Grassa

Taylor Swift rimuove la scritta 'fat' dal video di 'Anti-Hero' dopo le accuse di grassofobia | Sky TG24

Poteva il politicamente corretto risparmiare il pop? Ovviamente no, altrimenti sarebbe iniquo. E così il video di Taylor Swift, Anti-Hero, ha fatto gridare allo scandalo perché in una scena una delle due protagoniste, entrambe interpretate da Swift, sale sulla bilancia e compare la scritta “fat”, grassa. Media e social e americani si sono scatenati al grido di grassofobia! e la cantautrice ha dovuto correre ai ripari facendo eliminare il monosillabo ignominioso. Tuttavia il messaggio sotteso non è cambiato di molto, perché la parolina è sì scomparsa, ma la ragazza che non sale sulla bilancia lancia all’altra uno sguardo di disapprovazione. C’è poco da fare: possiamo abbellire la realtà fino all’inverosimile ma, a dispetto della body positivity, resiste in ognuno di noi un bisogno primario: quello di piacere, che in definitiva significa sentirsi amati. E se sappiamo di avere dei chili in più, o  di essere portatori di un qualsiasi difetto, continueremo a sentirci sbagliati.

Il nuovo video di Taylor Swift è grassofobico?

Il #MeToo, 5 anni dopo e un errore di troppo

Il 5 ottobre 2017 un reportage del New York Times dava il via a quel movimento, il #MeToo, che avrebbe portato all’attenzione mondiale la “consuetudine” di abusare del corpo delle donne in virtù di dinamiche di potere maschio-femmina di chiaro stampo patriarcale. Sono passati cinque anni, il sovvertimento delle regole ignobili non c’è stato, e i risultati sono stati superficiali. A volerne analizzare la cause il discorso si farebbe lungo, ma le conclusioni si possono trarre grazie ad alcune dichiarazioni di Susan Faludi, giornalista e femminista. Cito, a cominciare dall’errore di troppo:

Hollywood si è impossessata di una battaglia che inizialmente riguardava le donne più emarginate, più povere: raccoglitrici di fragole costrette a concedersi ai “caporali” per poter lavorare, madri single costrette a fare lo stesso per vedersi assegnare la casa che gli spettava di diritto. Per carità, la denuncia delle attrici era sacrosanta. Ma ha focalizzato l’attenzione su di loro levando spazio alle altre battaglie e frenando l’impegno su diritti basilari. E invece il rischio di perdere diritti acquisiti è costante“.

E ancora, ma questa volta in merito al politicamente corretto:

Un linguaggio appropriato è meglio, ma attenzione a non concentrarci troppo sulla forma. Usare il linguaggio giusto non vuol dire essersi veramente evoluti. I cambiamenti profondi sono il frutto di mobilitazioni di massa“.

Ora, la nostra è una società sessuata e dunque dal sesso non si prescinde. Basterebbe, tuttavia, che alla sua base vi fosse il rispetto, ad esempio il no della donna inteso come uno stop che non ammette fraintendimenti. Riusciremo mai a riveder le stelle?

Fempowerment on Twitter: "#MeToo fortsätter! Låt oss också komma ihåg att Tarana Burke startade rörelsen redan 2006! <3 https://t.co/spCk7EKGrz" / Twitter

Tarana Burke, ideatrice del movimento

Laura, politicamente scorretta. E ci piace così

Ma è possibile che bisogna giustificarsi per tutto, persino nel caso in cui si sceglie di tenere l’ugola a riposo, o meglio di usarla per cantare ciò che più aggrada? Bene ha fatto Laura Pausini a non intonare Bella ciao. Si può essere tranquillamente antifascisti senza per questo essere costretti a cantare un inno balzato agli onori della cronaca per la serie La casa di carta. Se vogliamo davvero cambiare il mondo, smettiamola di lasciarci fagocitare da certi meccanismi blandamente politici, oltretutto sterili e perennemente affannati ad imporre un unico punto di vista che, mutando col mutare dei tempi, non puoi che dirlo afflitto da eiaculazione precoce.

E per quanto riguarda Pif che ha twittato:

Al mio funerale cantate ‘Bella Ciao’. Perché voglio prendere posizione, al riguardo, anche da morto“, facesse pure come gli pare.