Giovanna era triste, ma anche arrabbiata e delusa. Arrabbiata con se stessa e delusa da sè. Ogni volta la stessa dinamica; s’innamorava di un sogno che non si sarebbe realizzato, ma ci investiva testardamente come se tutto dipendesse da quanto lei offriva di sè, da quanto si lasciava trasportare e coinvolgere senza opporre resistenza.
Ma funzionava per un po’, a volte per un tempo lungo altre volte più breve, ma poi il sogno s’infrangeva e lei restava delusa, con gli occhi umidi come una bambina che vede scoppiare il suo palloncino.
Perchè? Perchè non riusciva a restare più in superficie invece di immergersi sempre in profondità, la profondità dell’anima, il luogo più nascosto e prezioso dove trascinava i suoi amori?
Ma lei era così, profonda come il mare e come il mare inquieta e in perenne movimento, alla ricerca di una carezza lieve che dà sollievo, di un abbraccio che rassicura e poi travolge come le onde che improvvise si sollevano e poi si frangono con forza…
Così era lei, un mare silenzioso e calmo pronto a sollevarsi e a travolgere, soprattutto travolgere e sconvolgere.