“Maledetta Cenerentola” di Tiziana Irosa

Bidibi bodibi bu.
Diciamocelo: la formula magica della Fata Madrina ci ha incasinato la vita, perché ci ha fatto credere che le zucche diventino carrozze, che i topi possano fare i valletti e che il principe azzurro sia alla portata di tutti. Una gran fregatura, insomma.
Victoria Morelli ne sa qualcosa e seppure non ha mai rinunciato all’amore sa anche, però, che non basta una bacchetta magica per avere ciò che si vuole.

“Da bambine ci impolpettano la storia di Cenerentola e di tutte le sue amiche creandoci delle aspettative. Crescendo scopriamo sulla nostra pelle che la realtà è diversa. Non ci sono battiti d’ali nello stomaco, sussulti al cuore o robe simili.”

Quando si ritrova a fare l’assistente personale del gran capo Christopher Carter, però, scoprirà quanto possano essere reali i sussulti e le farfalle nello stomaco. La sua vita si complica di impegni, ma si arricchisce di sensazioni ed emozioni. E non è facile conciliare lavoro con quel muscolo che ci batte nel petto. Perché dietro al carattere severo e agli scarsi sorrisi dell’uomo che tutti reputano un despota si cela forse un animo sensibile, che ha bisogno di essere amato e di dare amore, anche se gli imprevisti sono sempre dietro all’angolo. Infatti, se si bacia il rospo c’è sempre il principe come ricompensa? E come si capisce qual è il rospo giusto da sbaciucchiare?

“Come avrei potuto riconoscerlo? Nella mia mente malata credevo che sarebbe arrivato a cavallo di un bianco destriero, con un enorme mazzo di fiori in mano e, buttandosi in ginocchio, avrebbe dichiarato il suo amore infinito per me.”

WhatsApp Image 2020-09-03 at 11.34.21

“Maledetta Cenerentola” di Tiziana Irosa

Maledetta Cenerentola” di Tiziana Irosa è un libro che celebra l’amore, quello romantico, quello, insomma, che si vede nei film mentre si mangiano schifezze. E l’autrice lo fa raccontandoci una storia che sposa l’ironia ai sentimenti in un connubio sempre spassoso. Non si sacrifica nulla di entrambi e la storia di Victoria e Christopher ne trae tutti i vantaggi.

WhatsApp Image 2020-08-31 at 16.58.30 (1)I protagonisti sono imperfetti e complicati, lontani dagli stereotipi da fiaba che da Cenerentola a La Bella e la Bestia ci hanno fatto compagnia negli anni. Sono reali, hanno passioni e debolezze, sono impulsivi e poco propensi ad attendere che una formula magica faccia il resto.

Tiziana Irosa l’avevamo già conosciuta con romanzi dove i suoi protagonisti affrontano la vita come tutti noi: a tentativi e circondandosi di affetti veri. Anzi, in “Maledetta Cenerentola” ritroviamo la scoppiettante Allegra di “Volevo una quarantadue” seguendo il filo della Bantor in una sorta di consegna del testimone. Dopotutto l’amore chiama amore e chi ha già amato Killian e Allegra non può perdersi questa nuova storia tra l’inchiostro e la carta.

Le fiabe, a quanto pare, hanno sempre un lieto fine. Per fortuna. E spesso hanno anche una morale che possa guidare le ragazze ammaliate dalle scarpette di cristallo e il sangue blu verso una vita fatta di spine, ma non da buttare del tutto.

Forse nella vita reale non tutto fila liscio come l’olio, né si può sperare che tutto sia come lo avevamo immaginato, ma spesso basta andare oltre le apparenze per rendersi conto che la fiaba ce l’abbiamo davanti a noi. Basterebbe permettere alla vita di guadagnarsi la stessa stima riservata agli eroi delle pagine dei libri per capire come l’amore, l’avventura e i sogni siano davvero a portata di mano. Non avere paura di sognare il lieto fine come Vivian in Pretty Woman, insomma.

E allora basta poco per rendersi conto che tutto è possibile. Anche che le zucche diventino carrozze.

Recensione “Volevo essere una gatta morta” di Chiara Moscardelli

Avete presente Bridget Jones, pasticciona ma capace di avere un happy ending? O le strafighe protagoniste di Sex and the city, sempre impegnate in avventure amorose? Bene, ora che sapete di cosa parlo metteteli da parte, perché Chiara, la voce narrante di questo libro, nonché protagonista, è tutt’altra cosa.

"Volevo essere una gatta morta"

“Volevo essere una gatta morta”

Volevo essere una gatta morta” di Chiara Moscardelli non è un semplice romanzo divertente che racconta qualcosa di irreale: è una sorta di manuale per sopravvivere nella giungla delle scelte sbagliate che si fanno nella vita. Soprattutto in quella sentimentale. Passo dopo passo, raccontando di sé e mettendo a nudo una vita imperfetta ma vera, l’autrice stila una serie di nozioni che hanno fatto sì che il mondo femminile si divida in “gatte morte” e tutto il resto. E Chiara, con la sua ricerca del principe azzurro, fa parte del secondo gruppo.

Nei miei sogni c’era sempre il lieto fine, altrimenti che razza di sogni sarebbe stato?”

Alla lunga, però, le aspettative lasciano il posto alle delusioni, soprattutto quando molte di noi diventano le amiche dei ragazzi che si vorrebbe conquistare e tu, ma in modo particolare Chiara, ti domandi il perché. Cosa si sbaglia nell’approcciarsi agli altri? Cosa si dovrebbe fare per non essere sì simpatica ma nemmeno presa in considerazione per una storia seria? Chiara Moscardelli cerca di dare la sua interpretazione partendo da un’operazione in ospedale: la frase “Perché gatta morta si nasce, non si diventa” riassume molto bene il suo pensiero.

Lei ne è sicura: è stata la sua smania di essere sempre attenta all’uomo di turno, di non apparire pesante o con aspettative che l’ha fregata. Mentre, dall’altra parte, molte donne –le famose gatte morte- hanno un’altra strategia. La gatta morta, rivela l’autrice, è una sorta di donnina dell’ottocento piena di riservatezza, quasi troppo moralista e che fa la misteriosa. Niente a che vedere con la Chiara del romanzo, alle prese con una vita che le va stretta in tutti sensi.

“Volevo essere una gatta morta” è un libro che si legge con il sorriso sulle labbra. Pagina dopo pagina non puoi che sentirti come uno dei tanti amici della protagonista alle prese con avventure quotidiane al limite del vero. Ho sorriso, ho riso, ho annuito felice mentre lo leggevo, dicendomi che questa Chiara Moscardelli ha scoperto il vero Graal per tutte noi che gatte morte non ci siamo nate. È una sorta di balsamo per chi la Natura si è dimenticato di valorizzare con doni estetici degni di questo nome, ma comunque va avanti e non perché, dopotutto, “è bello dentro” : l’autrice sfata anche quest’ancora di salvezza di  molte donne meno belle.

Dovremmo invece tutti capire, specialmente le donne, che rincorrere la perfezione non appaga sempre il nostro cuore e che, come dice la bravissima Moscardelli, “quello che non abbiamo riesce sempre a rovinare quello che abbiamo.”