Indoor gardening

  I professionisti del giardinaggio indoor non sono giardinieri né decoratori d’interni ma esperti in grado di progettare all’interno di un’abitazione spazi verdi in sintonia con chi quegli ambienti li abita. Prima della progettazione vera e propria l’indoor plant stylist (detto in inglese è più cool) effettua un sopralluogo per capire i gusti del cliente e la sua capacità di prendersi cura di piante che, a differenza dei fiori recisi, sono esseri viventi; poi propone il cosiddetto moodboard, ovvero un insieme di piante, materiale d’arredo e palette in base a quello che l’ambiente racconta. L’esperto green-oriented è altresì in grado di consigliare le piante giuste in base alle stanze che andranno ad occupare e quindi in camera da letto la lavanda e in cucina le piante aromatiche, mentre in bagno le felci perché amano l’umidità.

  Ma per entrare nello specifico Marco Nieri, bioricercatore ed eco-designer, dice: “Utilizzare il verde nella progettazione di un luogo chiuso aiuta a cambiare la nostra percezione dello spazio. Infatti, la riproduzione del paesaggio soddisfa la biofilia, cioè appaga la nostra necessità neurologica di essere a contatto con la natura, senza dimenticare che le piante purificano l’ambiente introducendo ossigeno, e negli spazi di lavoro aumentano produttività, creatività e felicità abbattendo lo stress. Si può ipotizzare un minimo di tre piante di medie dimensioni per ogni persona presente in una stanza di circa 20 mq. Meglio scegliere specie diverse perché ognuna agisce sull’ambiente con modalità differenti. Opportuno evitare le fioriture, soprattutto negli spazi comuni, a causa del polline che può procurare allergie. Inoltre occorre privilegiare la stratificazione e la diversità cromatica di steli e foglie per aumentare la percezione di natura”.

P.S. In un ambiente come quello della foto dev’essere molto facile sentirsi in paradiso.

Indoor gardeningultima modifica: 2020-04-19T12:34:57+02:00da VIOLA_DIMARZO

6 pensieri riguardo “Indoor gardening”

  1. Avere per casa un Marco Nieri o uno dei suoi simili deve essere come coltivare un cactus spinoso dentro le mutande. Domanda: ma a te queste aberrazioni ( in termini, in pratica mia nonna era già una perfetta indoor plant stylist) interessano davvero o vuoi vedere fino a dove resistiamo? Mah. NB.la immagine è un rendering non una fotografia ma un file grafico. Ri amen 🙂

  2. Tu non ci crederai perché sembra che io voglia adularti, ma il P.S. doveva essere un altro, ovvero: Tutto questo non è saggezza atavica?; però, siccome oggi mi sentivo positiva, ho lasciato correre. Comunque a me ambienti del genere piacciono molto. Grazie per la dritta grafica-visiva, per me sono tutte foto 🙂

  3. Ora che ho analizzato bene la cosa si tratterebbe di piantare sei_otto alberi per ogni famiglia media……..in una città di 100.000 abitanti avremmo 300.000 alberi in più e tutti a spese private. Si raccomandano faggi querce nane ed eucalipti,questi ultimi possono ospitare ognuno una famiglia di koala in comune con il vicino di pianerottolo. Sconsiglio sequoie e baobab per evidenti problemi di violazione arborea dei confini.Ai furbacchioni che pensano a coltivazioni illegali ricordo che la canapa fumogena non è un albero ma un arbusto ma essendo per uso umano si possono trovare dritte sul come coltivarla rivolgendosi ad uno Smokey designer oppure ad un orticoltore di Amsterdam. Io che non ho alcuno stylist ad assistermi ho piantato pomodori,ma all’ esterno,mi acceso solo ora dell’ errore da provincialotto. Suo affezionato M

  4. Lascia perdere la famiglia media, queste sono soluzioni abitative per genti ambienti, pardon abbienti; la massa continuerà a farsi l’orto nei vasi sul balcone o sul terrazzo e a caricare le mensole di vasetti d’ogni sorta. Niente di comparabile al contenuto del post 🙂

  5. PPS: Indubbiamente “in un ambiente come quello della foto dev’essere molto facile sentirsi in paradiso”, ma chissà quanto sia un paradiso dal punto di vista di quell’albero di limoni o d’arance.
    Detto questo, la foto è abbastanza parziale perché non si capisce se quell’albero è costretto ad un tetto che non è di stelle e, se un tetto non c’è, durante i temporali quella scala esterna farà diventare ancora più “nature” l’opera dell’archistar trasformandosi in una piccola cascata ed il patio si arricchirà di pozzanghere e girini.

  6. Le piante non soffrono perché viene creato un microclima ad hoc e sono quasi certa che vi sia un tetto perché altrimenti lo spazio non sarebbe fruibile costantemente, cosa espressamente richiesta dalla committenza.

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