Nel teatro, al buio, Elvira era ammaliata dalla voce del protagonista e dalla musica che lo accompagnava.
I suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalle mani del musicista che scivolavano sicure e veloci sugli strumenti, il violino e il pianoforte. Soprattutto le sue dita, che accarezzavano i tasti bianchi e neri, la ipnotizzavano.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dal loro tocco leggero e allo stesso tempo era turbata, perché non poteva evitare di pensare con quale delicatezza avrebbero sfiorato il corpo di una donna.
Elvira avrebbe voluto essere toccata in quel modo e avrebbe voluto sentire quelle mani su di sé al punto da avere la sensazione reale che stesse accadendo.
Si accorse di avere caldo e di avere gli occhi umidi… e non solo quelli… una reazione fisica incontrollata che la stupì. E all’improvviso realizzò che erano altre le mani che aveva sentito su di sé e che le mancavano…
Poche altre volte si era emozionata così durante uno spettacolo e mentre la musica si interrompeva, lentamente riprese il controllo del suo corpo e del suo cuore.