Parole e grammatica hanno un peso, e dunque è giusto che si adeguino alla rivoluzione culturale in atto; di conseguenza, il prestigioso Vocabolario Treccani ha introdotto una novità che, mandando a gambe all’aria una tradizione vecchia di secoli, presenta aggettivi e nomi non solo al maschile ma pure al femminile. E non è tutto: i lemmi si susseguono in ordine alfabetico, quindi troviamo buona, buono, ma direttore, direttrice, giacché i linguisti sono stati tanto accorti da non cadere nel tranello della “cavalleria lessicografica”, come da loro definizione. A me sembra un’operazione editoriale degna di nota proprio perché sceglie di farsi interprete dei nuovi tempi senza smancerie. Tuttavia, se dovessi lodare i due direttori scientifici, Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, lo farei in virtù del fatto che non si sono lasciati irretire dalla cancel culture, per cui nella nuova edizione del Vocabolario Treccani troveremo ancora gli epiteti offensivi rivolti alle donne. Il che equivale a dire: rivoluzione sì ma con cognizione di causa giacché quelle sillabe odiose fanno parte della nostra lingua, anche di quella letteraria. Quindi, per quale motivo associarsi al coro dei sepolcri imbiancati?