La storia di Edda Mussolini sarebbe piaciuta a Shakespeare

Edda Ciano, la figlia del duce. Oggi su Rai3 e Rai Storia

Come a voler rispettare le regole aristoteliche di tempo, luogo e azione, Maurizio Sessa ricostruisce la storia di Edda Mussolini che il 4 aprile 1930 sposò Galeazzo Ciano, dando luogo a un connubio sentimentale palesemente improbabile dal momento che lei era una donna orgogliosa come il padre e lui un ricco seduttore impenitente. La primogenita del Duce perse, nell’arco di quattordici mesi, il marito fucilato a Verona l’11 gennaio 1944 (l’anno prima, in qualità di ministro degli Esteri, aveva votato contro il suocero), e poi il padre, ucciso dai partigiani ed “esposto” ignominiosamente in Piazzale Loreto a Milano il 29 aprile 1945.

Sangue di famiglia. Edda Ciano Mussolini. è un saggio storico che presenta alcune lettere inedite di Edda, due delle quali riguardanti il famoso diario del marito. Tradita ripetutamente dal coniuge e infine dal padre che ormai ridotto all’ombra di se stesso non riuscì a fare nulla per impedire la fucilazione del genero, Edda sarebbe stata di estremo interesse per Shakespeare: di temperamento rivoluzionario in un’epoca che voleva la donna sottomessa, rifiutò il belletto che aggiusta la realtà e non fece mistero del disprezzo nutrito per il padre, salvo poi trovare la forza di perdonarlo come si conviene una volta che il tempo smette di rimescolare le carte. Scrive Sessa: “Apprendere che tuo marito sta per morire, scoprire che tuo padre ti è nemico. Un fato riservato a pochi“. Sì, al Bardo sarebbe piaciuta.

Rinnegare le radici neofasciste non sarebbe onesto

Un bell’articolo di Antonio Carioti (in realtà una conversazione a più voci) avrebbe potuto essere perfetto se solo avesse dato spazio oltre che a tre punti di vista (quelli di Fulvio Cammarano, Giovanni De Luna e Roberto Chiarini) tra essi concomitanti, anche a una quarta voce, non dico di dissenso ma perlomeno costruttivamente polemica. Ma tant’è, la pluralità di opinioni è merce rara nelle grandi testate giornalistiche, e quindi bisogna accontentarsi di quello che passa il convento.

Alla domanda di Carioti: “È per questo che il vertice di Fratelli d’Italia appare reticente circa il suo rapporto con il fascismo?“, Chiarini ha risposto: “Mostra un evidente imbarazzo. La soluzione più facile, adottata in passato da Fini e ora da Giorgia Meloni, è dire che la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia. Ma è una dichiarazione talmente ovvia da risultare risibile. Il problema non è constatare che il fascismo fa parte della storia, ma esprimere su di esso un giudizio negativo“.

(Ma perché Meloni dovrebbe esprimersi negativamente sul fascismo? Ha detto svariate volte di averne preso le distanze e comunque, se pure dicesse peste e corna del Duce, quanti di noi sarebbero stati disposti a darle credito alla luce dei suoi trascorsi?).

E quando Carioti fa notare che: “Però il fascismo si è trasformato“, Cammarano replica: “Lo slogan “Dio, patria, famiglia” in apparenza non è fascista, ma si collega a una mentalità conservatrice e tradizionale ancora molto viva. Il neofascismo missino e postmissino, nelle sue successive trasformazioni, ha dimostrato una capacità mimetica notevole…”.

(Anche qui, che male c’è nel credere in Dio, nella famiglia e nella patria? Dobbiamo necessariamente convertirci al nichilismo per dirci contemporanei?)

A Cammarano fa da sponda Chiarini che aggiunge: “La destra missina, che non ha partecipato ai lavori della Costituente e ha a lungo considerato la Costituzione come la fonte dell’aborrita partitocrazia, ha cambiato nome a Fiuggi nel 1995, senza pagare alcun prezzo. An ha compiuto allora una scelta politica, non un vero mutamento d’identità“. E alla domanda: “Quindi quell’identità è rimasta intatta?“, risponde: “No, si è svuotata lentamente per tante ragioni, anche anagrafiche. E soprattutto non ha impedito alla destra di trovare un accordo con la “maggioranza silenziosa” né fascista né antifascista, una sorta di zona grigia che ha comunque un’immagine edulcorata del passato regime perché ne ha rimosso nella memoria gli aspetti peggiori. Ciò ha permesso alla destra di aumentare in modo significativo i suoi consensi fino al successo del 25 settembre”.

(La definizione di “maggioranza silenziosa” non è convincente ed è pure svilente per chi sente di farne parte).

Guerriglia a Roma, la teoria controcorrente di Giorgia Meloni

L’Asino che indispettiva Chiesa e fascismo

L'Asino – una rivista satirica dimenticata. | donadoniblog

Fondata 130 anni fa da due giovani socialisti, Guido Podrecca e Gabriele Galantera, la rivista satirica L’Asino tratteggiò tre decenni della storia italiana, dal 1892 al 1925. Nata all’indomani dello scandalo della Banca Romana, fece della Chiesa il suo bersaglio preferito, senza mai venir meno alla vocazione antigiolittiana e socialista. Dovette chiudere nel 1925 per i ripetuti attacchi a Mussolini.

Ecco, questo è il fascismo, e non quella fiammella che fregia la bandiera capace di togliere il sonno a coloro che si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano per colpa della loro stessa incapacità cronica.

 I maggiori responsabili dello scandalo romano: al centro sono riconoscibili Crispi e Tanlongo (1893)

L'Asino - Chirone

– Santità, i parroci francesi si trovano nella più squallida miseria, soffrono la fame…

– Rispondete loro che il Papa è…solidale con essi.

Fra moglie e marito / non mettere il dito / Ed egli bel caso / sa metterci il naso (1904)

L’Italia è fatta… ed è in buone mani l’educazione dei figli!

Vedi, figlia mia, tutto questo gran disastro l’ha voluto Iddio, colpendo tutti: giusti ed ingiusti, peccatori e non peccatori… – Ma se fosse così, signor curato, questo vostro Iddio sarebbe un gran delinquente! (1° ottobre 1905). In riferimento al terremoto che aveva colpito la Calabria.

In riferimento alla marcia su Roma

Benito I: – Chi siete? – Sono… Benito del ’14 – Mi meraviglio che siate ancora a piede libero.  (1923)