Michela Murgia, che sa dire le cose come stanno

IL CASTORO | La scrittrice Michela Murgia a colloquio con gli studenti a Faenza | SettesereQui

In un’intervista al Corriere della Sera, Michela Murgia ha rivelato di avere un carcinoma renale in stadio avanzato:

Le metastasi sono già ai polmoni, alle ossa, al cervello. Dal quarto stadio non si torna indietro“.

Piana e chirurgica.

Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere. Non posso e non voglio fare guerra al mio corpo, a me stessa. Il tumore è uno dei prezzi che puoi pagare per essere speciale. Non lo chiamerei mai il maledetto o l’alieno“.

Assenti le espressioni banalmente enfatiche che sono diventate la consuetudine delle narrazioni di questo tipo.

Meglio accettare che quello che mi sta succedendo faccia parte di me. La guerra presuppone sconfitti e vincitori; io conosco già la fine della storia, ma non mi sento una perdente. La guerra vera è quella in Ucraina. Non posso avere Putin e Zelensky dentro di me“.

Esatto, le trame destinali non prevedono perdenti.

Spero solo di morire quando Giorgia Meloni non sarà più presidente del Consiglio“.

Su questo punto mi unisco all’augurio che le ha fatto la stessa Meloni:

Io spero davvero che lei riesca a vedere il giorno in cui non sarò più Presidente del Consiglio, come auspica, perché io punto a rimanere a fare il mio lavoro ancora per molto tempo. Forza Michela!

Andate a scuola di non retorica da Michela Murgia, please.

Michela Murgia, che sa dire le cose come stannoultima modifica: 2023-05-06T17:35:09+02:00da VIOLA_DIMARZO

39 pensieri riguardo “Michela Murgia, che sa dire le cose come stanno”

  1. Appunto, se non si vuole essere retorici non c’è nulla da aggiungere e nemmeno da sottrarre a quanto detto da Michela. Solo dirle “grazie” per avermi, anche lei, insegnato qualcosa.

  2. Donna intrepida e coraggiosa. Non temere, la nana della Garbatella, o, meglio, la vaiassa, come presidente del consiglio, ha i giorni contati. E tu, cara Michela, non morirai.

  3. Per forza è un personaggio pubblico mica può morire..tutti gli altri possono anche crepare..questi personaggi famosi che quando si ammalano non fanno che dire quanto sono forti e coraggiosi..

  4. Bruno, è più grave definire Travaglio “giornalaio” oppure la premier “vaiassa”? La risposta è ovvia se sei capace di un minimo di onestà intellettuale

  5. Giornalaio attiene al lavoro svolto da Travaglio, che è un giornalista e non un giornalaio, vaiassa attiene, invece, al modo di essere senza classe, senza stile, cose, queste, che non si acquistano per il lavoro svolto, ma sono insite nella persona e la Meloni non le avrà mai.

  6. Beh, giornalista dentro ma giornalaio fuori. Punti di vista … Riguardo la classe, lo stile, direi che conta la sostanza. A cosa serve un modo di essere, insito nella persona, se poi sei un incapace nel tuo lavoro? Ci sono elementi che potrei definire anche necessari, ma sicuramente non sufficienti.

  7. Allora Bruno, arrampicarsi sugli specchi è un diritto di tutti, resta il fatto che è molto più grave denigrare una persona a livello umano, ovvero si può non apprezzare il suo operato, ma la critica deve vertere su questo aspetto non su quello personale del soggetto.

  8. Buongiorno Viola. Ricordo, un po’ vagamente per la verità, che in un tuo intervento non recente avevi fatto riferimento ad un altro tuo blog.
    Non rammento se il blog fosse tematico, ma mi piacerebbe esplorarlo, anche perché mi era parso di capire che da parte dei partecipanti vi fosse generalmente un atteggiamento più improntato al confronto garbato e costruttivo che alla riottosità 🙂 Ricordo bene? Grazie!

  9. Mi ha insegnato che l’incoronazione di un nuovo papa o re non possono competere con la retorica prodotta dal dolore o dalla morte.

  10. Vero, è l’epoca sgangherata del livore. Quando non si hanno argomenti validi, l’unica cosa che spesso si fa è screditare l’interlocutore.
    A me hanno insegnato che quando non si hanno argomenti validi è molto meglio tacere :))

  11. Dillo a me! Parlo poco per natura eppure ogni tanto sbaglio. Tacere è sempre la soluzione migliore, perlomeno finché si può…

  12. Comunque il paragone con Giorgia non regge, innanzitutto perché è fuori luogo. Malattia e politica hanno un comune solo la malasanità, purtroppo.

  13. Esplorato!
    Più che da commentare, direi che è da degustare.
    Edonisticamente parlando, paragonerei ad un calice di Sauternes 🙂
    p.s.: tu qui sei Hyponoia?

  14. Vedi Antonio, in quel blog raccolgo, con alterne fortune, tutto quello in cui incappo e in qualche modo mi suggestiona; lusinghiero il paragone con il “calice di Sauternes” e no, qui non sono Hyponoia 🙂

  15. Ah…ecco, vorrai scusarmi per l’errore. Avrai percepito che non possiedo una spiccata familiarità con l’ambiente blog. Per dirla tutta, questo è il primo in cui ho messo piede, incuriosito dal nome. In “art is an attitude” devo ancora far pratica e capire quando sei tu in persona che parli 🙂

  16. Ecco cosa può scaturire dall’uso errato di un avverbio di luogo! Certo, dato che qui siamo in altro “territorio” la domanda da porti doveva essere: “Tu lì sei Hyponoia?”:)))

  17. Beh…se per “accontentarsi” si intende cercare in un blog qualcosa di diverso da uno sfogatoio o un tafferuglio da tastiera, allora sì…sono uno che si accontenta 🙂

  18. Libero di farlo, ci mancherebbe. Per il resto, riguardo il tomo in questione, se uno ha tendenze sado-masochiste io non mi tiro certo indietro. Basta un bel repulisti e tutto torna come prima, senza rancore e senza scrupoli di sorta.

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