Recensione “Pulp napoletano” di Vincenzo Carriero

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Uno scorcio della Napoli quotidiana, dove alcune comari imbottigliano i pomodori per farne delle conserve, le occhiate di due giovani che provano attrazione e donne belle dedite alla bella “vita”. Non la regola, per la bella città partenopea, ma forse un’istantanea di vita normale che Vincenzo Carriero, autore presso Le Mezzelane, ci mostra nel suo romanzo “Pulp Napoletano”.
Ma ogni medaglia ha un rivolto e scopriamo presto come l’altra faccia sia insanguinata e cruente, dedita all’omicidio per puro piacere, che spesso viene filmato per lucrarci sopra.

Tutto ha inizio con un tradimento e un abbandono, e da lì si diramano, come fili di una ragnatela intessuta dal fato, le storie dei personaggi che sorprenderà fino alla fine. Come Marisa che cresce da sola il figlio Gennarino, vedova quasi affranta ma che il lettore deve tenere d’occhio; c’è poi Amelia, amica di pettegolezzi e di imbottigliamento, che si vedrà coinvolta in qualcosa che forse non comprenderà appieno, e la bionda Marilù, tanto bella quanto sognatrice e suo malgrado, sfortunata, che il lettore seguirà con gli occhi eccitati del giovane Gennarino.
Personaggi apparentemente normali, affiancati da altri alla ricerca della verità, come il commissario Serpico e il suo sottoposto Iang, che spesso s’imbattono in individui dall’indole scura come la pelle di Thomas, orfano che cresce all’ombra della balia Agnese e che nulla ha da invidiare alla fama del famoso Uomo Nero che da bambini ci ha terrorizzati un po’ tutti.

È questo un romanzo fresco e scorrevole che ci fa conoscere personaggi normali, forse i nostri stessi vicini di casa, ma non lasciatevi tentare dalle conclusioni affrettate. È davvero tutto come sembra? I cattivi sono sempre quelli oltre il confine del bene o siamo soli tutti attori di una trama che spesso ci impone maschere di convenienza?
E se sei un lettore che ama il noir e segue gli indizi, pensi di aver letto tutto e che il resto sia scontato? Non ci giurare, perché il finale non ti lascerà l’amaro in bocca.

Vincenzo Carriero sa introdurre il lettore in una Napoli misteriosa e mai banale, ma tu lettore, saprai uscire dal labirinto non di vie ma della paura che ognuno di noi porta dentro? Perché ricorda “sempre che i mostri non muoiono. Quello che muore è la paura che t’incutono”. E se lo dice Pavese, qualcosa di vero c’è.

Buona lettura.

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Recensione “Pulp napoletano” di Vincenzo Carrieroultima modifica: 2018-07-11T13:57:00+02:00da tersicone0