OVVERO ESPERIENZE E SUGGERIMENTI PRATICI
Quando è nata la nostra prima figlia, Sophia, sentir parlare di bambini che non dormivano la notte o che, per quieto vivere, dormivano nel lettone mi lasciava abbastanza basita.
Prima di tutto credevo che tutti i bambini dormissero chi più chi meno come gli adulti, perché in effetti la mia bambina era così, difficilmente si svegliava, aveva orari e abitudini semplici e gestibili, la notte erano rarissimi i risvegli, al limite solo nei periodi in cui spuntavano i dentini e se la domenica mattina si svegliava presto e la mettevamo nel lettone tra noi non riprendeva a dormire, perché aveva già riposato con un bel sonno di 10 ore circa!
Inoltre io e mio marito eravamo certamente condizionati dall’educazione ricevuta, secondo la quale era proprio proibito toccare il letto di mamma e papà, se non quasi per ragioni di vita o di morte e poi che ne sarebbe stata dell’intimità dei genitori?
Quando restai incinta della seconda bambina, 7 anni dopo, avevo nel frattempo sentito sempre più amici parlare di notti insonni e ripetuti risvegli notturni, a cui sopravvivevano semplicemente dormendo con il loro bambino, altrettanto semplicemente bisognoso di contatto.
Quando la piccola nacque dimostrò quasi immediatamente di avere richieste ed abitudini opposte alla sorella, sia di giorno che soprattutto di notte: mentre la sera allattavo nel lettone mio marito mi leggeva “Besame Mucho” di Carlos Gonzales http://fiera.bambinonaturale.it/news/sonno-bambini-carlos-gonzales/ , ove – non credendo alle mie orecchie – sentivo parlare di bambini che dopo i 3/4 mesi si svegliano anche più di prima, perché non solo vogliono poppare, ma anche perché sono più sensibili alla lontananza dalla madre.
Appresi inoltre che non è un problema del bambino il fatto di non riuscire a dormire da solo o di avere diversi risvegli, che non è un vizio da condannare e reprimere immediatamente, ma che si tratta soltanto di un gene della sopravvivenza, che viene tramandato di generazione in generazione sin dai tempi degli uomini delle caverne, dove il bambino attaccato da una belva feroce sopravviveva solo se stava accanto alla madre e non poteva essere dimenticato da lei quando fuggiva e non moriva di fame perché accudito e nutrito se piangeva ripetutamente.
Incredula, dovetti rivedere le mie conoscenze sul sonno dei bambini.
Fu così che, un po’ meno ottusa, intenzionata a sopravvivere e non di meno desiderosa di soddisfare i bisogni di mia figlia, iniziò il nostro cosleeping, con alti e bassi e non senza varianti più o meno (s)comode per gestire certe situazioni.
Ad esempio all’inizio non riuscivo a stare troppo nella posizione sul fianco per allattare Elettra, perché provavo un forte mal di schiena, allora chiedevo a mio marito di appoggiarsi a me e farmi da sostegno, oppure se ero da sola avevo imparato a mettere 2 cuscini di appoggio prima sdraiarmi.
Se tutto andava bene e la piccola era serena, quando vedevo che sembrava stecchita dal sonno, la spostavo leggermente più in là nel lettone o nel suo lettino messo in tandem con il nostro, con la sponda abbassata, così potevo toccarla ed eventualmente riprenderla appena piangeva senza alzarmi mai e magari dormire qualche ora (all’inizio era al massimo una!) in una posizione più comoda.
Moltissime volte invece restava tutta la notte con noi, passando da una tetta all’altra e, nonostante quel che si dica sulla sicurezza, non è mai accaduto che le schiacciassimo nemmeno una manina durante il sonno, perché il sonno della mamma (e in qualche modo anche quello del papà) cambia decisamente quando si ha un neonato accanto! Il sonno profondo per mesi diventa un vero sogno a cui si anela fortemente, le posizioni spaparanzate pure, le dormite fino a tarda mattina restano un ricordo lontano…
Ma il tutto è decisamente affievolito e più sopportabile se non ci si deve alzare dal letto ogni volta, prendere freddo, camminare o dondolare al buio e in silenzio per riaddormentare il piccolo, cercare di posarlo di nuovo nel suo lettino e al mattino non capire se si è riposato o no.
Nel crescere, anche Elettra ha cambiato abitudini diverse volte, a seconda dell’umore, dei malanni o del semplice evolversi dei suoi ritmi: succedeva infatti che, soprattutto nella notte e non la sera prima di addormentarsi, chiedesse lei di tornare nel suo lettino e ci andasse da sola, su e giù per cercare la comodità, la tetta, il fresco o il caldo.
Raccogliendo sempre informazioni qua e là, mi resi conto che la maggior parte delle popolazioni non occidentali condivide il sonno con i propri bambini con naturalità e senza compromettere la loro indipendenza e la loro crescita, anzi senza forzature l’autonomia ne giova soltanto perché sanno scegliere senza paure il momento adatto a staccarsi e difficilmente tornano indietro, acquistando sicurezza anche in altre occasioni diverse https://www.uppa.it/educazione/pedagogia/come-dormono-i-bambini-nel-mondo/ .
Intorno ai 3 anni Elettra divenne abbastanza grande da sbattere con gambe e braccia nel suo lettino, allora cercammo un altro tipo di cosleeping che l’aiutasse a dormire serena, anche in virtù dei risvegli leggermente diminuiti (a quell’epoca erano ancora 3/4 per notte, già un miracolo per me!): mettemmo un letto matrimoniale nella stanza delle bambine, per farci stare lei e la sorellona Sophia ed affinchè potessi essere comoda anche io se avessi dormito con loro.
Così fu: la sera mi mettevo a letto con le bambine, leggevo una storia, poi spegnevo la luce e cantavo o raccontavo ancora qualcosa, finchè anche la piccola non si fosse addormentata. Allora sfilavo il braccio da sotto la sua testina (abitudine chiesta a lungo questa) e andavo nel mio letto… fino al primo risveglio, dopo di che dormivo con le bambine fino al mattino.
A loro la sistemazione piacque molto: Sophia aveva la compagnia tanto agognata ed Elettra pian piano mi cercò sempre meno perché sentiva il contatto con la sorella.
I suoi risvegli, con la necessità di avere la mamma a fianco per riaddormentarsi, durarono ancora un’annetto circa, per poi sparire quasi da un giorno all’altro, senza un particolare motivo, semplicemente era cresciuta e aveva acquisito sicurezza e capacità di riprendere sonno da sola, senza nemmeno chiamarmi, durante le fasi del sonno (che tutti in realtà abbiamo).
Con Diamante (32 mesi) stiamo facendo tutt’ora cosleeping, quasi con le stesse modalità, a seconda dei momenti e delle sue esigenze più o meno intense, ormai senza porci domande, senza preoccupazioni, senza aver ancora pensato a quando piazzare il letto matrimoniale in camera delle sorelle, che nel frattempo sono cresciute e hanno diviso nuovamente i letti, per avere ognuna il suo spazio, in totale indipendenza e serenità.
Sinceramente, prima della nascita di Elettra, di Diamante e di queste esperienze non avrei mai pensato che mi sarebbe mancato dormire con loro… invece sì, mi mancherà un neonato nel lettone, mi mancherà il loro odore, il loro corpicino morbido abbandonato sopra di me, indifeso e in cerca di protezione.
Il cosleeping che abbiamo praticato io e mio marito con le bambine non è stato sempre semplice e abbiamo sempre cercato compromessi che arrecassero comodità e sonno riposante un po’ a tutti, a giorni alterni e a periodi, però ci ha salvati da notti in bianco e ci ha resi persone migliori… ed anche le mie bambine hanno potuto giovare del nostro calore e amore a seconda dei loro bisogni.
Buona notte!