essere sottoposto al carico immediato non deve aspettare il periodo di osteointegrazione prima di poter riavere i denti in bocca e tornare a sorridere e mangiare con naturalezza.

Per poter procedere con il carico immediato, però, il ricevente deve avere la giusta quantità e qualità di osso mascellare che permetta la stabilità immediata dell’impianto.

Parliamo della stabilità primaria ovvero la stabilità che l’impianto possiede nel momento stesso in cui è inserito nell’osso, prima che inizi l’osteointegrazione.

Se tale stabilità non c’è e la protesi viene ugualmente ancorata agli impianti, si parla di carico prematuro ed il risultato è il fallimento di tutta la riabilitazione.

Il carico prematuro della protesi sulle viti non permette a queste di saldarsi ai mascellari a causa dello stress a cui sono costantemente sottoposte.

Fallimento estetico

Si verifica quando i tessuti gengivali non tornano a circondare il dente dopo che gli impianti sono stati inseriti.

Tale problematica si riscontra soprattutto con la riabilitazione implantare che utilizza un ponte circolare completo senza gengiva finta.

In questo caso, i denti protesici escono direttamente dalle gengive naturali del paziente.

Ovviamente, se i tessuti gengivali non tornano in posizione corretta dopo l’intervento, alcune parti metalliche od ossee potrebbero risultare visibili compromettendo notevolmente l’estetica e rivelando il ricorso all’implantologia.

Per evitare il fallimento estetico, il dentista deve preventivare il comportamento delle gengive e delle papille.

In alcuni casi la soluzione al problema si trova negli innesti gengivali.

Controindicazioni in implantologia

Anche l’implantologia ha le sue controindicazioni ovvero situazioni di salute temporanee o croniche che aumentano le probabilità di fallimento degli impianti dentali

E’ sconsigliato eseguire l’inserimento di impianti quando:

  • si assumono farmaci anticoagulanti o immunosoppressori;
  • è in corso un’anemia;
  • c’è un calo delle difese immunitarie dovuto a trattamenti terapeutici o a patologie (HIV);
  • il paziente è sottoposto a terapia radiante (chemio terapia);
  • il ricevente è portatore di protesi valvolari cardiache ed ha alle spalle esperienze di endocarditi batteriche;
  • Il paziente è un forte fumatore (il fumo di sigaretta riduce enormemente l’apporto di ossigeno quindi il processo di guarigione e/o osteointegrazione risulterebbe fortemente ostacolato).
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