Ai-Da, tre anni appena compiuti, è il primo robot donna a dipingere con l’intelligenza artificiale. I suoi occhi, che sembrano seguire sempre l’interlocutore, hanno telecamere e un softwear che esamina le immagini (per realizzarlo si è studiato il pensiero degli artisti), mentre è la sua intelligenza a trasformare gli algoritmi in una serie di tratti o pennellate. È stata voluta donna affinché avesse un’aria leggermente seducente e – ma quanta magnanimità da parte di questi ingegneri egiziani – per compensare il vuoto pressoché totale del genere femminile nella tecnologia. Ai-Da progredisce anche in campo linguistico: ha composto una poesia ispirata a Dante, ed è stata intervistata live da Tim Marlow, direttore del Design Museum di Londra, che poi ha commentato: “È stato un assaggio terrificante del nostro futuro ballardiano“. Tuttavia, almeno per ora, c’è poco da temere: Ai-Da può essere messa fuori gioco con un click. E nessuno ne sentirebbe la mancanza.
Ai-Da e il suo autoritratto
se non ricordo male, fu bloccata in aeroporto per via di una questione di sicurezza nazionale…. Ironia a parte, è un po’ inquietante!
Direi che, almeno per la maschera che le hanno messo, porta malissimo i suoi tre anni. Da un altro lato è sicuramente una bimba prodigio per come dipinge. Piuttosto, se le si toglie la mistificazione della maschera, rimane il fatto che è un robot e non avrà mai un sesso e nemmeno uno straccio di pensiero autonomo. Possiamo quindi continuare a menarcela con l’I.A., ma non c’è nessuna intelligenza in un robot. Anzi, c’è tanta, ma tanta stupidità. Non a caso, l’autoritratto non è un autoritratto, ma solo la copia della maschera che gli hanno messo. Se gli cambiano la maschera, mettendogli una testa d’asino, da stupida pecora del codice che gli hanno scritto, disegnerà una testa d’asino. Alla fine della fiera, l’intelligenza artificiale è una roba che ha qualche centinaio di milioni d’anni. Qualcuno gli scrive il codice ed il gregge lo esegue religiosamente. Chiamerà valori quelli che gli hanno scritto, fatti o storia quella che gli raccontano, realtà quella che decidono che sia.
Ricordi bene, la fermarono temendo fosse una spia.
Bellissima la chiusa, un vero e proprio atto di denuncia contro la stupidità umana. Comunque mi chiedo, il fine di tutto questo qual è in campo artistico? Riuscire a ricreare un Caravaggio, un’Artemisia Gentileschi?
Diciamo che in campo artistico come in altri campi, rimane solo un’esercitazione per chi lavora nella robotica per affinare la precisione e farla lavorare utilizzando un modello. L’artista rimarrà, invece, sempre un individuo (il cosiddetto genio) che superando i canoni in essere, scriverà un nuovo algoritmo. Un po’ come Proust o Picasso o Modigliani nel passato o Arien oggi.
Da arrogante a presuntuoso nel volgere di 24 ore :))
Tutta colpa della mia recensitrice :))
Ecco, come volevasi dimostrare…dimmi solo che recensitrice non è farina del mio sacco hahahahah perché se così fosse non hai fatto un grosso affare 🙂
Gran balla. Senza un input la macchina non fa nulla, tanto meno dipinge. Amen
recensóre s. m. (f. raro recensitrice o recensóra) [der. di recensire, recensione]. [nella versione “rara” è stato utilizzato in modalità sperimentale per la prima volta e con scarso successo nell’A.D. 2022 da Arien] [tratto da Treccani e 44 gatti]
Posso dirlo? sei euforicamente pieno di te :)))
E noi, in qualità di non robot, esultiamo dal momento che è vero che ci portiamo dietro difetti di fabbrica, ma sappiamo essere geniali o comunque bravi senza aver bisogno di uno scheletrato pseudo-intelligente 🙂